Draft e dintorni

Mayo e Arthur: dei Grizzlies la miglior accoppiata di questo draft.

Lo sport americano contempla questo spettacolare evento, estraneo alla tradizione sportiva europea, che prende il nome di Draft. Rappresenta un'opportunità  per ogni gm della Lega, la chance di permettere un salto di qualità  al proprio roster con l'addizione di uno dei migliori giovani pronti ad entrare tra i professionisti.

Ma anche l'occasione per vendere un giovane dal (presunto) futuro brillante per giocatori già  rodati, per cash consideration, o per acquisire diritti di chiamata sulle edizioni future della manifestazione newyorchese.

I giocatori chiamati chiamati sul palco del Madison Square Garden, le trade avvenute prima durante e dopo il Draft Day, i rumors sulle free agency, giocatori pronti a lasciare gli States per tornare in Europa e, quest'anno, anche un discreto numero di cambiamenti nel ruolo di head coach.

Nel giro di dieci giorni sono successe molte cose, per questa ragione abbiamo provato a tirare le somme con una sorta di borsino, suddividendo le franchigie: quelle le cui quotazioni sono in ascesa, quelle che hanno perso l'occasione di upgrade e quelle che non ritroveremo poi tanto diverse rispetto alla scorsa stagione.

WINNERS

Hometown Hero

I CHICAGO Bulls ad onor del vero hanno ottenuto la loro vittoria il 20 Maggio, quando le palline della lotteria fecero il più clamoroso dei regali possibili nella figura di una prima scelta assoluta. Nemo profeta in patria, si dice, ma Derrick Rose ha tutto per contendere a Deron Williams e Chris Paul il podio nel ruolo per i prossimi dieci anni. Il roster è ora una parziale tonnara, perchè trovare minuti per Rose, Hinrich e Gordon è impresa ostica per il nuovo coach Vinnie Del Negro. Il povero Kirk viene inesorabilmente conivolto in tutte le ipotesi di scambio che riguardano i Bulls, con l'obiettivo di raggiungere un presenza offensiva nel ruolo di ala forte. Arrivano dal secondo giro anche i diritti su Omer Asik, in grande spolvero nel campionato turco ma forse non pronto per la lega di David Stern.

Il Barone ferma Brand

Senza dubbio si sono rinforzati i LOS ANGELES CLIPPERS. Pare quasi certo l'approdo del freeagent Baron Davis ai Clippers, con un quinquennale che risolve ad vitam il buco in point guard e toglie pressione al rientrante Livingston. Dal draft arriva un giocatore solido come Eric Gordon, in grado da subito di contribuire in fase offensiva e meno casellante dell'omonima guardia dei Bulls nella propria metà  campo. La panchina diventa profonda: Knight, Mobley, Tim Thomas, DeAndre Jordan. Quest'ultimo è uno dei possibili steal del secondo giro. Il centro, a lungo quotato a ridosso dei lottery picks, rappresenta per i Clippers un lussuoso backup per il lunatico Kaman. In questo contesto l'addio di Maggette non incide per niente, mentre Brand è vicino a firmare, grazie all'arrivo del nobile ex Warriors. Altra scelta da valutare in Summer League, la guardia Taylor.

Apoteosi per i cerbiatti

MILWAUKEE esce trasfigurata dalla notte del draft e sulla carta appare come la più migliorata tra le 30 franchigie della lega. Arriva Richard Jefferson a coprire lo storico buco in ala piccola dei Bucks, mentre le rinunce al mai troppo amato Yi Jianlian ed al contratto allucinante di Bobby Simmons non lasciano certo rimpianti. Solidissima la scelta alla numero otto con lo sposo promesso Joe Alexander, che tuttavia trova in Richard una concorrenza delicata, considerando che entrambi sono difficilmente riciclabili come ali grandi: attenzione allora al ritorno di fiamma per Villanueva che può intrigare Skiles. Molto sottovalutata la seconda scelta Mbah a Moute, principe camerunese da UCLA: in pochi difendono con la sua versatilità  sulle ali.

