Il futuro dei Lakers

Una delle maggiori speranze per il 2009 lacustre è l'inserimento di Bynum, grande assente della finale

"Il sole sorgerà  di nuovo", intitolava Ernst Emingway uno dei suoi romanzi più famosi, quel romanzo che in Europa venne intitolato "Fiesta", per evitare l'eccesso di melassa del titolo originario.

Quando un ciclista giovane viene bruciato sul traguardo del campionato del mondo da uno più esperto, normalmente si tende a commentare "avrà  tempo e modo per rifarsi", la stessa cosa quando un giovane sprinter vince la medaglia d'argento alle Olimpiadi, la stessa cosa quando una squadra di giovani viene regolata solamente da una più esperta.

I commenti alla stagione trascorsa dei Lakers sono tutti basati su toni simili, si tende a sottolineare che è stato solo il primo assalto al titolo, che la squadra è molto più giovane dei Celtics, i giustizieri dei "Lacustri" in finale, che mancavano giocatori importanti come il giovane centro Bynum e l'ala Ariza, ovviamente di livello inferiore a Bynum ma anche l'unico difensore nella rosa dei Lakers in grado di impensierire Pierce.

Bisogna però riconoscere che tutto ciò è vero, ma è anche vero che ci sono degli indubbi problemi in casa gialloviola e che questo gruppo potrebbe anche migliorare ancora, ma che riesca davvero a farlo è tutto da dimostrare, ed ad "El Segundo" questo lo sanno bene.

In primo luogo è vero che la squadra è giovane, ma è anche vero che i tre leaders, Kobe Bryant, Lamar Odom e Pau Gasol hanno rispettivamente 30, 29 e 28 anni, hanno ancora alcuni anni al vertice della forma fisica davanti a se, ma difficilmente miglioreranno ancora, e soprattutto non miglioreranno di sicuro alcune lacune psicologiche e mentali palesate in finale, specie dal secondo e dal terzo.

In secondo luogo l'unico della rosa che può realmente compiere un salto di qualità  è Andrew Bynum, uno dei pochi centri veri nel basket odierno, uno dei tre o quattro giocatori sotto i 25 anni su cui sono puntati gli sguardi e che probabilmente saranno i centri dominanti nei prossimi anni. L'unico ad esserlo già  davvero è Dwight Howard, ma il bambinone gialloviola è uno dei pochissimi a poter arrivare a quel livello.

Vujacic e Turiaff possono diventare ottime addizioni dalla panchina, Farmar potrebbe diventare un buon play per la triangolo, ma se riuscirà  la sua crescita coinciderà  con l'inevitabile calo di Fisher, che ormai ha 34 anni.

Lo stesso inserimento di Gasol sembra ormai terminato, lo spagnolo sembra giocare con i suoi compagni gialloviola da anni, non certo da pochi mesi.

Tutto ciò per dire che il gruppo dei Lakers, pur essendo relativamente giovane, ha pochi margini di crescita. E nella finale con i Celtics si è visto che c'è bisogno che cresca.

In primo luogo la difesa di squadra latitava, ogni tanto si trovavano giocatori fuori posizione, ogni tanto ci si dimenticava dell'avversario diretto, Pierce penetrava come e quando voleva lui, certamente perchè è un ottimo attaccante, ma anche per la scarsa opposizione che trovava. Magari Phil Jackson farà  il miracolo, ma troppi giocatori sembravano svagati e disinteressati alla fase difensiva. Lo stesso Odom, probabilmente il miglior difensore gialloviola, è stato spesso in grande difficoltà  contro Kevin Garnett.

Discorso a parte merita la prestazione difensiva di Kobe Bryant; lui si è occupato di Ray Allen o Rajon Rondo, soprattutto del secondo, e si è scelto di non spremerlo eccessivamente in difesa, perchè l'attacco non riusciva a prescindere dalle sue penetrazioni. In difesa così in qualche modo ha fatto la sua parte, ma non è stato certo di aiuto ai compagni in difficoltà .

E qui arriviamo ad uno dei punti dolenti della finale: se è vero che le difficoltà  difensive potevano essere messe in conto, e se togliamo gara 6 in fin dei conti l'attacco dei Celtics nelle prime 5 gare ha faticato molto a superare i 90 punti, ci si aspettava che la triangolo dei Lakers fosse più efficace. In teoria un attacco strutturato come la triple post offence è un incubo per la difesa a pacchetto dei Celtics, il cui credo è aggredire il portatore di palla, raddoppiare costantemente e chiudere le linee di penetrazione.

La circolazione di palla dei gialloviola in teoria avrebbe dovuto trovare sempre l'uomo lasciato libero dai raddoppi, specie sul lato debole. Questo invece non è avvenuto. Dati i giusti meriti alla difesa dei Celtics, che sono stati aggressivi, reattivi e mobili, pronti a muoversi rapidamente dietro alla palla, bisogna però dire che la circolazione di palla dei Lakers è stata troppo lenta e le posizioni in campo spesso non erano attente; intendiamoci, nulla di clamoroso, ma dato che questa doveva essere l'arma principale contro i Celtics, i giochi avrebbero dovuto essere eseguiti in modo maniacale.

