Dhani Jones: l’NFL è un hobby.

Dhani in azione con la maglia di Cinci, per lui ci sono buone possibilità  di centrare il career high

Si"
Forse è l'atmosfera"
I persistenti vizi della vita"
La straordinaria soddisfazione di essere"
Un benevolo modo di piangere, un anelito per di più"
Eppure si evolve"
Io so di gente che grazia le onde dalla sete di vendetta"
Per scoprire le proprietà  della vita, come si svolge"
E donare delle cause, vere, al mondo"
In vita noi viviamo, in morte noi viviamo"
Il tempo fuori può essere perfetto o meno"
E' una casualità  che fa parte della vita"
Perciò godetevi quello che è il suo più potente dispositivo"
L'Acqua"
Perché l'acqua che scorre è il sentiero della vita"
E' l'acqua che si ama"
Fatelo ora, adesso, o lo perderete per sempre"

Questa è una delle tante versioni extrafootballistiche di Dhani Makalani Jones, trentenne linebacker dei Bengals che nasconde lati, del carattere e della vita, che tutti gli appassionati della palla ovale ignorano, e lo rendono molto meno "bestiale" del giocatore rasta e riccioluto che da anni calca i campi della National Football League, pestando e inchiodando al terreno avversari situati negl'angoli più remoti degli States.

Nato a San Diego, California, il 22 Febbraio 1978, Dhani è cresciuto a Potomac, in Maryland, sulla costa opposta degli USA, dove fin dai primi anni di scuola ha coltivato le sue tante passioni, tra cui quella innata, e sfegatata, per il football; stella della Winston Churchill High passa gli anni del liceo come leader indiscusso della squadra, conquistando consensi da più addetti ai lavori e premi da svariati media della zona.

Finito il liceo nella Top Five dei linebackers della Atlantic Coast Region, Jones lascia il Maryland con in tasca i riconoscimenti All-Met, All-Western Region, e All-Country player, presentandosi al recruiting come uno dei prospetti più pregiati della nazione; dopo aver analizzato diverse proposte decide di trasferirsi ad Ann Arbor per giocare con la gloriosa University of Michigan.

Giunto nella sede dei Wolverines ad inizio 1996 Dhani fa subito amicizia con il futuro Heisman Trophy Charles Woodson, che lo prende subito in simpatia inserendolo nel gruppo dei veterani della squadra; frequentazioni importanti a parte il giovane da Potomac fatica però a trovare spazio nello starting lineup, accontentandosi di qualche sporadica apparizione nella stagione da freshman.

Di ben altra fattura si rivela l'anno successivo, quello da sophomore, in cui Jones riesce ad entrare stabilmente in depth chart partendo dall'inizio in nove occasioni, che gli consentono di piazzarsi secondo nel ranking difensivo con 90 tackles e 6.0 sacks messi a segno; il 1997 non è però destinato a chiudersi con la sola crescita professionale, ed infatti a fine torneo Michigan festeggia l'affermazione nel Rose Bowl, 21-16 su Washington State, laureandosi Campione Nazionale .

Con il National Title difficile da difendere, vista la partenza del playmaker Woodson, Dhani, che chiude con 72 placcaggi, si trova a reggere una difesa dei Wolverines parecchio ridimensionata, e nonostante possa contare su una linea offensiva che può fare ancora affidamento su futuri campioni del calibro di Steve Hutchinson e Jon Jensen, la loro corsa si ferma al Citrus Bowl, vinto contro Arkansas 45 a 31; sempre nel 1998 il linebacker nato in California conquista il primo riconoscimento personale in NCAA, il Frederik Matthei Awards.

Avendoci preso gusto Jones non si può fermare ed un anno più tardi si assicura l'Arthur Robinson Scolarship Awards dopo aver contribuito, con 81 tackles, alla conquista dell'Orange Bowl nell'anno da senior; al terzo bowl vinto in tre anni, 35-34 su Alabama, lascia il college football con il rammarico di non essere mai riuscito a conquistare il titolo di All-American, riconoscimento che l'avrebbe rivalutato tantissimo in vista del draft primaverile.

All'appuntamento con la NFL del 2000 Dhani si presenta come un buon linebacker che ha chiuso al secondo posto del ranking difensivo di squadra nell'ultima stagione in NCAA, e un atleta in grado di crescere ancora, per questo viene scelto al sesto giro, 177th pick, dai New York Giants, convinti a puntare su questo talento grezzo proveniente da una fucina di talenti come l'università  del Michigan.

Il primo anno in NFL per Jones non è sicuramente positivo, infatti lo passa ai margini della squadra non riuscendo mai a scendere in campo per farsi notare, cosa che invece accade nel corso della seconda stagione, quando esordisce il 10 Settembre 2001 a Denver, dove non riesce ancora ad entrare nel gamebook, chiudendo la prima partita da professionista senza infamia e senza lode; il primo tackles arriverà  infatti una settimana più tardi, il 23/09, contro Kansas City.

Chiuso il torneo con 27 placcaggi e 1 intercetto messo a segno, il primo della carriera contro Dallas, Dhani si getta a capofitto nella preparazione della stagione 2003, dove finalmente esplode totalizzando 82 stops, 3 pass defended ed un altro intercetto, grazie al pallone pizzicato a Donovan McNabb, quarterback di Philadelphia e suo futuro compagno. Passano infatti appena 365 giorni e l'ex linebacker di Michigan viene lasciato libero, a sorpresa, dai Giants nonostante le 16 presenze totali e delle prestazioni che parlano chiaro: 120 tackles, 3.0 sacks e 4 broken pass, ovvero il suo attuale career high.

