Al comando della NorthWest

Bradon Roy, il leader dei Blazers

Con la partita di Toronto si conclude la scalata prevista dal terribile calendario ed ora dovrebbe iniziare la discesa. Il dovrebbe è d'obbligo perché una squadra così giovane potrebbe commettere l'errore di pensare di vincere le partite facili senza giocare al meglio delle proprie possibilità  e senza sputare l'anima sul rettangolo di gioco. Ma ci sono molti elementi che inducono ad aspettarsi che questo non accada.

Partiamo dal record.
L'anno scorso Portland aveva un rendimento molto negativo in trasferta, laddove quest'anno le vittorie superano le sconfitte (8-7). Il viaggio di cinque partite nella costa atlantica si è appena concluso con quattro vittorie ed una sola sconfitta, quella contro i Celtics. Una resa che rappresenta anche la prima sconfitta in nove gare contro squadre della Eastern Conference.

Da questo tour de force durato quaranta giorni i Blazers escono brillantemente: altro che limitare i danni, questi hanno quasi il 70% di vittorie.

I Blazers si sono imposti in modo autoritario, sia nelle goleade contro Heat e Bulls, che nelle affermazioni nette su Hornets e Pistons. Ma continuano ad essere imbattuti anche sulle gare punto a punto (5-0) e all'elenco delle vittime dobbiamo aggiungere Kings e Raptors.

Altro segnale importante, Portland riesce a vincere anche quando non gioca una buon basket. Cito Washington e ancora Toronto come esempi.

Brandon, “the Natural”

Dovendo spiegare come vincono questi Blazers non si può che partite da qui. Lo chiamano “The Natural” per la sua fluidità  nei movimenti offensivi, quella straordinaria capacità  di far apparire semplice ogni suo gesto.

Uno scorer completo per palati sopraffini, dotato di grande tecnica, di mid-range game, capace di pungere da fuori, abile nell'attaccare il canestro.

Ma non sono solo le doti individuali, è un natural-born leader, un uomo squadra. Sembra sempre avere la situazione sotto controllo, non ha paura di prendersi responsabilità  da go-to guy, trasmette sempre grande sicurezza nei propri mezzi e fiducia ai compagni, tra i grandi realizzatori della Lega è uno dei più altruisti.
Sa gestire il ritmo della gara al pari delle migliori point guard della lega.

Nelle ultime gare ho preso nota di un difetto di questa squadra. Quando le difese avversarie nel secondo tempo aumentano la pressione e proteggono il pitturato, i Blazers spesso faticano a trovare nuove soluzioni offensive. LaMarcus Aldridge tende a sparire nel secondo tempo o almeno ad affidarsi al suo gioco lontano dal canestro. Portland gioca poche palle in post basso, solitamente per Oden che certo non è Olajuwon per movimenti spalle a canestro.

Ecco allora che si presenta il rovescio della medaglia di essere una squadra con grandi percentuali di tiro da tre: quando Roy è in panchina a rifiatare, Portland finisce per sparacchiare.

Portland può contare su molti giocatori di talento, ma Roy è l'unico in grado di operare una scelta. E sa scegliere.

Contro Washington ha salvato i suoi dal buttare via una partita a cui non sono riusciti a dare il colpo di grazia. Rientra in campo dopo tre minuti della quarta frazione, periodo in cui Portland non ha fatto un canestro, ed inizia il suo show. Legge la difesa, batte il diretto marcatore, va in entrata e conclude appoggiando al tabellone. Altrimenti subisce fallo. Il lungo avversario va in aiuto e tenta la stoppata? Passaggio dietro la schiena del difensore ed arriva una schiacciata facile per Oden o Przybilla. Gli concedono un po' di spazio? Jumper e solo cotone.

Con lui in campo Portland va a segno da qualsiasi area del campo.
I Wizards non trovano contromisure, Roy mette dodici dei suoi 22 punti nel parziale che conclude la partita e vale la quattordicesima vittoria stagionale dei Blazers.
A Toronto con lui in panchina i Raptors dell'ex Jermaine O'Neal piazzano un parziale di 11-0 e tornano in vantaggio. Rienta Roy e Portland ricomincia a fare canestro.

