Le condizioni fisiche di Nash saranno decisive per la stagione dei Suns
La rivoluzione in casa Suns è cominciata. Terry Porter ha preso le redini della squadra nel suo primo training camp a Phoenix e già dal primo momento si è visto che questi Suns hanno poco a che vedere con quelli che conosciamo.
Si parla molto di difesa, in attacco Nash rallenta il gioco per eseguire la giocata indicata dal nuovo coach e anche il tabellone durante una partitella si adegua ai nuovi tempi: non registra i canestri fatti ma assegna un punto ogni volta che una squadra impedisce all'altra di segnare.
Insomma è cambio culturale a Phoenix. Non più veloci ed accattivanti, i Suns saranno (o almeno ci proveranno) più lenti in attacco e solidi in difesa. Phoenix si affida alla tradizione, al "vecchio", se vogliamo, pur di vincere un anello. Torna a credere al tanto antipatico quanto difficile da contraddire adagio NBA: "defense wins championships".
Per riuscire a portare il primo anello nella Valle del Sole Porter dovrà trasformare una squadra completamente offensiva ad una più orientata alla difesa. La sfida sarà riuscirci con, praticamente, gli stessi uomini di Mike D'Antoni, che giocava in quel modo anche per le caratteristiche del suo roster, non dimentichiamocelo.
Potrà dunque Terry Porter cambiare la filosofia dei Suns e trasformare un roster mediocre a livello difensivo in uno di alto livello? E se ci riuscisse, basterà per vincere un anello?
Conference: Western Conference
Division: Pacific Division
Arrivi: Matt Barnes (Golden State Warriors), Louis Amundson (Philadelphia 76ers).
Partenze: D.J. Strawberry (Houston Rockets), Brian Skinner (Los Angeles Clippers), Eric Piatkowski (Free Agent), Sean Marks (New Orleans Hornets).
Rookie: Robin Lopez, Goran Dragic, Sean Singletary
Probabile quintetto base
Playmaker: Steve Nash
Guardia: Raja Bell
Ala piccola: Grant Hill
Ala grande: Amaré Stoudemire
Centro: Shaquille O'Neal
Roster
Guardie: Leandro Barbosa, Raja Bell, Goran Dragic, Steve Nash, Sean Singletary.
Ali: Louis Amundson, Matt Barnes, Boris Diaw, Grant Hill, Amaré Stoudemire, Alando Tucker.
Centri: Robin Lopez, Shaquille O'Neal.
Head coach: Terry Porter
Commento
È difficile togliersi di dosso la sensazione che una squadra come i Suns degli ultimi 4 anni non la vedremo mai più. Per i fan dell'attacco frizzante e spensierato di D'Antoni e Nash è dura credere che qualcuno ci riproverà seriamente dopo aver assistito a quello che è successo a Phoenix dopo la disfatta contro gli Spurs.
Se al "Run'n'gun" non ci credono più nemmeno a Phoenix con Nash al timone, chi mai avrà il coraggio di riproporlo? Di certo non Terry Porter, che è stato portato alla Valle del Sole da Steve Kerr proprio per cambiare l'anima della squadra.
Il General Manager dei Suns è sempre stato un uomo di difesa più che di attacco. Almeno ha sempre vissuto in ambienti che primeggiavano la parte difensiva a quella offensiva. Non è un segreto che ammiri profondamente gli Spurs e la loro ormai proverbiale solidità . Mike D'Antoni non era proprio il coach che faceva per lui. Per questo ha chiamato Porter, ex-compagno ed amico, per dare un'impronta difensiva ai Suns di Nash e Stoudemire. Che detto così sembra già una contraddizione in termini.
Ad aggiungere altri dubbi c'è il fatto che i Bucks di Porter non erano certo una corazzata nella propria metà campo, anzi, avevano raggiunto il successo (relativo) grazie ad un attacco allegro (almeno per gli standard di quei tempi e soprattutto nell'Est) non per essere dei grandi "stopper" sotto canestro.