Incompiuti ma felici

Alla fine Pat Riley si è adeguato alla soluzione tanto cara ai suoi collaboratori ed al giovane coach Spoelstra, rinunciando alla cotta che aveva preso per OJ Mayo ed accogliendo a MIAMI Michael Beasley. Alle viste un delicato lavoro in palestra per trovare la chimica tra lui, Marion e Haslem, con cessione ancora tutt'altro che da escludere per Shawn o per l'idolo Udonis, il cui utilizzo come centro suona realmente complicato. Gran bel colpo Mario Chalmers al secondo giro, che potrebbe giocarsi con Marcus Banks spazio importante alle spalle del (presunto) titolare Jason Williams. Il roster degli Heat è tuttavia davvero troppo confuso per poter pensare che questi saranno i giocatori del grande rilancio di Wade a Novembre.

Sfrattati e senza nome, ma dal futuro promettente

Orfani di un città  che ha fatto parte della grande storia del basket, gli ormai ex SEATTLE Supersonics traslocano ad OKLAHOMA CITY con in dote quella guardia difensiva necessaria da affiancare al franchise player Durant. Obiettivo individuato in Russell Westbrook, chiamato a sorpresa e coraggiosamente con la quarta scelta assoluta. Lui ed Earl Watson si divideranno i compiti di point guard, mentre sul pulmino per l'Oklahoma non dovrebbe salire Ridnour, diretto altrove. Al primo giro viene chiamato anche Ibaka, ma l'ala non farà  quest'anno il salto dalla seconda serie spagnola all'NBA. Si mettono da subito in competizione con i deludenti lunghi a roster, sia il muscolare DeVon Hardin che l'energico Dj White.

Bene, ma non benissimo

L'acclamato Re del Draft ha colpito ancora, sostengono oltreoceano. Ma Pritchard aveva tutte le carte in regola (pick, giovani talenti, contrattoni) per cercare quel veterano chiesto da McMillan per completare la squadra più giovane della Lega. Invece ancori giovani a PORTLAND! Jerryd Bayless, il giocatore tanto acclamato dai tifosi dei Knicks presenti al Garden, arriva a sorpresa in Oregon, chiamato a fare quel che sa fare: giocare da point guard ed essere un realizzatore. Parziale controsenso, che però si sposa bene con una squadra che lascia il comando del gioco alla propria shooting guard, Brandon Roy. Per arrivare a Bayless (e Diogu) si è dovuto rininciare a Jarrett Jack ed al pick #13, quel Rush tanto apprezzato ai workouts. Le altre quattro scelte sono state cedute ottenendo in cambio quattro seconde scelte future ed il francese Batum, che il gm non ritiene ancora pronto per la NBA. Se i Blazers faranno un passo avanti, bisognerà  rivolgersi a quel signore chiamato per primo allo scorso draft.

… & LOSERS

Si può parlare di fuga?

Davis lascia i GOLDEN STATE Warriors. Anche Harrington sembra voglia andarsene, mentre Ellis, Azabuike e Pietrus sono da rifirmare. C'è aria di rinnovamento ad Oakland e forse Nelson si vedrà  costretto a dare più spazio ai giovani. Dev'essere stata una sorpresa trovare ancora disponibile Anthony Randolph alla #14 e Mullin non ci deve aver pensato troppo. Forse uno dei più grandi talenti di questo draft, allo stesso tempo un progetto che potrebbe richiedere un po' di pazienza. Sempre nel reparto ali arriva Hendrix, undersized ma solido rimbalzista.

Ancora non ci siamo

Scelta molto delicata per i CLEVELAND Cavaliers, perchè la data decisiva per la grande scelta di LeBron si avvicina sempre più ed il ragazzo va in qualche modo convinto a rimanere nell'Ohio. JJ Hickson non sembra esattamente adatto a questo scopo, perchè è un prospetto giovane ed interessante ma tutto da costruire tecnicamente nel tempo; tra Joe Smith, Varejao (se resta), Wallace e Ilga non è poi così folle ritagliarsi un pò di spazio. Ancora non si intravede però quella seconda punta di rilievo da mettere vicino a James per andare all'assalto definitivo del titolo NBA, dopo la forse illusoria finale 2006. Darnell Jackson, ala fortemente voluta al secondo giro, può lottare per un posto nel roster, non scontato. Il russo Kaun viene parcheggiato in patria (CSKA Mosca) in attesa di riaverlo come lungo di ruolo.