A fine novembre Roy è stato nominato Player of the Week per la Western Conference, mentre è notizia di pochi giorni fa il suo ingresso nella top-ten della MVP race di nba.com… finalmente.

Non solo Roy

Portland deve i suoi successi ad un gruppo con pochi egoismi e molti giocatori che a turno si ergono a protagonisti, se non addirittura a game-winner. Oltre ai soliti Roy, Aldridge e Outlaw, in questo momento tre giocatori su tutti meritano un po' di riconoscimento.

Steve Blake sta disputando la miglior stagione della propria carriera. Il pupillo di Pritchard è il secondo assist-man della squadra (4,2) alle spalle di Roy e registra una palla persa ogni tre assist. Sappiamo che è una point guard molto ordinata ed in grado di servire i lunghi sotto le plance. Sappiamo che ha un buon tiro dalla lunga distanza (43%), scopriamo recentemente che ha più fiducia nelle sue doti realizzative e nonostante la sua mentalità  first-pass-then-shoot inizia ad affidarsi con più frequenza al proprio tiro. Attualmente è il terzo scorer della squadra ex-aequo con Fernandez, 11.4 ppg.

A Toronto abbiamo imparato che può essere anche un game-winner.

Sotto di due punti, l'ultimo possesso è affidato a Roy ma il suo tiro non entra. Dalla lotta a rimbalzo, però, la palla finisce nelle mani di Blake. McMillan dalla panchina urla “Timeout!”, ma Blake preferisce non ascoltarlo.

La decisione viene presa in una frazione di secondo: la pausa consentirebbe a Toronto di riorganizzare la difesa e rientrare in campo preparata. Blake invece crede di avere la possibilità  di prendersi un buon tiro: gioca in uno-contro-uno con Calderon, finta la penetrazione, step back e tripla del sorpasso.
Un canestro da giocatore di esperienza e personalità .

Ci sarebbe poi anche un certo Rudy Fernandez. Lo vediamo spesso negli highlights, ormai questa azione è diventata un classico: parte dall'angolo destro, taglia a canestro alle spalle dei difensori, riceve un perfetto alley-oop da Rodriguez (o Blake o Roy) e schiaccia.

Si parla di Rudy anche per il nuovo record stabilito: è il primo rookie a mettere a segno almeno una tripla in tutte le prime 22 gare nella Lega. I canestri da tre fin qui realizzati sono 49, meno solo degli specialisti Ray Allen e Rashard Lewis.
Ma Rudy è molto di più di questo, è un giocatore completo destinato ad essere una pedina fondamentale di questi Blazers.

Nella partita di Washington ha messo a segno due giocate chiave nel momento in cui si è decisa la partita. In attacco è volato sopra Caron Butler su un tiro sbagliato di Oden: rimbalzo offensivo e canestro per due punti fondamentali. In difesa è andato in aiuto di Roy sempre su Butler, ha stoppato da dietro l'ala dei Wizards ed ha recuperato palla.

Le sue triple nel quarto periodo hanno piegato la squadra della Capitale, tanto quanto l'intensità  difensiva con cui ha giocato. È anche merito suo sei Jamison e Butler hanno finito per passare i tiri decisivi a Songaila e McGee.

Salta troppo! McMillan aveva così espresso le sue perplessita sull'efficacia difensiva di Rudy e per questo recentemente lo aveva tenuto in campo qualche minuto in meno. Ma lo spagnolo sembra stia imparando ad incanalare positivamente questa foga ed il fatto stesso che sia tra i cinque che finiscono le partite la dice lunga.

