NBA: non solo Pechino

James è spesso impiegato come numero 4, ma la squadra non ne risente dal punto di vista fisico…

Agosto, si sa in Italia, è il canonico mese dedicato alle ferie; lo stesso vale per la lega professionistica americana. Se non fosse per le imprese di team Usa in quel di Pechino, gli appassionati di basket a stelle e strisce non potrebbero che dedicarsi ai vari blog di mercato presenti sul web.

Della squadra americana impegnata in Cina ci sarebbe molto da dire.
Dopo i primi impegni appare chiaro che quest'anno i pro NBA fanno sul serio. Hanno eliminato, o almeno in parte ridotto, le carenze che avevano portato alle disfatte delle ultime apparizioni internazionali; in particolare l'innesto del trio di registi Kidd - Paul – Williams ha finalmente portato ordine in un ruolo che in passato ha creato non pochi problemi contro i pari ruolo delle altre squadre.

La squadra sembra inoltre soffrire meno la zona, gioca più coesa in difesa e le "prime donne" non badano solo ai propri numeri. Non da ultimo l'ego statunitense sembra essersi sgonfiato, almeno in parte, specie dopo le ultime sonore sconfitte ai mondiali ed alle scorse olimpiadi.

Scordiamoci di vedere coach K o i vari Wade, Kobe & C. fare professione di umiltà , ma perlomeno questa volta si sono allenati seriamente, e prima degli impegni studiano i giochi e le caratteristiche degli avversari. Poco importa che in conferenza stampa non si ricordino tutti i nomi degli avversari o li pronuncino correttamente.

È impensabile, più che in passato, non credere nell'oro al collo degli statunitensi; in caso di non vittoria, molti avrebbero difficoltà  a farsi vedere in giro per la confederazione. Inoltre, gli avversari sembrano meno quotati rispetto alle passate olimpiadi e mondiali. Gli unici che potrebbero dare filo da torcere agli Stati Uniti sembrano gli spagnoli, che però difficilmente potranno tener testa fisicamente agli americani.

Giusto per la cronaca, lo spot di centro è oramai una Chimera anche al di fuori degli states. Gli americani non hanno un centro di ruolo, ed il loro reparto lunghi annovera esclusivamente ali forti quali Howard, Bosh, Boozer ed Anthony.

Lo stesso Lebron, viene impiegato esclusivamente nel ruolo di ala grande (con discreto successo visto che fisicamente non ha rivali, e difficilmente si possono trovare ali piccole con una tale struttura fisica, anche nell'NBA).

Chiuso il capitolo giochi olimpici, il mercato NBA non ha dato molte soddisfazioni negli ultimi tempi. Dopo un mese di Luglio scoppiettante, caratterizzato da numerose trade e cambi di maglia illustri, Agosto non ha mantenuto lo stesso trend.

È probabile che molte squadre ricorreranno al mercato da qui all'inizio della stagione, ma per il momento le acque sono abbastanza calme. Fanno eccezione le trade di "Ferragosto o giù di li" che hanno messo in piedi Houston e Cleveland.

I Rockets hanno portato a termine il già  annunciato scambio con Sacramento per avere Ron Artest. La trade ha spedito in Texas oltre ad Artest, Sean Singletary e Patrick Ewing Junior in cambio i Kings hanno ottenuto l'ex Bobby Jackson, Donte Green ed una future prima scelta.

Sulla carta Houston ci guadagna enormemente, aggiungendo un difensore di livello assoluto, capace di dare un notevole contributo anche in attacco, specie considerando la fragilità  fisica finora dimostrate da Yao e T-Mac.

Il duo Battier - Artest è in grado di garantire una solidità  difensiva senza eguali nel panorama NBA, fornendo a coach Adelmann molte alternative nei ruoli di ala; sia qualora voglia schierare i due contemporaneamente (con Artest ala grande) o utilizzare Shane Battier come sesto uomo di lusso, e schierare in ala la coppia Scola – Artest.

Certamente i tifosi di Rockets hanno di che gioire, anche se rimane da verificare l'atteggiamento di Ron Ron, apparso in calo nelle ultime stagioni in California, ed il cui carattere è sempre un rebus indecifrabile per chi lo allena. Adelmann dovrà  anche studiare su come inserire il newyorkese negli schemi di attacco di Houston, che già  annoverano Alston, Yao e Tracy. Se Artest sarà  motivato e limiterà  i consueti isolamenti in attacco, potrebbe far fare il definitivo salto di qualità  ai texani, specie se le altre due stelle della squadra staranno finalmente bene fisicamente.

I Kings dal canto loro liberano spazio salariale cedendo un giocatore che altrimenti sarebbe stato free agent il prossimo anno, inoltre hanno ottenuto un veterano come Jackson che conosce molto bene l'ambiente, nonché una prima scelta futura. Nel breve termine non si sono rafforzati, tuttavia stanno cercando di lavorare in ottica futura, ed è molto probabile che nel ruolo di Artest daranno spazio a Salmons, autore di un ottimo avvio nella scorsa stagione, prima di essere dimenticato in panca da Theus dopo il rientro dello stesso Artest.

Il giorno prima della trade Houston-Sacramento, avevano provveduto a movimentare il mercato altri tre team. Lo scambio ha coinvolto Cleveland, Milwaukee ed Oklahoma City che si sono scambiate sei giocatori.

