Ty Lawson, una saetta sul parque per UNC
Sono passati quasi otto mesi dall’ultimo atto della Acc basketball 2007/08.
Da quella magia di Tyler Hansbrough con meno di un secondo nel cronometro della finale del torneo dello scorso marzo contro Virginia Tech; quel canestro che valse per North Carolina l’ennesimo titolo di conference e che costò a dei commoventi Hokies un posto nelle magnifiche 64.
Molto si è detto da allora. E molto è successo. Da quel giorno di marzo ad oggi i Tar Heels hanno perso nella semifinale nazionale contro quei Kansa Jayhawks che sarebbero poi divenuti campioni, ma hanno anche visto i loro Big Four- Tyler Hansbrough, Wayne Ellington, Ty Lawson e Danny Green- rifiutare i soldi dell’Nba e rimboccare la strada per Chapel Hill, decisi a riprovarci ancora una volta, a non arrendersi all’idea di lasciare l’Università senza prima aver vinto l’unico trofeo che conta.
Un ritorno in massa che evidentemente è stato più che sufficiente per il mondo del college basket a legittimare i Tar Heels del titolo di “squadra da battere per il 2008/09”. Non solo dell’Acc ma di tutta la nazione.
Per quel che contano i giudizi ad inizio novembre, si capisce.
Ma di sicuro la squadra che questa stagione coach Roy Williams ha tra le mani si merita quantomeno un’etichetta di “special”. Speciale, non fosse altro, perché ha avuto già l’indubbio merito di mettere d’accordo tutti gli analisti d’oltreoceano, i quali- per la prima volta in assoluto da quando esistono i rankings- hanno votato unanimamente su quale squadra meritasse il numero 1 nella pre-season.
Un segnale forte, che fa capire quali siano le aspettative attorno a questo gruppo per la stagione ormai alle porte.
Ma le aspettative non sono solo per coach Williams e la sua squadra. Tutta l’Acc, infatti, si aspetta grandi cose. Dopo anni in cui la sua supremazia come conference di riferimento per quanto riguarda il basket, è stata più e più volte messa in discussione dagli exploit della Pac-10 e della Big East, questa stagione è attesa come quella del rilancio definitivo. Si parte, inanto, con quattro squadre nella top-25 dell Associated Press (North Carolina, Duke, Miami, Wake Forest), dietro solo alla Big East, rappresentata da sei università .
Grosso errore sarebbe quello di limitarsi ad identificare la conference solo nelle solite due, Unc e Duke: oltre a queste due storiche università ci sono, infatti, molte altre realtà e molti programmi in continua crescita che aspettano soltanto di farsi notare dal pubblico di tutta America.
Andiamo ad analizzare squadra per squadra come l’Atlantic Coast Conference si presenta ai nastri di partenza della stagione 2008/09.
North Carolina Tar Heels
Di Unc abbiamo già iniziato a parlare. Non c’è dubbio che chiunque abbia ambizioni da titolo nella Acc debba fare i conti con la corazzata blu. Semplicemente nessun altra squadra, di questa caratura, può vantarsi di contare sullo stesso quintetto dell’anno precedente: un vantaggio a livello di chimica, gruppo, affiatamento che rappresenterà il vero plus di questo team durante il corso della stagione. Soprattutto se si considera che uno di questi è il regnante National Player of the Year, e che gli altri 4 rientrano puntualmente in ogni discorso sui migliori dei rispettivi ruoli.
Ty Lawson, con la sua accecante velocità di piedi, sarà il direttore di un’orchestra che si preannuncia essere spettacolare. Il junior però, dovrà anche dimostrare di aver fatto passi avanti per quanto riguarda la capacità di gestire un attacco che non sia necessariamente “run and gun” ma anche a metà campo. Sensibili miglioramenti erano stati notati durante la scorsa stagione, ma la sciagurata sconfitta di Kansas ha dato nuovo adito ai dubbi su Lawson e le sue abilità . Questo deve essere l’anno della maturità .
Per il ruolo di back up, in pole position, dopo che il povero (per il trattamento ingiustamente duro e aggressivo riservatogli dai suoi stessi tifosi durante tutta la sua permenenza a Chapel Hill) Quentin Thomas ha ormai lasciato il campus, sembra esserci il buon Bobby Frazor, finalmente a disposizione di coach Williams dopo il disastroso infortunio al ginocchio subito in una delle prime uscite della scorsa stagione. Da lui ci si aspettano minuti di qualità e tanta difesa.
