Il Bimbo sta tornando a sorridere
La marcia trionfale dei Lakers continua indefessa, con ritmi da record, ritmi paragonabili a quelli dei Celtics dello scorso anno, con vittorie che si susseguono senza soluzione di continuità , tolto l'unico incidente di percorso avuto con la sconfitta contro i Pistons del nuovo arrivo Iverson.
Il gioco è forse il più fluido e spettacolare della lega, la palla circola che è una bellezza, tutti i giocatori sono coinvolti, sia i lunghi che gli esterni, capita spesso che sette o otto giocatori vadano in doppia cifra, la panchina è lunga e prolifica, in genere i gialloviola vincono le sfide a rimbalzo, il differenziale fra punti segnati e subiti è il più alto della lega e la seconda in questa classifica, i Cleveland Cavaliers, hanno un differenziale quasi del 30% più basso, 10,6 punti contro 13,8.
I dubbi principali in partenza riguardavano la coesistenza di Gasol e Bynum, che invece giocano insieme piuttosto bene e sono affiatati come se lo facessero da decenni, la posizione di Lamar Odom, che gioca da lungo e da sesto uomo, e si è calato splendidamente nel ruolo, la posizione di ala piccola, in cui Radmanovic non è esaltante ma il suo lo fa, e dove Ariza in compenso sta giocando benissimo, è la sorpresa più positiva di questo inizio di stagione, fra i play infine Fisher sta tenendo bene nonostante il passar degli anni e Farmar sta dando qualche buon segnale.
Allora cosa facciamo, iniziamo a comprare lo spumante ed a festeggiare la vittoria finale?
No di certo, non solo perchè dopo solo 13 partite sarebbe quantomeno prematuro, ma anche perchè a fronte di tanti aspetti positivi che fanno ben sperare c'è anche qualche campanello d'allarme cui lo staff tecnico deve porre rimedio.
Un problema secondario, che comunque va risolto, sta nelle due facce di Kobe, che normalmente è un vero leader, lavora per la squadra, serve i compagni, ha ottime scelte di tiro e si prende il numero di tiri a partita più basso dai tempi della partenza di Shaq, ma a volte si traveste da mr.Hide e torna ad essere il mangiapalloni di qualche anno fa.
Viste alcune partite, come quella con Nets, in cui i giocatori di casa lo raddoppiavano regolarmente e lui regolarmente li buggerava servendo i lunghi, Gasol per primo, o i tiratori, con Vujacic in grande spolvero, in una partita comunque dominata dai gialloviola, sono segnali inequivocabili che tale problema è già stato risolto o comunque è in via di soluzione.
A fine partita l'allenatore dei Nets, Frank, si dichiarava parzialmente soddisfatto perchè, pur beccando una asfaltata, la sua squadra aveva limitato Kobe. Speriamo di lasciare questa soddisfazione a parecchi coach anche ai play off, esattamente a 4, verrebbe da dire.
Il dubbio principale sta nella tenuta difensiva.
Contro squadre come le più forti dell'est, i Celtics, i Cavs o i Pistons, difficilmente l'attacco gira come un orologio, sono squadre che riescono a mettere zeppe anche negli ingranaggi offensivi più oliati. Per batterle occorre metterle a propria volta in difficoltà nella propria metà campo, e qui qualche dubbio è lecito porselo.
I Gialloviola infatti oscillano fra partite in cui tengono piuttosto bene a partite in cui la difesa è solamente quel fastidioso intermezzo fra un attacco e l'altro. Questo problema è relativo in una squadra in cui i giocatori, individualmente, siano bravi difensori; in tal caso basta una bella stretta dopo l'all star game e tutto va a posto.
Un esempio classico sono i Cavaliers degli ultimi due anni, in cui dopo Natale era in discussione addirittura la qualificazione ai play off, poi con la stretta difensiva sono arrivati una finale ed addirittura una vittoria all'est. Entrambe le volte io avevo espresso dubbi sul livello dei Cavs e sulla leadership del prescelto, entrambe le volte Lebron e compagni hanno dimostrato tutti i miei limiti nell'analisi e sono finito sbertucciato dai miei interlocutori.
