La Statua della Libertà , simbolo di NY, città numero del football Nfl.
Un titolo banale, scontato e prevedibile, talmente prevedibile che oggi anche il sito ufficiale della National Football League lo utilizzava per il power ranking di Vic Carucci il quale metteva in testa alla propria personale classifica proprio le due franchigie della Grande Mela: i Giants e i Jets, in quest'ordine di preferenza. E' bastata una sola sconfitta ai Tennessee Titans per trasformare la squadra di Jeff Fisher da una potenziale pretendente al titolo imbattibile a una squadra da gradino più basso del podio.
Una partita, la stessa che ha spinto i Jets a divenire la squadra del momento e a permettere ai tifosi biancoverdi di sognare tanto quanto i loro cugini Big Blue. Non accadeva probabilmente dai tempi di Joe Namath di trovare tanto talento e tanta esperienza dietro al centro tra le fila dei Jets, ma il valore di Brett Favre, per quanto breve possa essere la sua esperienza al Giants Stadium, sta certamente pagando più del previsto. La sua non è una vera e propria rinascita, anzi, l'ex "governatore" del Wisconsin aveva toccato proprio un anno fa cime che gli erano ormai riconosciute come irraggiungibili. La sua è l'ennesima spinta di un guerriero che non vuole andarsene in pensione senza aver prima dimostrato al mondo di poter giocare almeno un altro Super Bwl come se, di tutta la sua straordinaria carriera, lo smacco della sconfitta contro John Elway dieci anni fa, fosse impossibile da cancellare con tutto il resto. Record, anello, vittorie, prestigio. E l'amore incondizionato di Green Bay. Un'onta, quella subita contro Denver, che solo un altro Super Bowl potrebbe lavare, uno sfregio talmente profondo da considerare l'abbandono dei Packers pur di rimanere in campo e continuare a sognare.
Eric Mangini è stato bravo ad inserirlo alla svelta in schemi decisamente meno verticali di quelli già pronti per Chad Pennington e Favre ci ha messo tutta la sua esperienza per integrarsi alla velocità della luce.
Un gioco aereo credibile e continuo ha dato sbocco alle corse di Thomas Jones finalmente efficace e sui ritmi del miglior Jones visto a Chicago, mentre la linea si dimostrava solida ed affidabile come doveva essere già da pronostico. Il primo posto nella Afc East è un traguardo che non tutti pensavano si potesse raggiungere, ma la squadra sta trovando una dimensione di gioco brillante e continua tanto che, nonostante gli alti e bassi della stagione, dopo la sconfitta di Oakland il binario intrapreso sembra finalmente quello giusto.
Tutto questo entusiasmo ci sembra però fuori luogo. La squadra concede ancora parecchi punti e la partita quasi perfetta giocata coi Titans non può nascondere il fatto che, anche escludendo un avvio comprensibilmente difficile (due sconfitte nel mese di settembre con 116 punti subiti in 4 gare, 29 di media), siano comunque uscite prestazioni altalenanti negli ultimi due mesi. La sconfitta ad Oakland, la partita sofferta con Kansas City sono la dimostrazione che Favre non può far maturare tutta la squadra all'improvviso, donare loro una mentalità da grandi saggi della Nfl.
Ma a novembre la musica è cambiata e le ultime due vittorie contro New England e Tennessee hanno spinto i Jets sulle prime pagine dei giornali come grandi favoriti o, perlomeno, squadra del momento. La componente Brett Favre, anche in questo caso, ha la sua influenza, visto il desiderio che tutti sembrano avere di vederlo trionfare. Ma quanto di vero ci sia tra il record di oggi e la possibilità di vincere è difficile da dire. Non potendo arrenderci ad un pronostico scontato in un luogo, quello del football, dove di scontato non c'è mai stato nulla, ci permettiamo allora di sottolineare come, ad oggi, nessuna squadra ha la stessa determinazione, continuità e capacità di gestione delle partite dei New York Giants. Sempre New York, per cartà , ma con qualche leggera differenza.
Nemmeno i Titans imbattuti, la Tennessee pre-Favre, ci aveva sorpreso così. Il gioco corale degli uomini di Fisher era sì efficace ma talvolta si intravedeva l'ombra di una squadra non esattamente pronta al grande salto di qualità . Difensivamente robusta e con un ottimo impianto di corse la squadra si reggeva in piedi quando poteva dettare i ritmi a suo piacimento, magari tenendo il risultato in bilico ma senza mai dare l'idea di cedere. Eppure sembrava mancare a sua volta anche un vero e proprio istinto da killer, tanto che, con tutti i loro difetti, abbiamo pensato più volte che in fase di post season i Pittsburgh Steelers sarebbero molto più pericolosi da affrontare. E, visto come procedono le cose, ad oggi anche sui Colts non lesineremmo una scommessina.
