Boston: la serie vs Lakers

Paul Pierce ha vinto meritatamente il premio di Most Valuable Player (MVP) e i Celtics il titolo NBA

L'andamento della serie

Alla fine il diciassettesimo titolo NBA è arrivato, conquistato per giunta contro i Lakers, avversari storici di tante battaglie, molto spesso vinte dai Celtics, per la precisione 9 a 2.

È arrivato dopo 6 battaglie (oddio, diciamo 5 e mezza) che hanno tenuto col fiato sospeso mezza America, come ai bei tempi degli anni Ottanta, quando i mitici Bird e Magic si sono fronteggiati per quasi un decennio e hanno risollevato, con la loro rivalità , le sorti della NBA stessa.

Ripercorriamo brevemente il cammino che, in sei tappe, ha portato i Celtics sul tetto del mondo cestistico.

Le prime due gare sono state giocate in casa e se la prima sfida è stata vinta in modo relativamente facile dai Celtics, la seconda stava ripetendo grosso modo lo stesso copione della precedente, ma con un distacco ancora maggiore per i biancoverdi. A circa 7 minuti dal termine dell'incontro invece l'attacco dei padroni di casa si ferma ed agli ospiti entra tutto, il recupero arriva fino a 2 punti, ma poi la classe e la determinazione dei Celtics riesce ad avere la meglio portando a casa l'incontro non senza qualche patema di troppo.

Poteva essere ad appannaggio dei Celtics anche gara-3, ma sia Pierce che Garnett hanno giocato troppo male per poterla portare a casa, eppure nonostante questo il finale è stato incerto e solo qualche disattenzione di troppo ha permesso ai Lakers di vincerla, come lasciare libero un caldo Vujacic che ha segnato un tiro poi risultato decisivo. Dopo gara-3 Doc sintetizza bene la partita: "penso che la nostra difesa sia stata buona, ma non il nostro attacco, Paul ha avuto la serata che ha avuto e pure Kevin, ma abbiamo avuto la possibilità  di vincere". Ray Allen invece gioca un'ottima gara, ma non sarà  che solo l'antipasto di quello che farà  nel prosieguo della serie. "Mettere Kobe su Pierce è stata la differenza nella gara di stanotte" dice Jackson, eppure la nostra sensazione è che Pierce si sia annullato da solo, visto quello che ha fatto nelle gare successive.

Gara-4 è stata invece molto atipica, gran vantaggio Lakers e poi, come riferisce Pierce, i Celtics hanno creduto veramente alla rimonta quando sono andati per la prima volta ad un distacco in singola cifra a 2 minuti esatti dalla fine del terzo quarto. La vittoria è arrivata implacabile a smorzare le speranze dei losangelini di tenere almeno il campo nelle tre gare centrali della serie.

Con gara-5 inizia quindi la prima dei tre match-ball in mano a Boston per vincere la serie. È stata una partita molto combattuta, il punteggio è stato spesso incerto, ma alla fine i Lakers riescono ad evitare di farsi chiudere la serie in casa propria.

Con il ritorno a casa la festa può cominciare e l'incertezza sulla serata di gara-6 dura lo spazio di 12 minuti, poi c'è il primo dei numerosi allunghi che portano il divario a livelli anche esorbitanti, un vero massacro ai danni dei Lakers, giustamente chiamato DAY MASSACRE 2.

Il maggior tema della serie alla vigilia era Bryant vs Garnett: chi dei due avrebbe portato la propria squadra alla vittoria? Tra questi due si erge invece come principale attore nella serie Paul Pierce, che si prende per mano la squadra e la trascina a forza alla vittoria. A parte lo spavento per il ginocchio in gara-1, solo alla terza partita della serie il buon Paul è rimasto un po' in ombra per un riacutizzarsi del dolore, per il resto è stato il migliore sul campo e si è giustamente meritato il premio di MVP.

I meriti di Pierce però non si limitano all'attacco, anche la difesa ha avuto un ruolo principale nel suo gioco ed il lavoro di contenimento, assieme a Ray Allen, di Bryant è stato eccellente, infatti il Doc dice: "penso che Paul sia stato il miglior difensore". Il miglior difensore della miglior difesa NBA dopo essere stato il miglior attaccante, non male per un giocatore che veniva considerato molto poco fino a 12 mesi fa.

