Dwyane Wade si prepara alla nuova stagione con una medaglia d'oro pienamente meritata
Difficile immaginare il vero obiettivo di questi Heat prima della partenza della stagione. Ripartire per un assalto ai play off o provare a lanciare qualche giovane, far fare esperienza al coach e partire per un assalto a Rubio, visto che un play farebbe comodo?
Presumibilmente saranno le prime partite a stabilire il vero obiettivo, se la partenza sarà balbettante via con gli esperimenti, se invece si vedrà qualcosa di buono allora assalto alla post season.
In questo senso la presenza di Pat Riley dietro una scrivania è una garanzia, due anni di lotteria difficilmente uno dei coach più vincenti di questa NBA potrebbe accettarli, anche se ora lui è tornato a fare il dirigente ed il compito di guidare i giocatori spetta al suo delfino designato, Erik Spoelstra.
Conference: Eastern
Division: Southeast
Arrivi: James Jones, Jakouba Diawara, Jamaal Magloire, Shaun Lingston
Partenze: Stephane Lasme, Jason Williams, Alexander Johnson, Blake Ahern. Ricky Davis, Earl Barron, Alonzo Mourning, Kasib Powell, Luke Jackson, Anfernee Hardaway, Bobby Jones, Smush Parker, Chris Quinn.
Rookies: Michael Beasley, Mario Chalmers, Jason Richards, David Padgett
Probabile quintetto
Play maker: Marcus Banks
Guardia: Dwyane Wade
Ala piccola: Shawn Marion
Ala forte: Udonis Haslem
Centro: Mark Blount
Roster
Guardie: Dwyane Wade, Marcus Banks, Mario Chalmers, Jason Richards, Daequan Cook, Yakhouba Diawara, Shaun Livingston.
Ali: Shawn Marion, James Jones, Dorell Wright, Udonis Haslem, Michael Beasley.
Centri: Mark Blount, Jamaal Magloire, Joel Anthony, David Padgett.
Head Coach: Erik Spoelstra
Commento
Una squadra di difficile interpretazione, questa. Vi sono delle mancanze evidenti in alcuni ruoli a fronte di una sovrabbondanza in altri, è dubbia la capacità dei play maker e dei centri di tenere il campo ad alto livello, potrebbero esserci grosse difficoltà contro le difese schierate, ma ci sono anche molti giocatori di talento su cui puntare ad occhi chiusi.
Serve davvero presentare Wade? Già da tempo uno dei giocatori più forti in assoluto dell'NBA in attacco, aveva i suoi limiti in una difesa a volte rivedibile, talora una difficoltà di letture e qualche problema contro le difese schierate, visto un tiro non affidabilissimo. Alle Olimpiadi, dove contro squadre di area FIBA gli si chiedeva di mostrare miglioramenti in queste aree, è risultato uno dei migliori, se non il migliore in assoluto. Serve un leader? Eccolo.
Nella posizione di play maker Marcus Banks non è riuscito a trovare finora la sua dimensione nella lega, infatti la sua velocità , le sue capacità difensive ed una decente attitudine realizzativa sono finora passate in secondo piano di fronte ad una scarsa capacità di gestire la squadra.
In teoria vicino ad un Dwayne Wade che vuole spesso palla in mano, è rapido, porta palla piuttosto bene ed è il leader designato della squadra, in fase offensiva servirebbe un giocatore simile a White Chocolate (Jason Williams) di un paio di anni fa, buonissimo passatore, grande visione di gioco, buono sugli scarichi ed alla fine, incredibilmente, anche disciplinato, Banks dovrà migliorare tanto nello smazzar palla e far valere la migliore attitudine difensiva. Non sarà facile.
Se aggiungiamo che anche i giovani Chalmers e Richards, quest'ultimo, undrafted, una scommessa personale di Riley e Spoelstra, sembrano più le classiche combo guards che circolano oggi, potenzialmente buoni portatori di palla e realizzatori, ma con carenze in regia, Cook è un buon tiratore ma non aiuta in costruzione, ecco che il ruolo diventa un'incognita. Probabilmente vedremo spesso due guardie intercambiabili ed un gioco piuttosto veloce, anche perchè manca anche lo Shaq cui dar palla sotto quando la palla ristagna.
Difficile per ora commentare l'ultimo arrivo, il giovane Shaun Livingston. Attesissimo come il più promettente dei giovani play, ha vissuto un contratto da matricola ai Los Angeles Clippers con un rendimento molto incostante, sia per qualche lacuna caratteriale sia, soprattutto, per i continui infortuni da cui è stato colpito.
L'ultimo infortunio soprattutto è stato gravissimo e l'ha tenuto lontano dal parquet per più di un anno. Si tratta di una scommessa, ad ora difficile dire se il suo ritorno sarà una vana speranza come quello di Jay Williams o se potrà ricostruirsi una carriera. Se riuscirà sarà una acquisizione ottima per gli Heat, il play che mancava, in bocca al lupo, Shaun!