L’anno della consacrazione invece potrebbe essere quello di Wayne Ellington. La guardia della Pennsylvania è ormai diventato un affidabilissimo tiratore dalla lunga distanza, che comunque non rinuncia nemmeno ad attaccare il ferro, e ha anche dimostrato di non soffrire di mano tremula quando conta di più (si veda la tripla contro Clemson sotto di due con 4 secondi rimasti da giocare).
Dietro di lui, a spartirsi i minuti, ci saranno Will Graves, sophomore, buon tiratore, e soprattutto Larry Drew III, il fiore all’occhiello del recruiting 2008. Drew, californiano, è il freshman su cui c’è sicuramente più attesa a Carolina. Chi ha visto il McDonald’s All-Star Game ha certamente potuto apprezzare le qualità tecniche ci questo ragazzo, dotato di un gran tiro e tanta freddezza. Può giocare sia da 1 e sia da 2. A Chapel Hill già si sfregano le mani.
Il ruolo di ala piccola sarà orfano fino a gennaio del suo titolare, Marcu Gyiniard, alle prese con malanni fisici. Al suo posto, in ogni caso, non sfigurerà certo Danny Green, uno dei migliori sesti uomini di tutta l’Ncaa l’anno scorso, e in generale un ragazzo in continua ascesa. Anche lui ha maturato un buon tiro da fuori, abbinato ad un eccellente atletismo (la schiacciata in testa a Paulus nell’ultima sfida contro Duke sta lì a dimostrarlo) e un mal celato fiuto per le stoppate.
La posizione di ala forte sarà ancora proprietà esclusiva di Deon Thompson, che con i suoi chili di muscoli pulirà i tabelloni e sarà elemento di intimidazione per chiunque voglia addentrarsi nel pitturato. A dargli il cambio, però, non ci sarà più Alex Stephenson, tornato nella natia California per stare vicino alla sua famiglia in un momento di difficoltà .
Tuttavia Mike Copeland ha già dimostrato di essere all’altezza del compito; e da dietro incalzano altri due freshman, Ed Davis e Tyler Zeller.Il primo è un ottimo realizzatore in post, dotato di una mano sinistra molto morbida, e buon stoppatore in difesa; il secondo è uno pterodattilo di 2 metri e 10, magro e con braccia talmente lunghe da ricordare quelle di Brandan Wright.
Dulcis in fundu, Tyler Hansbrough, centro focale della squadra in tutti I sensi. Ha bisogno di soli altri 123 punti per diventare il miglior realizzatore della storia dei Tar Heels; non esattamente un traguardo di poco conto, considerando anche chi lo ha preceduto con la maglia di Carolina.
Ancora una volta tutti i riflettori saranno puntati su di lui: come sempre dal senior ci aspettano non solo punti in vernice ma anche tanta aggressività (che lo porta in lunetta più di qualunque altro giocatore in Ncaa), tanta difesa e la sua solita grinta, il vero marchio di fabbrica.
Carolina non difetta certo di talento, ma non c’è dubbio che i destini della squadra passino tutti dal numero 50.
Duke Blue Devils
Il modo in cui Duke chiuse la stagione 2007/08 fece molto riflettere. I Blue Devils non erano stati in grado di dare un proseguio all’ottima stagione regolare, e quando arrivarono i grandi tornei- quello dell’Acc e quello Ncaa- si sciolsero come neve al sole. I tifosi di Duke ancora hanno negli occhi come Joe Alexander e West Virginia hanno abusato della loro squadra, schiacciandoli sotto ogni punto di vista. A partire da quello fisico.
Cominciò a serpeggiare un malumore, e le critiche verso il recruiting di coach K, accusato di essere troppo incentrato su giocatori tecnici ma non abbastanza fisici, si fecero sempre più feroci. Duke aveva decisamente un problema. E cosa è stato fatto tra allora e oggi?Bene…niente!
Esattamente. Coach Krzyzewski ha insistito con le sue idee di giocatori e i Blue Devils si ripresentano al via di questa nuova annata con gli stessi dubbi con cui ci eravamo lasciati 8 mesi fa.