E dire che Pierce, losangelino Doc, da piccolo odiava i Celtics, ed ora trova curiosa la situazione per cui ha giocato per la franchigia nemica contro la propria squadra del cuore da piccolo, ma prima di tutto a Pierce interessava vincere l'anello, tutto il resto andava in secondo piano. Prima dell'inizio della serie raccontava che, tra i vecchi Celtics, il giocatore che odiava più di tutti era un certo Danny Ainge. Ovviamente ora le cose sono completamente differenti perché allora Pierce era solo un ragazzo con sentimenti giovanili, ora è un uomo con interessi più seri, ovvero il titolo.

Veniva definito il giocatore chiave della serie, ma Kevin Garnett non ha dominato, eppure su 6 partite ha realizzato altrettante doppie doppie: come è possibile arrivare a definirlo una delusione? Probabilmente le attese erano eccessive, come con Bryant, e ogni errore è stato amplificato mentre ogni merito veniva sottodimensionato, eppure si è fatto sentire in difesa permettendosi fino a 5-6 raddoppi durante un singolo attacco avversario, mentre nell'altra metà  campo ha prodotto delle giocate che definire eccezionali è poco. Sia Odom che Gasol lo hanno marcato, e spesso è risultato lui il vincitore, eppure non gli hanno assegnato l'MVP, come è giusto che sia stato, ma non crediamo che sia dispiaciuto, a lui interessava solo l'anello.

Dopo aver iniziato male i play-off per motivi extracestistici su cui ci torneremo in un secondo tempo, Ray Allen contro i Lakers ha avuto il suo momento più alto e per buona parte della serie è stato il migliore assieme a Pierce. Tutto il bene che si diceva su di lui si è materializzato in tutta la sua forza con un tiro micidiale e preciso, oltre ad una difesa insospettabile anche contro Bryant.

Dopo gara-6 anche Jackson, in genere poco benevolo con le altre squadre, ha avuto modo di lodare il gioco di Rondo, soprattutto dopo gara-6 "Rondo era la star, il giocatore che ha creato i giochi, catturato palloni, insistito sull'attacco con veloci scorribande", non un complimento da poco, in effetti Rajon Rondo ha svolto molto egregiamente il suo compito anche nella serie finale, zittendo i suoi detrattori, pochi a dire il vero. Non ha sempre giocato la sua migliore pallacanestro, ma ha fatto vedere lampi di genio difficilmente riscontrabili altrove, come i 16 assist dei gara-2, oppure il capolavoro di gara-6 con 21 punti, 7 rimbalzi, 8 assist e ben 6 palle recuperate. Anche Doc non lesina lodi: "sono così orgoglioso di Rajon Rondo". Quando un allenatore parla in quel modo si può stare tranquilli di aver svolto bene il proprio lavoro.

Tutti abbiamo visto cosa succede quando Kendrick Perkins manca dal campo: in gara-5 la sua assenza ha voluto dire doppio lavoro per Garnett, con Odom e Gasol che scorazzano impuniti nell'area e vittoria Lakers annessa. È vero quando si dice che si sente quanto è importante una persona proprio quando manca. E Perkins manca tantissimo ai Celtics, ricordiamocelo quando saremo tentati di criticarlo.

Aveva giocato discretamente quand'è stato chiamato nelle serie precedenti, ma Eddie House aveva bisogno di un qualcosa per tornare alla ribalta dopo le prime due partite in cui non ha neanche visto il campo, e questo qualcosa è stato l'infortunio a Rondo, che gli ha consentito di mettere piede in campo e sopravanzare Sam Cassell nella rotazione. House non è un giocatore che si demoralizza, attende con pazienza il suo turno e quand'è il suo momento fa sempre qualcosa di buono "devi essere pronto perché non sai mai quando il tuo numero sta per essere chiamato, quando sono in panchina nella mia mente è come se fossi l'allenatore della partita, quali giocate avrei chiamato se lo fossi veramente? Guardo i mismatches, così sono preparato quando devo entrare".

