Focus: Wade vs Roy

Un duello che si ripeterà  spesso nei prossimi anni

Quando ci si trova a parlare dei migliori giocatori che calcano i parquet NBA si usa spesso il termine predestinati, cioè persone nate con il gioco del basket come destino.

Sicuramente questo appellativo calza a pennello se ci riferiamo a 2 campioni del calibro di Dwyane Wade e Brandon Roy, come le loro storie non possono far altro che confermare.

Dwyane Wade

Dwyane Wade è nato il 17/01/1982 a Chicago e, come lo stesso Brandon Roy e quasi tutti gli adolescenti degli anni '90, è cresciuto nel mito di Michael Jordan. La sua passione per la palla a spicchi lo porta a trascurare gli studi, al punto di dover saltare il primo anno al college di Marquette, per cui fa il suo esordio con la maglia dei Golden Eagles nella stagione 2001-02, chiusa con cifre più che lusinghiere: 17.8 punti (primo realizzatore della sua squadra e ottavo nella C-USA) con il 48.7% dal campo, 6.6 rimbalzi (miglior rimbalzista della squadra), 3.4 assists, 2.5 recuperi(primo di tutta la Conference) e 1.1 stoppate.

Chiamato nel suo anno da Junior a confermare le sue immense doti, Wade riuscì a migliorarsi ulteriormente(21.5 punti (50.7% dal campo), 6.3 rimbalzi, 4.4 assists, 2.2 recuperi e 1.3 stoppate) spingendo la sua squadra alle Final Four e, a livello individuale, venendo nominato MVP delle Midwest Regional Final e inserito nel primo quintetto ideale All-America.

Con questi numeri il ragazzo non passa inosservato e nel draft del 2003 viene scelto con la quinta chiamata dai Miami Heat di Pat Riley e coach Stan Van Gundy.

La sua prima stagione tra i professionisti non è stata tuttavia tra le più fortunate, soprattutto a causa di un problema al polso che ha costretto D-Wade a saltare 21 partite di stagione regolare, ma che non gli ha impedito di chiudere al terzo posto nella classifica di Rookie Of The Year e di qualificarsi ai playoffs con i suoi Heat per la prima volta dal 2001.

Come tutti i predestinati, il nostro ha elevato il suo livello di gioco nella postseason, al punto da segnare 20 o più punti per ben 7 volte, cosa che non accadeva ad un rookie dai tempi di David Robinson.

Tuttavia il meglio di sè Wade lo da nelle stagioni 2004-05 e 2005-06, dove, in accoppiata con il neo acquisto Shaquille O'Neal, porta i Miami Heat al loro finora unico anello. La crescita della squadra coincide con la crescita di Wade, che nella stagione 2004-05 migliora in tutte le voci statistiche(passa dai 16.2 ai 24.1 ppg, dai 4.0 ai 5.2 rpg e dai 4.5 ai 6.8 apg).

Anche in questa occasione il nostro aumenta ancora considerevolmente il suo rendimento nella post season(27.4 punti, 5.7 rimbalzi e 6.6. assists le sue medie).

E' tuttavia nella stagione 2005-06 che Wade raggiunge quello che finora può essere considerato il punto più alto della sua carriera. Infatti dopo una regular season conclusa, come ormai sua consuetudine, con cifre straordinarie(27.2 punti, 5.7 rimbalzi, 6.7 assists) e dove si è concesso anche il lusso di segnare il tiro decisivo nella sua prima apparizione all'All-Star Game, è nei playoffs che D-Wade comincia ad offrire prestazioni “jordanesche”.

Dopo aver superato nei primi turni i Chicago Bulls, i New Jersey Nets e i Detroit Pistons e dopo le prime 2 deludenti gare perse contro i Dallas Mavericks, il suo rendimento risulta alla “Michael Jordan”: 34.7 punti(terza media più alta nella storia per un giocatore alla sua prima finale), 7.8 rimbalzi, 3.8 assists e 2.67 palle rubate. Queste cifre sono risultate decisive per l'assegnazione del trofeo di MVP della Finale. Soprattutto in gara 3 delle finals Wade segna 42 punti e cattura 13 rimbalzi, sui massimi in carriera nei playoff.

La stagione da campione NBA non si conclude come sperato, in quanto la regular season lo vede costretto a saltare ben 30 partite per infortuni vari e anche i playoffs sono avari di soddisfazioni, in quanto si concludono ben presto con la sorprendente e rotonda eliminazione al primo turno per mano dei giovani Chicago Bulls.

Nonostante però le poche partite giocate, Wade ha modo di “accapararsi” alcuni record di franchigia, tra cui la più alta media punti con 27.4 ppg e la più lunga striscia di gare consecutive con più di 25 punti segnati(ben 9) e con almeno 20 punti segnati(ben 20).

