E' stato Iverson a dare il primo dispiacere della stagione a Kobe…
Doveva accadere, prima o poi: i Lakers si sono tolti la soddisfazione di essere stata, in questa stagione, l'ultima franchigia NBA a rimediare la prima sconfitta, ma alla fine quest'ultima è arrivata ed è stata anche piuttosto sonora, considerando il fatto che si giocava a Los Angeles contro i Detroit Pistons del neo-acquisto Allen Iverson. Sarebbe però profondamente ingiusto rimarcare solo questo passo falso, dimenticandosi delle sette vittorie consecutive che lo hanno preceduto.
Soprattutto perchè nella scorsa settimana si è giocato contro squadre molto buone, tutte facenti parte di quella Western Conference che i giallo-viola mirano a riconquistare dopo la faticosissima vittoria dell'anno scorso. Houston, Dallas, New Orleans: queste le tre "vittime" dei ragazzi guidati da Phil Jackson, le ultime due in trasferta e nel corso di un back-to-back che, per forza di cose, aggiunge sempre qualche difficoltà in più rispetto ad una partita affrontata con calma e con più tempo a disposizione come avviene di solito.
Per finire, la partita coi Pistons: ci si aspettava l'ottava sinfonia, e invece è arrivata la prima steccata dell'anno. "Poco male, ci sarà tempo per rifarsi", avranno pensato in California, ma come è giusto non fare drammi per questa sconfitta è anche giusto capire perchè si è finiti in svantaggio praticamente dall'inizio alla fine dell'incontro. Approfondiamo allora questo periodo partendo dai risultati.
Risultati
Domenica 9 novembre: Los Angeles Lakers vs. Houston Rockets = 111 - 82 (W)
Martedì 11 novembre: Los Angeles Lakers @ Dallas Mavericks = 106 - 99 (W)
Mercoledì 12 novembre: Los Angeles Lakers @ New Orleans Hornets = 93 – 86 (W)
Venerdì 14 novembre: Los Angeles Lakers vs. Detroit Pistons = 95 - 106 (L)
Il record ad oggi è ottimo: 7 vittorie e una sola sconfitta.
Solo una volta i Lakers hanno concesso più di 100 punti ai loro avversari ed hanno perso, segno di una solidità difensiva che ha rappresentato la vera sorpresa in positivo di questa stagione, grazie ad un reparto lunghi fino ad ora ben gestito e ad un Bynum che, sia pure non al massimo, ha mostrato di poter dare quella intimidazione e quella fisicità sotto canestro di cui si sentiva un gran bisogno, mantenendo un buon contributo in attacco.
Con gli Houston Rockets la partita non è praticamente mai stata in discussione, e lo scarto di 30 punti ci dà un'indicazione precisa in tal senso: non mi aspettavo una vittoria così netta, ma guardando la partita si capisce quale sia stata la chiave del successo losangelino. L'attacco girava, come quasi sempre avviene, ma soprattutto sono state limitate moltissimo le tre stelle avversarie. Artest ha messo a segno 8 punti, Yao Ming 12 e McGrady, totalmente spaesato e fuori dal gioco, appena 3, con un complessivo 9 su 33 dal campo che la dice lunga sulle loro prestazioni. Il trio non era in giornata, ma il muro difensivo che hanno trovato di fronte non li ha certamente aiutati.
Più difficili le vittorie con i Mavericks e gli Hornets, arrivate entrambe con 7 soli punti di scarto. Due partite agli antipodi, dal momento che a Dallas i Lakers hanno inizialmente faticato per poi riprendersi con il passare del tempo, mentre a New Orleans i primi tre quarti sono filati via lisci come l'olio (a inizio ultimo quarto LA era avanti di 19) fino a rischiare una clamorosa rimonta, scongiurata da una tripla di Bryant al limite dei 24 secondi che ha riportato gli ospiti a +6 e da una ritrovata solidità , sia offensiva che difensiva, nel corso degli ultimi possessi. L'ultimo quarto è stata invece la chiave del successo contro Dallas, ed è proprio lì che è maturata la vittoria.
Ultima in ordine cronologico la sconfitta coi Pistons. La difesa ha sofferto più del dovuto, è venuto a mancare l'apporto di alcuni uomini (Bynum e Radmanovic su tutti, ma ci torneremo) e, visto che una squadra non si auto-sconfigge, bisogna sottolineare anche l'ottima prestazione degli avversari, capaci di mandare l'intero quintetto in doppia cifra, compreso quel Kwame Brown tanto dileggiato dallo Staples Center.