Una parola buona DEVO spenderla anche per la coppia Oden-Przybilla. Assieme prendono 16 rimbalzi a partita e rifilano 3 stoppate agli avversari. Ma quello che i numeri non dicono è il lavoro sporco che fanno sotto canestro: lottano su ogni palla. Il gioco interno dei Blazers è in buona parte sulle loro spalle e nonostante gli evidenti limiti offensivi, trovano importanti punti in area, spesso raccogliendo rimbalzi offensivi o schiacciando.

Oden in questo senso potrà  migliorare molto nel corso della sua carriera, Przybilla invece sa quel che può fare e di conseguenza sceglie con molta cura quando tirare a canestro. Al momento Joel ha messo nel cesto 57 dei 70 tiri tentati, per un incredibile 81,4%.

Inoltre l'importanza dei due centri della squadra si legge anche in un dato significativo: nelle 14 gare in cui Portland ha vinto la sfida a rimbalzo, i Blazers non sono mai usciti sconfitti. Le peggiori partite di Oden coincidono con le ultime due sconfitte: Phoenix e Boston. In entrambi i casi si è trovato presto ad avere problemi di falli e, in particolare contro Shaq, ha fatto molta fatica a catturare i rimbalzi. Ciò nonostante, prepariamoci a vedere Greg stabilmente in doppia doppia per il resto della stagione. Sta migliorando.

Dieci partite da qui a fine anno, otto delle quali in Oregon. I primi a sfidare l'inviolabilità  del campo dei Blazers saranno i Magic di Dwight Howard, già  sconfitti in Florida un mese fa, mentre il 30 dicembre sarà  l'occasione per una rivincita contro i campioni di Boston. In mezzo le due trasferte contro le rivali divisionali, Jazz e Nuggets, che ci diranno qualcosa di più sui rapporti di forza in vetta alla NorthWest.

Continueranno i sold-out al Rose Garden, ma quando cadrà  il fattore casa in Oregon? Perché vincerle tutte significherebbe un irreale 15-0!

Frammenti

The spanish connection ~ Da quando la Spagna ha messo in difficoltà  il Team USA alle ultime Olimpiadi, gli iberici che vivono negli States hanno atteso con impazienza di vedere Rudy sui parquet americani. A Washington e New York Rudy e Sergio hanno ricevuto una grande accoglienza da parte dei connazionali accorsi all'arena. Nel suo blog Fernandez non ha nascosto l'apprezzamento e la sorpresa per tutti quei cori di incitamento. “Mi sembrava quasi di essere al Rose Garden!”

Power Rankings ~ Sia Marc Stein su ESPN che John Schuhmann su nba.com mettono Portland al 4° posto nella Lega. Schuhmann in particolare prevede un possibile ulteriore passo in avanti: “Now, they're home for 11 of their next 14 games, and oh yeah, they're 7-0 at the Rose Garden so far. They've got as good a chance as any to crack the top three.”

Bayless sbuca dalla nebbie di Boston ~ Dopo un'estate da protagonista non si aspettava certo così poco spazio. Jerryd Bayless, però, sa di godere della stima del coach ed aspetta con pazienza il suo momento. Finora ha giocato solo 8 partite, in media sei minuti e mezzo in campo. A Boston si è fatto trovare pronto: sotto di 25 punti McMillan concede minuti alle seconde e terze linee che lo ripagano riducendo lo scarto ad undici punti con oltre cinque minuti da giocare. Merito di Outlaw ma anche di un efficace Bayless: 7 punti e 1 assist in 8 minuti.

Score & standing

Wed 19/11 vs Chicago W 116-74
Fri 21/11 @ Sacramento W 117-96
Sat 22/11 @ Phoenix L 92-102
Mon 24/11 vs Sacramento W 91-90
Wed 26/11 vs Miami W 106-68
Fri 28/11 vs New Orleans W 101-86
Sun 30/11 @ Detroit W 96-85
Tue 02/12 @ New York W 104-97
Wed 03/12 @ Washington W 98-92
Fri 05/12 @ Boston L 78-93
Sun 07/12 @ Toronto W 98-97

Record: 15-7 (68,2%)
2th Western Conference
1st NorthWest Division

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