Memphis Grizzlies Preview

L'uragano Mayo è pronto ad abbattersi, via Grizzlies, sulla Nba. In allerta le altre 29 franchigie della Lega.

Si respira aria nuova nel Tennessee, si è chiuso definitivamente col recente passato dopo le cessioni di Pau Gasol e Mike Miller, i due uomini che più di tutti avevano rappresentato il triennio di apparizioni consecutive ai playoffs dei Grizzlies.

Subito dopo il draft il tiratore da Florida è stato ceduto ai Timberwolves in un mega scambio che ha coinvolto altri giocatori e che ha fatto arrivare nella città  di Elvis il talentuoso OJ Mayo. Si ripartirà  da lui, da Conley, da Gasol Junior (Marc) e da coach Iavaroni, che nella scorsa stagione non è riuscito ad invertire il burrascoso trend della stagione 2006-2007.

22 vittorie in quell’annata, 22 vittorie in quella appena terminata: i Grizzlies attualmente non sono da playoffs, men che meno in una division come la Southwest che vede le altre quattro squadre candidarsi addirittura per il titolo. L’obiettivo è di cercare di amalgamare una grande quantità  di talento, di sgrezzare giocatori con ancora un ruolo non ben definito (citofonare Crittenton) e migliorare il più possibile, non tanto in termini di vittorie quanto più che altro in termini di convinzione e maturità .

Iavaroni dovrà  cercare di far coesistere i giovani, i veterani e gli stranieri. Walker e Jaric sembrano al momento solo di passaggio, Gasol e l’iraniano Haddadi (voluto fortemente) meno, intenzionati invece a dimostrare che nella lega di Stern possono starci eccome. Ma tutti i fari saranno puntati inevitabilmente su OJ Mayo, già  ora uno dei possibili candidati al titolo di rookie dell’anno, e su Rudy Gay, atteso al definitivo salto di qualità  per assestarsi al ruolo di stella Nba.

Conference: Western Conference
Division: Southwest Division

Arrivi: Antoine Walker (Minnesota Timberwolves); Greg Buckner (Minnesota Timberwolves); Marko Jaric (Minnesota Timberwolves);
Partenze: Juan Carlos Navarro (Barcellona); Mike Miller (Minnesota Timberwolves); Brian Cardinal (Minnesota Timberwolves); Jason Collins (Minnesota Timberwolves);
Rookie: Darrell Arthur, OJ Mayo, Marc Gasol, Hamed Haddadi.

Probabile quintetto base:
Playmaker: Mike Conley Jr
Guardia: OJ Mayo
Ala piccola: Rudy Gay
Ala grande: Hakin Warrick
Centro: Darko Milicic

ROSTER
Guardie:Mike Conley Jr, Casey Jacobsen, Kyle Lowry, Marko Jaric, Greg Buckner, OJ Mayo, Javaris Crittenton
Ali:Rudy Gay, Hakim Warrick, Antoine Walker, Darrell Arthur, Andre Brown
Centri:Darko Milicic, Hamed Haddadi, Marc Gasol

Head coach : Marc Iavaroni (College – Virginia)

Commento

La prima stagione della coppia Wallace-Iavaroni non è andata granchè bene. Ventidue vittorie come nella gestione di Tony Barone. L’ex GM dei Celtics ha però rinnovato la fiducia a Iavaroni perché c’è un progetto a lunga scadenza e perché nella scorsa stagione si è defintivamente fatta piazza pulita con le cessioni prima di Gasol e poi di Miller. Si riparte dunque dai giovanissimi in una stagione dove l’obiettivo primario non sono i playoffs (fuori mano per Memphis, servono almeno 50 vittorie ad Ovest) ma far crescere il gruppo.

L’idea di Iavaroni è di creare una sorta di Phoenix Suns in miniatura e replicare il gioco del suo ex capo allenatore in Arizona Mike D’Antoni (ora nella Mela). Dunque ritmi altissimi, tiro da tre punti, azioni rapide nei primi secondi dell’azione, velocità  e difesa quanto basta. Difesa, questo è stato il problema dello scorso anno: sì, perché i Grizzlies non hanno mai avuto difficoltà  a segnare 120-130 punti, ma non sono mai riusciti a mostrare un briciolo di resistenza nei confronti dell’attacco avversario.

