Marquis Daniels, con spazio a disposizione non sta facendo rimpiangere l'assenza di Dunleavy
Doveva essere un inizio in forte salita per i nuovi Pacers con un calendario crudele fin dall'inizio, basti pensare che pronti e via le big della Eastern Conference (Detroit, Boston e Cleveland) e Phoenix hanno testato le armi di questa rinnovata squadra.
Dopo sei partite Indiana viaggia al 50% e considerando le avversarie e il gioco espresso non si può che essere soddisfatti.
Aspettando Mike Dunleavy (il cui ritorno in campo è ancora un rebus) tutti hanno dato il loro contributo in queste prime partite, anche chi, come Marquis Daniels, si è visto catapultare subito in quintetto base dopo anni da elemento della panchina o addirittura della Injured List.
C'è Danny Granger che da leader della squadra per recuperare un pallone che aveva strappato dalle mani di Pierce ha perso due denti ed è tornato subito in campo come se niente fosse e con un sorriso che non sembra più il suo è diventato il quinto miglior realizzatore della lega con 25.3 punti a partita.
C'è anche T.J Ford, etichettato come la PG sbagliata per eccellenza per una qualunque squadre che voglia ripartire ma allo stesso tempo autore di grandi prestazione e da vero orchestra di questa squadra. Aldilà delle prestazioni individuali (nelle ultime due partite ha sfiorato la tripla doppia) è tutta la squadra che è contenta di come sta giocando il loro playmaker visto che a Toronto lo abbiamo spesso visto un po' in difficoltà a passare il pallone con continuità .
La prima versione dei Pacers scendeva in campo a Detroit dove Indiana qualche anno fa lasciò le sue speranze e la sua identità di squadra con la famosa rissa. Non c'è più Artest, nel suo ruolo c'è Granger che segnava 33 punti con 10-16 al tiro ma che però non bastavano a vincere la partita, persa poi 100-94.
Indiana si mangiava le mani per aver perso troppi palloni (22 a fine gara che fruttavano 19 punti all'avversario) e perché aveva rimontato dal -16 fino al -5 con pochi minuti da giocare grazie allo "small lineup" composto da Murphy come centro e con Jack, Daniels, Rush e Granger da esterni. “Questa è stata la differenza” – diceva Daniels a fine gara – “Senza nulla togliere ai Pistons noi non abbiamo giocato bene, e voglio dire che è stata la “paura” della prima gara. Tutti abbiamo perso troppi palloni“.
Proprio il quintetto piccolo era piaciuto a Detroit anche se coach O'Brien vuole che la sua squadra sappia giocare in diversi modi. “Sappiamo di poter competere con il quintetto piccolo, è parte del nostro pane quotidiano” – ha precisato O'Brien – “Prima di accettare il ruolo di capo allenatore dei Pacers avevo parlato con Bird di quanto sia importante poter giocare col quintetto piccolo in qualsiasi momento della gara. Dobbiamo essere bravi a giocare normale e con i piccoli“.
La bellissima vittoria 95-79 sui campioni NBA dei Celtics faceva tornare l'entusiasmo alla Conseco Fieldhouse, da un paio di anni ormai ai minimi storici quanto a pubblico.
Nella scorsa stagione in qualche occasione i giocatori erano usciti fra i fischi, adesso invece li hanno accolti in modo caloroso e in numerosi. “E' stato come ai vecchi tempi” – diceva Foster che era in quei Pacers che vinsero 61 gare nel 2004 e che avevano un grandissimo pubblico alle spale – “La gente è stata grandiosa, quando hai 18000 persone ad incitarti hai un uomo in più campo. Una grande esperienza per una grande serata“.
“I ragazzi hanno giocando a grandi livelli” – dichiarava O'Brien – “E' solamente una vittoria, ma certamente penso che i nostri tifosi hanno visto grande intensità per 48 minuti. Nessuno può dire che qualcuno di noi non ha lasciato qualcosa in campo, abbiamo dato tutto“. E sui denti persi da Granger. “E' sicuramente la giocata che identifica quello che vogliamo vedere da un nostro giocatore“.
I Pacers dettavano il loro ritmo di gioco per tutta la gara (toccavano anche i 25 punti di vantaggio), concedevano il 35% dal campo ai Celtics (un 16-43 dal campo al trio Pierce-Allen-Garnett) e rispetto alla partita precedente ridimensionavano il numero di palle perse.
Qualche giorno dopo i Pacers non riuscivano a trovare una risposta a Stoudemire che con 49 punti trascinava i Suns alla vittoria per 103-113.
“Non abbiamo avuto soluzioni per fermarlo” – diceva O'Brien – “Ha fatto la differenza. Nel terzo quarto abbiamo preso dei brutti tiri che non ci hanno permesso di mantenere il 65% come nel primo tempo, ma tutta la storia della partita è stata Stoudemire“.
Proprio nel terzo quarto i Pacers si scioglievano tirando col 27% per un complessivo 29% per tutto il secondo tempo, inoltre su 11 tentativi non riuscivano nemmeno una volta a trovare le triple dopo averne messe 12 nel primo tempo.
