Toronto Raptors: Preview

Jermaine O'Neal è l'uomo nuovo dei Raptors 2008

Dopo due stagioni in cui lo scoglio insormontabile è stato il primo turno dei Playoffs, non può che essere l'abbattere questa rupe il principale obiettivo dei Toronto Raptors. L'aggiunta di un giocatore di grande esperienza e dal talento sopraffino come Jermaine O'Neal può rivelarsi l'arma giusta per raggiungere questo scopo.

Conference: Eastern Conference
Division: Atlantic Division

Arrivi: Jermaine O'Neal (Indiana Pacers), Hassan Adams (FA), Jamal Sampson (FA), Will Solomon (FA).
Partenze: Maceo Baston (Indiana Pacers), Rasho Nesterovic (Indiana Pacers), T.J. Ford (Indiana Pacers), Primoz Brezec (FA), Carlos Delfino (FA).
Rookie: Nathan Jawai (da Indiana), Roko Ukic (dal draft 2005).

Probabile quintetto base:
Playmaker: Jose Calderon
Guardia: Anthony Parker
Ala piccola: Jamario Moon
Ala grande: Chris Bosh
Centro: Jermaine O'Neal

Roster
Guardie: Anthony Parker, Jose Calderon, Roko Ukic, Willie Solomon.
Ali: Andrea Bargnani, Chris Bosh, Hassan Adams, Jamario Moon, Jason Kapono, Joey Graham, Kris Humphries, Nathan Jawai.
Centri: Jamal Sampson, Jermaine O'Neal.

Head coach
Sam Mitchell

Assistant coaches
Jay Triano
Alex English
Mike Evans

Strenght and conditioning coach
Keith D'Amelio

Athletic trainer
Scott McCullough

Commento

Il 27 febbraio 2006 è il giorno del risveglio dalla decadenza, arriva per i Toronto Raptors uno dei cambiamenti più importanti della loro breve storia: Bryan Colangelo - l'Efesto di quei Phoenix Suns che stanno deliziando gli appassionati con la più bella pallacanestro offensiva della regular season - diventa Presidente e General Manager della franchigia canadese.

È un cambiamento totale, si nota persino nelle piccole cose; scrisse una giornalista italiana: "La differenza tra i vecchi e i nuovi Raptors è sintetizzata dalla reazione dei giornalisti: l'ex g.m. Rob Babcock faticava persino a ottenere attenzione, Colangelo ha grande carisma (avete presente a scuola quando entrava in classe il preside? Subito silenzio assoluto e attenzione massima).

Colangelo rivolta come un calzino i Toronto Raptors ed i risultati sono subito folgoranti: da una stagione con record 27-55, si passa ad una con 47-35, il titolo dell'Atlantic Division e i premi di NBA Coach of the Year e naturalmente di NBA Executive of the Year. Lo stop subito al primo turno dei Playoffs dai quei giovani Raptors sembrava solo un incidente di percorso dovuto alla troppa inesperienza.

La stagione 2007-2008 ha deluso buona parte delle aspettative sorte durante l'anno precedente, la squadra è riuscita comunque a qualificarsi per i Playoffs con un record di 41-41, ma ancora una volta s'è infranta sullo scoglio primo turno; inoltre è parsa spenta, prima di quelle potenzialità  di miglioramento intraviste nella stagione precedente; diversi giocatori hanno deluso, Andra Bargnani in primis, ma anche TJ Ford ed il nuovo acquisto Jason Kapono che non ha reso quello che ci si aspettava.

Fortissime critiche sono cadute sul Coach of the Year 2006-2007, Sam Mitchell, tanto che diversi tifosi attendevano (e alcuni ardentemente speravano) un cambiamento su questo fronte. Non è stato così; Colangelo, a precisa domanda al termine della stagione, ha affermato che è tutta la squadra ad aver deluso, tutto il team è responsabile: giocatori, allenatori e dirigenza.

Come un artigiano in difesa della propria fucina, ha voluto ricordare a pubblico e collaboratori che solo insieme si ottengono grandi risultati e solo uniti si esce dai periodi di crisi.