Memphis ha chiuso la scorsa regular season con 105 punti di media segnati, ma 111 subiti a sera. Decisamente troppi.

Ed è proprio sul discorso difesa che troppo spesso si fa confusione: non è vero che i Suns di D’Antoni non difendevano, attuavano piuttosto un tipo di azione difensiva che invitava gli avversari a fare quello che più serviva a Nash e compagni per ripartire. E poi quei Suns difendevano eccome quando c’era da difendere. Invece i Grizzlies hanno mostrato per 82 partite di regular season un atteggiamento da assoluti pacifisti nella propria metà  campo. È qui che Iavaroni deve cercare di lavorare per invertire il trend.

I giocatori che maggiormente possono dare una mano nella propria metà  campo sono sicuramente Buckner, Jaric e Marc Gasol. I primi due, arrivati dai Timberwolves con Antoine Walker e OJ Mayo nella trade che ha portato sostanzialmente Miller e Kevin Love nel Minnesota, sono due ottimi difensori uno contro uno, che spesso e volentieri si occupano dell’esterno più pericoloso degli avversari.

Da chiarire però il loro destino a Memphis: la mia sensazione è che, soprattutto per Jaric (ma anche per Antoine Walker), potrebbe arrivare ben presto un buyout e la firma con un team di vertice per andare a rimpolpare il roster e agire da operaio specializzato. Per quanto riguarda Gasol, arrivato in estate dopo una stagione da assoluto protagonista nella Liga ACB con la canotta di Girona, è un giocatore di energia pura, con mani educate e con un gran fisico, molto bravo in fase difensiva e che non danneggia la squadra in attacco.

Proprio di Gasol bisogna parlare, soprattutto in chiave Grizzlies. Il Gm Chris Wallace ha battuto la forte concorrenza del Real Madrid per portarlo negli States.

I tifosi di Memphis non devono attendersi un giocatore simile a Pau perché Marc è piuttosto diverso: molto più fisico e grosso, è un giocatore determinato, grintoso, che non ha il talento cestistico e la visione del fratello maggiore ma è migliorato tanto in attacco, ha aggiunto buoni movimenti in post basso al suo tiro dalla media e si è consacrato come uno dei migliori lunghi europei. Dunque un giocatore di stazza e duro per una squadra piuttosto molle come i Grizzlies.

Un altro arrivo nel settore lunghi di cui non si può non parlare è quello del centro della nazionale iraniana Hamed Haddadi. 23 anni, 218 cm, ha fatto vedere grandi cose ai Giochi di Pechino dove ha chiuso come miglior stoppatore e rimbalzista, ma prima ancora alla Summer League di Las Vegas dove aveva giocato sempre con la maglia della sua nazionale.

Il suo ingaggio è stato piuttosto complicato visti i rapporti tutt’altro che idilliaci che corrono tra Stati Uniti e Iran, ma soprattutto per una regola che impedisce alle squadre Nba di trattare con società  della repubblica islamica. Alla fine però ha avuto ragione il ragazzo che è riuscito a coronare il sogno di firmare con una franchigia Nba.

Il reparto lunghi viene completato da Hakim Warrick, Andre Brown e Darko Milicic, presenti già  lo scorso anno e col serbo che dovrebbe partire come centro titolare, a cui vanno aggiunti anche Antoine Walker e Darrell Arthur. Per “The Genius” vale più o meno lo stesso discorso fatto per Jaric (buyout?) mentre qualcosi di buono ci si apetta dall’ex lungo di Kansas.

Protagonista di un autentico dramma la notte del draft, dove il suo nome è stato chiamato solo al numero 27 (era previsto al massimo alla 15) a causa di alcuni rumors abbastanza allarmanti sulle sue condizioni di salute, si è complicato ancor di più le cose nella tarda estate dove con l’ex compagno di college Chalmers (degli Heat), si è fatto beccare in camera con svariate donnine e con un non identificato quantitativo di marijuana.