Tutti i commentatori americani concordano che il punto debole di Duke sia ancora il froncourt. Kyle Singler è l’Acc Freshman of the year in carica, e ha già fatto vedere tutto il suo enorme talento la passata stagione; ma per sfortuna sua e della squadra è un lungo atipico che ama giocare fronte a canestro, conosciuto per tutto tranne che per le doti fisiche.
Matt Zoubek non ha dispiaciuto l’anno scorso, e c’è da aspettarsi che anche quest’anno sarà uno degli uomini chiave per Duke vicino a canestro. Lance Thomas avrà invece l’annoso compito di dare una dimensione difensiva in vernice alla squadra; ma certo l’esperienza non gli manca.
Peserà molto anche la partenza di DeMarcus Nelson, che con il suo grande atletismo e la sua ottima velocità ha dato sempre un grandismo e importantissimo contributo alla causa. A sostiturilo sarà l’uomo che più gli si avvicina per caratteristiche fisiche e tecniche, ovvero quel Gerald Henderson con cui molte volte, negli ultimi anni ha fatto coppia.
Se dubbi ci sono per quanto riguarda il frontcourt molti meno ce ne sono per il backcourt. Come l’anno scorso Duke vivrà e morirà sul tiro da fuori. Greg Paulus è reduce da una stagione che lo ha visto tirare con il 42% da 3, e toccherà ancora a lui vestire i panni del playmaker.
Jon Scheyer, dopo essere stato sesto uomo nella passata stagione, potrebbe anche essere inserito nel quinetto base. Gerald Henderson farà la spola tra ala piccola e guardia. Nolan Smith e il freshman Elliot Williams (l’unico vero acuto di un recruiting non brillante) si spartiranno i minuti rimanenti.
L’impressione è che Duke sia una squadra che in serata singola, quando entra il tiro, può battere chiunque, come dimostra la sonora batosta inflitta a Unc nella prima sfida stagionale l’anno scorso. Ma quando i tiratori non sono in serata le soluzioni latitano. Anche a causa dell’assenza di un affidabile realizzatore in post basso.
Se i ritmi sono alti Duke diventa un osso duro per chiunque, ma se l’avversario riesce a controllare il punteggio e ad abbassare la velocità allora la squadra di coach K entra in difficoltà , e non sempre riesce a venirne fuori. Non c’è dubbio che come talento individuale siano la seconda miglior squadra dell’Acc, ma i dubbi sulla tenuta generale sono molti. In ogni caso anche un eccesso di pessimismo sarebbe fuori luogo.
Duke è sempre Duke, e non sarà facile per nessuno uscire dal Cameron con una vittoria. L’Ap poll li dà come ottava miglior suadra d’America; Espn addirittura come quinta.
Miami Hurricanes
La sorpresa della stagione 2007/08 conserva quasi immutata la sua struttura che la portò a vincere ben 23 partite l’anno scorso (8 nella Acc; sufficenti per un posto nel torneo Ncaa), di cui due di valore ancor maggiore arrivate contro due rivali blasonate come Clemson e Duke.
Ancora una volta i destini della squadra saranno affidati alle dolci mani di Jack McClinton, la guardia data dagli opinionisti americani come sicuro nel quintetto Acc ideale che verrà annunciato a fine stagione. I suoi quasi 18 punti a partita l’anno scorso furono l’essenza di questa giovane squadra; anche quest’anno sarà lui a prendersi le maggiori responsabilità , affiancato dall’altro violino di Miami: James Dews.
Dews, forse meno tiratore rispetto al compagno di squadra, dovrà spartirsi proprio con McClinton i compiti offensivi, specie quelli lontano da canestro. L’anno scorso chiuse con oltre 10 punti di media a partita: per gli Hurricanes sarà vitale che il junior continui su questa strada, magari osando anche più in penetrazione.
Lance Hurdle dovrà invece distribuire la palla in attacco, usando magari la sua velocità per attaccare l’area avversaria e trovare i due di cui sopra sul perimetro. Anche il playmaker viene da una stagione sopra le aspettative.
Non si sa – invece- quanto peserà la partenza (causa fine eleggibilità ) del centro Anthony King, il quale la passata stagione aveva portati un solido contributo alla causa in termini di punti in vernice e rimbalzi.
