Riparte la rincorsa al titolo per Lebron James
Parte la corsa all'est, con Cavs Pistons e i rinnovati Sixers a contendere il vertice della Conference ai Celtics campioni NBA.
1) Boston Celtics: Campioni in carica, con un anno di esperienza in più e un James Posey in meno. Difficile capire da che parte penderà la bilancia. Se il quintetto non dovrebbe dare grandi pensieri al rinnovato Coach Rivers, la panchina piena di novità e freschezza rappresenta la vera incognita che separa i Celtics dal Back to Back, tante scommesse e poche certezze, e un occhio al mercato invernale (una mezza promessa di ritorno da parte di PJ Brown c'è già ). Tanta pressione su Tony Allen assolutamente deludente nell'ultimo biennio, ma rinnovato nella speranza che diventi un solido cambio. Serve che almeno uno tra Miles, Giddens e Walker dia un minimo di continuità . Sotto si conta molto sulla solidità messa in mostra da Leon Powe nella seconda parte di stagione sperando che la scommessa “O'Bryant” dia buoni frutti. Stagione regolare magari più rilassata in cui l'unico obbiettivo è dare un'identità alla panchina per arrivare belli carichi ai playoff. Inutile continuare a cercare il nuovo Posey, ma se proprio si vorranno provare a replicare alcune varianti tattiche viste la passata stagione bisognerà inventarsi qualcosa, magari provando a mettere Pierce come finto lungo in ala grande, oppure perchè no mettendo Garnett in ala piccola.
2) Cleveland Cavaliers: i Cavs ripartono ovviamente dal finale di gara sette della semifinale di conference con i Celtics che poi avrebbero vinto il titolo, con un Mo Williams in più, un Joe Smith in meno e un paio di Jolly da spendere sul mercato strada facendo (Wally Szczerbiak e Eric Snow) per rinforzare la squadra. Assolutamente in corsa per il titolo d'altronde LeBron James gioca lì e se dovessi puntare il classico Cent su qualcuno per il premio di MVP stagionale andrei su di lui ad occhi chiusi, ma molto difficilmente arriveranno ai playoff con questa configurazione. Sono arrivati ad un soffio dal battere i Celtics poco più di due mesi dopo una trade invasiva che aveva cambiato volto alla squadra, il tempo in questi casi aiuta sempre molto per mettere a posto la chimica di squadra e oliare i meccanismi, anche se l'assenza di Joe Smith sotto le plance si potrebbe far sentire. Se Danny Ferry spende bene i due bonus sul mercato il primo anello per LeBron potrebbe non essere lontano.
3) Detroit Pistons: Molto probabilmente il treno buono dei Pistons è già passato ed è stato perso in più di una occasione, ma giustamente Dumars insiste ancora su una squadra a cui sembra che tutti gli anni manchi un cent per fare un dollaro. Molto difficile che il cent mancante sia Kwame Brown, da prendere come una scommessa e nulla di più, in verità le speranze di Dumars si chiamano Jason Maxiell, Amir Johnson e Rodney Stuckey, tre ragazzi di grande impatto agonistico che nei playoff (soprattutto Stuckey e Maxiell) spesso hanno messo più di una pezza ai “buchi neri” lasciati dai titolari. Nuovo anche il coach Michael Curry alla prima esperienza, si spera che riesca a gestire meglio il gruppo in merito ad approccio e motivazioni, il vero aspetto che ha separato un gruppo fortissimo ma molto umorale da un secondo titolo NBA dopo quello del 2004.
4) Philadelphia Sixers: Dopo un'ottima stagione culminata con i playoff in cui non hanno per nulla demeritato, i Sixers si sono mossi molto bene, con scelte mirate e molto efficaci. L'arrivo di Brand è la ciliegina sulla torta, quello che separava i Sixers dall'essere una buona squadra all'essere una possibile contender era sicuramente la mancanza di un uomo forte in post basso, e l'arrivo di Elton Brand copre al meglio questa carenza. In coppia con Delambert, Brand potrebbe andare a formare una delle migliori coppie di lunghi della lega. Immutato il reparto degli esterni, con i solidissimi Andre Miller e Andre Igoudala a far coppia alla vera grande speranza dei Sixers ossia Thaddeus Young che dopo una promettentissima stagione da rookie è letteralmente pronto per esplodere (il mio Cent per il MIP va a lui). Ottima anche la panchina, i neo arrivi Marshall e Ratliff insieme a Reggie Evans portano esperienza dietro ai lunghi titolari, ma purtroppo Phila dovrà fare a meno per tutta la stagione di Jason Smith, secondo anno che aveva ben figurato la passata stagione, motivo per cui potrebbero aprirsi inaspettati spazi per il promettente rookie Mareeese Speights. Molto solido anche il backup per gli esterni con il trio Louis Williams, Willie Green e Kareem Rush che offre ampie garanzie. Prematuro parlare di titolo date le tante novità , ma è lecito attendersi una stagione da almeno 50 vittorie con un più che concreto pensierino a far qualcosa di buono ai playoff, non limitandosi al solo passaggio di primo turno.