Diamo a Porter comunque il beneficio del dubbio visto che quei Bucks erano costellati da difensori mediocri. Certamente d'ora in poi a Phoenix nessuno accuserà il coach di non pensare mai alla difesa, questo dev'essere già un sollievo per Steve Kerr.
Coscienti che non basta un cambio di coach, per migliorare la fase difensiva i Suns si sono anche mossi nel Draft e sul mercato. Dal draft sono arrivati Robin Lopez e Goran Dragic. Lopez, proveniente da Stanford, è uno specialista difensivo, alto sette piedi ed imponente sotto canestro.
Uno specialista nelle stoppate e nei rimbalzi. Sembrerebbe proprio quello che ci voleva come backup di Shaq e occasionale titolare nel caso O'Neal abbia qualche acciacco (purtroppo, un'eventualità tutt'altro che improbabile). Dragic, dal canto suo, è un playmaker considerato poco "fantasioso" ma estremamente abile nel concludere a canestro (qualità che l'hanno portato ad essere paragonato a Parker) ed un ottimo difensore.
I Suns sono convinti che sia il futuro, l'uomo dell'era post-Nash, anche se ammettono che forse ci vorrà tempo. Ragione per la quale è stato spedito DJ Strawberry a Houston per avere Singleton, altro rookie playmaker. Lo sloveno avrà di sicuro bisogno di adattarsi alla NBA e sviluppare il suo fisico prima di dare un contributo importante, ma a Phoenix sembrano davvero ottimisti.
Di certo i rookies non fanno gridare al miracolo, ma sono aggiunte che apportano solidità , la parola d'ordine di questi tempi a Phoenix. Lopez, per le sue capacità , dovrebbe essere capace di entrare in rotazione immediatamente. A Dragic sarà dato l'arduo compito di far riposare Nash senza abbassare troppo il livello della squadra.
L'idea dei Suns è addirittura quella di ridurre il numero di partite in regular season.
"L'ideale sarebbe se potessimo farlo sedere intorno alle 12 partite" dichiarava Kerr, all'inizio dell'estate.
Lo stesso Nash però non sembra molto convinto della viabilità del piano: "Per com'è competitivo il West quest'anno dubito che potrò permettermi di prendere così tante serate di riposo".
L'altra grande critica "storica" a Mike D'Antoni è sempre stata quella di non sapere, o non volere, utilizzare la panchina. L'arrivo di Matt Barnes assieme ai tre rookie e l'apparente miglioramento di Alando Tucker dovrebbero risolvere questa questione.
L'ex Warrior Barnes è atterrato a Phoenix quasi in sordina, a sorpresa. Nessuno si aspettava avrebbe accettato un contratto inferiore alla "Mid Level Exception", tanto meno per il minimo salariale.
L'ala proveniente dalla UCLA è un'ottimo rimbalzista e dovrebbe partire dalla panchina per dare respiro a Grant Hill o anche a Raja Bell. I Suns hanno riposte molte speranze in lui.
"Non voglio dire che qualcuno è stato l'MVP della settimana - dichiarava Porter a Tucson, dove i Suns svolgono il loro Training Camp - ma Matt è stato veramente solido. Ha tirato molto bene e si è integrato in fretta al gruppo".
Non è da escludere una partenza in quintetto per lui, considerando anche che Grant Hill ha dichiarato che non avrebbe alcun problema a cominciare la partita dal pino.
A far compagnia a Barnes o ad Hill ci saranno i soliti Leandro Barbosa e Boris Diaw.
Entrambi hanno di fronte la stagione della verità . Dopo i loro "exploit" di tre stagioni fa e i mezzi flop della scorsa si giocano tutto quest'anno.
Il brasiliano l'anno scorso ha visto come il suo tiro cominciava a far cilecca più del previsto (dal 43% del '06-'07 al 38% dell'anno scorso) e ha perso definitivamente il posto da "backup" di Nash, cosa che presumibilmente gli farà diminuire anche il minutaggio.