I Lakers non possono ragionare così, dato che pochi giocatori sono bravi difensori sull'uomo; tolti Bryant, Odom, Ariza e, limitatamente a certi avversari, Fisher, gli altri non hanno le caratteristiche fisiche e tecniche per essere dei buoni difensori.
Ed allora? Non si difende e speriamo bene?
No di certo, occorre organizzare una buona difesa di squadra, in cui i limiti individuali vengano nascosti dal perfetto funzionamento del gruppo.
Qui in alcune partite si sono visti dei progressi indubbi, segno del lavoro svolto dallo staff tecnico nel periodo di preparazione, ma ad esempio nelle ultime partite i gialloviola hanno difeso davvero solo contro i Denver Nuggets, nelle altre partite hanno preferito inserire il pilota automatico, basarsi sul gioco spettacolare e non spremersi più di tanto.
Questo è ovviamente negativo, in quanto un meccanismo per funzionare davvero deve essere oliato in continuazione, la difesa di squadra va allenata partita dopo partita perchè funzioni quando serve davvero.
Risultati
L.A. Lakers @ Phoenix Suns 105 – 92
L.A. Lakers vs Denver Nuggets 104 – 90
L.A. Lakers vs Sacramento Kings 118 - 108
L.A. Lakers vs New Jersey Nets 120 - 93
L.A. Lakers vs Dallas Mavericks 114 – 107
Record di 13 vittorie contro una sola sconfitta, avversari normalmente lasciati a 90 punti o poco più, salvo i Kings che forse sono stati in partenza sottovalutati, cosa da cui è derivata una partita tesa e incerta, decisa solo nell'ultimo quarto, ed i Dallas Mavericks, che solo l'anno scorso erano considerati una delle più accreditate pretendenti al titolo.
Le altre partite, nonostante gli avversari fossero più quotate, sono state decise prima e sono state vinte in modo più agevole, ma non è comunque una giustificazione per una difesa allegra. Infatti al termine del primo tempo i Suns erano sotto di soli 6 punti ed i Nets di 2, in entrambi i casi l'allungo decisivo è avvenuto nel terzo quarto, grazie ad una migliore circolazione di palla, scelte più attente, che hanno portato palloni migliori sotto canestro e perfetti scarichi per i tiratori in serata, Radmanovic contro i Suns e Vujacic contro i Nets.
L'avversaria più in forma, i Nuggets, che nelle ultime 10 partite ne hanno perse solo 3, è stata rollata ben bene già nel primo tempo, segno che quando vogliono i Lakers sanno aumentare la loro intensità . Il rischio è che questo incremento non sia così automatico nel momento del bisogno.
La Squadra
Difesa a volte leggera? Intensità che a volte diminuisce?
Si, tutto vero, intanto però Phil Jackson può pensare con calma a questo problema, che raramente nella sua carriera non è riuscito a risolvere, grazie alle facili vittorie che si susseguono. Come si fa a criticare duramente una squadra che mediamente vince di 14 punti, in cui almeno due giocatori della panchina vanno in doppia cifra, in cui il tiratore più caldo viene sempre cavalcato, in cui ai lunghi continuano ad arrivare palloni invitanti? Il coach Zen in panca è una garanzia che sui difetti di intensità e di cattiveria difensiva si lavorerà duramente.
Una partita dei Lakers attualmente è una gioia per gli occhi degli appassionati di basket che hanno qualche annetto, sembra di vedere una squadra anni '80. Gli isolamenti ed i giochi a due sono pochi, la palla circola, va spesso ai lunghi che altrettanto spesso la scaricano ai tiratori, che se non hanno spazio ricominciano l'azione. La classica triangolo di Tex Winter si alterna con il gioco in velocità a seconda delle situazioni, le spaziature sono perfette, le letture buone.
Davvero non saprei trovare un difetto all'attacco dei Lakers; forse la mancanza di un altro giocatore ottimo in penetrazione, fondamentale in cui eccelle il solo Kobe Bryant nel roster gialloviola, ma mi sembra veramente di cercare il pelo nell'uovo.