5) Orlando Magic: Se dovessi spendere qualcosa sulla possibile delusione dell'anno andrei con i Magic. Sia chiaro squadra che ad est farà i playoff di sicuro, ma che a mio modo di vedere ha delle lacune troppo evidenti, prima di tutto un reparto esterni senza capo nè coda. Il grande colpo estivo si chiama Michael Pietrus (ex EuroJordan) tutto sommato deludente nel suo trascorso ai Warriors dove probabilmente si giocava un basket molto più congeniale a lui di quello che troverà ai Magic. Orlando ci ha speso molto sopra, ma Pietrus rischia seriemente di pestarsi i piedi con altri due tweener come Rasherd Lewis e l'ottimo Hedo Turkoglu. Considerando la forza fisica di Dwight Howard i Magic dallo spot 3 allo spot 5 sono a posto, ma in play e in guardia i problemi sono pesanti, Jameer Nelson ha già dimostrato in passato di essere un buon play ma nulla di più (peraltro con marcate lacune difensive), in guardia a meno di non inventarsi Pietrus nel ruolo, cosa tatticamente improponibile per un tiro dalla media e lunga per ora inadeguato, siamo alle scommesse su giovanissimi, ruolo in cui probabilmente servirebbe un giocatore di spessore che in attacco apra l'area evitando che le difese altrui collassino tutte su Dwight Howard.
6) Toronto Raptors: Colangelo jr in poco più di dodici mesi a mio parere si è bruciato tutto il credito che aveva nella lega, vuoi perchè i suoi Raptors la passata stagione sono sprofondati in mille problemi, molti dei quali derivanti da uno spogliatoio a due anime che non convivono proprio, ma anche perchè sul mercato, dopo alcune buone mosse, sembra che si stiano muovendo quasi alla disperata. La mossa di Jermaine O'Neal rientra proprio nel novero delle “trade di cui non se ne sentiva il bisogno”, infatti invece di lavorare per provare a far coesistere Bosh e Bargnani, i Raptors gli mettono addirittura in mezzo un terzo incomodo (da 20M$ annui peraltro), con il non trascurabile fatto che Jermaine O'Neal almeno in linea teorica non si accoppia bene nè con Bosh nè con Bargnani. Situazione a mio modo di vedere esplosiva, Raptors teoricamente da playoff, ma se qualcuna di quelle pronosticate sotto va oltre le proprie quotazioni annuali, per Toronto non è da escludere una vacanza forzata sin dalla seconda metà di aprile.
7) Washington Wizards: tornano tutti quanti, sia i free Agent che erano in scadenza, sia i dubbi su una squadra che comunque, anche in preda a tanti infortuni in una stagione veramente sfortunata, ha centrato i playoff, quindi “potrebbero” ragionevolmente ambire a qualcosa in più della passata stagione. I Wizards “sarebbero” nel giusto compromesso tra “freschezza atletica ed esperienza”, Arenas dopo tante sfortune sarà carico a mille, la squadra è solida e solo una difesa degna di questo nome la separa dalle contender. Come vedete ho messo un paio di condizionali strada facendo perchè già prima di partire i Wizards hanno riempito l'infermeria di pezzi importanti, Arenas out fino a gennaio, Haywood pure perlomeno fino alla pausa dell'All Star Game e anche Jamison in preseason si è infortunato in modo serio. Ovvio che in un contesto del genere se la stagione prende una brutta piega nella prima parte è più facile trovarli in lotteria che ai playoff, ma se nella prima parte riescono a tenere senza sprofondare, una volta recuperati tutti gli incerottati potrebbero diventare la classica variabile impazzita. Attenzione al secondo anno Nick Young che potrebbe essere qualcosa di più di una semplice sorpresa.
