Knicks: chi ben comincia…

Non sono poche le note positive per Mike D'Antoni in questo iniziodi stagione…

Finalmente la stagione è iniziata, ed il campo sta dando i primi verdetti.
Ma cominciamo con ordine.

Dopo una pre season fatta di luci ed ombre c'era molta attesa per il debutto ufficiale del team al Madison Square Garden. Meglio non poteva andare per i fortunati possessori dei tagliandi dell'arena newyorkese, vittoria e spettacolo contro gli Heat di Wade.

Ma come spesso accade a New York, i facili entusiasmi tendono a prendere il sopravvento. Tant'è che alla fiducia ed al clamore del debutto sono susseguite due cocenti sconfitte con Philadelphia fuori casa e con Milwaukee al Garden. A parziale scusante c'è stata la non facile vittoria contro i Bobcats del fischiatissimo ex coach Brown.

Ma al di la dei singoli incontri, ci sono molti spunti da cui partire con questo primo team report stagionale. Per cominciare si può dire che quanto auspicato in sede di preview pare essere più che mai vero.

Di rifondazione avevano parlato D'Antoni e Walsh e tale paiono essere le loro intenzioni. In fase di definizione dei 15 contratti garantiti prima dell'inizio dei giochi si è deciso di sacrificare Patrick Ewing Junior a favore di Anthony Robertson.

La decisione seppur sofferta aveva il suo perché, ossia avere un giocatore capace di contribuire già  da subito, dalla panchina, e nel ruolo di guardia. Decisone giustificata in seguito dal mancato utilizzo di Marbury. D'Antoni e Walsh hanno subito chiarito che Stephon non farà  parte né del futuro che del presente della franchigia.

Il giocatore a discapito del secondo stipendio della lega non ha infatti messo piede in campo nelle prime cinque partite, e difficilmente verrà  schierato da qui in avanti. Un segnale forte dato subito alla stampa ed allo spogliatoio da parte di D'Antoni.

La decisione fa e farà  discutere molti, tuttavia è un chiaro segnale che gli elementi di disturbo non sono più tollerati nello spogliatoio dei Knicks. Il giocatore ha chiesto nei giorni scorsi di allenarsi con il suo ex college ma Walsh ha negato il permesso, giustificando la decisione con la mancata copertura salariale in caso di infortunio.

Rimane solo da capire come verrà  gestita la faccenda, se con un buy out meno probabile a stagione iniziata, o con una cessione a febbraio del giocatore. Per il momento Marbury accetta le decisioni del team, ma conoscendo il ragazzo non si escludono sfoghi a breve.

Se vogliamo più clamorosa è stata l'esclusione di Curry. L'interrogativo di inizio stagione era proprio la convivenza dei due lunghi, ed il loro adattamento al gioco di D'Antoni. L'agnello sacrificale sembrava Randolph, ma la pre season ha dato i primi verdetti.

Curry si è presentato al raduno in forma imbarazzante, sovrappeso e più macchinoso del solito, se non bastasse è stato fermo a causa di un infezione, molto probabilmente causata da un tatuaggio fatto nelle settimane precedenti.

D'Antoni non ha apprezzato ed ha subito chiarito chi dei due avrebbe visto il campo. Zach da parte sua ha dimostrato un insolita voglia di darsi da fare, e sebbene fosse anche lui in sovrappeso si è adattato sin da subito al run & gun.

Curry a differenza di Marbury non le ha mandate a dire ed ha risposto a mezzo stampa al suo allenatore. Eddie non ha digerito l'esclusione dallo starting five prima e dalla rotazione poi, avute a mezzo stampa. Ha dichiarato ai giornalisti che vorrebbe che Mike gli parlasse direttamente e che sarà  pronto a darsi da fare. Il centrone sarà  certamente messo sul mercato, rimane da vedere se qualcuno sarà  disposto a portarselo in casa già  da gennaio.

Le due esclusioni hanno rappresentato un inversione di rotta rispetto alla politica ed Alla gestione di Thomas. Il messaggio è chiaro, chi non contribuisce o rappresenta un peso è fuori, senza guardare in faccia, e nel portafoglio, a nessuno.

Alla luce di quanto detto sopra pare chiaro che l'attuale roster difficilmente costituisce un punto di partenza per la ricostruzione. La mancata epurazione di questa estate ha avuto un semplice obiettivo, evitare mosse affrettate e sconvenienti in attesa di valutare chi possa o meno essere parte dei futuri progetti.

Anche l'arrivo in regia di Duhon pare essere stato meditato badando ad un solo obiettivo, il mercato dei free agent del 2010. D'Antoni e Walsh valuteranno attentamente i giocatori e nel corso di questa stagione e dell'estate decideranno che impronta dare alla squadra.

Testimonia questa linea di gestione anche il mancato rinnovo di Lee e Robinson, per i quali non si è fatto follie in attesa di vederli in azione quest'anno. Inspiegabile è apparsa la conferma di Jerome James, altro emarginato dalla rotazione, per il quale si ipotizzava un buy out ad inizio stagione.