Che la panchina dei Celtics fosse ingiustamente considerata più debole di quella dei Lakers è cosa nota, ma fin dall'inizio era chiaro che questa convinzione non era giustificata e se il migliore è stato decisamente Posey, del quale parliamo più avanti nel report, possiamo prendere tranquillamente come riferimento la prestazione di Leon Powe in gara-2 il quale, con i suoi 21 punti (ovviamente suo record personale) e 6 su 7 dal campo, ha demolito la difesa avversaria come meglio non avrebbe potuto fare.

Alla vigilia la sfida Celtics-Lakers era vista come la battaglia tra il miglior attacco (Lakers) e la miglior difesa (Celtics) ed alla fine è andata come doveva andare, perché il detto "l'attacco fa vendere i biglietti e la difesa fa vincere i titoli" non può che essere vero, in passato come nel presente. Ha vinto la miglior difesa, com'è giusto che sia in questo sport. Inoltre quello che veniva considerato il miglior attaccante, ovvero Kobe Bryant, oltre a non aver trovato soluzioni efficaci contro la difesa bostoniana, ha tutto sommato deluso le aspettative e se alla vigilia i più temerari ipotizzavano paragoni con Michael Jordan, sarebbe più opportuno limitare i paragoni con i più forti giocatori attuali, perché ai play-off ci sono stati giocatori che hanno offerto prestazioni migliori, a cominciare da Pierce.

E che dire della sfida tra i due allenatori? Doc Rivers sembrava la vittima sacrificale al cospetto del più esperto, micidiale, incredibile Jackson, poi alla fine si è visto che nel complesso, e nel dettaglio come gli adattamenti durante la serie, chi ha fatto la figura dell'esperto è stata Rivers. Un bello smacco per chi cercava di vincere il suo decimo titolo NBA. Lo aveva detto Mike Fratello, ex coach NBA, prima dell'inizio della serie che "Doc è uno dei migliori nella Lega ad escogitare i migliori giochi nei secondi finali in una gara punto-a-punto", ma la maggior parte degli analisti dava come vincente in partenza Jackson. Ed abbiamo visto com'è finita. Alla fine Jackson non ha trovato di meglio da fare che lamentarsi: degli arbitri, dei falli, dei poteri mistici di Red Auerbach, dei ciarlatani/guaritori come Oral Roberts.

Oltre che sul campo, anche dal punto di vista delle vendite di merchandising i Celtics hanno battuto i Lakers: la maglietta più venduta all'NBA Store di New York e su internet è proprio quella di Garnett, che ha superato quella di Bryant.

I cittadini di Boston sono quindi tutti contenti? Macchè, durante le gare sono montate un po' di polemiche a causa dell'inizio delle partite, molti infatti si sono lamentati del fatto che a Boston iniziavano alle 21, un orario brutto perché, tenendo conto che una partita dura circa 2 ore e mezza, per un ragazzino non è usuale rimanere alzato fino a quasi mezzanotte, dato che il giorno dopo bisognava andare a scuola. A causa dei fusi orari invece, a Los Angeles la partita iniziava alle 17, quindi un orario molto più accettabile. Anche alcuni adulti non ha resistito fino alla fine della partita, soprattutto chi lavora presto o comunque è abituato ad andare a letto molto presto, si è trovato in difficoltà . Se teniamo conto che nella regular season in genere le partite iniziano alle 19.30 ora locale è facile immaginare il disagio di cambiare abitudini ormai consolidate. Il portavoce della NBA Michael Bass è stato lapidario nel commento, indicando che a loro non risulta un decremento significativo dei telespettatori giovani e comunque c'è la possibilità  di rivedere la partita su internet o nei canali che prevedono la trasmissione in differita, a noi invece risulta decisamente di cattivo gusto una risposta che sostanzialmente se ne frega delle esigenze dei più giovani.