Si poteva fare meglio

Dai SACRAMENTO Kings ci aspettavamo tutt' altro! Thompson potrebbe rivelarsi uno dei colpi a sorpresa di questo draft, ma le perplessità  circolanti sul lungo da Rider non sono tanto sul suo valore, quanto sulla reale consistenza di numeri registrati alla periferia del mondo NCAA che conta. In California si aggiunge ad una batteria di lunghi che conta già  Brad Miller, Mikki Moore, Spencer Hawes e Shelden Williams, mentre nel backcourt manca qualcosa che assomigli anche vagamente ad una point guard. Con le altre due scelte sono arrivati Singletary e Ewing jr. Alla luce del roster corto, la point guard tutto cuore e confusione potrebbe ritagliarsi un ruolo e fare la squadra, ben poche speranze invece per il figlio del grande Pat.

Non vi assicuriamo niente

Bill Walker, DeVon Hardin, Ryan Anderson erano solo alcuni dei nomi associati ad una presunta promessa fatta dai DETROIT Pistons in funzione della numero 29. Tra questi c'era anche il prescelto DJ White, dirottato poi a Seattle per un narcolettico di talento e per un mormone d'area, rispettivamente Walter Sharpe e Trent Pleisted. Durante l'estate i due dovranno dimostrare di meritare un posto nel roster. Lo stesso vale per la penultima scelta, il super atleta Deron Washington. E' evidente anche da questo draft col profilo basso e scappando da garantiti al primo giro che bolle in pentola qualcosa di importante a Detroit. Il nuovo corso, sotto la guida di coach Curry, potrebbe non avvalersi più del contributo di uno dei big che tanto hanno dato a questo gruppo in questi anni.

I soliti ignoti

SAN ANTONIO ci ha abitutato a non sottovalutare i giocatori che drafta regolarmente a fine primo giro. Eppure questa volta non scommettiamo due lire sul pick di Buford, Se, come si dice, l'obiettivo era quel Batum che gli è stato “rubato” dai Blazers, George Hill appare decisamente come il classico piano b. Staremo a vedere se sarà  l'ennesimo miracolo del gm degli Spurs, che ha puntato su questa guardia quando ancora erano disponibilli buoni giocatori (Chamers, Arthur, Jordan, Douglas-Roberts, ecc.). I giocatori arrivati al secondo giro, Hairston e Gist, difficilmente saranno a roster in novembre.

Cambio di rotta.

Qualcosa non torna nel progetto tecnico intrapreso dai TORONTO Raptors ed evidente emerge qualche contraddizione rispetto alle scelte degli ultimi anni. La trade con Indiana (ancora in attesa dell'ufficialità ) suona sinistramente come una pezza per coprire errori di valutazione passati, tra cui è difficile sfuggire dalla pessima compatibilità  Bargnani-Bosh. Jermaine O'Neal in quanto tale (e se recuperato) è un acquisto ovviamente di primissimo piano anche al di là  del suo contrattone e delle perdite di Ford (squadra in mano a Calderon), Nesterovic e delle scelte. Arriva il curioso Nathan Jawai dalla lontana Australia, affascinante personaggio d'area con combinazione di atletismo e forza fisica.

LE ALTRE, STANDING PAT

Una promessa è una promessa.

Solidi, concreti, senza fronzoli, rispettando promessa e rumors e senza farsi abbindolare dai tanti caduti eccellenti alla ventiduesima scelta. Nella conta da 1 a 5 del quintetto degli ORLANDO Magic mancava una guardia e guardia è stata, con il completo Lee che non necessariamente è destinato all'All-Star Game ma che è esattamente ciò che serviva per la chimica di coach Van Gundy; il solo Brandon Rush poteva essergli preferito. Traballano ora sinistramente le posizioni di Dooling, Arroyo ed Evans, che in tre messi insieme hanno dimostrato di non fare un titolare NBA e che potrebbero non essere rifirmati. Nelson, Lee, Turkoglu, Lewis, Howard: il quintetto c'è, manca solo un pò di profondità  nella frontline che non poteva arrivare dal draft.

