Kobe sorride:una grande stagione nonostante il k.o. finale
La Tv americana, nell'imminenza del tripudio del Garden, ci ha regalato un'immagine intensa e bellissima seppur nel suo" dramma sportivo:Kobe Bryant seduto in occasione dell'ultimo time-out, sudatissimo, con lo sguardo perso nell'immenso verde della festa celtica, i suoi occhi che non volevano vedere ma erano sbarrati e non si perdevano una virgola, chissà cosa avrà pensato"
Forse si sarà detto: "Almeno 'sto casino non lo hanno fatto davanti ai nostri tifosi"", oppure: "Ma cosa diavolo ci è mancato!"
Qualunque cosa abbia pensato, sono state le ultime riflessioni di una stagione per lui piena di soddisfazioni:una regular season da protagonista culminata con la sua elezione da plebiscito a MVP dell'anno, e poi playoffs con picchi straordinari(vedi le 4 sberle ai campioni del Texas), terminati però con una beffa che, lo capiamo perfettamente, è difficile da mandar giù.
"All'inizio dell'anno avrei firmato per arrivare a questo punto, cioè a due vittorie dall'anello!"
Una frase piena di orgoglio e voglia di vincere pronunciata dal leader dei losangelini alla vigilia di Gara6.
Gli crediamo senza fatica perché lui 12 mesi fa, immaginando come sarebbe stata l'estate 2008(Pechino a parte)aveva pensato a due opportunità :al mare in California dopo un'eventuale eliminazione dei suoi Lakers al primo turno, o con un'altra maglia, forse rossa con un toro stampato sopra.
Ma Kobe, al momento di pronunciare quella frase, probabilmente già sapeva che era tutto compromesso, dopo la maledetta quarta partita regalata ai rivali come Babbo Natale distribuisce doni a chi ha sempre fatto il bravo.
E siamo pronti a scommetterci:sul 3-1 per i Celtics aveva capito che ormai il sogno era svanito e che il "banner" celebrativo aveva preso il volo per il Nordamerica, destinazione Massachusetts.
Ma c'era stato un momento, anzi più di uno a dire il vero, in cui il Mamba Nero (un soprannome più terrificante non glielo potevano dare, ndr) aveva realmente assaporato la possibilità di riportare il titolo a Los Angeles dopo 6 anni e liberarsi così per sempre di chi continua ad insistere con la cantilena "senza Shaq non lo vinci""
Era il periodo in cui nella soleggiata California era giunto il grizzly Gasol e i gialloviola avevano cominciato a macinar vittorie su vittorie, fino a raggiungere il gradino più alto del West.
Ma non solo. Kobe aveva continuato a sognare quando lui e i suoi compagni lacustri si erano fatti una passeggiata in Colorado a raccogliere pepite indisturbati e poi avevano mangiato con due bei bocconi sia i mormoni che gli speroni.
Inoltre, guardando la Tv, al ragazzone di Philadelphia brillavano gli occhi nell'assistere alle invasioni di Joe Johnson e LB James nel cuore della difesa celtica, per non parlare di quella gara2 coi Pistons in cui ad un certo punto, per 5 minuti abbondanti Garnett e co. erano stati messi alle corde da un certo rookie Stuckey"
Dulcis in fundo, a farlo illudere ancor di più ci avevano pensato i giornalisti della Espn, che chiamati a dare un pronostico sulla sfida dell'anno avevano risposto in 9 su 10""vincono i Lakers!"
Insomma c'erano tutte le premesse per un finale diverso. Senza dimenticare la presenza sulla sua panchina(sua"di Kobe of course) dell'uomo dei 9 anelli, coach Jackson che qualcosa in più di Mr Rivers doveva avere e in fondo ha, non solo in bacheca.
Ma hanno vinto loro, meritatamente e abbastanza nettamente.
E l'abbraccio di Black Mamba con Doc alla fine dell'ultimo match è stata l'ennesima bella immagine per uno sport che va giustamente fiero dell'immagine che ha dato negli anni, e quest'anno in particolar modo.
Anche Bryant dev'essere fiero, nonostante una Finale giocata un po' al di sotto delle sue possibilità , perché è MVP, perché è stata la sua rabbia a spingere la società alla conquista di Gasol, perché ha fatto fuori i campioni 2007 e più semplicemente perché è Bryant, il ragazzo a cui il Garden ha gridato "tanto non sei MJ!"
E' vero, Kobe non è Michael Jordan che era e resta di un altro pianeta, non può esserlo perché perché uno come il 23 nasce ogni 50anni, è ancora presto adesso"
Ma quel coro lì si strilla soltanto verso chi, in fondo anche per un solo giorno o un solo incontro in carriera ha dato l'impressione più di chiunque altro di poterci arrivare, a Michael Jordan.
Ripartirà da questo secondo posto per cercare di migliorarlo e per riportare le notti magiche sulla rotta giusta, quella californiana, magari col recupero di Bynum e con un ritocco al roster, uno ma importante.
Infatti come egli stesso ha detto dopo l'ultima partita:"Io puntavo all'anello, non al titolo di most valuable player!"
Quindi" il suo primo obiettivo del 2009 sarà di nuovo l'MVP, ma stavolta quello delle Finals, significherebbe un'estate da numero1 più di quanto lo sia questa(e poi dietro l'angolo c'è Pechino e chissà ").
Perché in fondo Kobe Bryant, ormai prossimo trentenne, è troppo intelligente per non capire che, primi o secondi, per lui e i losangelini il sogno continua e dopo anni di buio, si fa finalmente sempre più interessante.