Infortuni

A 5 minuti e 4 secondi dal termine del terzo quarto a tutti i tifosi Celtics si è gelato il sangue: Paul Pierce era a terra, dolorante, colpito fortuitamente dal proprio compagno di squadra Perkins. Il miglior giocatore dei Celtics in quella partita si era infortunato e sembrava proprio messo molto male, il replay non lasciava adito a dubbi sulla gravità  dell'infortunio, tesi avvalorata dal fatto che hanno dovuto portarlo a spalle fuori dal campo e poi in carrozzella negli spogliatoi. "Onestamente pensavo al peggio" ha detto Rivers, ma poi, clamorosamente, Pierce è rientrato in campo dopo che i primi accertamenti hanno scongiurato problemi gravi.

Allora perché tutte queste attenzioni subito dopo l'infortunio? La risposta è semplice ed anche molto banale: poiché Pierce non si è mai fatto male al ginocchio aveva avuto molta paura e, non sapendo cosa poteva essergli accaduto, ha eccesso in prudenza, poi ha visto che non era così grave, immaginiamo che si sia fatto mettere degli antidolorifici ed è rientrato in campo.

Nei giorni successivi Pierce si è rifiutato di farsi vedere per accertare eventuali entità  dell'infortunio per evitare brutte notizie e continuare a giocare, rimandando il tutto alla fine della serie, ma subito il parere del medico parla di menisco, non un grave infortunio, ma che, se operato, avrebbe costretto il giocatore a rimanere fermo per almeno 1 mese, una cosa inaccettabile per un lottatore come lui arrivato alla finale NBA, il sogno di tutta la sua vita.

Il gonfiore al ginocchio è stato il principale problema nei primi giorni dopo l'infortunio ma i trattamenti ed un muscolo sempre caldo con bicicletta da palestra sono stati rimedi efficaci per permettere al giocatore di rimanere sempre pronto a giocare. Col passare dei giorni il ginocchio gli faceva sempre meno male e ha potuto contribuire attivamente alla vittoria dei Celtics.

Tutti abbiamo visto una vistosa fascia elastica bianca al braccio sinistro di Ray Allen, ha iniziato ad indossarla quando difendeva contro Hamilton. "l'ho indossata perché ho avuto tanti graffi sul mio braccio da Rip (Richard Hamilton), il suo soprannome è appropriato". Visto che si è trovato bene ha deciso di indossare quella fascia anche contro i Lakers, nonostante la mancanza di un evidente problema medico "mi sento bene con quella, quando mi succede continuo ad usarla".

Pure Rajon Rondo ha avuto problemi fisici, per lui un dolore alla caviglia sinistra accaduto nel terzo quarto di gara-3. Fortunatamente nessun problema grave, ma il dolore lo ha tenuto a mezzo servizio per le due successive gare. Molte sono state le manifestazioni di gratitudine, quella più esplicita è stata di Perkins: "quando non è in gara non abbiamo nessun tipo di ritmo in attacco". In gara-6 è tornato vicino al 100% e lo abbiamo visto in tutta la sua bravura.

Subito dopo l'infortunio di Pierce arriva anche quello di Kendrick Perkins e per qualche minuto si è pensato ad una maledizione che non voleva far vincere il titolo ai Celtics. Per lui un problema alla caviglia sinistra e quando sembrava che potesse tornare a giocare in piena forma arriva un infortunio alla spalla sinistra dopo un contatto con Odom, quella già  operata tempo fa, che lo costringe a rimanere fuori dal campo per gara-5. Per fortuna i miglioramenti arrivano subito e riesce a rientrare in campo, anche se non al meglio, al ritorno a Boston per la successiva gara-6. Ora che ha svolto egregiamente il suo lavoro può rimettersi in sesto, come molti dei Celtics, d'altronde.

Infortunatosi in allenamento durante un uno-contro-uno, Tony Allen ha avuto l'impressione di essersi infortunato sia alla caviglia destra che al tendine d'Achille della stessa gamba, ma alla fine si è risolto tutto abbastanza velocemente (Doc lo ha definito "un miracolo") ed il giocatore ha anche avuto anche qualche minuto nelle ultime tre gare della serie.

Per Sam Cassell un piccolo problema al polso destro durante gara-2. Non è stato un grave infortunio, ma ha dato l'occasione a Doc di mettere in campo House, e da quel momento il buon Eddie ha avuto un bel po' di minuti, e li ha sfruttati molto bene. Per Cassell il minutaggio più significativo è arrivato in gara-5 con 18 minuti.