I centri sono una scommessa ancor più grande. Se infatti le guardie suscitano dubbi riguardo alla loro possibile compatibilità , ma con Wade ci sono parecchi giovani con talento, fra cui qualcuno potrebbe anche fare il salto di qualità , i centri sono giocatori esperti reduci da una serie di annate deludenti, come Jamaal Magloire e Mark Blount, e due giovani dalle qualità imperscrutabili, come Joel Anthony, che ha debuttato lo scorso anno, a 25 anni, ed ha sfruttato relativamente i minuti avuti nel finale di stagione, e David Padgett, ventritrenne lungagnone da Louisville che avrà sicuramente bisogno di tempo per ambientarsi.
Magloire in teoria sarebbe quel centro vero che manca, abile nel pitturato, buono spalle a canestro, ma nelle ultime due stagioni lo abbiamo visto in campo immobile come una statua di marmo e timido come una ragazza uscita dal collegio al ballo delle debuttanti.
Il centro che agli Hornets era arrivato a sfidare Shaq ad armi pari all'All Star Game sarebbe il giocatore ideale, ma resta il dubbio che quel giocatore non esista più. Blount invece ha la stazza del centro, ma fatica a difendere sui centri, ha poco gioco spalle a canestro, ma solo un discreto tiro dalla media, prende pochi rimbalzi e fatica a farsi valere. Difficile immaginarlo come centro titolare.
Le ali rappresentano invece un pacchetto di lusso nella lega, un pacchetto adatto per qualsiasi sogno. Shawn Marion è un'ala piccola atletica, forse la più atletica della lega, fatica in isolamento, non si crea un tiro da solo, ma se ben innescato ha varie soluzioni offensive, prende una marea di rimbalzi per il ruolo e difende molto bene su qualsiasi esterno.
Udonis Haslem a Miami non ha bisogno di presentazioni, atletico, solido, ordinato, l'emblema del professionista intelligente che, pur non essendo baciato dal talento oltre certi limiti, in attacco ed in difesa, nel pitturato e fuori, fa quel che serve quando serve e, se non è in grado di farlo, si allena ed impara.
Dorell Wright è uno dei pochi giovani idonei venuti fuori a Miami nell'ultimo paio di anni, James Jones è un ottimo giocatore di rotazione, perfetto nel ruolo, infine Michael Beasley, la seconda scelta assoluta all'ultimo draft, ha un talento debordante, è un attaccante potenzialmente devastante, deve adattarsi all'NBA, non si sa se è più un'ala piccola o un'ala forte, deve disciplinarsi, migliorare in molti aspetti del gioco, soprattutto deve imparare a difendere, ma dietro a Marion ed Haslem può crescere con tutta calma, senza eccessive pressioni, e potrà disporre di tutto il tempo necessario.
Realtà come la mancanza di un play abile in regia che sappia innescare Wade e Marion, l'abilità dei due ad attaccare il canestro, la mancanza di un centro dominante, la necessità di lanciare Beasley, hanno fatto nascere nel coaching staff un'idea clamorosa, che potrebbe anche essere messa in atto molto spesso.
Nella terra dei fifhteen strong, dove nell'era Riley fra Mourning e O'Neal il punto di forza è quasi sempre stato un centro fisicamente dominante, potremmo vedere tanta small ball, con la palla gestita dal leader indiscusso, Dwayne Wade, con un tiratore a fianco, e le tre ali di talento in campo contemporaneamente, con Haslem più vicino a canestro, Marion ad aiutarlo a rimbalzo e Beasley per il momento sfruttato soprattutto per il suo grande talento offensivo, sperando crei grandi problemi di marcatura agli avversari. Se questo schema funzionasse, allora i play off sarebbero tutt'altro che un'utopia, vista la notevole concentrazione di talento.
Difficile ad ora sperare in grandi operazioni di mercato, anche se ogni tanto si favoleggia di scambi, ad esempio con i Bulls, i Jazz, che permettano di arrivare ad un play sacrificando Marion. Difficile però si faccia qualcosa prima di valutare bene il roster presente. Al massimo si può immaginare l'arrivo di un play, ma solo se si trovasse un giocatore veramente risolutivo nel ruolo.
Problemi ce ne sono, per ora un Chalmers beccato a fumare spinelli, Beasley che prende multe, gli ispettori NBA che indagano sul comportamento dei due e Spoelstra che cerca di essere rigido e severo senza però esagerare ed alienarsi i due, Wade che fa l'occhiolino a D'Antoni ed ai New York Kniks, dubbi ce ne sono tanti ma le possibilità di avere una buona stagione pure.
Dipenderà molto da quanto Wade saprà essere leader in campo e fuori, da quanto si spremerà in difesa ed aiuterà i compagni, da quanto Spoelstra saprà imporsi al suo primo anno, dalla crescita di Beasley e Chalmers, dalla capacità di Marion ed Haslem di adattarsi e giocare insieme, ma tutti questi dubbi potrebbero anche essere risolti positivamente, nel qual caso ci troveremmo di fronte ad una squadra che potrebbe realmente puntare ai playoff e farlo divertendo gli appassionati con un gioco veloce e vivace.