I Cavs hanno ottenuto dai Bucks Mo Williams, cedendo Damon Jones alla stessa Milwaukee e Joe Smith ad Oklahoma City. Milwaukee ha inoltre inviato ad Oklahoma City l'ala Desmond Mason in cambio di Luke Ridnour ed Adrian Griffin.

I Cavs si sono sobbarcati un contrattone per un giocatore che non è il play puro di cui avevano bisogno, bensì una combo guard in grado di garantire punti e gioco perimetrale. Sono stati sacrificati Jones, a dire il vero senza molti rimpianti, e Joe Smith, il quale aveva ben figurato nello scorcio giocato in Ohio la passata stagione, soprattutto nei play off.

Le ultime mosse di Danny Ferry hanno incrementato enormemente il salary cap di Cleveland, senza però dare gli effetti sortiti. La stessa acquisizione di Williams pare più l'ennesima mossa fatta per accontentare Lebron, piuttosto che il frutto di una programmazione mirata.

Vero è che Mo-W porta in dote 17 e passa punti ad allacciata di scarpe, tuttavia non è un giocatore che sposta gli equilibri, e a certe cifre il suo ingaggio appare un enormità  specie se lo scopo è quello di togliere pressione da Lebron.

Secondo me, in Ohio hanno il terrore di perdere il prescelto, e stanno procedendo per tentativi cercando di mettergli a fianco dei buoni giocatori, che però sono vicino ai trenta o li hanno abbondantemente superati, ed in dote si portano principalmente contratti di un certo spessore. Non a caso Cleveland ha il secondo monte salari della lega dopo questa trade.

Mi pare invece interessante la mossa dei Bucks che cedendo Williams danno fiducia alla loro stella Micheal Redd, che con l'altro neo acquisto Richard Jefferson formerà  una bella coppia (almeno a fantabasket).

Milwaukee del resto dopo la conferma di Bogut (uno sproposito il su contratto!!) doveva necessariamente cedere uno tra Redd o Williams, scegliendo il secondo.

L'arrivo di Ridnour è una scommessa, ma da per la prima volta un play di ruolo dopo l'era Cassell ed i pochi mesi di Payton. Il play bianco è chiamato ad una pronta riscossa dopo la panca della scorsa stagione, e si giocherà  l'opportunità  di partire nello starting five dei cervi.

L'arrivo gratis di Jefferson, ha consentito di sbarazzarsi di quel Bobby Simmons pagato a peso d'oro, e mai confermatosi dopo la stagione d'oro ai Clippers. Simpatia Damon Jones farà  molto probabilmente da tappezzeria anche la prossima stagione in Wisconsin.
Oltre alla trade citata i Bucks hanno firmato anche il centro Francisco Elson che farà  da back up all'ex prima scelta Bogut.

Oklahoma dal canto suo ha ottenuto l'ala grande di esperienza di cui aveva bisogno con l'arrivo di Smith. Per Desmond Mason è invece un deja vù, poiché la sua capoccia sopra il ferro era già  stata avvistata dal pubblico locale nel periodo di purgatorio post Katrina degli Hornets.

Altri scambi minori riguardano Flip Murray che si conferma uno zingaro Nba e si accasa ad Atlanta, dove probabilmente ricoprirà  il ruolo di sesto uomo lasciato libero da Childress. Ad inizio mese invece i Pistons hanno dato l'ennesima chance alla peggior prima scelta degli ultimi anni, quel Kwame Brown mai dimostratosi all'altezza nelle precedenti stagioni a Washington, Los Angeles e Memphis.

Un altro movimento "minore" ha visto l'ennesimo ingaggio di un play; "white cocholate" Jason Williams, lungamente corteggiato dal Maccabi Tel Aviv, è stato messo sotto contratto da parte dei Clippers.

Per chiudere in bellezza continua la telenovela Marbury in quel di New York.
La scorsa estate il giocatore aveva dichiarato di voler chiudere la carriera in Europa e precisamente in Italia; anticipando l'esodo di alcuni giocatori che hanno lasciato l'NBA per l'Europa quest'estate (non ultime le voci che vorrebbero Kemp a Montegranaro).

Il giocatore ha confermato al New York Post di voler giocare in Italia e guarda caso nella Milano degli ex D'Antoni e Gallinari. In particolare il Marbury ha dichiarato: “Why wouldn't you want to play basketball, still make money and live in a place that's beautiful, Milan is definitely where I want to play basketball at. That's where I fell in love with Italy.”

Una dichiarazione d'amore all'Italia e a Milano, sempre che lo vogliano, e soprattutto a quale prezzo.

Al momento non è ancora chiaro se i Knicks confermeranno in rosa il trentunenne play; la cessione di Renaldo Balkmann ha portato la rosa newyorkese a 15 giocatori, tuttavia non è ancora definito il ruolo di Marbury specie dopo la firma di Chris Duhon e Anthony Robertson.

Il play potrebbe essere tagliato, ed in tal caso potrebbe interessare a molte squadre NBA, nonostante il carattere difficile, visto il valore del giocatore e la mancanza di play da parte di molti team.
Dai giochi di Atene con gli USA ad un possibile futuro senza squadra (e con 20 milioni di $ in banca nel solo 2009), non male per un futuro precario!!

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