Pierce ed Allen guardano verso il titolo?
Poteva finire malissimo, con i Lakers che, dopo aver dominato il primo tempo di gara, erano molto vicini a riaprire la serie, pareggiandola sul 2-2; ed, invece, è finita come meglio non si poteva per Boston, che con un terzo periodo impressionante, chiuso con un parziale di 19-3, ha completamente riaperto una gara nella quale era anche finita sotto di ventiquattro punti.
I trionfanti giornali di Boston, dopo gara 4, già la descrivono come una delle gare storiche per la franchigia, al fianco delle imprese delle grandi dinastie Celtics, il match mitico da ricordare per le nuove generazioni di fan dei Celtics che, diciamo così, non erano abituati a vedere i loro giocatori sfavillare negli ultimi ventidue anni. Hanno espugnato lo Stales, dove i Lakers non perdevano dal 28 marzo ed erano 9-0 nei playoffs, oltretutto recuperando un deficit pesante, rimanendo lì con la testa dopo la sfuriata iniziale dei loro avversari e risalendo la china un passo alla volta.
Ray Allen è stato più che decisivo dall'inizio della serie, giovedì notte ha giocato tutti i quarantotto minuti ed in generale è l'uomo più utilizzato nella serie (43.5 minuti di media in campo, contro i 42.8 di Bryant). Dopo tutte le critiche che si è dovuto sorbire, sin dal suo arrivo a Boston, per non parlare delle ultime due serie contro Cleveland e Detroit, nelle quali Allen ha faticato a trovare il suo ritmo, ora ha avuto la sua rivincita.
Non solo ha giocato un grande match anche in gara 4, ma ha probabilmente anche realizzato la giocata decisiva (a sedici secondi dalla fine), come descrive in dettaglio coach Rivers: "E stato veramente grande. Paul era esausto, lo si poteva vedere, non voleva neanche avvicinarsi alla palla. Doveva esserci un pick and roll tra Garnett ed Allen, ma Ray ha allontanato Kevin perché gli piaceva l'accoppiamento, e non voleva attirare un altro uomo in aiuto. Ha fatto una grande lettura, e poi gli è stato facile penetrare". In una giocata, ed in una serie, la ricompensa per le tante critiche che ha dovuto sentire, al termine di un'annata storica nella quale lui stesso ha detto che ha cercato soltanto di riempire i buchi che Pierce e Garnett gli lasciavano.
Non ci si può poi scordare di quello che ha fatto James Posey, un giocatore che, se fossimo nel ciclismo, verrebbe definito un gregario di lusso: Posey porta alla causa intensità , difesa forte, versatilità e tiro da tre, rendendosi utile in moltissimi modi diversi, senza chiedere troppo. A fine gara sono tutti lì, compagni e coaching staff, ad elogiarlo per quei due importantissimi tiri da tre nel quarto periodo, mentre lui cerca di spegnere gli entusiasmi dei suoi, sottolienando come i Celtics non hanno ancora vinto niente, e mettendo in evidenza quello che secondo lui è stato decisivo. L'attacco? Assolutamente no: "Non mi ricordo i tiri nel quarto periodo, le cose erano semplicemente cambiate ed io stavo seguendo il flusso. Quando abbiamo iniziato a difendere, è lì che è iniziata la partita".
Decisive anche le scelte tattiche compiute da coach Rivers, che in questa Finale sta allenando in modo quasi perfetto, non sfigurando nel duello con il santone zen Phil Jackson: in gara 4 è stata la decisione di giocare continuativamente con quattro piccoli (Rondo, House, Pierce, Posey insieme a Garnett) nella ripresa ad aver cambiato l'inerzia della serie. Ha sempre tenuto la situazione sotto controllo, non permettendo ai suoi di perdersi in un primo quarto decisamente complicato, nel quale i Lakers hanno avuto il controllo totale del gioco, con un Lamar Odom ispirato come poche altre volte e nonostante un Bryant rinunciatario in attacco.
Rivers si sta prendendo una bella rivincita, anche se dice di non interessarsi alle critiche e che aveva ricevuto: "Non lo so, non mi interessano, sinceramente. Amo allenare, amo la mia professione,. E' complicato per la famiglia, perché anche se sei lì con loro fisicamente non ci sei con la testa. Questo è un lavoro che ti assorbe ventiquattro ore al giorno. Ma questo è anche ciò che mi piace, mi diverto a fare quel che faccio. Questo è uno sport dove contano i giocatori, non gli allenatori: dobbiamo far giocare i giocatori, questo è il nostro lavoro".
In molti danno questa serie per conclusa a favore di Boston, dicendo che la vittoria finale dei Celtics non è più una questione di se ma una questione di quando. Ci sono ancora tre eventuali partite per portare a casa la vittoria (di cui due in casa) e Boston sembra in controllo.
I Celtics, però, sono anche in una situazione difficile a livello fisico (e cercheranno di sfruttare questi due giorni per sistemare glia acciacchi): Rondo, come si è visto in gara 4, è molto lontano dalla forma ideale e la situazione non sembra migliorare molto in vista della prossima gara; il ginocchio di Pierce non è messo bene e come se non bastasse Paul si è ammaccato anche una caviglia; Perkins si è fatto male aduna spalla, e da quello che sembra il rischio di non giocare in gara 5 è alto.
Boston, come dice lo stesso Pierce, deve essere contenta ma non troppo per la vittoria,non deve perdere di vista l'obiettivo finale ed il fatto che c'è ancora un partita da vincere e possibilmente tre da giocare: non bisogna abbassare la guardia proprio ora.
Probabilmente riusciranno tutti e tre a scendere in campo, bisognerà vedere in che modo, però. In ogni caso, i Celtics sono ad un passo dal diciassettesimo titolo della loro storia. Non bisogna scordarsi, però, che bisogna ancora vincere una partita, e i Lakers non hanno intenzione di fare sconti.