La notizia positiva era il rientro di Travis Diener che aveva saltato l'intera Pre-Season. Nonostante non sia in condizione di giocare con continuità il suo recupero procede anche se O'Brien in allenamento prova molto spesso Daniels da point guard per far fronte ad una eventuale emergenza.
A Cleveland i Pacers giocavano alla pari per 48 minuti, spesso anche in vantaggio, correvano, segnanavano guidati da un Granger da 33 punti, ma non erano lucidi nei momenti topici della partita, sconfitti 111-107.
“Quando giochi fuoricasa, la pressione sale e solo una grande mentalità ti può fare vincere le partite“. Diceva giustamente Jack alla fine della partita. Dopo un grande primo tempo, Indiana concedeva troppo in difesa e perdeva qualche pallone di troppo, cose che possono succedere per una squadra formata da molti giocatori nuovi e giovani.
“Abbiamo avuto la gara in mano per la maggior parte del tempo” – diceva con pò di rammarico Granger – “Il problema è che nell'ultimo quarto abbiamo perso tropi palloni“. Ma un altro problema erano la quantità di liberi tirati rispetto all'avversario (piccola polemica del coach sulla direzione degli arbitri). “17 tiri liberi di differenza fra le due squadre influisce” – sottolineava O'Brien – “Noi nei abbiamo tirato 11, loro 28“.
Era la prima prova convincente del rookie Roy Hibbert che con buone giocate, rimbalzi e stoppate invocava più spazio per il proseguo della stagione. Aveva giocato solamente 9 minuti nelle prime due gare perchè il coach contro squadre del calibro di Boston e Detroit ha voluto puntare su giocatori con più esperienza.
Successivamente Hibbert ha fatto molto bene nei 13.6 minuti di media in campo, pochi rispetto a quello che avrebbe potuto giocare per qualche problema di falli, infatti in tutte le ultime quattro gare ha commesso almeno 3 falli.
“Penso che Roy sti facendo delle cose buone, ha bisogno di mantenere la sua voglia, la sua etica lavorativa e sono felice se lui migliora a vista d'occhio“. Le parole del coach. Inoltre il suo 46% dal campo risponde abbastanza discretamente alle intenzioni dei Pacers che vogliono da lui punti da sotto da quanto è andato via O'Neal. “In post basso è molto bravo” - continuava il coach – “Sa usare entrambe le mani e penso ci farà divertire quest'anno e nel futuro“.
Contro i Nets Indiana decideva di imparare dagli errori e a differenza delle precedenti uscite, dopo un primo tempo non buonissimo faceva seguire un grande secondo tempo accompagnato da un'ottima difesa di squadra.
“E' stata una grande performance difensiva” – diceva O'Brien a fine gara – “Direi che la partita con Boston e questa con New Jersey siano le nostre migliori prestazioni. Abbiamo pressato forte e il risultato è stato che abbiamo concesso meno di 30 punti nel secondo tempo“.
Alla fine era un 98-80, ma sotto di 2 lunghezze ad inizio terzo quarto un parziale di 12-0 incalanava la partita per il verso giusto con ben 6 giocatori sopra la doppia cifra e per la prima volta con due giocatori con almeno 10 rimbalzi a testa (Muprhy e Foster).
Ma oltre al solito Granger il vero eroe era T.J. Ford che con 13 punti, 9 rimbalzi e 9 assists sfiorava la tripla doppia. “Molto credito va a T.J. Ford” - sottolineava un Murphy in grande spolvero – “Ha fatto un grande lavoro a far girare la palla e dandoci la possibilità di buoni tiri“.
Proprio Ford era il grande protagonista anche nella vittoria casalinga sui Thunder per 107-99. Sfiorava nuovamente la tripla doppia (24 punt, 11 rimbalzi e 7 assists) ed era determinante nell'ultimo quarto per vincere la partita.
“E' stato straordinario” – diceva O'Brien su Ford – “I ragazzi che Bird ha portato qui, T.J. e Jarrett in point guard sono un ottimo tandem. Sono ragazzi molto molto forti“. Già perchè anche Jack uscendo dalla panchina portava 11 punti preziosissimi, così come i 20 di Granger e i 15 di Foster.
Nel frattempo è arrivato il tanto atteso rinnovo contrattuale per Danny Granger, per lui 5 anni di contratto per 60-64 milioni di dollari a seconda degli incentivi. “E' un bel traguardo per me, ora posso concentrarmi esclusivamente sulla squadra per portarla ai playoffs” – diceva Granger all'Indianapolis Star – “Voglio aiutare questa squadra a tornare dove gli spetta. Sono felicissimo di poter essere un Pacer per ancora 5 anni“.
Contro Oklahoma City sono arrivati anche i debutti per due giocatori di cui si parla poco ma che nei minuti a disposizione possono essere utili: Josh McRoberts e Maceo Baston.
Per McRoberts si parlava di lega di sviluppo, ma il coach lo ha voluto ancora con se. “Per adesso, voglio che Josh resti con noi” – ha precisato O'Brien – “Allenandoci lui sta pian piano diventando parte del nostro sistema di gioco“.
New Jersey, Philadelphia e Chicago i prossimi impegni, con l'obiettivo di non perdere l'entusiasmo di un gruppo giovane che vuole stupire.