A sostituitlo ci penserà il senior Jimmy Graham, a cui spetterà verosimilmente tutto il lavoro sporco. Suo compagno di reparto sarà Dwayne Collins, solido realizzatore in post basso ed efficiente rimbalzista.
Da Arkansas è arrivato anche Cyrus McGowan, che- è facile pensare- sarà uno dei primi cambi dei lunghi. Coach Haith punta su di lui per sgomberare il pitturato, date le sua abilità di tiratore dalla media, che lo porteranno verosimilmente molto spesso ad uscire dal suo “ufficio”.
Difficile dire se questi Canes saranno in grado di ripetere l’ottima stagione dell’anno scorso, che si concluse con la sconfitta contro Texas nel secondo turno del torneo Ncaa. C’è però molta fiducia attorno a questo gruppo: i principali sondaggi, quello dell’Ap e quello di Espn, vedono Miami tra la diciasettesima e la sedicesima posizione. La squadra è giovane, ma con un anno in più di esperienza rispetto al 2007/08. Ma sappiamo bene che l’Acc è una conference estremante competitiva e selettiva: uscirne non troppo malconci non sarà facile. Quest’anno perfino la pre-season sarà impegnativa, con sfide contro squadre come Ohio State e Kentucky.
Wake Forest Demon Deacons
Se non altro va dato merito a coach Dino Gaudio di esser riuscito a tenere questo gruppo unito dopo l’improvvisa scomparsa di un’istituzione come era Skip Pross. E’ vero, Wake Forest non ce l’ha fatta a raggiungere il torneo Ncaa, ma i tifosi si sono potuti dire ugualmente soddisfatti: la stagione 2007/08 è stata come un assaggio di quella che sarà la 2008/09. Basti pensare che l’unica partenza è stata quella di Matt Smith, un giocatore che era apparso in sole due partite per un totale di un minuto di gioco.
Per il resto ci sono tutti. Più i nuovi arrivati.
Il pezzo forte del recruiting è certamente Al-Farouq Aminu, ala piccola che ha già lasciato intravedere il suo enorme talento. Aminu è dato come un eccelso tiratore e in possesso di uno squisito ball-handling; per le difese sarà virtualmente impossibile fermarlo, visto il suo smisurato repertorio offensivo.
Dalle parti di Winston-Salem già si dice che non ci sarà da aspettare molto per vederlo nel quintetto titolare al posto del pur ottimo L.D. Williams.
L’altra grande arma offensiva di Wake Forest, come l’anno scorso, sarà la guardia Jeff Teague- appena sophomore-, il quale cercherà di migliorare i suoi 14 punti a gara della stagione passata, portando anche leadership sul campo e nello spogliaoio.
Le chiavi della macchina saranno nelle mani del junior Ishamel Smith, buon organizzatore di gioco e buon passatore. Anche se l’eredità di Chris Paul è pesantissima.
A completare il quintetto ci sono James Johnson, una garanzia nel ruolo di ala grande con i suoi quasi 15 punti (miglior realizzatore della squadra) e 9 rimbalzi a serata l’anno scorso, e Chris McFarland, junior, reduce anche lui da una stagione nettamente sopra le aspettative.
Dalla panchina, i Demon Deacons, potranno contare, inoltre, sull’appoggio di Harvey Hale e Gary Clark, giocatori con punti nelle mani.
Certamente Wake Forest è una squadra che desta molta attenzione nel panorama del college basketball; non solo per quanto riguarda l’Acc. Il gruppo che coach Gaudio ha tra le mani è talentuoso come non molti altri: può contare su ragazzi tecnicamente ottimi, giovanissimi e perdipiù affiatati tra di loro. Gli innesti di Aminu e degli altri freshman saranno soltanto un’aggiunta (anche se importante) ad un gruppo già strutturato e voglioso di far bene.
Gli esperti dicono che questi Deacons appartengono a pieno titolo alle migliori 25 squadre della nazione. Ma coach Gaudio e i suoi ragazzi hanno ancora tutto da dimostrare.
Clemson Tigers
Anche l’anno scorso i Tigers hanno mantenuto fede alla nomea della loro università : quella di “chockers”, di quelli che quando conta soffocano. Dopo un’entusiasmante regular season, Clemson arriva al torneo Ncaa carica di aspettative e con alte ambizioni. Risultato? Eliminazione al primo turno per mano di una modesta Villanova.
