A Montréal potrebbero averne abbastanza degli alti e bassi di Alexei Kovalev
"È bravo ma potrebbe dare di più". Quante volte è stata utilizzata questa frase in una pagella scolastica? Lo stesso giudizio, applicato al mondo dell'hockey su ghiaccio e della NHL in particolare, potrebbe essere affibbiato ad Alexei Kovalev, il fuoriclasse a giorni alterni dei Montréal Canadiens.
La squadra di Bob Gainey, anche a causa degli infortuni che nel corso della stagione hanno colpito pedine fondamentali come Carey Price, Mike Komisarek, Saku Koivu e Alex Tanguay, è in crisi di risultati e sembra scivolare lentamente verso posizioni molto pericolose della classifica.
La dirigenza ha già iniziato a tappare qualche falla prelevando Mathieu Schneider dagli Atlanta Thrashers, che contribuirà a migliorare il Power Play. Ma per il resto, è il momento in cui i leader di una squadra devono alzare il livello del loro gioco e trascinare i compagni. Saku Koivu, però, pare non essersi ancora ripreso del tutto dall'infortunio al piede che a gennaio lo ha tenuto lontano dal ghiaccio per 16 partite. Da dopo l'All Star Game, Carey Price fatica ad arrestare un pallone da calcio. E Alexei Kovalev? Lasciatelo tranquillo, dopo tutto ha già fatto una grande stagione l'anno scorso"
Se mai uno scienziato volesse studiare il concetto di discontinuità , la 35enne ala destra di Togliatti, che questa settimana è stata lasciata a casa da Guy Carbonneau per "ritrovare sé stessa", sarebbe la cavia perfetta. Nell'arco di due partite, se non addirittura dello stesso incontro, Kovalev consente a un tifoso dei Canadiens di vivere tutta la gamma di sensazioni che un appassionato di hockey può provare: dall'irrefrenabile voglia di abbracciare e baciare il proprio beniamino, a un incontenibile impulso di prenderlo a schiaffi.
Da un punto di vista esclusivamente tecnico, Kovalev è senza ombra di dubbio il miglior giocatore della Lega. Con il disco sul bastone, può fare quello che vuole: mettere a sedere un'intera difesa, gironzolare per il terzo avversario come se stesse passeggiando nel parco. Il problema è che la National Hockey League si distingue dal pattinaggio artistico per la grinta e la determinazione che gli atleti ci devono mettere per venire a capo di rivali altrettanto grintosi e determinati.
Quando Alexei Kovalev è animato da quella voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo, come nella superba stagione scorsa o come nel fantascientifico campionato 2000/01 con i Pittsburgh Penguins, è un attaccante straordinario, tra i primi dieci in Nordamerica. Quando invece sembra scendere sul ghiaccio solo perché alla TV non davano nulla di interessante, come in questa stagione, diventa un peso, si addormenta sul disco, dimentica i compiti difensivi.
Intendiamoci, il gioco di Kovalev non deve essere quello del checker forsennato, anche se nel 2006 in una memorabile sfida contro i Toronto Maple Leafs tentò di decapitare Darcy Tucker dopo aver subito un contrasto piuttosto vigliacco. Il suo, per dirla all'americana, è un gioco est-ovest tipicamente russo, ben diverso dal gioco nord-sud di stampo canadese, volto cioè a portare il disco immediatamente e in linea retta verso la porta avversaria.
Ma questo non significa che i ghirigori europei non possano essere accompagnati da una buona dose di sana cattiveria agonistica. Pavel Datsyuk, i cui movimenti in fase di possesso del disco sono simili a quelli di Kovalev, è tra i migliori attaccanti al mondo nel back-checking.
Se nelle partite che ci separano dalla conclusione della Regular Season Kovalev dovesse mantenersi sugli attuali ritmi produttivi, finirebbe la stagione regolare con una sessantina di punti. Per risalire a un bottino così misero occorre tornare al torneo 2003-04, guarda caso l'anno in cui i New York Rangers lo sbolognarono ai Montréal Canadiens in cambio di Jozef Balej (18 partite in NHL tra Montréal Canadiens, New York Rangers e Vancouver Canucks) e una scelta al secondo turno.
E se fra poche settimane i Montréal Canadiens decidessero di fare lo stesso? Il suo contratto scade quest'anno e, a poche settimane dai Play Off, Bob Gainey potrebbe trovare un General Manager che ama il gioco d'azzardo.