Nonostante delle buone prove di Troy Murphy i Pacers stanno vivendo un brutto periodo
Momento delicato per i Pacers che hanno abbandonato negativamente il 50% di vittorie (6-10 il record) e hanno davanti un calendario decisamente in salita.
Aldilà del record, Indiana sta ritrovando le stesse difficoltà della stagione scorsa: grandi primi tempi seguiti da brutti ultimi quarti, ottimi vantaggi buttati via nel secondo tempo e quindi poca personalità nei momenti topici della gara.
Solamente una vittoria, peraltro inaspettata, nelle ultime sei partite. Ma facendo un'analisi generale i Pacers hanno perso sei delle nove gare in cui aveva il vantaggio all'intervallo, ma sono ormai diventate troppe fra l'anno scorso e questo scorcio di stagione le sconfitte dopo aver buttato vantaggi in doppia cifra.
Qualcuno in America definisce i Pacers squadra da "first half", da primo tempo. Le statistiche non autorizzano a dargli torto, anche perché basta dare un occhiata a qualche partita dei successivi report per trovare sconfitte come contro Philadelphia (addirittura 26 punti di vantaggio), Phoenix e Cleveland per rendersi conto delle partite che Indiana ha gentilmente regalato all'avversario.
“Facile dire il record che sarebbe potuto essere". Ha dichiarato T.J. Ford, ma le ultime partite hanno addirittura accentuato il trend negativo della squadra di Jim O'Brien.
“Chiaramente se continuiamo a perdere partite non possiamo raggiungere i playoffs” – dichiarava Jeff Foster – “Per diventare una buona squadra bisogna vincere costantemente ma vincere un buon numero di quelle gare che abbiamo perso sul finire“.
Nella sconfitta casalinga 98-100 all'overtime contro i Magic, Indiana soffriva come tante squadre il dominio di Howard sotto i tabelloni, ma c'era il rammarico di aver potuto vincere la partita nei tempi regolamentari con Nesterovic che sbagliava il tiro della possibile vittoria.
Sostanziosa era la prova di Marquis Daniels con 25 punti, sempre più protagonista approfittando dell'ancora infortunato Dunleavy. Ad eccezione di una partita ha sempre chiuso in doppia cifra per punti dall'inizio di stagione fino ad ora (quasi 16 punti di media, ovviamente il massimo in carriera) ma soprattutto a lui il coach affida il compito più delicato a livello difensivo: marcare il miglior attaccante della squadra avversaria.
I Pacers avevano anche la possibilità di portare la gara al secondo tempo supplementare ma sotto di 2 punti con 11 secondi da giocare l'ultima iniziativa di Ford non andava a buon fine.
A Miami il giorno dopo Indiana riusciva nell'impresa di divorare 15 punti di vantaggio, di perdere 21 palloni (che portavano ad altrettanti punti per Miami) ma soprattutto di perdere l'ennesima partita 109-100 allo stesso modo.
“Non abbiamo fatto buoni passaggi e siamo stati un pò svogliati” – diceva Granger, anche lui protagonista con 6 palle perse sul groppone – “Come sempre, è molto probabile che si perde la partita con tante palle perse“.
Ma l'occasione più ghiotta forse avveniva a Dallas, dove i Pacers comandavano per larghi tratti della partita raggiungendo anche 13 lunghezze di vantaggio nel terzo quarto
“E' stata la solita vecchia storia” – diceva Granger a fine partita – “Non siamo riusciti a contenerli, non abbiamo fermato Terry che è venuto fuori e ci ha segnato azione dopo azione“.
Erano comunque da sottolineare le prestazioni di Troy Murphy (21 punti con 14 rimbalzi) molto attivo in attacco con il suo tiro da fuori e in difesa con un bel lavoro su Nowitzki, ma anche di Brandon Rush, forse alla prima vera e propria grande partita finita con 18 e con grande sicurezza e personalità , pian piano sta uscendo fuori il giocatore che in estate ha impressionato Bird e lo staff tecnico dei Pacers.
In modo del tutto inaspettato visto il trend e perlopiù dopo essere stati sotto nel punteggio durante il corso del match, Indiana espugnava Houston 91-90 con un Granger che a 13 secondi dalla fine segnava il canestro decisivo, della vittoria.
Visto il modo in cui arrivava la W lo stesso Granger dichiarava che “forse abbiamo bisogno di stare sotto nel punteggio più spesso perché quando giochiamo col vantaggio, perdiamo la partita“, probabilmente non in modo serissimo ma con un filo di verità perchè non è malvagio pensare che una squadra in difficoltà durante la partita abbia più motivazioni a risalire la china.
Ancora una volta importantissimo e fondamentale era Murphy, autore ancora una volta di 21 punti ma soprattutto determinante nella scelta di O'Brien di utilizzare il quintetto piccolo visto che le sue triple approfittando della difesa di Yao che non sempre lo seguiva sul perimetro, davano via al recupero.
“Abbiamo giocato molte partite in cui abbiamo perso i vantaggi” – diceva Murphy a fine gara – “E' stato bello questa volta venire fuori alla fine“.
Da archiviare in modo negativo la successiva sconfitta, casalinga dopo un tempo supplementare, contro dei non irresistibili Charlotte Bobcats per 108-115, quando i Pacers non riuscivano a trovare risposte a Felton.
Non bastava un Granger da 35 punti in 36 minuti per via dei falli (di cui però 31 tra il primo e il terzo quarto) e anche questa volta, proprio com'era successo contro i Magic, Indiana aveva la possibilità di vincere nei tempi regolamentari ma con 7 secondi sul cronometro la stella dei "blu and gold" non trovava la via del canestro.
Questa volta i Pacers tentavano di vincere sulla falsa riga di Houston. Sotto di 14 punti la squadra di O'Brien trovava il vantaggio nell'ultimo quarto ma arrivava in riserva di energia dopo una buona rimonta.
Nell'ultima sconfitta, nuovamente contro i Magic, ma in trasferta, Indiana non riusciva neanche questa volta a fermare Howard, in una partita mai in discussione e in cui solamente il solito Granger con 27 punti si metteva in luce.
Un calendario difficile aspetta la squadra di O'Brien. Lakers, Celtics, Cavaliers, ancora Boston e successivamente anche Detroit e Toronto, tutti top teams.
Usciranno dei Pacers fortemente ridimensionati?