Il francese si trova in una situazione ancor più complicata, la stagione scorsa è stata davvero deludente, ancor più di quella prima e ha finito tutto il credito che aveva. O dimostra di essere un giocatore che può apportare qualcosa alla squadra o sarà probabilmente scambiato, visto che attualmente non vale il contratto che vanta. In più, con l'arrivo di Barnes e Lopez non è chiaro quale sarà il suo ruolo.
Nell'attacco più tradizionale di Porter potrà Diaw giocare da 4? Se il nuovo coach lo vuole utilizzare da 3, come fece D'Antoni con discreto successo nelle ultime gare contro gli Spurs, ci saranno minuti per lui?
Comunque sia, contando Barbosa, Diaw, Barnes, Lopez e Dragic i Suns hanno a disposizione una solida rotazione da 10, con i "jolly" Tucker e Singleton, che possono avere qualche minuto qua e là . Oltre ad essere più profonda la panchina può vantare quest'anno un po' di gioventù, cosa che non si può dire certo del quintetto titolare che, Stoudemire escluso, ha una media di ben 34,5 anni.
È forse questa, tra tutte quelle che ci sono, la grande incognita dei Suns di quest'anno: ci sarà un declino dei "veterans"? Che rendimento avrà Shaquille O'Neal alla sua veneranda età di 36 anni?
Qualsiasi "big man" a quell'età vede un decremento (già evidente tra l'altro) nel suo rendimento, senza considerare gli innumerevoli acciacchi che l'ex Laker ha dovuto sopportare nelle ultime due stagioni. Idem per Hill, con l'aggravante che ha una storia ancor più lunga di infortuni gravi.
Anche Raja Bell ha cominciato ad accusare le tante primavere sulle spalle la scorsa stagione, quando il suo rendimento è stato ben al di sotto di quello a cui ci aveva abituati, tirando peggio del solito e prendendosi varie partite per un fastidioso e ripetuto infortunio alla caviglia.
Tra tutti i veterani sembrerebbe che Nash sia quello più fresco. "Sto invecchiando ma mi sento benissimo - affermava in un'intervista - se gioco bene in queste ultime due stagioni del mio contratto spero di giocarne altre due". Per Nash è da vedere anche come si adeguerà ad un sistema offensivo molto più ragionato e prevedibile di quello di D'Antoni, che sembrava fatto apposta per lui.
Sulla carta le sue caratteristiche non si addicono molto ad un attacco prevalentemente in "half-court". Anche in difesa non è a 34 anni che comincerà a migliorare sostanzialmente, anche se un sistema difensivo più solido potrebbe nascondere alcune delle sue carenze nell'uno contro uno.
L'altra grande lacuna difensiva è Amaré Stoudemire che durante la sua carriera si è dimostrato spesso incapace di fermare le ali e i centri avversari (una della ragioni per cui è arrivato O'Neal). L'arrivo di Porter sembrerebbe averlo soddisfatto.
Infatti Stoudemire non ha nascosto i suoi contrasti con D'Antoni ed è arrivato ad insinuare che con il nuovo coach dei Knicks non si praticava mai la difesa in allenamento. Puntando il dito sui sistemi difensivi dell'ex allenatore, Amaré ha involontariamente messo tutta la pressione su di lui.
Se nemmeno con Porter e il nuovo assistente difensivo, l'ex centro NBA Bill Cartwright, migliorerà in difesa e a rimbalzo si potrà considerare una causa persa in questo aspetto e rimarrà per sempre un eccezionale attaccante, quasi unico, con una pressoché totale incapacità di fermare chiunque in difesa.
Ricapitolando, la sensazione è che l'epoca d'oro dei Phoenix Suns sia finita e che la riconversione di una squadra eccezionale in attacco ad una votata di più alla difesa non sarà un grande successo, soprattutto nel giovane West, dominato dai Lakers, Jazz e Hornets.
I Suns rimarranno comunque una squadra da playoff ma l'inesperienza del nuovo coach unita al declino dei veterani non permetteranno probabilmente di andare molto oltre. Sarà dura accettare la realtà , ma i sogni di gloria se ne sono probabilmente andati con la partenza di D'Antoni per la grande Mela.