I Lakers vicini alla sconfitta

Difesa ferrea quella che i Celtics hanno dedicato a Kobe, anche da parte di Ray Allen

Proprio quando sembravano aver ritrovato legittimamente le speranze di giocarsela alla pari, fino in fondo, proprio quando sembravano aver trovato certezze solide sul gioco e sull'identità  di squadra, proprio quando pensavano di aver impattato la serie e di aver trasferito la pressione sui Celtics, proprio in qual momento i Lakers si sono dovuti accorgere in realtà  di essere ad un passo dalla sconfitta definitiva e di essere in realtà  ancora lontani dal livello dei Celtics.

Brucia a Phil Jackson ed ai suoi ragazzi essere arrivati ad avere in casa un vantaggio di 24 punti, aver messo all'angolo i Celtics con un gioco fatto di grande circolazione di palla, ottime spaziature offensive e tiri spartiti fra il leader Bryant, i lunghi ed i tiratori in agguato, e grazie ad un predominio dei lunghi rispetto ai loro avversari in verde. Nove vittorie e nessuna sconfitta allo Staples center fino ad oggi, grazie a questo gioco spumeggiante, ma la decima partita ha portato ad una sconfitta probabilmente decisiva.

Nel secondo tempo, senza Rondo, senza Kendrick Perkins infortunatosi ad una spalla, i Celtics hanno messo in campo un quintetto cosiddetto piccolo, piccolo per il fatto che c'erano quattro esterni in campo, non tanto per la stazza fisica, con House in punta, Allen, Pierce e Posey con lui sul perimetro ed il solo Garnett come lungo. Con questo quintetto veloce ed aggressivo hanno messo in grande imbarazzo i Lakers, addirittura ribaltando anche il predominio nell'area pitturata, recuperando un punto dopo l'altro, fino ad arrivare a meno due alla fine del terzo quarto.

Nell'ultimo quarto i Lakers, dopo il pareggio di Powe, hanno ripreso quattro punti di vantaggio, affidandosi in tutto e per tutto a Kobe Bryant, ma a quattro minuti dalla fine i Celtics sono passati in vantaggio e ci sono rimasti fino alla fine.

La giocata decisiva nell'ultimo minuto ha fatto capire il perchè i Lakers abbiano tanto faticato: mentre ogni volta che Kobe toccava palla si trovava una foresta di mani attorno, Ray Allen si è trovato in uno contro uno con Vujacic, l'ha lasciato sul posto, si è trovato di fronte un'area pitturata vuota come il lungomare di Cesenatico a metà  gennaio ed è andato a mettere i due punti del più cinque che hanno definitivamente chiuso la partita, che sedici secondi dopo si è conclusa sul 97 a 91.

Possiamo puntare il dito contro ognuno dei Lakers, in teoria tutti hanno delle colpe in questa incredibile sconfitta; il leader, Kobe Bryant, non è riuscito ad essere decisivo sia in attacco che in difesa, ha fatto girar molto palla nel primo tempo e si è messo piano piano in proprio nel secondo, ma ha chiuso con 17 punti realizzati con 19 tiri, Odom e Gasol sono stati spettacolari nel primo tempo, sfruttando benissimo gli spazi aperti dai raddoppi sul Mamba, dominando anche a rimbalzo, ma nel secondo tempo sono lentamente spariti dal gioco e, soprattutto, in fase difensiva non sono riusciti a limitare quei Celtics che li aggredivano come ossessi, i tiratori da fuori, che erano stati decisivi in gara 3, hanno sparacchiato a salve, con l'unica eccezione di Derek Fisher.

Per dirla tutta però i Lakers hanno avuto soprattutto una sfortuna: quella di trovarsi contro la miglior difesa della lega in grande spolvero, una difesa che nel secondo tempo ha chiuso tutti i varchi, raddoppiando ogni povero diavolo che si fosse trovato con la palla in mano, impedendo le penetrazioni, non lasciando neanche un tiro agevole. Più che interrogarsi sulle colpe dei singoli, i Lakers si devono rendere conto che se vogliono impensierire davvero i Celtics devono stringere e molto le maglie difensive: oggi hanno avuto una chiara lezione di come difende una squadra che vuole portare a casa un anello senza comperarlo in una gioielleria.

"Erano determinati a non lasciarsi battere" ha infatti detto Bryant, lasciando trapelare l'ammirazione per il gioco avversario - "ogni volta che prendevo palla trovavo tre o quattro avversari attorno!"