Quest’anno, dalle parti del South Carolina, giurano che sarà diverso. Sarà vero? Nessuno lo saprà fino a marzo. Certo è che la stagione del football, per come sta andando, non aiuta molto a crederci…
In ogni caso Clemson è obiettivamente un team molto talentuoso e competitivo. Nonostante le perdite di Cliff Hammonds, uno degli uomini-chiave delle ultime stagioni, e di James Mays, il giocatore più fisico del gruppo, tutte le posizioni sembrano essere degnamente coperte.
A partire da quella di ala piccola, dove K.C. Rivers (miglior realizzatore per i Tigers l’anno scorso, con 15 punti di media), anche se forse non nel suo ruolo ideale, sarà ancora la punta di diamante.
Terrence Oglesby, di gran lunga il miglior tiratore di Clemson, dovrà invece dimostrare di essersi evoluto dalla stagione passata- la sua prima al college- e di saper fare anche altro a parte tirare.
Il complicato ruolo di playmaker sarà affidato al veloce Demontez Stitt, il quale non dovrà deludere le attese di coach Purnell, che da lui si aspetta tangibili miglioramenti in vari aspeatti del gioco. Non ultimo il tiro.
Sebbene i Tigers siano un squadra che trova il suo punto di forza nel backcourt, anche il fronctocourt è di buon livello, pur rimaneggiato a causa della partenza di Mays. Tra Trevor Booker e Raymond Sykes, è certamente il primo ad aver più talento e responsabilità . Dopo una più che solida stagione da sophomore c’è attesa per vedere se saprà migliorare i 11 punti e 7.3 rimbalzi dell’annata 2007/08. Sykes è invece un giocatore più rozzo tecnicamente ma che sarà utile a Clemson quanso si tratterà di spazzare i tabelloni e imporre fisicità .
I due nomi più interessanti del recruiting arancione di quest’anno sono, probabilmente, Andre Young, playmaker, e il rumeno Catalin Baciu, descritto come ragazzo di buona tecnica e abile stoppatore.
In definitiva, per Clemson vale il discorso dell’passata stagione: questa squadra ha tutto quello che serve per arrivare in alto. Forse non abbastanza per competere ai massimi vertici dell’Acc e puntare a tagliare la retina ad aprile, ma sicuramente quanto è sufficiente per fare un’ottima figura su grandi palconscenici. Esattamente quello che non sono riusciti a fare gli ultimi due anni.
Invertire il trend sarà imprescindibile per i destini di Oliver Purnell e della sua squadra.
Georgia Tech Yellow Jackets
Discorso diverso quello per Georgia Tech. Gli Yellow Jackets hanno visto lasciare il proprio campus molta più gente di quella che hanno visto entrare. Le partenze di giocatori come Anthony Morrow, il top scorer della squadra l’anno scorso con 14 punti di media, Matt Causey, la point guard d’esperienza, e Jereremis Smith, l’uomo d’area di GT, sono state dolorose, e certo non sarà facile rimpiazzarli.
Probabilmente l’assenza di Morrow sarà quella che si farà sentire più di tutti: non necessariamente perché era il miglior realizzatore del gruppo, ma soprattutto perché era uno dei pochi tiratori su cui coach Hewitt poteva contare. Infatti sembra proprio la mancanza di uomini in grado di rappresentare una minaccia da dietro l’arco ad essere il più grande ed evidente difetto di questa squadra.
Il backcourt dovrebbe essere composto da Maurice Miller, play al secondo anno di college, che però spesso l’anno scorso ha fato l’idea di essere non del tutto affidabile, e Lewis Clinch, senior, naturale sostituto di Morrow. D’Andre Bell sarà uno altro esterno a cui coach Hewitt chiederà di mettere punti a tabellone e stazionare dietro l’arco in attesa degli scarichi.
Il discorso lunghi è leggermente più roseo per Georgia Tech. Gani Lawal e Zack Peacock, rispettivamente sophomore e junior, sono affidabili e saranno verosilmente usati per attirare le difese nei pressi del canestro e alleggerire la pressione sul perimero, rendendo così la vita più facile agli esterni. Alade Aminu, senior, sarà il primo cambio nelle rotazioni dell’allenatore.