Habemus ala grande.

E' arrivata l'ala grande che manca da tanto tempo ai PHILADELPHIA 76ers, dai tempi di Derrick Coleman! Ma Marreese Speights fa storcere il naso ai tifosi per la scarsa propensione difensiva e la presunta inferiorità  nel breve periodo rispetto al disponibile Darrell Arthur. In realtà  Marreese ha upside e mani rari da trovare in un lungo, oltre a completarsi decisamente bene con Sam Dalembert. Philadelphia è ora anche nelle più invidiabili condizioni salariali possibili, con circa $20 milioni da spendere per quel big destinato a far fare il definitivo salto di qualità  a Iguodala e compagni: Brand e Josh Smith sono alcuni dei nomi che circolano oltreoceano. I giovani Sixers potrebbero meritare enorme attenzione.

LeBron attendesi?

I NEW JERSEY Nets sono stati i primi a movimentare il mercato con uno scambio francamente di impatto discutibile. Il sacrificato risponde al nome di Richard Jefferson, direzione Milwaukee, per la grande incognita cinese Yi Jianlian e per un albatros contrattuale ($10milioni per i prossimi due anni) nella figura del malconcio Bobby Simmons. Non benissimo! Arrivano poi dal primo giro Brook Lopez, che potrebbe scalzare anche nel medio periodo Sean Williams e Josh Boone nelle gerarchie di coach Frank, e Ryan Anderson, fattispecie di giocatore atipico non presente nel roster dei Nets. Possibile colpaccio al secondo giro, con il nobile decaduto Chris Douglas-Roberts che può ritagliarsi una spazio come vice Carter, il quale prende in mano la situazione in attesa che i giovani crescano. O in attesa di LeBron tra due anni?

Belli dentro, anche se fuori…

Chi esce bene da questa settimana di scelte e trade è MINNESOTA. I Timberwolves aggiungono quel Kevin Love che tanto piace a Kevin McHale. Con l'ex UCLA e Al Jefferson a Minneapolis certo non manca il talento (offensivo) sotto i tabelloni. L'altro pick, Pekovic, potrebbe da subito diventare il primo cambio della coppia di lunghi. Il vero colpaccio, poi, è la blockbuster trade con Memphis: nessuno rimpiangerà  Jaric, Buckner o 'Toine Walker, mentre Mike Miller è un'addizione davvero notevole. Persiste un dubbio: con un backcourt affidato a Foye e McCants, non era il caso di tenere Mayo?

Giovani talenti da sgrezzare

Dopo Pau, via anche Miller, per una squadra con un'anima completamente nuova. Conley, Mayo e Gay sono un tris esaltante in prospettiva, ma da etica, team-work e QI in attesa di verifica. Jaric, Walker e Buckner peseranno 24 milioni all'anno sul cap di MEMPHIS, davvero tanti per il trio arrivato insieme ad O.J. via trade. Al primo giro è arrivato anche Arthur, un talento che rende un po' meno amara la nota gasolata di febbraio. Tuttavia sotto i tabelloni toccherà  ancora fare affidamento su Milicic e Warrick. L'abbondanza nel backcourt incoraggia a cercare uno scambio per un lungo.

Little Italy

La tentazione di considerare i NEW YORK Knicks tra i vincitori è fortissima, perchè diversamente dagli improvvisati tifosi dal fischio facile del Garden noi sappiamo e conosciamo quali sono le doti del loro nuovo international scelto alla numero sei, ideale collante per una squadra tutta da rifondare negli uomini e nella mentalità . Ma i dubbi ci possono certamente essere e questo è innegabile, nonostante la fiducia in Danilo Gallinari ed il contesto tecnico apprezzabile per far emergere le sue qualità , anche nel breve periodo. Manca il play che possa fare al caso di D'Antoni e sarà  questo l'obiettivo centrale di tutta l'estate, in cui ovviamente gli inadatti Curry, Randolph e forse persino Lee sono i maggiori indiziati ad abbandonare la Grande Mela.