La stagione si presenta dunque come abbastanza travagliata, il difficile sarà  far digerire ai tifosi un ennesima stagione perdente. Certo non si parte sconfitti già  in partenza, ma realisticamente il roster attuale difficilmente potrà  raggiungere i play off in un est agguerrito e meglio assortito dei newyorkesi.

Inoltre, in caso di qualificazione, non si potrebbe che ambire in un primo turno. Ci sarebbe da disperarsi visto quanto costa questa squadra, ma non è così, le ricostruzioni serie partono da questi presupposti, i miracoli alla Boston non sono facili da realizzare. Una bella sfida, ricca di insidie, tuttavia affascinante.

Si sa il sogno è uno tra Lebron, Wade o Bosh nel 2010; molti team ci stanno pensando, ed alcuni si sono già  portati avanti con delle trade per ridurre il cap in vista di quella data. Non ultima Detroit, che non conta certo sull'immenso Allen I per la riconquista del titolo. Quel vecchio volpone di Dumars sta già  mettendo il naso avanti.

Fatte queste premesse possiamo analizzare quello che la squadra ha fatto vedere, sia in termini positivi che negativi. Le note sgradevoli sono la scarsa attitudine difensiva che il team ha dimostrato, perché è pur vero che con D'Antoni si corre e si tira, ma a Phoenix, a parte qual che caso, c'era gente che sapeva anche difendere, molto più di quanto parlasse il punteggio finale delle partite.

Le pessime prove con Philadelphia ed i Bucks ne sono state la dimostrazione. Le note positive sono invece rappresentate dal contributo notevole dato fin qui da Nate Robinson, un giocatore fatto apposta per il ruolo di sesto uomo di stile D'Antoniano, e da Wilson Chandler, il cui atleticismo unito al range di tiro lo rendono un ala ideale per il run and gun.

Chandler ha meritato la fiducia del tecnico e nell'ultima gara coi Wizards è partito in quintetto. Lo stesso Randolph ha dimostrato di poter essere molto utile alla causa sia a rimbalzo che in attacco, potrebbe essere un investimento per New York, che ha resistito alla tentazione di cederlo.

Il giocatore ha mercato e la stagione in corso potrebbe accrescere il suo valore di scambio. Altalenanti, ma in alcuni casi autori di grandi prove da solista sono stati Jamal Crawford e Quentin Richardson.

Su David Lee c'è da testimoniare il notevole impegno profuso in campo, partendo finalmente da starter. Tuttavia il lungo ex Florida deve mettere su un jumper accettabile, altrimenti rischia di essere un corpo estraneo, nonostante la sua enorme abilità  a rimbalzo, specie offensivo. Non è da escludere che lo staff tecnico dei Knicks, e Danny D'Antoni nella fattispecie lavoreranno duro su questo fondamentale del giocatore.

Ricapitolando, in sede di preview si era previsto questo starting five:
Playmaker: Chris Duhon
Guardia: Jamal Crawford
Ala piccola: Quentin Richardson
Ala grande: Zach Randolph (David Lee)
Centro: Eddie Curry

Non è stata una pessima preview, anche se facile da azzeccare, tutto confermato ad eccezione di Randolph centro e Lee ala grande.

Le partite


Miami @ New York W 115 -120
New York @ Philadelphia L 87 - 116
Milwaukee @ New York L 94 -86
Charlotte @ New York W 98 -101
New York @ Washington W 114 - 108

Gallinari Report

Tutti dicevano che Danilo Gallinari, avrebbe rimandato l'esordio da pro, in realtà  D'Antoni gli ha dato qualche minuto, e sebbene non abbia messo a segno punti è stata una mossa importante da parte del coach, per far capire al gallo che c'è anche lui. Nella seconda partita ha avuto più spazio ed ha messo i primi due punti Nba dalla lunetta, nulla più.

Nelle altre tre gare il gallo è rimasto fuori, ma ci sta. Il problema alla schiena persiste, per di più c'è la necessità  di trovare il giusto affiatamento coi compagni, ma Danilo ha le spalle larghe, e di sicuro nel proseguio della stagione troverà  i suoi spazi.

Al momento è meglio che non ci siano troppe pressioni su di lui e che gli venga dato il giusto spazio per guarire, allenarsi e pian piano prendere coscienza con un basket molto diverso da quello nostrano. Senza contare che Danilo pare essersi ambientato molto bene nella grande mela, e pare abbia anche molto feeling con i compagni. Al momento è ingiudicabile.

Prossimi appuntamenti

Utah in casa domenica 9;
Trasferta di due giorni ad ovest l'11 contro gli Spurs ed il 12 a Memphis;
Due impegni casalinghi il 14 contro i Thunder ed il 16 contro i Mavericks;
Mini trasferta ad est con Boston il 18 ed i Bucks il 21.

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