8) Chicago Bulls: I Bulls sono quanto di più impronosticabile ci sia sulla piazza, inutile stare a ricordare quanta gente è rimasta scottata con loro la stagione passata, dovevano essere da titolo e invece del titolo hanno vinto la lotteria, il che credo metta in chiaro tutto. Il problema dei Bulls non sta certo nel talento, ma bensì nella gestione umana, tanti “galli” in un unico pollaio, hanno creato una situazione grottesca in cui ha lasciato le penne persino un sergente di ferro come Skiles. Ci sarà un Derrick Rose in più, un allenatore nuovo di zecca (Vinnie Del Negro) che in vita sua ancora non ha diretto un allenamento, un Loul Deng rinnovato e si spera quindi al massimo della motivazione (dopo aver toccato il minimo nella passata stagione), ma anche un Ben Gordon rimasto a Chicago controvoglia solo per mancanza di alternative. Reparto esterni da gran livello dove il talento abbonda anche numericamente, reparto sotto da decifrare, ci si aspetta una buona stagione di Drew Gooden, ma in centro i dubbi sono enormi visto che a dividersi il ruolo saranno due sophomore come Aron Gray e Joakim Noah, troppo statico il primo a cui si chiederà solo di essere un dignitoso cambio, troppo lontano dal concetto di centro Noah, giocatore che oltretutto dovrà trasformare il suo smisurato ego in una più costruttiva leadership. Tanti buoni giocatori, ma in definitiva manca la stella di prima grandezza quella che di solito divide le buone e ottime squadre dalla vittoria del titolo. Per talento varrebbero 50 W ad occhi chiusi, per il resto potrebbero rivincere la lotteria. Ultimo posto di playoff comunque come minimo sindacale.
9) Atlanta Hawks: Dopo aver acciuffato i playoff all'ultimo tuffo per Atlanta sarebbe lecito attendersi una replica, ma non sarà facile. La perdita di Josh Childress emigrato in Europa per il Dio denaro è purtroppo di quelle pesanti, Childress nei playoff era diventato una sorta di tuttofare che uscendo dalla panchina cambiava quasi tutti i titolari, dando oltretutto un impatto difensivo non indifferente. I suoi sostituti in linea strettamente teorica saranno Maurice Evans e Ronald Murray, che andranno a rimpinguare una panchina forse numericamente più profonda. Lecito però attendersi una stagione regolare con meno alti e bassi, Bibby presente da subito (e nel contract Year) dovrebbe dare quel minimo di geometria al gioco che ha sempre fatto difetto agli Hawks in tempi recenti, suo cambio Acie Law sta sgomitando alle sue spalle e può essere sicuramente un altro pezzo importante, Joe Johnson è ormai una sicurezza su cui contare, ma i due giocatori che saranno chiamati a fare un vero salto in avanti saranno Al Horford e soprattutto Marvin Williams. Horford ha giocato una stagione da rookie sensazionale, ben oltre le attese, una sua conferma con tutti i miglioramenti che porta un anno in più di esperienza sarà cruciale, mentre per Marvin Williams è veramente l'ora di mettere in pratica il suo enorme potenziale, cosa che per ora l'ex Tar Heels non ha mai fatto.
10) Miami Heat: Dwayne Wade sembra aver risolto i problemi a spalle a caviglie, Riley di sicuro anche da dietro alla scrivania non accetterà un'altra stagione sciagurata e c'è una scelta alta in lotteria come Michael Beasley. Questi i motivi per sorridere, però Miami inutile girarci intorno è in un momento di transizione, Riley sta lavorando bene a livello di cap e nei prossimi mesi avrà buoni assett sul mercato e una buona flessibilità salariale per rinforzare una squadra che per ora non ha una parvenza di frontline, con Shawn Marion e Michael Beasley che teoricamente sono due uomini da quintetto base, ma poi in pratica nessuno dei due potrà giocare in pianta stabile da “quattro classico”, non avendo accanto un centro difensivo di spessore. Si prendo a bordo anche Jamal Magloire nella speranza di farne almeno un giocatore di complemento, cosa un po strana da sentire per uno che qualche hanno fa rischiò di vincere l'MVP dell'All Star Game. Si Spera infine che sia l'anno buono per l'esplosione di Dorrell Wright giocatore dal grande potenziale per ora visto poco o nulla, e chissà forse anche di recuperare Shaun Livingston dopo 18 mesi di inattività Insomma una stagione con tante scommesse in campo, e tanta attesa sul mercato, dove ovviamente Miami sarà chiamata anche strada facendo a fare cose importanti, data l'ottima flessibilità salariale creata da Riley. Playoff difficili ma non impossibili se qualcuna di quelle sopra stecca la stagione.