Questo caparbio architetto aveva probabilmente già  in mente una possibile soluzione alla situazione creatasi: i Raptors prendono pochi rimbalzi (terz'ultimi nella lega in questa categoria nel 2007-2008), non hanno una grande difesa in post, non possiedono un buon gioco offensivo sotto il canestro avversario (ventisettesimi per punti nel pitturato la scorsa stagione), non hanno un grande stoppatore che intimidisca gli avversari (solo venticinquesimi per le stoppate a partita); tutte queste qualità  sono presenti in un uomo, un All-Star che quando è stato sano ha spiegato il basket a grandi difensori e a grandi attaccanti: Jermaine O'Neal.

Il colpo, ufficializzato il 9 luglio ma che in pratica era già  pubblico prima del draft, è passato un po' in sordina rispetto ad altri grandi acquisti dell'estate, come il passaggio di Elton Brand ai Sixers o di Baron Davis ai Clippers.

La ragione è nota: O'Neal ha trascorso più tempo in infermeria nelle ultime quattro stagioni che su un parquet di basket, giocando complessivamente solo 206 partite su 328; nella scorsa stagione è stato fermo da gennaio fino agli inizi di aprile, presente in campo solo per 42 partite.

Un uomo come JO, in una franchigia in ricostruzione come i Pacers, non aveva senso, d'altra parte diversi offerenti si sono fatti da parte spaventati dalle sue sempre precarie condizioni fisiche. Colangelo non ha avuto timore, un po' perché la piazza non offriva di meglio, un po' perché ha dovuto privarsi solo di TJ Ford - sacrificio già  preventivano in vista del rinnovo di Calderon - e del vecchio Rasho, e principalmente perché crede nelle qualità  e nella rinascita del sei volte All-Star.

Colangelo ha deciso di rischiare, O'Neal - se sano - è l'uomo che può fare un notevole salto di qualità  ai Raptors; l'inserimento (finalmente) di un grande giocatore di post in uno dei migliori attacchi perimetrali della lega può avere esisti devastanti sulle difese avversarie; d'altra parte, i dubbi sulla condizione fisica accompagneranno il lungo per tutta la stagione e solo quando osserveremo sul tabellino di JO il timbro di molte partite sarà  possibile giudicare l'affare valido.

O'Neal a parte, il colpo più importante della dirigenza dei Raptors è stato il rinnovo di Calderon. Jose si è dimostrato un buon realizzatore ed un eccellente organizzatore di gioco, è ormai evidente che ci troviamo davanti ad uno dei migliori playmaker della lega; una statistica ci dice molto su di lui: primo nella Nba per rapporto assist/turnover. Nelle scorse due stagioni vivaci polemiche sono scaturite alla domanda su quale dei due registi - TJ o Jose - dovesse essere il playmaker titolare: se nella prima stagione la combo Ford/Calderon è sembrata l'arma in più dei Raptors - l'unica squadra della lega a potersi permettere 48 minuti di eccellente playmaking - la scorsa stagione è parso evidente che una scelta andava fatta. La dirigenza ha pensato di puntare fortemente sul ragazzo spagnolo che - anche senza considerare i ricorrenti problemi fisici di TJ - si è dimostrato migliore del compagno-concorrente nella gestione della squadra.

Assumendosi in pieno tutte le responsabilità  di playmaking, senza più l'ombra di Ford a dare fastidio, Calderon è atteso ad una grande stagione. Colangelo ha pensato bene di mettergli alle spalle una buona riserva come Roko Ukic, scelto da Toronto nel draft 2005, ma che solo adesso si accinge a varcare l'Atlantico.

Rifirmato Calderon e preso O'Neal, Colangelo non è però riuscito a colmare una mancanza cronica della sua creatura: la posizione di ala piccola. La scorsa stagione Jamario Moon sembrava il classico coniglio uscito dal cappello di questo scaltro GM, una panacea pagata pochi spiccioli. Il trascorre della stagione ha smorzato l'entusiasmo sul giocatore, troppo spesso i Raptors si sono trovati con un uomo in meno in fase offensiva.

Il forte investimento effettuato lo scorso anno su Jason Kapono - colui che doveva occupare nei piani della dirigenza lo spot numero 3 - non ha ancora reso; Jason è uno dei migliori tiratori dall'arco della lega, ma ha ancora evidenti limiti, soprattutto in fase difensiva, su cui lavorare. Kapono ha dato qualche segno di risveglio importante durante la serie dei Playoffs contro i Magic, senz'altro dirigenza ed allenatore gli daranno in questa stagione diverse opportunità  per permettergli di dimostrare che i soldi che intasca sono ben spesi.

