Richard Jefferson è la ciliegina sulla torta di un mercato condotto molto bene dai Bucks.
Dopo essere riusciti a costruire qualcosa intorno a Redd in modo soddisfacente, a Milwaukee l’obbiettivo per questa stagione è sicuramente il raggiungimento dei playoff.
In questo Est rinnovato non sarà certamente un’impresa facile, ma i Bucks sono pienamente in corsa per agguantare uno degli ultimi 2-3 posti nella griglia.
Conference: Eastern Conference
Division: Central Division
Arrivi: Malik Allen (FA), Francisco Elson (FA), Adrian Griffin (Oklahoma City Thunder), Richard Jefferson (New Jersey Nets), Damon Jones (Cleveland Cavaliers), Tyronn Lue (FA), Luke Ridnour (Oklahoma City Thuder).
Partenze: Desmond Mason (Oklahoma City Thunder), Michael Ruffin (FA), Bobby Simmons (New Jersey Nets), Awvee Storey (FA), Jake Voskuhl (FA), Mo Williams (Cleveland Cavaliers), Yi Jianlian (New Jersey Nets).
Rookie: Joe Alexander, Luc Richard Mbah a Moute.
Probabile quintetto base
Playmaker: Luke Ridnour
Guardia: Michael Redd
Ala piccola: Richard Jefferson
Ala grande: Charlie Villanueva
Centro: Andrew Bogut
Roster
Guardie: Charlie Bell, Adrian Griffin, Damon Jones, Tyronn Lue, Michael Redd, Luke Ridnour, Ramon Sessions.
Ali: Joe Alexander, Malik Allen, Richard Jefferson, Luc Richard Mbah a Moute, Charlie Villanueva.
Centri: Andrew Bogut, Francisco Elson, Dan Gadzuric.
Head coach: Scott Skiles
Commento
Si può dire che quest’estate i Bucks abbiano voltato pagina, riuscendo a costruire un gruppo molto valido con mosse rapide, mirate e intelligenti, oltretutto perdendo in termini di valore assoluto decisamente poco in relazione a quanto acquistato.
Dietro questa decisa inversione di tendenza della strategia societaria non può non esserci la mano del nuovo general manager John Hammond (sì, proprio come quello di Jurassic Park), ex-assistente di Dumars ai Pistons, assunto ad Aprile dopo il licenziamento di Larry Harris; “psyco-Larry” ricopriva la carica dal 2003 e non si può certo definire sufficiente il suo operato durante questi cinque anni.
Con Hammond si è arrivati in poco tempo all’accordo con Scott Skiles, allenatore di quelli “duri” che già ai Bulls ha dimostrato di saper costruire un’ottima difesa di squadra, un coach potenzialmente adattissimo per fare l’agognato salto di qualità .
Sul fronte del mercato il nuovo gm ha compiuto un mezzo miracolo con la trade ufficializzata poco prima del draft, che ha portato Richard Jefferson a Milwaukee in cambio di Bobby Simmons e Yi Jianlian.
Jefferson è la spalla necessaria per Redd, un ottimo secondo violino di provato valore, che tra l’altro arriva da quella che è con tutta probabilità la sua miglior stagione in carriera; al contrario, Simmons e Yi non rientravano nei piani della società : il primo rappresenta uno dei contratti più sproporzionati della lega per rapporto qualità -prezzo (10 milioni a stagione; ma scade nella ormai famosa “estate 2010”); mentre il secondo, pur essendo un ottimo prospetto, era notoriamente scontento di stare nel Wisconsin fin da quando fu scelto al draft, a causa del fatto che la città non ha una importante comunità cinese (e questo fece nascere una incredibile telenovela che raggiunse vette ridicole quando addirittura l’agente di Jianlian fece sapere che il suo assistito temeva di “non riuscire a trovare moglie” in una città priva di una considerevole minoranza cinese).
Dopo Jefferson, i Bucks hanno puntellato la panchina firmando i due free agent Tyronn Lue e Malik Allen, entrambi provenienti dai Dallas Mavericks, giocatori in grado di contribuire alla causa con presenza tangibile, difesa e tanta esperienza.