Perciò alla fine ci si basava troppo sulle penetrazioni di Kobe Bryant che tentava di attrarre i raddoppi e poi provava lo scarico o la conclusione in sospensione, tentativi a volte efficaci, ma troppo insistiti per mettere in difficoltà  una difesa come quella dei Celtics. Visti i tre turni precedenti, questa scelta è sembrata più una necessità  reale, concordata con la panchina, che un colpo di testa del numero 24.

Perchè mai Kobe avrebbe dovuto all'improvviso sentirsi l'uomo della provvidenza contro i Celtics, quando era stato nei giochi contro i Jazz e gli Spurs? Gasol ed Odom, decisivi nei turni precedenti, anche contro ottimi pacchetti di lunghi come quelli degli Spurs, dei Jazz ma anche dei Nuggets, sono lentamente scomparsi dal gioco e non sono mai risultati decisivi nell'ultimo quarto.

I critici di Bryant esclameranno: "E cavolo, prima si diceva che Kobe non aveva i compagni giusti, ora ha Gasol ed Odom e deve ancora lamentarsi? Vinca e stia zitto!"

In realtà  qui non si tratta di giustificare o meno Bryant, in fin dei conti con dei buoni compagni, che a parte Fisher ed un solo anno Radmanovic non avevano però mai passato un turno dei play off, ha appena perso una finale, non è uscito al primo turno.

Si tratta di cercare di capire se questi Lakers possono o meno vincere il titolo i prossimi anni.
E l'impressione non è esattamente positiva.

Per lo meno potrebbero vincere il titolo solo in caso di un calo dei Celtics, difficile pensare che i lacustri possano batterli se si confermeranno a questi livelli. In questo pezzo poi anche chi si lamenta spesso e volentieri perchè si parla troppo di Kobe avrà  poco da lamentarsi, perchè si parlerà  pochissimo del figlio di Jelly Bean.

Detto che questa squadra, Bynum a parte, non ha grandi margini di crescita, bisogna anche dire che quest'anno non c'era alcuna pressione, la sconfitta in finale è arrivata tra gli applausi degli appassionati che non si aspettavano dei Lakers così forti.

L'anno prossimo non sarà  così, ci sarà  una pressione psicologica come quella affrontata quest'anno dai Celtics, che ha pesato eccome nei primi due turni, finiti clamorosamente ed inaspettatamente in gara 7. I Celtics, seppur a fatica, hanno superato questa pressione, con Pierce che lentamente si è eretto a leader assoluto ed un gruppo in cui piano piano tutti hanno finito per fare la loro parte negli ultimi due turni, contro Pistons e Lakers. I gialloviola riusciranno a reggere la pressione?

Alcuni indizi non sono affatto rassicuranti, solamente Bryant e Fisher lasciano tranquilli e solamente Vujacic e Turiaff, fra i comprimari, hanno sempre svolto il loro compito anche quando la palla scottava. Vujacic è addirittura stato l'ago della bilancia, con due ottime partite in occasione delle due vittorie ed un calo nel finale di quella gara 4 che ha deciso la serie.

Il prossimo anno i Celtics probabilmente saranno su livelli simili, con meno rabbia ma con meno pressione, in quanto pur essendo una squadra dall'età  media elevata, soprattutto nei leaders, non sembra di vedere giocatori all'inizio del declino come Shaquille O'Neal, Antoine Walker e Jason Williams negli Heat di due anni fa.

Spurs e Pistons difficilmente saranno migliori di quest'anno, anche se magari gli Spurs con un Ginobili in forma sarebbero stati un osso ben più duro, i Cavaliers avrebbero bisogno di uno scambio importante per battere dei Celtics al livello di quest'anno, ma squadre come Hornets e Jazz probabilmente miglioreranno ancora e squadra come i Trail Blazers ed i Seventysixers potrebbero anche fare il salto di qualità .

Oltretutto i cugini angelini Clippers hanno appena messo sotto contratto Baron Davis e, con tutta probabilità , avranno ancora in squadra Elton Brand, per una combo che mette preoccupazione negli avversari, con uomini di contorno come Kaman, Mobley ed un giovane in grande crescita come Thornton.

I Lakers anche solo per ripetersi dovranno crescere, per vincere dovranno crescere molto. Difficile capire cosa pensi la dirigenza, le cui mosse negli ultimi anni sono state sempre sorprendenti, mai annunciate da squilli di tromba, ma sempre coperte dal silenzio fino al momento decisivo.

Per restare agli ultimi anni, Phil Jackson sembrava destinato alla panchina dei Kniks, l'arrivo di Kwame Brown fu un fulmine a ciel sereno, come la sua mai troppo pronta cessione per Gasol, nulla si sapeva degli scambi per arrivare ad Ariza e la stessa firma di Radmanovic non era stata eccessivamente preventivata.

Le ricorrenti voci però di uno scambio che coinvolga Lamar Odom sono un indizio delle intenzioni di Mitch Kupchak.