Curiosità 

Non si può non dire che sia stata una finale fortemente voluta dal commissioner David Stern, anche se le fantasiose accuse di aver favorito i Celtics ed i Lakers sono state proprio inutili e false, visto sono andate in finale proprio le due squadre più forti. Gli indici d'ascolto TV sono stati all'altezza dell'evento, visto che gara-6, quella con maggiori contatti televisivi, ha avuto 16.878.000 spettatori e 12.085.000 contatti con un indice di 10.7. Per trovare un indice più elevato bisogna tornare indietro al 2000, quando gara-6 tra Pacers e Lakers ha avuto un indice di 14.7. Le celebrazioni per il ritorno in finale delle due franchigie più vincenti della Lega sono proseguite in varie forme, tra cui la più interessante è il richiamo di Bird e Magic, un po' ingrassati e segnati dal tempo, che duettano nell'ultimo slogan dell'NBA "there can only be one".

Innumerevoli sono le statistiche da segnalare su questa serie, mettetevi comodi, sarà  una lista bella lunga:
– in gara-2 Rondo ha segnato il suo record ai play-off in fatto di assist, portandolo da 13 a 16. Sempre in quella gara Powe segna il suo record ai play-off in fatto di punti con 21;
– la vittoria dei Celtics in gara-4 a casa dei Lakers stoppa in tentativo dei californiani di raggiungere le 6 squadre, inclusi i Celtics del 1986, che hanno collezionato 10 vittorie consecutive in casa ai playoff;
– i 24 punti recuperati in gara-4 e poi vinta dai Celtics è il record NBA ai play-off, e ricorda molto da vicino i 21 punti recuperati sempre dai Celtics il 25 maggio 2002 contro i Nets, poi vinta 94 a 90. Per l'occasione Kenny Anderson, spettatore a Los Angeles e nel 2002 militante proprio ai Celtics, ricorda così: "per me è stato come un deja vu guardare la gara quella notte, Paul Pierce è stato l'unico giocatore a partecipare ad entrambe le gare, è già  stato prima in quella situazione e sa perfettamente quello che bisogna fare". Per l'occasione anche Jim O'Brien, allora allenatore dei Celtics, ricorda quei momenti: "Antoine (Walker) era così positivo nei time-outs, aveva detto a Paul - portaci fuori da questa dannata gara, devi cominciare a trascinarci, attacca, attacca, attacca -";
– i 39 punti di vantaggio dei Celtics in gara-6 di un clinching game (gara decisiva) di una Finale NBA è il nuovo record NBA che batte il precedente di 33 punti del 1965 sempre tra i Celtics ed i Lakers e, considerando tutte le partite delle Finali, la seconda dopo i 42 punti del 1998 dei Bulls;
– le 26 partite totali giocate dai Celtics hanno superato il record di 24 segnate in passato nel 1988 dai Lakers e nel 2003 dagli Spurs;
– anche le 9 sconfitte in trasferta (3 contro Atlanta, 3 contro Cleveland, 1 contro Detroit, 2 contro i Lakers) sono il record NBA, stavolta negativo, per una squadra che ha vinto il titolo;
– nessuna squadra in finale NBA è mai riuscita a recuperare da uno 1-3 ed ovviamente i Lakers non sono riusciti a sfatare questo tabù:
– nessuna squadra prima d'ora è mai riuscita a recuperare da un -15 nel primo tempo in una finale NBA.

Problemi durante la trasferta da Los Angeles a Boston, infatti l'aereo che doveva riportare i Celtics a casa per gara-6 ha avuto dei problemi e la squadra ha dovuto attendere ben 3 ore e mezza prima di poter partire, arrivando a Boston alle 22.30 invece delle 19.00 previste.

Draft

Il 26 giugno si svolgerà  il draft, quindi sarebbe opportuno dire due parole su questo importante appuntamento. Com'è noto i Celtics sceglieranno alla 30 ed alla 60, ovvero le posizioni peggiori possibili grazie al fatto d'aver chiuso primi in regular season. Conoscendo Ainge però non è detto che rimanga con le mani in mano, anzi sarà  probabile vederlo avanzare di qualche posizione oppure scambiare la scelta per qualche giocatore già  pronto.