E’ stata poi perfezionata la trade a tre squadre che ha portato tra gli altri Mo Williams a Cleveland, Desmond Mason a Oklahoma City e Luke Ridnour, Damon Jones e Adrian Griffin a Milwaukee.
Williams è sicuramente un ottimo scorer ed è stato un giocatore importante per i precedenti Bucks; ma Ridnour, che ne prenderà il posto, è anche più adatto a giocare in questa squadra, essendo innanzitutto un play ragionatore capace di prendere le redini della squadra e di dirigerla diligentemente e poco propenso a “mettersi in proprio”. Senza contare poi che anche dal lato mentale è di tutt’altra pasta rispetto a Mo(ntato).
Infine, il roster è stato completato con l’ingaggio di Francisco Elson, anche lui free agent; un ottimo giocatore per cambiare Bogut e all’occorrenza giocargli a fianco, un vero lungo d’area che porta difesa, intimidazione e tanta esperienza maturata in quel di San Antonio.
A guardare il quadro completo, viene spontaneo fare i complimenti alla dirigenza per come è stato condotto il mercato.
In questa prima stagione del nuovo corso, si attende la conferma e possibilmente il miglioramento di Andrew Bogut: l’aussie è reduce dalla sua miglior stagione, dove ha chiuso con 14 punti di media conditi da quasi 10 rimbalzi e 2 stoppate; e al di là delle cifre ha impressionato per i miglioramenti già messi in mostra, a partire dalla presenza in area per arrivare fino a confortanti progressi difensivi passando per una sempre più evidente maturità mentale.
Naturalmente non può considerarsi arrivato, ma se continua così ci sono sicuramente i presupposti per diventare quantomeno il sicuro titolare dei Bucks nel ruolo per i prossimi anni: di certo a Milwaukee credono in lui, dal momento che proprio questa estate hanno fatto su di lui un investimento importante, prolungandogli il contratto fino al 2014; nei prossimi sei anni il centro guadagnerà in media poco più di 11 milioni a stagione.
Gli altri centri a disposizione di Skiles sono i due olandesi Elson e Gadzuric; già detto del primo, che potrebbe essere un giocatore molto importante per la squadra, al secondo si chiede solo ciò che può dare un terzo centro, ovverosia di restare possibilmente sano per poter dare se necessario qualche minuto di presenza in area e spendere qualche fallo, giocando all’occorrenza anche come power forward. Certo è che per fare quello che fa ha un contratto decisamente spropositato.
Con Allen a subentrare dalla panchina, accanto a Bogut si troverà presumibilmente ad agire Charlie Villanueva che la dirigenza ha ritenuto opportuno confermare dopo che inizialmente qualche rumor lo voleva tradato verso Cleveland.
Anche se è doveroso ricordare che la scorsa stagione non hanno affatto sfigurato giocando insieme, viene da chiedersi se in una stagione così importante per Bogut non fosse meglio affiancargli un giocatore più interno, che battagliasse in area e che pensasse innanzitutto al difendere e al prendere rimbalzi, piuttosto che un’altra bocca da fuoco con prevalenza di gioco perimetrale; insomma, uno che lo aiutasse in quelli che sono ancora i suoi limiti più evidenti, giocando prevalentemente nel pitturato e sopperendo alle sue mancanze, in modo da alleviargli il carico di lavoro e non lasciarlo solo contro front-line più pesanti.
Nel reparto small forwards sono presenti anche i due rookie: Joe Alexander, selezionato con la scelta numero 8, e Luc Richard Mbah a Moute (meglio conosciuto come “il Principe”), chiamato alla 37.
Alexander, point forward molto atletica, è salito alla ribalta guidando West Virginia durante il torneo NCAA, fino a eliminare Duke alla March Madness e a fermarsi successivamente contro Xavier. La sua chiamata da parte dei Bucks era ampiamente pronosticata in sede di draft: pare infatti che il ragazzo sia riuscito a impressionare Skiles che lo ha fortemente voluto. Presumibilmente già da quest’anno godrà di spazio importante.