I due, che dovevano essere al corso di comportamento per matricole della Nba, sono stati rispediti a casa e con una bella multa di 20.000 verdoni. Diciamo che l’inizio di Arthur non è stato proprio rose e fiori con l’Nba. Il talento del ragazzo però è tutt’altro che da buttare e potrà  contribuire da subito alla causa.

Per quanto riguarda il reparto esterni, ci si basa più che altro su interrogativi che certezze. Detto di Jaric e Buckner, si attende la definitiva esplosione di Rudy Gay, la crescita di Conley e Crittenton e vedere cosa è in grado di fare Mayo.

In due stagioni Gay è migliorato in ogni categoria statistica (percentuale da tre a parte), e il suo fatturato in termini di punti è raddoppiato passando da 10 a sera dell’annata da rookie agli oltre venti dello scorso anno.

È indubbio che la partenza di Gasol (Pau) abbia influito nelle cifre ma il ragazzo di Baltimore non ha avuto problemi a diventare immediatamente il leader della squadra ed è stato vicinissimo al titolo di “Most Improved Player”. Deve migliorare nelle scelte di tiro e riuscire a prendere realmente per mano la squadra nei momenti topici. Deve convincere Iavaroni a fidarsi ciecamente di lui. Questa deve essere la sua stagione, perché la stella dei Grizzlies è lui, a meno di clamorosi scossoni dell’uragano Mayo.

Cabina di regia in mano a Conley e Crittenton. Il secondo è una combo guard che può agire in entrambi i ruoli ma deve ancora migliorare tanto se vuole davvero diventare un playmaker da Nba. I suoi mezzi fisici sono straripanti ma la sua tecnica è ancora molto grezza, segno che un solo anno al college non è bastato.

La cosa certa è che i Grizzlies sono la squadra adatta per il suo sviluppo: i minuti a disposizione saranno parecchi, così come i tiri e i margini di errore. Chi deve limitare gli errori e crescere in fretta è Mike Conley. Il salto dal college ai professionisti è stato difficile per l’amico di Greg Oden. Inoltre, il peso di essere stato quarta scelta assoluta ha influito sulle sue decisioni sul parquet.

Dopo la rinuncia a Stoudamire è stato lanciato in quintetto e sicuramente la sua fiducia ne ha giovato. Ha mostrato alcuni buoni lampi ma la strada è lunga prima di diventare uno dei top player nel ruolo. Ma vale lo stesso discorso fatto per Crittenton: c’è spazio per lavorare e sbagliare, se serve.

Dulcis in fundo OJ Mayo, “The Next Big Thing”. Una sola stagione al college terminata presto nel torneo Ncaa. Un inizio burrascoso a Usc con il “frontale” costato la mandibola al nostro Daniel Hackett.

Prima ancora, una carriera liceale molto travagliata e fatta di continui cambi di scuola. Ora la Nba. Già  alla Summer League ha mostrato alcuni lampi (quasi 19 punti col 41% dal campo e il 48% da tre), un raggio di tiro illimitato, doti atletiche più che discrete e un carisma sconfinato. Forse è presto per dirlo, ma solo la taglia può essere il suo limite (un po’ bassino per fare la guardia). Sta imparando a fare il playmaker ma il suo ruolo è quello di guardia, o meglio di tuttofare tra gli esterni.

Darà  battaglia per il titolo di matricola dell’anno ma state pur certi che farà  divertire, come tutti i Memphis Grizzlies.

Ora il progetto sembra chiaro: lavorare sui giovani di talento e accelerare la loro esplosione. Traguardi non ce ne sono, se non appunto quello di continuare a sviluppare questo gruppo e farlo girare al meglio.

I punti interrogativi restano parecchi, la division è la più impervia di tutta la lega ma questi ragazzi giocheranno senza pressione, faranno divertire e cercheranno di vincere più gare possibile per la gioia loro e dei supporters, che non sempre riempiono le tribune del FedEx Forum.

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