Che il general manager Danny Ainge sia molto attivo al draft e che sia nettamente il general manager migliore lo dicono i fatti passati, ma certamente non dorme sugli allori perché ha ben intenzione di continuare a far bene, infatti durante le tre partite a Los Angeles ha continuato a provinare alcuni giocatori per cercare di scegliere al meglio. Rimane confermato, come riferito nello scorso report, l'intenzione di Ainge di visionare almeno 50 giocatori. A domanda se intende tenere la scelta risponde: "ho sempre in programma di tenerla, ma continuo anche ad esplorare differenti opzioni, devi valutare le capacità  di giocatori dalla 1 alla 60, c'è molto lavoro e non si sa mai cosa potrà  accadere".

Spesso Ainge viene accusato di non essere benevolo verso i giocatori provenienti dal vecchio continente, ma i fatti li smentiscono perché ha avuto ben due rappresentanti al Reebok EuroCamp di Treviso, con Gallinari e Batum tra i principali prospetti europei al draft.

Il migliore della serie play-off

Siamo arrivati alla fine anche per questa speciale classifica che voleva prendere in considerazione tutti i giocatori in roster non-PGA Tour, come veniva fatto negli anni Ottanta quando si escludevano Bird, McHale e Parish.

Questa settimana ricevono la nomination i seguenti giocatori: Posey, Rondo e House.
Con James Posey rischiamo di diventare ripetitivi, ma è una bella ripetizione, e quindi lo facciamo con piacere. Il suo gioco può anche essere spigoloso, non rientrerà  mai nei manuali di tecnica come Ray Allen, non ha neanche grandi numeri da gridare al fenomeno, ma se c'è da fare un fallo duro, un blocco pesante, una palla da recuperare a tutti i costi, un tiro da tre che nessuno vuole prendere perché la mano trema (non è il caso dei Celtics di quest'anno), un giocatore che possa difendere indifferentemente una guardia ed un'ala grande, allora si può andare tranquillamente da Posey. Insostituibile quando la palla scotta, ma scotta veramente.
Purtroppo la serie di Rajon Rondo è stata rovinata dall'infortunio di gara-3 già  citato, perché stava giocando in modo divino, e comunque la sua prestazione globale merita tranquillamente la nomination. Andiamo con qualche nudo e crudo numero? Bastano i 16 assist di gara-2? Oppure dobbiamo andare direttamente a gara-6 con 21 punti, 7 rimbalzi, 8 assist e ben 6 palle recuperate? E poi la conduzione della gara da parte sua è qualcosa si sublime per un sophomore.
La serie per Eddie House è iniziata nel peggiore dei modi: 0 minuti giocati in due gare. Poi arriva l'infortunio a Rondo e per Eddie si aprono le porte del campo della finale, e sul campo si guadagno i garretti per ottenere minuti a discapito di Cassell. Si può considerare a pieno diritto come il John Paxson degli anni 2000, se c'è da segnare un tiro da tre a poche manciate dal termine dell'incontro si può andare tranquillamente da lui, e lo ha fatto anche contro i Lakers.

Il riconoscimento per questa serie va a James Posey, che, come previsto, mette in campo tutta la sua esperienza e tutta la sua classe dimostrando d'essere un vero giocatore da play-off che si esalta nei momenti più importanti e delicati invece di tremare ed aver paura, come succede alla stragrande maggioranza dei giocatori, anche nell'NBA.

Questa speciale classifica alla fine è stata vinta, come ampiamente prevedibile per com'è andata la stagione e con pieno merito, a Rajon Rondo, al quale viene pure attribuito il futuro status di star. Se questo sarà  vero lo vedremo solo nel prossimo futuro, la cosa certa è che è stato fondamentale per la vittoria del titolo, il vero quarto big della squadra.

Classifica finale:
9 Rajon Rondo
5 Kendrick Perkins
4 James Posey
2 Eddie House
1 Tony Allen
1 Glen Davis
1 Leon Powe
1 Sam Cassell

A breve arriverà  il report finale di stagione con il bilancio finale, rivisitazione della stagione e prospettive future.

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