Il Principe invece ha lasciato UCLA solo in extremis, quando ormai si pensava che sarebbe tornato per il suo anno da senior.
Grande difensore, con tutta probabilità il migliore di questo draft anche grazie a ottima versatilità difensiva, il suo gioco offensivo lascia alquanto a desiderare ed è inadeguato per un’ala piccola.
Potrà sicuramente diventare un fattore nella sua metà campo, giocando entrambe le posizioni di ala per adeguarsi a quintetti più o meno piccoli, ma in questa sua prima stagione è possibile che soffra e faccia fatica a trovare spazio a causa del suo deficit offensivo, tenendo anche conto che Skiles non è esattamente l’allenatore migliore per lavorare con i rookie.
Il reparto guardie è sicuramente il più completo: nella posizione di point guard dietro a Ridnour troveranno spazio Lue e Ramon Sessions, con il primo che avrà compiti prevalentemente difensivi, essendo in questo probabilmente il migliore del backcourt.
Sessions avrà invece l’occasione per dimostrare quanto valga in realtà , dopo che nel finale della scorsa stagione (passata quasi interamente in D-League) l’infortunio di Williams gli spalancò le porte del quintetto nelle ultime sette partite, portandolo a mettersi in mostra con prestazioni davvero ottime; si ricordino ad esempio le ultime tre partite della stagione (12p + 13a + 6r contro i Nets, 25p + 14a + 7r giocando 53 minuti contro i Wolves; prestazioni inframezzate dall’incredibile 20p + 24a + 8r contro i Bulls, dove fece segnare il record stagionale nonché record di franchigia nel numero di assist, tra l’altro primo “20 + 20” nella storia dei Bucks per punti e assist), ma anche la partita con i Wizards che Ramon decise con un buzzer beater su assist di Bogut.
Skiles permettendo, l’ex-Nevada avrà quindi spazio fin da subito per mostrare quanto conti puntare su di lui, a suo favore va detto che è sicuramente uno che mette tanto impegno e tanta costanza nel migliorarsi.
Completano il backcourt due tiratori specialisti come Damon Jones e Charlie Bell e un elemento esperto come Adrian Griffin.
I primi due, che potranno giocare in entrambe le posizioni del backcourt, potrebbero incontrare problemi con Skiles, essendo giocatori poco inclini alla disciplina (tattica e non) tanto cara al coach.
Se nascessero screzi, è possibile che perdano minuti a favore di Griffin, giocatore esperto, buon difensore che in attacco non chiede tanto e che tra l’altro ha già lavorato con Skiles a Chicago.
Cosa manca a questi Bucks?
L’incognita principale è costituita dal fatto che sono un gruppo in gran parte nuovo e privo di intesa, sia a livello di roster che a livello di staff, e di questo non si potrà non tenere conto in ottica di lotta per i playoff.
All’interno del roster ci sono poi alcune incognite, principalmente tra le riserve: Bogut e, in misura minore, Sessions sono attesi a miglioramenti, Alexander dovrà dimostrare di essere già pronto per la Nba dal momento che probabilmente gli verrà chiesto apporto fin da subito.
Manca inoltre un cambio di livello per Redd e nel backcourt Jones e Bell sono giocatori in gran parte simili, probabilmente uno dei due è di troppo; questo non esclude quindi che in prossimità della dead-line si cerchi di far entrare in una trade Griffin e lo stesso Jones che, insieme a Lue, rappresentano gli unici contratti in scadenza della squadra.
Guardando alle caratteristiche del roster, viene poi da pensare che sia indispensabile costruire una difesa di squadra funzionante e affidabile, ma questo dovrebbe essere l’ultimo dei problemi per la squadra dopo l’ingaggio di Skiles.
In definitiva, i Bucks partono come seri candidati a un posto in off-season, ma se anche quest’anno dovesse andare male se non altro sono state gettate le basi per un progetto finalmente costruito bene e con intelligenza, che potrebbe ben svilupparsi in un futuro prossimo.
Sarà quindi molto interessante questa stagione di Milwaukee, si consiglia fortemente di seguirla!