La sorpresa più eclatante per il futuro di questo ruolo in casa Raptors potrebbe però riservarcela il nostro prima amato poi vilipeso connazionale con la maglia numero 7. Colangelo, durante un'intervista radiofonica, ha azzardato che Andrea Bargnani partirà  in quintetto titolare in posizione di ala piccola. Lo stesso Bargnani, intervistato in proposito, non ha avuto esitazione ad affermare: "Posso giocare insieme a Bosh ed O'Neal" (anche se, in un'intervista successiva, il 4 ottobre, ha affermato molto realisticamente di non sapere quale sarà  il suo ruolo).

Come altri commentatori, riteniamo abbastanza irrealistica questa soluzione: le armi principali di Andrea sono il tiro da tre e un buon primo passo, caratteristiche che la maggior parte dei pariruolo non hanno; in posizione di small forward Bargnani non solo non potrebbe più utilizzare compiutamente la sua atipicità , ma pagherebbe inevitabilmente dazio contro qualsiasi avversario in fase difensiva.

La brutta esperienza ricevuta nei Playoffs contro Hedo Turkoglu dovrebbe insegnare qualcosa. Riteniamo le parole di Colangelo più un incoraggiamento al giocatore - dopotutto O'Neal è stato preso per portare ciò che Andrea non può dare - piuttosto che una valutazione concreta.

Quel che è certo è che il destino dei Raptors passa anche per la prima scelta assoluta 2006. Nella prima stagione dell'era Colangelo, la panchina dei Raptors aveva un notevole impatto sulle partite; c'era Calderon, certo, ma c'era anche Andrea Bargnani.

Il giocatore romano dice che da lui si aspettano 17 punti a sera, noi crediamo che se lui riuscisse a fornire un impatto dalla panchina simile a quello dimostrato nei mesi di gennaio-marzo 2007 sarebbe già  un notevole passo avanti rispetto alla deludente stagione passata.

Avere tre lunghi di buon livello da far ruotare potrebbe essere la carta in più di questi Raptors; al contrario, se Andrea continua la sua involuzione (o, per altri, la sua "non evoluzione") e O'Neal passa in infermeria la maggior parte del tempo, si prospettano poche soddisfazioni per il team canadese.

Andrea ha trascorso l'estate a migliorare il suo fisico: in primo luogo con l'operazione al naso e alle adenoidi, problemi che in passato gli impedivano di respirare regolarmente (ricordate i suoi primi piani mai troppo intelligenti a causa di quella bocca perennemente aperta?); successivamente ha trascorso alcune settimane di lavoro individuale a Treviso e al "BigMan camp" a Las Vegas per migliorare il proprio gioco in post.

Nelle interviste di prestagione abbiamo visto un Andrea molto convinto dei suoi mezzi deciso a ritagliarsi un posto importante in questo team (gli stessi media canadesi, che da sempre hanno un occhio particolare per il Mago, si mostrano molto fiduciosi in questi giorni sul nuovo Bargnani); è necessario attendere il 29 ottobre per certificare se Bargnani sarà  in grado di dimostrare questa sua consapevolezza in campo.

O'Neal, Calderon, Bargnani e naturalmente Bosh, da questi uomini passerà  la stagione dei Raptors, ben sapendo che il suo Anthony Parker lo farà  sempre e magari sperando che Jason Kapono si sia svegliato dal suo letargo. Sam Mitchell è a pochi chilometri dall'ultima fermata, poi il convoglio si fermerà  e il capotreno stabilirà  se sia il caso di far continuare la corsa con lui ancora a bordo. I Raptors potenzialmente sono la terza-quarta squadra ad est ed hanno tutte le opportunità  di accaparrarsi il fattore campo per i Playoffs e passare - finalmente - questo fatidico primo turno.

John Schuhmann apre la sua preview sui Raptors per Nba.com con una frase che sentiamo di condividere appieno: "I Toronto Raptors saranno uno dei migliori team della Eastern Conference nel 2008-2009 SE Jermaine O'Neal rimane sano, SE il ginocchio sinistro di O'Neal è tornato alla piena potenza, e SE Andrea Bargnani inizia a giocare come una prima scelta assoluta".
Tutti i tifosi Raptors non possono che augurarselo.

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