"La gente guarda molto alla fase offensiva, ma io credo che abbiamo vinto la partita perchè Paul Pierce è stato un difensore temibilissimo stanotte" ha commentato Doc Rivers.

Doc Rivers ha detto questo? Lo stesso Doc Rivers che negli anni scorsi a Boston, ma anche ad Orlando, ha costruito una difesa, cioè difesa si fa per dire, basata sull'attenta ammirazione del gioco avversario? Lo stesso Doc Rivers che cercava un gioco veloce e spettacolare e solo di quello si occupava?

Si, lo stesso Doc Rivers attento costruttore di difese piene di buchi ha cambiato pelle, in collaborazione con uno staff in cui spicca lo specialista di difese Thibodeau, e questo è uno dei motivi per cui i Celtics sono ad un passo dal vincere queste finali, e di questo gli va dato atto.

Si pensava che l'allenatore fosse l'aspetto più favorevole per i Lakers, che il celebre coach Zen, Phil Jackson, avrebbe disposto a suo piacimento del suo rivale, invece Rivers ha trovato insospettabili risorse, dimostrando di essere all'altezza del ruolo. Che sia per meriti personali o, come insinuano molti, grazie allo staff che ha a disposizione, francamente poco cambia, il risultato finale è ottimo e l'allenatore dei Celtics merita un applauso, comunque vada a finire questa serie. Anche oggi con il quintetto piccolo si è inventato una soluzione decisiva, ed ha avuto il coraggio di lasciar fuori gente protagonista di una ottima serie come Powe e Brown.

"Mi sembrava che volessero andare a tutti i costi da Kobe e liberarsi della palla!" commenta Garnett, che probabilmente ha colto un aspetto importante della gara - "non mi sono sembrati una squadra organizzata come nel primo tempo!" e poi ha chiuso ignorando ogni scaramanzia - "La vittoria di un campionato NBA? Già  ne sento il gusto!"

Mentre di fronte a lui un più diplomatico Pierce diceva: "Dobbiamo ancora vincere gara 5, ed io sto esalando l'ultimo respiro. Per fortuna abbiamo due giorni di riposo!"

Ora che gli allenatori finalmente hanno lasciato perdere i commenti sugli arbitri, ci ha pensato Vujacic ha rinfocolare polemiche: "Per tutta la partita come provavo a difendere mi hanno fischiato fallo!"

Forse The Machine voleva giustificarsi per aver lasciato andare Allen negli ultimi minuti, ma stavolta, finalmente, in questi play off abbiamo visto un arbitraggio equidistante, che non ha favorito la squadra di casa. Ovvio che ai Lakers dispiaccia, visti gli arbitri delle prime tre gare, che avevano un profumo che sembrava quello del pane appena uscito dal fornaio, come dire, casereccio, ma credo che questa, al di la degli errori umani e comprensibili, sia la scelta migliore, quella che ci può far gustare al meglio questa bella serie finale.

Ora già  sui giornali californiani si leggono i primi processi, e già  si parla di una caccia dei Lakers a veterani che escano dalla panchina, come House, Brown e, soprattutto, Posey; già  si parla di dar via giovani per una stella con esperienza e solidità . in realtà  mi sembrerebbe prematuro stravolgere un gruppo che si è costituito da pochi mesi ed è subito arrivato in finale, un gruppo in cui mancava un Bynum in grande ascesa, un giovane lungo molto potente che avrebbe potuto essere una ottima alternativa nel pitturato anche nel secondo tempo di gara 4, un gruppo a cui è in parte mancato anche Ariza, non ancora recuperato dal suo brutto infortunio, l'unico nella rosa con le caratteristiche tecniche e fisiche per poter tentare di limitare ali atletiche come Pierce.

Inoltre mi sembra prematuro parlare già  della prossima stagione: come ha detto Pierce, c'è una gara 5 da vincere, e poi i gialloviola devono tentare l'impresa a Boston. Molto difficile che ce la facciano, per non dire improbabile, ma nello sport nulla è mai scontato ed impossibile.

I Lakers degli anni '80, quelli di Magic e Jabbar, alcune volte hanno perso, ma hanno sempre lottato fino all'ultima sirena; vediamo se i Lakers attuali faranno lo stesso.

In fin dei conti un paio di anni fa, di questi tempi, i Suns hanno dimostrato a Kobe e compagni che si può anche vincere dopo essere stati ad un passo dalla sconfitta.

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