Perchè cedere Odom? Per vari motivi.
Innanzi tutto il suo contratto è molto alto, pagherà  il prossimo anno ben 14,5 milioni di dollari, ma è anche in scadenza, è quindi molto appetibile. Lamarvelous inoltre è reduce dal suo migliore scorcio di stagione, la sua reputazione non è mai stata così alta.

I due lunghi designati per il quintetto del futuro sembrano essere Gasol e Bynum, il montesalari è troppo alto, specie con i rinnovi incombenti di Bynum, Ariza, Vujacic e Turiaff ed inoltre c'è una voragine che va riempita nel ruolo di ala piccola. Infine i Lakers sono sembrati carenti dal punto di vista del carattere, e sotto questo aspetto Lamar non solo non è d'aiuto, ma di aiuto ha bisogno.

Si è vociferato di varie trattative, fra cui quella ormai impossibile con i Nets per uno scambio fra Lamarvelous e Richerd Jefferson (ormai andato ai Milwakee Bucks), quella con i Kings per Artest e quella con i Bulls per Nocioni.

Non ci è dato di sapere quali altri giocatori in teoria avrebbero dovuto rientrare negli scambi per pareggiare i salari. Inutile starsi a divertire con una trade machine ed inventarsi strani scambi, piuttosto questo può essere un segnale delle intenzioni dei gialloviola.

C'è anche in corso un'offerta per James Posey, obiettivo molto difficile, va detto che con tutta probabilità  resterà  a Boston, che però coprirebbe alla grande le deficienze dei Lakers, essendo un gran difensore, che chiede pochi palloni ed ha grande carattere. Con lui ed Ariza il ruolo di ala piccola sarebbe ben coperto.

Queste notizie, oltre che preoccupare Lamar Odom, possono preoccupare seriamente anche Luke Walton e Vlado Radmanovic, che vedrebbero ridursi drasticamente lo spazio in squadra. Se Slalom Vlado potrebbe riciclarsi come ala forte perimetrale, Luke "Skywalton" difficilmente troverebbe altre collocazioni.

Probabilmente Kupchak e Jackson si sono accorti di aver commesso un errore nel firmarli entrambi con la Mid Level Exeption, ma ora cederli non sarà  facilissimo. Se poi un lungo come Radmanovic, alto e con un buon tiro, alla fine una squadra la trova quasi sempre, basti pensare che in uno scambio con il deludente Brian Cook lo scorso anno è arrivato un buon Trevor Ariza, Walton può interessare solamente squadre che puntino molto sulla circolazione di palla, nutrano ambizioni ed abbiano carenze in regia. Vengono in mente pochi nomi di squadre possibili, e fra quelle poche ci sono squadre che con i Lakers difficilmente tratteranno, come i Clippers ed i Kings.

Difficile ora dire se si pensa davvero di cedere Odom ora, a febbraio o si stia solamente facendo pressione perchè accetti un quasi dimezzamento del salario, ma diventa decisivo a questo punto valutare la possibile convivenza di Gasol e Bynum.

Con Odom in campo, infatti, Gasol giocherebbe almeno un quarto d'ora come cambio di Bynum e più o meno lo stesso tempo come cambio di Odom, quindi la convivenza con il Bimbo avverrebbe per un minutaggio limitato.

Con la cessione di Odom, invece, Gasol e Bynum sarebbero la coppia di lunghi titolare. Con tutte le cautele del caso, in attacco la coppia potrebbe anche funzionare bene, con lo spagnolo che, grazie alla sua scuola europea, è perfettamente in grado di allargarsi e colpire dalla media, è un buon passatore, ha un buon tiro in sospensione e sa mettere palla a terra, quindi può ben giocare da ala forte, e Bynum che ha un raggio di azione più limitato ma una potenza fisica molto superiore. Servirà  un buon lavoro da parte di Phil Jackson, ma la coppia potrebbe funzionare davvero bene in fase offensiva, mettendo in serio imbarazzo qualsiasi difesa.

In fase difensiva invece ci sono dei dubbi, con Gasol che ha faticato molto con ali forti potenti come Garnett, e qui era anche prevedibile, ma anche con giocatori come un Boozer oltretutto in evidente difficoltà  fisica. Bynum, per parte sua, è ancora molto acerbo, in fase di intimidazione è già  buono, ma spesso e volentieri perde l'uomo.

A rimbalzo i due probabilmente costituiranno una coppia temibilissima, ma hanno entrambi dei momenti di pausa ed ogni tanto commettono ingenuità  notevoli.

In sostanza potenzialmente abbiamo le nuove torri gemelle, la coppia di lunghi più temibile della lega, ma che sul parquet le cose funzionino non è affatto scontato, ci sarà  bisogno di molto lavoro da parte dell'allenatore e di una grande disponibilità  da parte dei due giocatori

"Il sole sorgerà  ancora", ad El Segundo ne sono convinti, sulle spiagge di Malibù già  si pensa alla nuova stagione con entusiasmo, le possibilità  di ripetersi e di migliorare per i Lakers ci sono tutte, ma c'è anche tanto lavoro da fare, più di quanto si penserebbe in una squadra che è appena uscita vincente dalla bagarre dell'ovest ed ha dovuto soccombere solo di fronte a dei grandissimi Celtics.

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