Apparente controsenso

Buona fortuna a chi deve entrare nelle logiche di coach Brown e dei CHARLOTTE Bobcats. Logiche che, per quanto misteriose e sofisticate, sicuramente esistono. Se puoi contare su un play affidabile ed in crescita come Raymond Felton è quasi doveroso pensare che non sia quello il ruolo da rinforzare alla nona scelta assoluta; puntualmente è arrivato invece il tascabile DJ Augustin a creare tanti punti interrogativi attorno ai Bobcats ed allo stesso Felton, la cui posizione alla distanza traballa. Intriga il progetto Ajinca, ala-centro scelto alla numero 20 ottenuta da Denver e giocatore da far crescere poco alla volta ma dalle basi fisiche impressionanti. Rientrano May e Morrison, che si aggiungono a Dudley, Wallace e Richardson: tanta carne al fuoco. Al secondo giro arriva la solida guardia Kyle Weaver, bel difensore sui piccoli e non dannoso in attacco: può fare la squadra.

Nessun rischio

Questa volta il draft ha portato qualcosa in Arizona. PHOENIX e coach Porter optano per i 212 cm di Robin Lopez, un ottimo cambio per la frontline Shaq-Stoudemire. Non hanno puntato su un giocatore di talento, quanto su un solido nba-ready con dichiarata propensione a fare le cose che servono nella propria metà  campo. Barbosa e Diaw restano sul mercato, alla ricerca di giocatori più funzionali al nuovo corso post-D'Antoni. Due seconde scelte e “cash consideration” non sono un sacrificio del tutto trascurabile ed è quanto è stato speso per farsi cedere dagli Spurs i diritti su Goran Dragic, individuato come possibile vice-Nash. Ma lo sloveno sarà  all'altezza del compito, o finirà  per essere il vice-Strawberry?

Imperscrutabili

L'inserimento della prima scelta JaVale McGee all'interno della Princeton Offense dei WASHINGTON Wizards sarà  lento e graduale, sicuramente non scontato sul piano tecnico; il progetto è però ambizioso e lo sfizio di vedere crescere questo ragazzo è fuori discussione, tanto più in un ambiente con relativa pressione. Era stata notevolissima la seconda scelta Bill Walker, tuttavia poi ceduto a Boston addirittura in cambio di misera “cash consideration”: perso un possibile steal di questo draft, ma il lato positivo di questa rinuncia suonava come ottimistico sintomo della imminente conferma di Jamison, arrivata infatti pochi giorni dopo. Anche Arenas sembra ormai pronto a legarsi per altri sei anni alla squadra diretta dal bravissimo Eddie Jordan.

Due soluzioni in ala

I Rockets soffiano Batum agli Spurs per poi girarlo ai Blazers. Da questa mossa arrivano a HOUSTON Donte Greene e Joey Dorsey. L'ex Syracuse dividerà  con Battier lo spot di ala piccola per una coppia che si completa davvero bene: Greene può contare su un buon talento offensivo (anche se forse troppo limitato al gioco perimetrale) ed una discutibile intensità  difensiva, qualità  in cui invece eccelle il veterano dei Rockets. Anche qui servirà  pazienza prima di ricevere un contributo sostanzioso dal rookie. Dorsey è una sorta di vice Hayes e proprio per questo non se ne vede l'utilità . Difficile entrare a roster per l'altro pick, Maarty Leunen.

Ricostruzione

Delicatissimo ed ancora in sospeso il giudizio su Indiana e Toronto, poichè lo scambio che doveva portare Jermaine O'Neal in Canada in cambio di un pacchetto comprendente la diciassettesima scelta (poi Roy Hibbert), TJ Ford e Rasho Nesterovic non può ancora materializzarsi per aspetti burocratici (e secondo alcuni per le sospette condizioni di O'Neal). Nel caso di via libera, gli INDIANA Pacers trovano un modo decoroso ma non certo entusiasmante di cedere la loro stella, in crisi fisica da ormai due anni. Un giocatore con così tanti punti interrogativi ed a cui spettano ancora 22 milioni di dollari è difficile da trasferire, ma si poteva fare meglio. Alla scelta numero 11 è scattato il panico, poichè Larry Bird non aveva certo messo nei piani di trovarsi l'illustre decaduto Bayless, di troppo con Tinsley e Ford e dunque ceduto ai Blazer per Rush, swingman perfetto nella chimica di questo gruppo tutto da reinventare.