Il punto per i Titans è non aver mai mostrato un gioco offensivo davvero a tutto tondo, quando la difesa detta ritmi da padrona allora si può costruire la vittoria mettendo su i numeri indispensabili a controllare alla grande l'avversario ma, col passare del tempo e il calare di qualche energia, serve quella spinta in più, da squadra completa in ogni sua dimensione, per poter risolvere tutti i problemi e puntare in alto. Per questo squadre che magari hanno più ruoli scoperti ma una mentalità più aggressiva e una mole di esperienza maggiore possono, pur con un record peggiore, essere considerate avversarie a più alto rischio quando arriverà il mese di gennaio.
Questo non per togliere nulla alla pur eccellente stagione della squadra di Nashville, ma tornando a New York è evidente che i Jets abbiano mostrato una freschezza ed una rapidità che sono bastate a tenere in scacco la difesa avversaria obbligando così Kerry Collins a straordinari che a nulla sono serviti. Poche corse per Tennessee e pochissimo possesso del pallone (meno di venti minuti) ingredienti che hanno obbligato ad accelerare i ritmi scoprendo i nervi di una squadra che non può cambiare ritmo quando è obbligata a farlo. Se il ritmo non lo possono dettare, come prevedibile, non riescono ad uscirne e dietro diventano prima o poi vulnerabili. Un episodio, forse, di certo non la cartina tornasole per stabilire che i Jets sono la numero 2 della nazione e i Titans la numero 3.
Ma a New York, dove si è poco abituati alla rivalità cittadina badando più spesso ai fatti propri e alle proprie divisioni di appartenenza, il sogno di un Super Bowl fatto in casa è ormai cominciato. Con Bruce Springsteen, nativo del New Jersey, a suonare durante l'intervallo mancherebbe davvero solo lo scenario del Giants Stadium per definirlo il Super Bowl del decennio ma, si sa, certe partite si fanno al caldo. Eppure ci riesce difficile immaginare dei Jets oggi competitivi quanto i cugini; la squadra di Tom Coughlin ha ormai portato a termine la propria trasformazione da brutto anatroccolo a splendido cigno, trasformazione cominciata in Florida a gennaio e culminata all'ultimo Super Bowl, ma proseguita alla perfezione anche al richiamo alle armi dello scorso settembre dove la sola Cleveland è riuscita a infliggere una sconfitta a Eli Manning e soci. L'unica del 2008 su 15 gare giocate.
Passo dopo passo i Giants hanno acquisito sicurezza e l'anello che si sono messi al dito ne ha certificato la forza rendendoli ancora più convinti e sicuri. Non è solo questione di aver mandato via qualche lingua lunga di troppo o nemmeno di giochi, schemi e della gestione, indubbiamente oggi migliore, del più giovane quarterback tra i Manning presenti nella Nfl. La squadra è maturata, è cresciuta, ha capito quale intensità mettere in campo e come gestire le partite. A NY funziona praticamente tutto, gli uomini di Coughlin puntano a un bis che sarebbe storico ma, come detto all'inizio, non ci vorremmo fermare davanti a ciò che appare scontato. Proprio pochi mesi fa questo sport ci ha insegnato, nel caso ve ne fosse ancora bisogno, di quanto inutile sia scommettere sempre sul più forte. Tutto cambia all'interno della Lega, anche equilibri che sembrano consolidati quanto le tavole delle leggi.
Nel frattempo lasciamo che Carucci la veda come preferisce e che a NY si sogni un Super Bowl che, lo riconosciamo anche noi, sarebbe suggestivo come pochi benché la differenza di storia e blasone tra le due franchigie sia decisamente evidente. Solo non crediamo che una partita oggi renda davvero i Jets migliori dei Titans sotto ogni punto di vista né pensiamo che, a gennaio, questo power ranking avrà il giusto peso specifico.
Certo, ci piace riflettere su una città meravigliosa che domina da sola l'intero panorama della Nfl, ma a condizione che si stia coi piedi per terra e si valuti tutto il contorno. I Giants hanno appena messo un anello al dito e lo stanno onorando alla grande, i Jets stanno ingranando a pieno ritmo ed hanno appena sconfitto una squadra che, da settembre, non aveva ancora perso. Ma la gloria di Brett Favre e soci, per ora, si ferma lì, a una distanza abissale di quanto costruito dalla ditta Manning e Burress.
Mettere i Titans già dietro ai Jets è forse prematuro anche perché in una stagione che per molte squadre sta rappresentando un'altalena di luci e ombre, proprio Tennessee era stata la squadra più costante come gioco e risultati insieme ai Giants. Ora al tavolo delle favorite si siedono anche i Jets e altre squadre che, vedrete, non hanno la prima pagina ma sapranno dire la loro. La costanza e la compattezza dei Giants sono a nostro avviso la miglior cosa vista in questa stagione, assieme a un impianto corse che resusciterebbe persino Shaun Alexander e una buona dose di talento che non guasta mai. Il resto della truppa insegue, resta da stabilire se gli ultimi a salire sul ring saranno proprio i colori tutti della New York da amare o se qualcuno ha pensato a un finale diverso. Come al solito.