Abbandonato in mezzo ad una strada dalla franchigia newyorkese Jones trova una nuova sistemazione nuovamente nella NFC East, accasandosi ai Philadelphia Eagles, che lo firmano da freeagent ricordandosi di quel giocatore che un paio di anni prima aveva messo in seria difficoltà  il loro quarterback; un foglio, una firma, e l'ex Wolverine è pronto per una nuova avventura che lo conduce fino al Superbowl XXXIX, perso contro i Patriots 21 a 24, dove parte titolare dopo aver messo a segno 71 placcaggi nel corso della regular season.

Deluso e sconfortato per non essere riuscito ad incidere nella partita decisiva Dhani si impegna nella stagione 2005 facendo registrare 70 tackles, 6 pass defended, e 1 intercetto, chiudendo definitivamente la sua storia con Philadelphia solo un anno più tardi, dopo aver totalizzato ulteriori 76 stops e 5 broken pass; nella primavera successiva, il 30 Aprile 2007, gli Eagles decidono difatti di rispedirlo al mittente, lasciandolo libero di cercarsi una nuova destinazione a causa del rapporto incrinatosi in seguito all'arresto, post rissa, avvenuto nel Marzo del 2006 a Miami, in Florida.

Considerato un atleta a rischio e difficile da gestire dalla franchigia della Pennsylvania, Jones riesce comunque ad accordarsi con i New Orleans Saints, squadra per cui firma durante i training camp estivi, il 6 Luglio; negli stage di preparazione il linebacker da Potomac non riesce però a convincere il nuovo coach e viene ingabbiato nell'ultimo taglio prestagionale trovandosi di nuovo a spasso solo un paio di mesi più tardi, il primo Settembre.

Per sua fortuna i Cincinnati Bengals sono alle prese con una serie di infortuni e squalifiche impressionanti, e già  il 19 Settembre Dhani è pronto a firmare un nuovo contratto che lo legherà  per un anno alla franchigia dell'Ohio; anno che viene rinnovato già  alla fine della stagione, dopo aver convinto tutti con una delle migliori stagioni da quando è diventato professionista e conclusa con 89 tackles all'attivo, 1 sacks, e 3 pass defended.

Con queste prestazioni Jones si assicura la riconferma e gli vengono affidate le chiavi del reparto mediano dei Bengals, con il compito, preciso, di svezzare il probabile futuro leader difensivo della squadra, Keith Rivers, scelto al first round del draft 2008; l'avvio scoppiettante di stagione, già  65 placcaggi messi a segno, fanno pensare che l'ex giocatore di Michigan abbia le carte in regola per piazzare il career high definitivo proprio nell'anno del suo trentesimo compleanno, visto che sta rivelando un grado di maturazione ed esperienza mai mostrato prima.

Lato sportivo a parte gli innumerevoli impegni fuori dal campo portano a credere che per Dhani il vero hobby nella vita sia quello di giocare a football vista la straordinaria eccletticità  con cui passa da una passione all'altra, senza problema ne alcun calo di profitto. Gran amante dei viaggi, negl'ultimi anni è stato in vari posti del mondo, tra cui Cina, Cuba, Spagna, Islanda, prima di stazionare a lungo, nell'inverno 2008, in Inghilterra, dove si è cimentato con successo nel rugby.

Appassionato di sport gaelici ha passato diversi mesi nell'isola britannica, spostandosi dalla zona sud est di Londra, sede della squadra di rugby Blackheat R.C. con cui ha giocato, fino in Irlanda, per scoprire i lati più storici e remoti dello sport che ha segnato la sua vita; dal calcio gaelico, all'hurling, al football americano il passo non è poi così lungo, e Jones non ha perso occasione per ricordarlo ai vari inviati dei media d'oltreoceano che, incuriositi, puntualmente facevano la fila per intervistarlo al suo ritorno sul suolo statunitense.

Sportivo a tutto tondo Dhani è anche conosciuto per essere un ottimo bikers, infatti partecipa annualmente a delle gare ed è pure iscritto ad un team, che sfrutta tantissimo il lavoro sulle due ruote per tenersi in forma e preparare al meglio le partite. Poeta a tempo perso, come dimostra la poesia che ha fatto il giro del web, Jones lavora spesso come inviato per NFL Network e altri media, anche se, da quanto lui stesso ha dichiarato, dopo le partite ed un tackle particolarmente ben riuscito, ama rinchiudersi nella propria casa e dedicarsi ad una sana "schitarrata" con il sua amata chitarra, che in una scala prettamente personale ha superato, di gran lunga, il basso e la batteria, altri strumenti suonati dall'attuale linebacker dei Bengals.

Sportivo, giornalista, poeta, musicista; dopo il football, certo, gli impegni non li mancheranno.

PS. Una doverosa puntualizzazione va fatta sulla poesia inserita ad inizio articolo; i versi sono stati scritti davvero da Dhani Jones, che li ha diffusi sul web intitolando la composizione "YES"; la traduzione invece, per dovere di cronaca, è in parte fedele ed in parte una mia interpretazione di alcune frasi che, traslate parola per parola, non rendevano il giusto merito al lavoro dell'autore.

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