Minnesota TWolves: Preview

Al Jefferson, uomo franchigia dei TWolves, sembra affidarsi a qualcuno lassù per la nuova stagione.

Per i Timberwolves, dopo l’anno zero a seguito della cessione di Kevin Garnett, emigrato a Bean Town e riuscito finalmente nell’impresa di infilarsi al dito un bell’anellone, è il momento di concentrarsi con tutte le forze possibili nel lavoro di ricostruzione, testimoniato anche dalle nuove divise da gioco, che riprendono i colori della squadra che annorava talenti come Christian Laettner e Isaiah Rider.

Un percorso lungo, pieno di insidie e non facile, soprattutto nella bagarre targata Western Coneference. Si riparte da un pacchetto di lunghi di ottimo valore per il presente, ma soprattutto in chiave futura, con il talento di Al Jefferson abbinato al gioco “old style” di Kevin Love, freshman dell’anno per la Pac 10 nell’unica stagione a Ucla.

Oltre a Love, sono arrivati altri elementi importanti, come la carabina Mike Miller e l’atletone Rodney Carney. Si attenderà  finalmente l’esplosione di Randy Foye e Corey Brewer mentre per Bassy Telfair è già  (purtroppo…) l’annata del giudizio defintivo.

Conference: Western Conference
Division: Northwest Division

Arrivi: Mike Miller (Memphis Grizzlies); Brian Cardinal (Memphis Grizzlies); Jason Collins (Memphis Grizzlies); Rodney Carney (Philadelphia 76ers); Calvin Booth (Philadelphia 76ers);
Partenze: Antoine Walker (Memphis Grizzlies); Greg Buckner (Memphis Grizzlies); Marko Jaric (Memphis Grizzlies);
Rookie: Kevin Love.

Probabile quintetto base:
Playmaker: Randy Foye
Guardia: Mike Miller
Ala piccola: Corey Brewer
Ala grande: Kevin Love
Centro: Al Jefferson

ROSTER
Guardie:Sebastian Telfair, Randy Foye, Rashad McCants, Mike Miller, Kirk Snyder
Ali:Corey Brewer, Brian Cardinal, Rodney Carney, Ryan Gomes, Kevin Love, Mark Madsen, Craig Smith, Chris Richard, Al Jefferson
Centri:Calvin Booth, Jason Collins, Michael Doleac

Head coach : Randy Wittman

Commento

I Timberwolves ripartono dalle 22 vittorie dello scorso, un allenatore, Randy Wittman, che è ancora un’incognita, ma un gruppo di ragazzi che di talento ne ha da dare in beneficienza. Il punto più alto di questo ammasso di gente costruita per giocare a pallacanestro è sicuramente Al Jefferson, l’uomo arrivato in cambio Kevin Garnett.

Al primo anno nel Minnesota, Baby Al ha messo lì una doppia doppia di media a 21+11, roba che in maglia Timberwolves non si è mai vista, tranne che in un caso: Kevin Garnett. È chiaro come ci sia stato un virtuale passaggio di testimone e che anche la dirigenza abbia capito che ricevere Jefferson in cambio di KG alla lunga possa davvero essere stato un colpo che possa accontentare tutti, non solo i Celtics, come è stato facile dire allora (anche oggi per la verità …), ma che domani potrebbe risultare meno catastrofico.

Dunque il ragazzone da Prentiss HS è la pietra angolare del progetto, di cui fa parte per forza di cose anche Kevin Love, l’ex stella dei Bruins, incredibile nella sua unica stagione collegiale.

Il nipote di uno dei Beach Boys ha trascinato Ucla alla Final Four ma una volta al gran ballo anche KL ha stranamente spento la luce. Questo non ha però creato dubbi a Kevin McHale che si è letteralmente innamorato del ragazzone da Lake Oswego HS e ha perfino rinunciato a OJ Mayo pur di averlo nella sua squadra.

Kevin Love può ricordare il giovane McHale per la sua tecnica, l’abilità  in post basso e fronte a canestro, ma in particolare per l’intelligenza cestistica superiore che ha appena mostrato. Love e Jefferson formano una coppia di lunghi ben assortita, con tante armi a disposizione: difettano di esperienza tra i pro ma questa la possono dare cristoni ormai navigati come Booth, Collins e Doleac, buoni giocatori (forse un po’ molli!!) che possono dare un contributo uscendo dal pino.

Il reparto lunghi è completato dal veterano Mark Madsen, cresciuto all’ombra di Shaq ai Lakers ma che ha saputo costruirsi una buona carriera da defensive stopper. Mad Dog può dare quella scossa di energia e dinamismo che forse un po’ manca al duo Love-Jefferson. Interessanti sono anche gli undersized Craig Smith e Chris Richard. Smith nell’ultima stagione è quasi arrivato alla doppia cifra di media in appena 20 minuti a sera mentre Richard avrà  forse più opportunità  tentando l’avventura europea, dove potrebbe davvero risultare un fattore determinante.