Molto potrebbe cambiare da qui a febbraio, ma per come stanno le cose adesso non è certo facile prevedere gli Yellow Jackets farsi strada nel torneo dell’Acc o addirittura guadagnarsi un posto nel tabellone del Grande Ballo. Troppe incognite ed inesperienza.
Florida State Seminoles
C’è che chi parte e c’è chi arriva a Tallahasse. Persi tre componenti-chiave del comunque non entusiasmante gruppo dell’anno scorso- Ralph Mims, Jason Rich e Isaiah Swann-, coach Hamilton si ritrova a dover reinventare le fisionomie della sua squadra quasi per intero.
Ma per sua fortuna- o per meglio dire: per sua bravura- il recruiting 2008 ha portato ai Seminoles una carrellata di nuovi volti. Tra questi spicanno i nomi delle due ali, Chris Singleton e Xavier Gibson, dati da molti come possibili titolari già nelle prime fasi della stagione. Specialmente Singleton, descritto come un jolly offensivo, dotato di grande atletismo, e che può far male da ogni angolo del parquet.
Altra firma importante è quella di Derwin Kitchen, altro freshman che si prevede avrà impatto sin da subito, il quale sarà molto probabilmente impiegato da coach Hamilton come guardia tiratrice, sebbene in passato abbia dimostrato di avere doti anche come playmaker.
Le certezze per il momento, a Florida State, sono due, e hanno i nomi di Toney Douglas, la mente offensiva della squadra, ma anche anima difensiva, e del centro di oltre 2 metri e 13 Solomon Alabi, da cui ci si aspetta la classica “breakout season”, la stagione della definitiva esplosione.
Come abbiamo visto, Florida State potrebbe rappresentare una delle tante incognite della Acc di quest’anno. Il talento è di livello medio-alto, quello che bisognerà vedere è però la coesione che questa squadra dimostrerà lungo l’annata, se saprà insomma assorbire le perdite di tre giocatori importanti come Mims, Rich e Swann, e integrare i, tanti, nuovi arrivati.
Se Hamilton e il suo staff riusciranno a trovare la giusta formula allora ci sono buone probabilità che i tifosi dei Noles si divertiranno nei prossimi mesi, altrimenti un posto nel torneo Ncaa resterà solo un miraggio.
Boston College Eagles
Molti si ricorderanno di quella partita dell’anno scorso contro North Carolina, dove Tyrese Rice rifilò ai Tar Heels 42 punti e, specialmente nel primo quarto, fece intravedere fanstastici lampi di strapotere cestistico. Molti però si ricorderanno anche di come andò a finire quell’incontro…con Carolina a rimontare e portarsi a casa una facile vittoria nell’ultimo quarto.
Tutto questo per spiegare che Rice da solo, per quanto illuminante nel suo sopraffino talento, non basta gli Eagles per vincere. E’ stato dimostrato l’anno scorso e probabilmente lo sarà dimostrato ancora questa stagione.
Perché le cose sono peggiorate ancora a Boston College. Tanto per cominciare il secondo miglior realizzatore della stagione 2007/08, Shamari Spears, ha scelto di andare via da Chestnut Hill, lasciando gli Eagles con un grosso buco in mezzo al pitturato, e 10 punti e 6 rimbalzi da rimpiazzare. Non ha certo aiutato neppure la conclusione della carriera scolastica di Tyrelle Blair e John Oates, altri due solidi componenti del frontcourt.
In ogni caso a Chestnut Hill si sono attrezzati per rimpiazzare i partenti, e hanno vestito della casacca rosso bordeaux degli Eagles quattro “big men”, di cui almeno uno di sicuro impatto. Ovvero John Trapani, transfer da Vermont, descritto come un abile rimbalzista e buon tiratore dalla media.
Gli altri sono tutti veri freshman: Dallas Elmore, giocatore graziato da madre natura di un atletismo e velocità eccelsi per uno della sua taglia, Evan Ravanel, classico corpaccione d’area, e Reggie Jackson, gran talento offensivo.
A completare quello che si crede sarà il quintetto base per coach Skinner, ci sono Rakim Sanders, affidabile tiratore da tre e in genere buon realizzatore, Corey Raji, ala piccola vecchio stile che preferisce stazionare più dentro l’arco piuttosto che fuori, e Josh Southern, il centro.
Il sesto uomo dovrebbe essere il sophmore Biko Parish, guardia, reduce da una buona annata da freshman.