Tuttavia la stagione peggiore per gli Heat è la stagione 2007-08. Per risolvere una volta per tutti i problemi alla caviglia e alla spalla Wade nell'estate 2007 si fa operare ad entrambe le articolazioni, saltando tutto il training camp di Ottobre e le prime gare di campionato. La squadra in sua assenza crolla miseramente e in definitiva quando Wade si lascia completamente alle spalle gli infortuni il record vinte/perse di Miami ha già  compromesso ogni possibilità  di raggiungere la post-season. Proprio per questo motivo Dwyane ha deciso, dopo 51 partite, di sottoporsi ad un trattamento al ginocchio e quindi terminare con un mese di anticipo il campionato.

Dopo la vittoria alle Olimpiadi da protagonista assoluto, la stagiona attuale riserva a Dwayne dei nuovi Heat, che attualmente ricoprono il 6° posto ad Est, guidati da un Wade che, a mio modesto parere, è da considerarsi come il vero MVP stagionale. Le cifre parlano da sole: 28.4 punti, 5.0 rimbalzi, 7.0 assists e 2.1 palle rubate!

Brandon Roy

Brandon Roy è nato a Seattle il 23/07/1984 e spende la sua adolescenza cercando di emulare sul campo di basket… indovinate chi? Michael Jordan, of course. Brandon compie tutto il suo iter scolastico vicino casa ed è uno dei pochissimi giocatori attuali che ha passato 4 anni al college, ma facciamo un piccolo passo indietro…

Il nostro frequenta la Garfield High School, vincendo il premio di MVP della KingCo Conference sia nell'anno da junior che in quello da senior. In particolare si pone all'attenzione generale nell'anno da senior, chiuso con 22.3 punti e 10.4 rimbalzi di media e al termine del quale si dichiara eleggibile per il draft NBA del 2002.

Decide pero' in seguito di ritirare la proria candidatura e si iscrive all'università  di Washington, iniziando una carriera universitaria stellare. Infatti nel suo anno da sophomore è leader della squadra per rimbalzi e secondo per punti, rubate e assists portando il suo team al miglior piazzamento(secondo posto) dal 1986 e al primo torneo NCAA dal 1999.

Nel suo anno da junior Brandon è frenato da un infortunio al ginocchio destro, che non gli impedisce però di trascinare la squadra allo Sweet 16 con il numero uno. E' qui che Roy prende una decisione sintomo della sua grane maturità , qualità  che Brandon conferma anche in campo, decidendo di rimanere un altro anno a University of Washington invece di dichiararsi elegibbile al draft.

Mai scelta fu più saggia… infatti l'anno da senior di Roy resterà  negli annali del college basketball, in quanto Brandon è nei migliori 10 giocatori della PAC-10 in ben 13 voci statistiche, inclusa la prima posizione come numero di punti segnati, 22. Queste statistiche gli valgono il premio di giocatore dell'anno della PAC-10 e l'inserimento nel primo quintetto All-American.

Al draft viene scelto con la 6° chiamata dai Minnesota Timberwolves ma viene girato subito ai Portland Trail Blazers in cambio di Randy Foye, entrando a far parte di una delle squadre più giovani e futuribili della NBA. In questo contesto può usufruire da subito di un elevato minutaggio e Roy ripaga la fiducia concludendo la stagione con il premio di Rookie Ofthe Year, grazie a 16.8 ppg e 4.0 apg in 35.4 minuti.

Al secondo anno Brandon incrementa ulteriormente le sue cifre, chiudendo la stagione con la prima convocazione all'All Star Game grazie a 19.1 ppg conditi da 4.7 rpg e 5.8 ap.

Arriviamo dunque alla stagione corrente in cui Roy raggiunge per il secondo anno consecutivo la partita delle stelle, confermandosi sempre più leader dei Trail Blazers sia in campo che fuori grazie ai 22.4 ppg conditi da 4.7 rpg e 5.1 ap.

Sono molte le similitudini che balzano agli occhi se paragoniamo questi 2 giocatori. Forse la piu' evidente e' la capacita' mostrata da entrambe di diventare in maniera naturale i leader delle rispettive franchigie. Questa leadership e' evidente in campo, dove i compagni non esitano ad affidarsi quasi completamente a Wade e Roy, soprattutto nei finali punto a punto.

Fiducia ben ripagata se si pensa ai diversi buzzer beaters o alle giocate decisive messe a segno dai 2 nei momenti chiave di diversi match, per citare solo l'ultimo esempio si veda il canestro di Roy contro i Knicks che ha evitato la sconfitta per Portland.

Cio' che invece differenzia le 2 guardie e' lo stile di gioco, molto piu' spettacolare quello di Wade se confrontato con la concretezza di Roy, che sembra dotato anche di un tiro piu' affidabile dalla lunghissima distanza.

Bisogna anche dire che forse Roy non ha ancora raggiunto il livello di Wade(Brandon non ha ancora giocato una singola gara di playoff, dove la palla scotta veramente tanto), ma entrambe sfoggiano una completezza di gioco, come evidenziato dalle crude cifre, che ne fanno 2 tra i migliori all-around player presenti attualmente in NBA.

Stiamo parlando pero' di semplici particolari che nulla tolgono alla classe cristallina dei 2 giocatori, che sono destinati a dominare la scena NBA dei prossimi anni insieme ai vari Lebron e Kobe.

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