La squadra
Complessivamente ho visto una squadra in forma, capace di conseguire una larga vittoria contro i Rockets ma anche di portare a casa il risultato in condizioni precarie, e quindi soffrendo. In questo senso, è significativa la vittoria coi Mavericks, mentre qualche campanello d'allarme arriva dalla sconfitta con Detroit e anche dal calo di concentrazione con gli Hornets, che per poco non combinavano lo scherzetto. Buona la difesa, ci sono molte alternative e la possibilità di schierare per tutta la partita due lunghi a scelta tra Gasol, Bynum e Odom rende la vita più facile nel pitturato.
Phil Jackson, da parte sua, mostra di fidarsi molto della sua panchina e cerca di dare spazio a quegli uomini che potranno dare un contributo serio adesso così come tra qualche mese. Vujacic, Farmar, Ariza, lo stesso Odom sono tutti giocatori da tenere in grande considerazione perchè hanno un compito ben preciso in questa squadra: chi è uno specialista, chi deve dare far rifiatare i compagni, chi può servire in determinati momenti…insomma, la panchina è lunga e va sfruttata.
La strada tracciata, perciò, sembra giusta su entrambi i lati del campo: l'attacco, come detto in precedenza, gira bene e anche chi è arrivato da pochi mesi (Gasol, Ariza) mostra di essersi integrato nella triangolo. In difesa c'è bisogno di confermarsi sul lungo periodo ma fino ad ora si sono viste cose incoraggianti: certo, la difesa sul perimetro a volte non è stata proprio il massimo ma c'è di che essere soddisfatti.
I singoli
Se la squadra va bene, difficile che il rendimento di ogni giocatore sia negativo. Però qualche grattacapo viene creato a Phil Jackson da alcuni giocatori, per esempio Radmanovic. Il serbo è il giocatore discontinuo per eccellenza, non può interpretare il ruolo di stella ma sicuramente è un ottimo comprimario, quando è in giornata. Purtroppo in questa stagione è partito col piede sbagliato, e soprattutto nelle ultime partite ha dimostrato non solo di essere un difensore appena sufficiente ma di non riuscire a far entrare il suo tiro.
Tre punti coi Rockets, 4 coi Mavericks, 5 con gli Hornets, 2 contro i Pistons, in media i suoi 20 minuti a partita li fa quasi sempre e in quanto a percentuale realizzativa siamo messi ancora peggio: 5 tiri messi su 22 presi nel corso delle gare sopraccitate.
Sarà un periodo storto, ma come viene data fiducia a "Slalom" così bisogna stare attenti a non dargliene troppa, anche perchè le alternative non mancano: l'ottimo Ariza ha mostrato di poter giocare a certi livelli, in più c'è Walton che raramente sta vedendo il campo e anche la soluzione con Kobe ala piccola e Vujacic guardia è praticabile, sia pure per pochi minuti a partita.
Per il resto, Odom sembra essersi calato subito nel suo nuovo ruolo da sesto uomo e il suo contributo è positivo, Bryant continua a giocare molto bene e sembra sempre più scaricato dalle responsabilità pressanti e continue a cui era sottoposto fino a soltanto un anno fa.
Ci si aspetta un ulteriore innalzamento delle proprie prestazioni da parte di Bynum, vero ago della bilancia per i Lakers di questa stagione: in molti si sono detti perplessi di fronte a queste prime partite buone ma non eccezionali da parte del bambinone, ma non bisogna scordarsi che proviene da un periodo di inattività lungo 10 mesi. Bisogna dargli del tempo, è inevitabile.
D'altronde, se avere addosso la maglia giallo-viola può essere un peso per chiunque, lo è ancora di più per un centro. Ai Lakers, prima di Minneapolis e poi di Los Angeles, sono stati abituati benissimo da questo punto di vista: George Mikan, Wilt Chamberlain, Kareem Abdul-Jabbar, Shaquille O'Neal…alcuni tra i migliori giocatori di sempre. Logico che ci siano così tante aspettative nei confronti di Bynum: la società ha mostrato più volte di credere in lui, fino ad arrivare alla firma del contratto che lo legherà ai losangelini per le prossime 4 stagioni. E allora seguiamolo giorno per giorno, partita dopo partita, lui come i Lakers… e vediamo cosa riusciranno a fare.