Boston College si presenta all’alba di questa nuova stagione all’apparenza non molto migliorata rispetto all’ anno scorso. Rice è facilmente uno dei migliori realizzatori di tutta l’Acc, ma non basta agli Eagles per essere competitivi contro squadre ben attrezzate. Sperare di lottare per entrare nel tabellone delle 64 è utopico; molto più alla portata un invito per il NIT.
Virginia Tech Hokies
Quando gli Hokies si videro scippare quel posto che credevano ormai sicuro nel torneo Ncaa l’anno scorso, tanta rabbia e frustrazione deve essere scorsa in corpo a coach Greenberg e ai suoi ragazzi. Una rabbia derivata dalla consapevolezza di essere stati privati di qualcosa che meritavano: d’altronde quante altre squadre erano riuscite a portare Unc ad un finale punto arrivando ad un soffio da uno dei più clamorosi upset della stagione? Poche, molto poche.
Ma indipendentemente dal giudizio della commissione tecnica dell’Ncaa, Virginia Tech ha dimostrato a tutti di essere, come si suol dire, sull’”upswing”, in ascesa, sulla giusta strada.
Un finale di stagione, quello dell’anno scorso, che fa ben sperare in vista di quest’anno.
Prendete il roster dell’anno scorso, toglietegli Deron Washington, e avrete gli Hokies 2008/09.
La pietra miliare della squadra sarà probabilmente il centro, sophomore, Jeff Allen, grande soprpresa della passata stagione, che comporrà assieme ad un altro giocatore al secondo anno, J.T. Thompson, un backcourt giovane e talentuoso. C’è curiosità per vedere se uno degli ultimi arrivati a Blacksburg, Gene Swindle, saprà mantenere fede alle alte aspettative che lo accompagnano; di certo la taglia fisica non è un problema.
A.D. Vassallo, a maggior ragione senza più Washington, sarà il go-to-guy della squadra: l’anno scorso fu il miglior realizzatore della compagine, con quasi 17 punti di media a serata. Per Virginia Tech sarà indispensabile che si riconfermi su questi numeri. In ogni caso è il titolare indiscusso della posizione di ala piccola.
Il backcourt dovrebbe essere di proprietà di altri due sophomores, Hank Thorns, vero mago con il pallone tra le mani, e Malcom Delaney, buon talento offensivo.
Giocatori più “maturi”, come Lewis Witcher e Cheick Diakite, dovranno invece garantire profondità ed esperienza ad un reparto altrimenti vulnerabile sotto questo punto di vista.
Virigina Tech è una delle tante squadre che potrebbero far molto bene nella Acc, questa stagione. Ma come nel caso di altre università , gli Hokies non danno molte garanzie: nella situazione specifica, nessuno può essere sicuro che i loro gioiellini al secondo anno ripeteranno gli exploit delle loro stagione da freshman e non incapperanno in quello che è noto come il “sophomore slump”.
Se tutto funzionerà come deve dalle parti di Blacksburg, allora i tifosi avranno di che divertirsi.
Maryland Terrapins
L’highlight della passata stagione per Maryland fu senz’altro la sconfitta inflitta a Carolina, che mise in luce i talenti di questa compagine. I Terrapins di coach Gary Williams ripartono da lì.
Anche se molto è cambiato dallo scorso gennaio. La differenza più grandi è senza dubbio l’assenza dei due ex uomini più importanti del frontcourt: Bambale Osby e James Gist. I due, da soli, costituivano buona parte del reparto lunghi, e la dipartita di entrambi in un colpo solo è stato un colpo durissimo da assorbire dalle parti di College Park.
Trovare una soluzione per attutire queste importanti perdite è stata, invece, la principale occupazione per lo staff tecnico negli ultimi mesi. Le notizie che ci giungono indicherebbero Braxton Dupree- Landon Milbourne come i successori dei due di cui sopra. Ma i dubbi non sono del tutto fugati: Milbourne è infatti undersized per il ruolo di ala forte, sebbene il talento giochi dalla sua. Dalla panchina sono comunque pronti, per ogni evenienza, Dave Neal e Jerome Burney.
Probabile che tutti e quattro, alla fine, si guadagnigno un buon minutaggio.