European way

Ma come? Non si era detto che a UTAH sarebbe servito un lungo difensivo alla Hibbert, un intimidatore in grado di sopperire alle carenze del duo Boozer-Okur? Il lungo arriva, ma trattasi di talentuoso atipico che ama giocare lontano dai tabelloni e dalle botte. Premesso questo, Kosta Koufos è un ottimo giocatore e magari Sloan ritiene di poterne modificare le attitudini e completare il bagaglio tecnico. Alla voce frontline si registrano anche le seconde scelte Tomic e Dragicevic, europei destinati a restare oltreoceano ancora un anno.

Senza rimpianti. O forse sì

Molto curiosa la situazione dei BOSTON Celtics a fine primo giro: Ainge è andato dritto sul giocatore desiderato e più volte provinato ad inizio mese, ovvero quel talentuoso salterino JR Giddens che potrebbe prendere il posto di Tony Allen nelle rotazioni di coach Rivers. Ma c'erano alternative dal profilo più suggestivo. Interessante l'acquisizione di Bill Walker, che poteva valere il primo giro ma paga carissimo la pessima integrità  fisica testimoniata dai troppi infortuni negli ultimi due anni. Il GM di Boston superò simili dubbi in passato con Gerald Green e Leon Powe. Parcheggiato in Europa il turco Semih Erden, i cui diritti restano in naftalina in attesa che possa tornare utile. Ma da campioni in carica è tutto più facile.

Poco ma utile.

La svolta tecnica decisa da Cuban potrebbe portare con sé ulteriori scossoni al roster. Non è ancora chiaro se Josh Howard sia ancora parte del progetto DALLAS o il pezzo pregiato da mettere in vetrina. Dal draft non si poteva sperare di ricavare troppo da una bassa seconda scelta. Foster, guardia non molto talentuosa ma in grado di costruirsi un ruolo alla Kapono, è il più classico degli specialisti che si alzano dal pino. Diop fa il suo ritorno in veste di vice-Dampier, ma a 6 milioni all'anno non si può certo parlare di saldi. Infine, esce dalla lista dei disoccupati mr. no-shoes dunk Gerald Green, un treno che non può più perdere.

Si poteva fare qualcosa

DENVER si è di fatto tirata fuori da questo draft. L'unica chiamata, al secondo giro, risponde al nome di Sonny Weems, atletica guardia da Arkansas con doti difensive e fondamentali rivedibili. I Nuggets hanno però ceduto la scelta #20 ai Bobcats ed a quel punto c'erano diversi nomi che avrebbero potuto risultare utili ad un roster con molto talento, ma anche molto lacunoso. Ora non restano che le trade per sistemare un giocattolo bello, ma che ha ampiamente dimostrato di non funzionare. Occasione persa.

Draftin' out

Chris Paul ha guidato i suoi ad una grande regular season, Hornets che sono riusciti a farsi rispettare anche ai playoff. Tuttavia sarebbe stato auspicabile aggiungere profondità  alla panchina. Cedono (per soldi) a Portland la scelta # 27, poi tradotta nell'ascesa sul palco del Garden da parte di Arthur. Occasione persa anche a NEW ORLEANS?

Spettatori

La scelta al primo giro se n'era andata con l'arrivo in California di Gasol ed i LOS ANGELES LAKERS a fine secondo giro non hanno trovato di meglio della guardia Crawford. Che non farà  la squadra. Tuttavia Kupchak non aveva l'esigenza di arricchire il roster, non prima di essere riuscito a sfoltire alcuni contrattoni oramai non più necessari alla causa.

Serata di relax

Gli ATLANTA Hawks si sono seduti comodi a godersi lo spettacolo e non si sono iscritti a questo draft, nemmeno per un piccolo movimento di sottobosco da secondo giro. Ben altri problemi attendono la franchigia della Georgia, in primis le delicate vicende contrattuali dei due Josh, Smith e Childress, tutt'altro che sicuri di rimanere ad Atlanta. A tal proposito, la dirigenza assicura di voler pareggiare qualsiasi offerta che riceverà  da altre squadre.

(articolo scritto a 4 mani con Gerry Donato)

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