Lo scorso anno il poco atletismo degli esterni li portava a soffrire la pressione degli esterni avversari, ed infatti i Lakers faticavano molto contro squadre con esterni bravi a pressare ed un lungo buono in intimidazione, che potesse infastidire Kobe. Quest'anno tale problema sembra non esserci più, grazie al fatto che la pericolosità dei lunghi sconsiglia un eccessivo uso del pressing.
I Singoli
Non amo molto parlare eccessivamente dei singoli giocatori, mi piace parlare di più della squadra, ma qui una menzione d'onore ad un monumentale Pau Gasol è d'obbligo. Fantastico passatore, ottimo nella visione di gioco, ottimi fondamentali, lo spagnolo è davvero un play maker aggiunto. Sembra fatto apposta per giocare nella triangolo, in cui sguazza come un pesce nello stagno. Tanti punti, tanti rimbalzi, sempre la cosa giusta quando serve.
L'altro giocatore da magnificare va elogiato a prescindere dalle cifre, che sono buone ma non eccezionali, e non testimoniano l'intensità di gioco e l'impatto sulla partita che riesce ad avere Trevor Ariza. Sarà un sistema che lo sfrutta al meglio, sarà una sua maturazione in corso, ma il ragazzo è davvero impressionante nei suoi miglioramenti e si pone come candidato al MIP. Che il problema dell'ala piccola sia finalmente risolto?
Ordinaria amministrazione per Kobe Bryant e Lamar Odom, il primo prosegue con un gioco che sembra per lui a scartamento ridotto, ma alla fine i suoi punti li fa sempre e tende a far girare la palla e prendersi poche iniziative fuori dai giochi.
Ogni tanto qualche palla scriteriata la gioca comunque, ma ad un Kobe così la si perdona volentieri. 23 tiri contro i Suns, 18 contro i Nuggets, 20 contro i Kings e 17 contro i Nets, le cifre testimoniano questo suo comportamento in campo. Solo contro i Mavericks si è concesso 26 tiri, ma per una produzione di 35 punti. 10 punti e 5 rimbalzi in 25' sono le cifre più basse di Lamar Odom da tanti anni a questa parte, ma la sua interpretazione del ruolo di sesto uomo e la sua intensità difensiva sono molto importanti per questo gruppo.
Più altalenante il rendimento di giocatori come Derek Fisher, Jordan Farmar, Sasha Vujacic, ma comunque un rendimento complessivamente soddisfacente, anche se da loro ci si aspetta di più.
Andrew Bynum da continui segnali di crescita, cifre che migliorano, una presenza in area sempre più importante. Le sue manone infinite pronte alla stoppata sono un elemento decisivo nel sistema difensivo dei Lakers; questo vuol dire sistema, il ragazzo infatti in difesa sull'uomo è ancora rivedibile, sfruttato in quello che sa fare meglio è un tassello molto importante.
Che dire di Radmanovic?
Si impegna, si è calato nel suo ruolo, si spreme anche in difesa, difficile contestarlo, ma il rendimento è molto altalenante. Fra le ultime l'unica partita che ha giocato davvero bene è stata quella contro i Phoenix Suns.
Gli altri fanno tappezzeria, e se per quanto riguarda Powell e Mihm era prevedibile, è triste per un Luke Walton che sembrava aver trovato la sua dimensione ai Lakers. Da pedina indispensabile a decorazione per panchina troppo ben pagata è una mutazione triste per il figlio del grande Bill, ed il suo contratto lungo e da mid level exception ne rende difficile la cessione.
Veramente servirebbe uno scambio di uno fra lui e Radmanovic, per un play, un lungo o anche solo spazio salariale, ma onestamente sembra difficile che ciò possa accadere.
Nel complesso comunque la rosa impressiona per profondità , una rotazione da 9 giocatori, tutti e 9 validi, al punto che poco si notano le variazioni nel gioco con le sostituzioni, è forse il pregio più importante di questi Lakers e la migliore testimonianza dell'ottimo lavoro della dirigenza e dello staff tecnico.