11) New York Knicks: 99.360.505 $, questa è la cifra (ovviamente la più alta della NBA) che la famiglia Dolan sborserà ancora una volta per vedere i Knciks andare di nuovo in vacanza a metà aprile. Ma se la qualificazione ai playoff sembra un chimera, per una volta i difficilissimi tifosi dei Knicks potrebbero avere un motivo per sperare. Ossia Mike D'Antoni, nuovo coach, in piena sintonia con il nuov GM Donnie Walsh, che però si sono ritrovati per le mani un accozzaglia di giocatori senza ne capo ne coda, peraltro tutti strapagati e demotivati. Ovviamente con il cap disastrato dei Knicks era pure impossibile rivoluzionare la squadra in una estate e quindi questa stagione servirà a D'Antoni per capire chi potrà essere utile o meno in futuro e quindi iniziare a cedere il resto. La prima mossa sul mercato è stato l'arrivo di Chris Duhon playmaker distante anni luce da Steve Nash ossia l'ex play titolare di D'Antoni ai Suns, ma su cui “il baffo” sembra puntare decisamente per lo spot di titolare, mettendo subito da parte Stephon Marbury e Nate Robinson. Zach Randolph potrebbe essere al suo anno decisivo, sembra che abbia trovato sintonia con il nuovo coach che potrebbe ripagarlo con tanta fiducia, fiducia che invece mancherà verso Eddy Curry, presentatosi al traing camp in clamoroso sovrappeso e già messo in castigo da D'Antoni. In mezzo a questo marasma e a queste sperimentazioni ci sarà il nostro Danilo Gallinari, a cui in linea teorica toccherà lo spot di ala piccola titolare, ma che per ora oltre a lottare contro l'agguerrito David Lee dovrà pure combattere con fastidiosi problemi alla schiena. Squadra semplicemente indecifrabile, che non difetta certo di talento, ma che dal lato umano non dovrà fare un ma due o tre step per sperare in una qualificazione ai playoff, e il primo arduo compito di D'Antoni sarà proprio questo.
12) Indiana Pacers: Per i Pacers siamo forse all'anno prima dell'anno zero. Con la cessione a Toronto di Jermaine O'Neal è chiaro che ad Indiana sono pronti per una drastica rifondazione, e quindi la fase uno in questi case prevede la cessione di tutti i contratti a lungo termine anche in trade apparentemente in perdita a livello tecnico, quindi Larry Bird sarà chiamato a ridare flessibilità ad un cap com quello dei Pacers dove i tre contratti di Dunleavy Jr, Troy Murphy e Jamaal Tinsley sono ospiti poco graditi. Tinsley è di fatto già un ex, i Pacers hanno già provato a piazzarlo sul mercato, e molto difficilemte rimarrà a lungo ad Indiana dove le sorti della regia saranno affidate alla coppia TJ Ford / Jarrett Jack. Più utili alla causa nel presente Murphy e Dunleavy, anche se ovviamente potrebbero essere ceduti in ogni momento. Danny Granger è l'unico giocatore del presente che sicuramente avrà un posto di rilievo nei Pacers del futuro, anche se va messo in chiaro che non potrà mai essere una stella di prima grandezza o un franchise player. Occhi puntati anche su due rookie come Brandon Rush e Roy Hibbert, ragazzi dal passato universitario di primissimo piano, ambiziosi di smentire sul campo tutti quelli che in sede di draft non hanno creduto in loro. Per i Pacers quindi si profila una stagione onesta, con scarsissime possibilità di fare i playoff, ma è altresì da escludere anche una stagione intera in tanking, perchè gente come Larry Bird o Jim O'Brien sa benissimo che è una pratica che normalmente è più quello che ti toglie di quello che ti da.
