Jermaine O'Neal piegato sulle ginocchia: se queste reggeranno i Raptors avranno una chance in più nella post-season
I Toronto Raptors sono giunti a quel bivio che separa grandi squadre da eterne incompiute e sarà quasi sicuramente la stagione in corso ad emettere questa sentenza inappellabile.
Infatti i canadesi sono ad un crocevia non da poco, e dopo la stagione appena trascorsa, in cui non si sono visti i miglioramenti pronosticati a seguito di un 2006 ottimo, da Chris Bosh e compagni ci si aspetta il definitivo salto di qualità .
Il GM Bryan Colangelo in estate ha compiuto trade mirate a migliorare la squadra là dove negli anni passati si sono viste delle falle, ed ora la patata bollente passa nelle mani di Coach Sam Mitchell che deve riuscire ad amalgamare i grandi nomi messi a sua disposizione dalla dirigenza per creare una squadra vincente.
Scommesse
Colangelo, per 11 anni General Manager a Phoenix, ha sempre fatto scommesse rischiose, e spesso ne è uscito vincitore, come accadde dando fiducia a Mike D’Antoni, al tempo un’incognita come Head Coach nel mondo Nba, e anche ai Raptors si è preso diversi rischi da cui dipende l’esito della stagione.
I principali punti di domanda girano attorno alla Trade che ha portato Jermaine O’Neal a Toronto in cambio di Tj Ford e Rasho Nesterovic.
Il 6 volte All-Star, giocatore di indubbio talento, finora non ha mancato le attese e si è fatto sentire in un reparto lunghi che aveva bisogno di essere puntellato, ma rimangono perplessità vista la sua tendenza ad infortunarsi.
Altra novità portata dallo scambio sull’asse Toronto-Indiana è il ruolo di Jose Calderon, preferito a un Ford che secondo molti congelava il gioco coinvolgendo troppo spesso il solo Bosh.
Lo spagnolo nelle 11 partite giocate fin qui ha messo a referto 14,2 punti di media a partita conditi da 9,4 assist (secondo solo a Chris Paul in tutta la lega) e ha sciolto ogni dubbio sulla scelta fatta in estate.
In cabina di regia dietro di lui si giocano un posto da comprimario Roko Ukic e Will Solomon, che Coach Mitchell ha alternato per provare nuove soluzioni quando l’ex Tau riposa.
Nello scorcio di stagione giocato Solomon è apparso più sicuro ed ha avuto spazio in quintetto quando Calderon si è fermato per una lieve contrattura alla gamba destra.
Bargnani
Quando si parla di Raptors non si può non parlare di Andrea Bargnani, unico nostro alfiere che trova minuti dall’altra parte dell’Oceano, e anche il Mago dopo la non-evoluzione dello scorso anno era chiamato a dimostrare di valere la prima scelta al draft.
In estate Andrea ha lavorato molto sui movimenti in post e sul potenziamento fisico, e già dalla pre-season Coach Mitchell gli ha chiesto di limitare il gioco perimetrale in favore di una maggiore propensione verso l’area pitturata.
I frutti del duro lavoro si sono visti fin da subito e Bargnani è apparso più costante nella metà campo offensiva e più incisivo in quella difensiva.
A conferma di questa crescita il fatto che il Mago abbia migliorato praticamente tutte le statistiche (le stoppate sono passate dallo 0,6 degli scorsi anni a un confortante 1,4 a partita che dimostra i suoi progressi difensivi).
Nella sconfitta contro New Jersey il romano ha fatto segnare il career high con 29 punti impreziositi da 10 rimbalzi e anche se da Andrea ci si aspetta un ulteriore salto di qualità ci sono tutte le premesse per un anno pieno di soddisfazioni.
Reparto lunghi
Quando a completare un roster con uno dei migliori attacchi perimetrali della lega ci sono la tua Stella, la prima scelta del Draft 2006 e un 6 volte All-Star il maggior problema può essere nel reparto lunghi?
E’ questo il cruccio di Sam Mitchell che non riesce a dare consistenza alla sua front-line, a causa dell’atipicità di Bargnani e della mancanza di un centro puro che rendono la squadra troppo leggera sotto le plance.
Che senza un centro di peso si possa vincere il Larry O’Brien Trophy l’hanno già dimostrato gli Spurs in tempi recenti ma ciò che fa la differenza in Texas, il sistema difensivo, sembra essere la maggior lacuna nel gioco dei Raptors.
Le partite finora disputate hanno evidenziato che nonostante l’acquisizione estiva i problemi sotto canestro non sono risolti, i canadesi rimangono 25esimi per rimbalzi catturati e quando si sono trovati di fronte squadre con centri incisivi come Howard hanno sofferto e non poco.
Nella notte del 24 novembre contro i Celtics O’Neal ha avuto un riacutizzarsi del problema al ginocchio sinistro che già gli aveva causato noie contro New Jersey e ora la strada per i lunghi di Toronto sembra tutta in salita.
Bilancio
Come detto, JO inizia a mostrare i primi segni di cedimento fisico, ma nonostante questo il suo impatto nelle prime 13 partite è stato di altissimo livello e oltre a formare con Bosh una coppia ben assortita tecnicamente può dare al prodotto di Georgia Tech minuti di riposo che lo scorso anno non poteva concedersi.
Sembra non esserci però, in ala piccola, un giocatore in grado di fare la differenza e Mitchell sta provando diverse soluzioni fra cui Moon e Bargnani nel ruolo.
Jason Kapono, tiratore purissimo, ha ancora grosse lacune difensive, offensivamente soffre se gli viene tolto dalla difesa avversaria il tiro piazzato e non sembra quindi essere all’altezza della situazione.
Il sistema di gioco dei Toronto Raptors, con uno degli attacchi più sviluppati della lega ha amnesie difensive inspiegabili per una franchigia che punta ad essere la 4° potenza nella Eastern Conference.
Citando una massima sempre di moda nel mondo NBA è la difesa che vince le partite e per superare lo scoglio del 1° turno di playoff (obiettivo stagionale) servirà lavorare di più in questo fondamentale di squadra.
Le note liete arrivano dalle conferme ad altissimo livello di Calderon e Parker, che insieme al solito Bosh formano un nucleo da cui partire per creare una squadra temibile.
Dopo 13 partite i Raptors hanno un bilancio di 6-7 (11esimi a Est), vengono da 2 sconfitte consecutive in casa contro Nets e Celtics e nelle ultime 7 partite hanno sconfitto solo Miami (2 vittorie).
Chris Bosh e compagni chiuderanno il mese di Novembre con altre 2 sfide casalinghe alla portata contro Hawks e Bobcats, poi si trasferiranno a Ovest dove il cammino si complica, affrontando in successione Lakers, Nuggets, Jazz e Trail Blazers.
Si preannuncia un anno difficile e pieno di responsabilità , e dalle difficoltà escono solo le grandi squadre.