Tra le ali troviamo l’esperto Brian Cardinal, uomo tattico e importante, soprattutto per la fase difensiva, arrivato nella trade Love-Mayo come contorno, con il suo contratto albatros e un curriculum che parla di gravi infortuni che lo hanno martoriato nelle ultime annate. Di grande interesse risultano invece Gomes, Carney e Brewer.

L’ex stella di Providence, che qualche stagione fa aveva praticamente firmato con Cantù salvo essere richiamato dai Celtics, sta facendo vedere cose egregie, aldilà  di un fisico che lo colloca a metà  tra i ruoli di tre e quattro, e un non grandissimo atletismo.

Gomes migliora continuamente, ha grande etica del lavoro e contro di lui le difese avversarie non sanno bene che fare: il ragazzo ha grande mano da fuori ma anche discreti movimenti da lungo puro in post. Nelle ultime due stagioni ha viaggiato sempre intorno ai 12 punti in 30 minuti di utilizzo con ottime percentuali, tra cui il 33% da tre puinti. Lo scorso 21 gennaio, nella Notte Bianca targata Sky, ne ha infilati ben 35 ai Warriors (career high).

Carney invece è stato scaricato da Philadelphia, che aveva bisogno di spazio salariale per rifirmare Iguodala. Il talento da Memphis ha avuto due stagioni tra alti e bassi ma resta un prospetto molto interessante, che abbina un gran tiro da fuori, seppur ondivago, ad un atletismo che in pochi hanno. Anche Brewer è atteso all’esplosione, dopo i due titoli da protagonista a Florida, ma anche una difficile stagione da rookie nella Lega.

Meno di 6 punti di media in 22 minuti a sera per lui, che ha tirato male dal campo e in generale ha subiìto il naufragio della squadra più di chiunque altro. Brewer è comunque un talento enorme, soprattutto in fase difensiva. In attacco deve lavorare tanto, perché non è un tiratore puro ma non ha mai avuto grossi problemi a infilarla nel cesto. Da lui, oltre che da Foye e dai due lunghi, passa la rinascita dei Timberwolves.

Per quanto riguarda gli esterni, il colpo dell’estate è stato sicuramente l’arrivo di Mike Miller da Memphis. L’ex “Sesto Uomo dell’Anno” darà  una grossa mano sul perimetro, sarà  da subito il tiratore designato e aiuterà  la percentuale da tre di squadra a crescere, dopo il ventunesimo posto dell’anno passato. Il cambio di Miller sarà  certamente Rashad McCants, meglio conosciuto come Psycho.

L’ex Tar Heel è un giocatore di energia, che può mettere tanti punti in poco tempo venendo dalla panca. Lo scorso anno ha timbrato quasi 15 punti in 26 minuti di media, col 45% dal campo e il 41% da tre. Fare canestro non è mai stato un suo problema e neanche quest’anno farà  mancare il suo apporto.

Punti di domanda riguardano invece la posizione di potenzialmente playmaker, tatticamente la più importante. Riusciranno Randy Foye e Sebastian Telfair a dimostrare finalmente di essere due vere point guard da Nba?

L’ex Villanova Foye più che un play puro assomiglia alla cosiddetta combo guard, una guardia nel corpo di un play che sta lavorando duro per trovare spazio nel posto che meglio compete alla sua carrozzeria (perché non tutti sono Allen Iverson…). A causa di infortuni Foye ha giocato solo metà  dell’ultima stagione, ma già  mostrava discreti miglioramenti: 13 punti con quasi 4 assist di media in poco più di 30 minuti di impiego sono un buon biglietto da visita.

Discorso diverso va fatto per Telfair, alla terza squadra della sua breve carriera Nba. Scelto dai Blazers, scartato dai Celtics, accolto dai Wolves. Lo scorso anno ha mostrato lampi del suo immenso talento: i sei assit a uscita dimostrano che questo è potenzialmente un vero playmaker, ma troppe cose mancano all’appello.

Non è pericoloso da fuori, troppo spesso fa la scelta sbagliata: in generale la pressione di essere cugino di Steph Marbury, di venire da Coney Island (New York), di aver preferito la Nba subito dopo Lincoln HS ad un’annata di ottimo apprendistato a Louisville sotto coach Pitino, hanno indelebilmente segnato la carriera di questo grande talento newyorkese.

In generale squadra dunque dal grande potenziale, che difficilmente quest’anno migliorerà  di molto il rapporto vinte-perse della scorsa stagione. Inoltre c’è da considerare la posizione di coach Wittman: è lui l’uomo giusto per pilotare il rebuilding?

Di sicuro i risultati sono legati ai miglioramenti di Foye, Jefferson e Brewer, mentre per Love mi sembra più giusto parlare di giocatore già  pronto, già  avviato ad un ruolo da protagonista fin dalla sua stagione d’esordio tra i professionisti.

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