Greivis Vazquez, nonostante tutti i suoi limiti, resta l’arma principale dell’attacco. L’anno scorso ha chiuso a 17 punti di media a partita, e anche questa stagione sarà lui a prendersi la maggior parte dei tiri.
Erich Hayes sarà invece il secondo violino. Hayes, inoltre, potrebbe rivelarsi anche un’importante arma tattica, data la sua capacità di bucare la retina sugli scarichi.
Cliff Tucker, sophomore, completa il quintetto nella posizione di ala piccola.
I Terrapins, in ultimo luogo, appaiono come una squadra di medio talento, che potrebbe dar fastidio anche alle “grandi” delle conferences se tutto dovesse andare per il verso giusto. Ma Vazquez è troppo imprevedibile e discontinuo per essere il faro tecnico ed emotivo di un team a questi livelli. Le previsioni li danno a metà Acc, che è la fascia a cui appartengono.
North Carolina State Wolfpack
Come sembrano lontani, a Raleigh, i giorni di Jim Valvano e dei “cardiac Pack”, la squadra del 1984 che seppe vincere uno dei titoli Ncaa più emozionanti e imprevedibili di sempre…Lontanissimi, quasi un miraggio.
Ormai i fedeli di Nc State hanno fatto l’abitudine ad una squadra mediocre, con ambizioni basse, e senza punti di riferimento. E la stagione 2008/09 tutto fa presagire tranne che questa tendenza si invertirà .
I Pack si presentano all’alba di questa nuova stagione possibilmente ancor più deboli- sulla carta, almeno- dell’ultimo anno. J.J. Hickson, che aveva guidato la squadra con 15 punti e 8 rimbalzi, calca ormai i parquet dell’Nba; Gary Grant ha invece semplicemente terminato la sua esperienza universitaria, portando via con sé i suoi validi 13 punti e 4.5 rimbalzi di media
Il recruiting, d’altra parte, è stato quello che è: i migliore del gruppo sembrerebbero essere Julius Mays, playmaker riadattato tale, con un buon tiro, e le due ali Jonnhy Thomas e C.J. Williams, che daranno profondità al reparto.
Il quintetto base dovrebbe vedere Farnold Degand avere le redini della squadra in mano, dopo aver dovuto saltare la stagione 2007/08 quasi per intero a causa di un infortunio al ginocchio. Accanto a lui vi dovrebbe essere Travor Ferguson, il miglior tiratore del gruppo, anche se aggiunge poco altro al suo gioco…
Courtney Fells sarà invece il jolly di Nc State, che userà al massimo il suo atletismo e lo schiererà sia da 2 che da 3.
Ma il maggior fatturato di punti dovrebbe arrivare dal frontcourt, proprietà di Brandon Costner e Ben McCauley, i quali due anni fa registrarono, insieme, una media di 31.2 punti e 14.2 rimbalzi a gara. Se coach Lowe saprà riportarli a quel livello allora, forse, i Wolfpack avranno buone possibilità di fare meglio dell’anno scorso e non riconfermarsi ancora ultimi nella Acc. Una poszione che davvero non si addice ad un college con la storia di Nc State.
Virginia Cavaliers
Virginia, la peggior squadra dell’Acc. Poco altro da dire. Sean Singletary, uno dei migliori relizzatori di tutta la conference, ha ormai lasciato l’università e per i Cavs resta poco altro.
Calvin Baker sarà il playmaker della squadra, anche se ci sono molti dubbi sulle sue capacità di gestione. Mamadi Diane è invece il miglior realizzatore puro restato a Virginia dopo l’addio di Singletary. L’anno scorso, la guardia, ebbe una media di quasi 12 punti a partita: probababile che questa stagione debba assumersi ancor più responsabilità e di conseguenza avrà più tiri a disposizione.
Mike Scott resta il pezzo forte del frontcourt: vedremo però se saprà riconfermarsi sui livelli della sua annata da freshman. A pulire i tabelloni e a fare il lavoro sporco ci penserà invece il lituano Laurynas Mikalauskas, giocatore comunque dal talento limitato.
L’unico elemento di valore della panchina è Sylven Landesberg, gran tiratore e giocatore in genere molto tecnico.
Ci sono davvero poche speranze che i Cavaliers riescano a mettere in pedi una stagione quantomeno decente. L’obiettivo è quello di provare almeno a non arrivare ultimi nella conference.