13) Milwaukee Bucks: I Bucks teoricamente dovrebbero essere al quarto o quinto anno di ricostruzione, ma in verità sembrano al primo, ossia squadra di basso livello, cap elevato, mancanza di un giocatore chiave su cui effettuare la ricostruzione. Un bel pasticcio insomma, nato probabilmente dallo sbaglio di preferire Andrew Bogut al duo Chris Paul-Deron Williams al draft di tre anni fa (cosa peraltro fatta in piena logica per quello che veniva accreditato agli eleggibili prima di quel draft, e quindi senza molti rimorsi sulla coscienza). La stretta verità ci parla di una squadra con quella che forse è la peggior frontline difensiva della lega, con il solo Bogut a fare qualcosa di buono nel pitturato e con un reparto di esterni più che accettabile, perchè la coppia Michael Redd / Richard Jefferson è di tutto riguardo. Le cessioni di TJ Ford e Mo Williams degli ultmi anni hanno finito per aprire anche un bel buco in regia dove non sarà certo il deludente Luke Ridnour a risanare la faccenda. Poco o nulla dalla panchina dove forse l'unica attrattiva potrebbe essere il rookie Joe Alexander, per il resto veterani delusi da anni e giovanotti in cerca di spazio. Tra tanti dubbi perlomeno hanno sistemato lo slot del coach dove l'ottimo Scott Skiles avrà l'arduo compito di dare una identità a questa squadra.
14) Charlotte Bobcats: La situazione dei Bobcats inizia a farsi preoccupante, alla vigilia della loro quinta stagione in NBA sono ancora ancorati al fondo dell'Eastern Conference, soprattutto per colpa di scelte altissime al draft, che non hanno mai portato in North Carolina una “stella” degna di tale nome. Un po di sfortuna, tanti infortuni, ma alla base errori madornali a fine giugno fanno si che i BobCats siano ancora una squadra in fase di assembramento. Se la scelta di Okafor non è contestabile per modi e tempi, va detto che però i problemi fisici di Emake noti anche prima del draft lo stanno limitando non poco. Difensore di primissimo piano, difetta di cm per giocare in ala grande e paradossalmente sarà chiamato a giocare da centro titolare. Le scelte successive di Felton e Morrison possono tranquillamente essere inserite nel novero degli errori, e il fatto stesso che Larry Brown appena arrivato abbia scelto al draft un altro play come Augustin la dice lunga sulla poco fiducia che c'è intorno a Felton giocatore dall'indiscusso talento, ma che in tre anni non ha fatto nessun tipo di progresso dal punto di vista della saggezza, continuando a giocare di puri istinti come faceva al college, cosa che però in NBA non puoi fare. La scelta di Augustin comunque rimane senza dubbio controversa, perchè con tutti i dubbi su Felton rimane difficile a chiunque pensare che l'ex Texas possa un giorno diventare migliore di lui. Più difficile la situazione di Adam Morrison, giocatore che ha saltato di netto la seconda stagione ma che nella prima aveva deluso non poco. Dovrà ricostruirsi tutto, con la pesante incombenza di aver davanti nel ruolo Gerald Wallace e Jason Richardson ossia le uniche certezze dei Bobcats con Okafor. Playoff impossibili, ma già una stagione da 30 w non è un obbiettivo facile per una squadra imbottita di buoni e discreti esterni, ma con una frontline tra le peggiori della lega. Basterà il santone Larry Brown per uscire finalmente dai bassifondi dell'Est?
15) New Jersey Nets: volete sapere quale potrebbe essere l'unico ragionevole obbiettivo dei Nets e di Rod Thorn per questa stagione? Riuscire a cedere Vince Carter! Period. I Nets per ora non sono neppure una squadra, sono un insieme di giocatori, molti dei quali giovani di medio basso talento, o perlomeno lontani dall'essere una stella. Ovvio che come per altre per ora l'importante è snellire il cap, e sperare in qualche botta di “posteriore” alla lotteria. Per il resto i Nets inizieranno una sorta di Summer League “invernale” dove testeranno i giovani per capire chi sarà utile eventualmente per il futuro o meno. L'unico punto fermo sarà Devin Harris. Il resto dei giocatori dovrà rimboccarsi le maniche e far vedere allo staff decnico dirigenziale che vale più del compagno. Mi permetto di fare una piccola eccezione con la scelta dal secondo giro Chris Douglas Roberts che per stazza approccio e talento potrebbe “emergere dal gruppo”. Stagione da venti vittorie, con un pensiero alle palline da ping pong e uno a LeBron.