Ce la farà Jason Kidd a portare i Mavs fino in fondo?
I Mavs, anche quest'anno, rappresentano un grande punto interrogativo all'inizio della stagione NBA: hanno sicuramente le potenzialità per arrivare fino in fondo, ma non si sa quale sia la loro consistenza mentale.
Troppe volte, ormai, questo gruppo ha deluso le aspettative autunnali dimostrando come, nonostante alcuni importanti cambiamenti di roster, quelli che sono rimasti non si sono mai veramente ripresi né dalla sconfitta nella finale del 2006, né dall'eliminazione al primo turno contro Golden State dell'anno successivo.
Il problema è che il tempo inizia a scarseggiare per questo gruppo, un po' per l'età di alcuni membri che avanza sempre più, un po' perché a un certo punto, nel caso i risultati continuino a farsi attendere, sarà difficile continuare a credere in questo nucleo di giocatori.
Conference: Western Conference
Division: Southwest Division
Arrivi: DeSagana Diop (New Jersey), Gerald Green (Free Agent), James Singleton, Keith McLeod, Reyshawn Terry, Charles Rhodes, JaJuan Smith, Cheyne Gadson, Shawne Williams (Indiana)
Partenze: Malik Allen (Milwaukee), Juwan Howard (Denver), Tyronn Lue (Milwaukee), Jamaal Magloire (Miami)
Rookie: Shan Foster, Charles Rhodes, JaJuan Smith
PROBABILE QUINTETTO BASE
Playmaker: Jason Kidd
Guardia: Jason Terry
Ala piccola: Josh Howard
Ala grande: Dirk Nowitzki
Centro: Erick Dampier
ROSTER
Guardie: Jose Barea, Cheyne Gadson, Gerald Green, Jason Kidd, Keith McLeod, JaJuan Smith, Jerry Stackhouse, Jason Terry
Ali: Brandon Bass, Devean George, Josh Howard, Dirk Nowitzki, James Singleton, Reyshawn Terry, Shawne Williams, Antoine Wright
Centri: Erick Dampier, DeSagana Diop, Charles Rhodes
Head Coach: Rick Carlisle
Commento
Dopo un'altra stagione deludente, conclusa con un'altra eliminazione al primo turno, questa volta ad opera dei New Orleans Hornets, a Dallas si sono ritrovati davanti ad una decisione complicata: continuare o no su questa strada, dando ancora una possibilità ad un gruppo di sicuro talento?
La scelta, sicuramente più razionale, è stata proprio quella di ritentare l'attacco al titolo, consapevoli di avere le capacità tecniche per arrivare fino in fondo. Era comunque nell'aria la necessità di fare dei cambiamenti, e il proprietario Mark Cuban, come al solito, non si è fatto pregare.
Si era infatti arrivati, alla fine della stagione passata, ad una situazione ingestibile, una situazione nella quale la squadra (o almeno buona parte di essa) non andava più d'accordo con l'allenatore. Cuban ha dichiarato, ad inizio training camp, che vari giocatori prima e dopo l'eliminazione dai playoffs, avevano posto una sorta di aut aut: o me o l'allenatore. E il proprietario ha scelto i suoi giocatori, come quasi sempre succede in una lega player-oriented come la NBA.
Il vero grande cambiamento della nuova annata non è quindi in campo, ma in panchina, dove al posto del sergente Johnson, con i suoi modi bruschi, i suoi lunghi allenamenti ed il suo altalenante rapporto con i giocatori, è arrivato Rick Carlilse, per cercare d'invertire la tendenza negativa della squadra, cercando di non sprecare il talento e la completezza di un roster che ha pochi rivali.
Carlisle ha di sicuro un compito non facile, quello di dare ordine alla squadra e ricostruirla soprattutto dal punto di vista mentale: a questo proposito, tutto parte necessariamente dall' inserimento di Jason Kidd che, nel finale della scorsa annata, sembrava quasi un corpo estraneo.
Il lavoro del nuovo coach deve partire dall'attacco, nel tentativo di rianimarlo e velocizzarlo, riuscendo a creare gli spazi per tutti i giocatori, cercando di metterli nelle migliori condizioni offensive possibili. Allo stesso tempo, la difesa dovrà essere migliore di quella mostrata nelle esibizioni di settembre, soprattutto la difesa contro il back court avversario che, nelle ultime gare, ha fatto il bello ed il cattivo tempo.
Carlisle dovrà fare in fretta, scontrandosi con il calo di fiducia generale che ha colpito i Mavs, che da molti vengono ormai considerati come una bella incompiuta, una squadra che si è infilata da sola in un buco nero dal quale non riesce più ad uscire.
La prima vera addizione al roster di quest'anno deve essere Kidd, il vero Jason Kidd, che nella sua seconda reincarnazione texana si è visto molto poco. L'inserimento nel corso della passata stagione è stata di sicuro più ostica di quanto si pensasse, con l'ex Nets che non ha quasi mai giocato ai suoi livelli, trovando un affiatamento immediato con Nowitzki e con alcuni membri della squadra, ma avendo invece svariati problemi d'intesa con Josh Howard.
Josh Howard, infatti, è stato fonte di svariati grattacapi in casa Mavs negli ultimi mesi: da ragazzo tranquillo, che non ha mai dato problemi, si è improvvisamente trasformato in un giocatore problematico dentro e fuori dal campo, ed in tanti hanno ricondotto questo cambiamento un po' ad alcuni problemi familiari, un po' allo scambio di febbraio, che ha di fatto portato Kidd in Texas, spedendo Devin Harris a New Jersey.
Harris era il migliore amico in squadra di Howard, che ha risentito sia dentro che fuori dal campo della mancanza di questo suo punto di riferimento: ha, infatti, deluso come giocatore, soprattutto nei playoffs, ma, cosa ancor più grave, ha deluso come persona, con dichiarazioni e comportamenti non altezza di un professionista (come un'intervista radiofonica nella quale dichiarava di far uso di marijuana).
I due punti cardine per questa stagione dei Mavs sono quindi Howard e Kidd: se riescono ad amalgamarsi, ed a giocare come sanno, le possibilità di Dallas aumentano esponenzialmente. Se continuano a sembrare due corpi estranei come negli ultimi mesi della scorsa stagione, allora i problemi sono tanti.
Anche i movimenti estivi dei Mavs sono stati criticati da molti, perché considerati conservativi, a dimostrazione di una poca voglia di rischiare, oltre che insufficienti a coprire le lacune evidenziate nella passata stagione. L'idea del managment è stata fondamentalmente quella di mantenere intatto il nucleo di giocatori, cercando di vedere Jason Kidd per la prima volta dall'inizio della stagione ed aggiungendo profondità al roster. Sono quindi arrivati, in estate, James Singleton, Shawne Williams e la scommessa Gerald Green, ed è tornato DeSagana Diop dopo i tre mesi d'intervallo ai Nets.
La speranza, a Dallas, è che venga confermata l'idea che, con un nucleo di talento come quello dei Mavs, composto da Nowitzki, Kidd, Terry, Stackhouse, Howard, George, Bass e Dampier, ci fosse bisogno di accorgimenti, di migliorie e non di rivoluzioni.
Questa preseason non ha certo confermato questa teoria per Dallas (i Mavs hanno perso quattro delle ultime cinque partite): la squadra non solo non ha dissolto i dubbi che le aleggiavano intorno, ma ne ha fatti sorgere di nuovi. Ma la regular season, ed i playoffs ancor di più, sono un'altra cosa, come loro ben sanno. Il tempo inizia a stringere, per questi Mavs.