I Lakers tornano a sperare

The Machine è stata la chave di gara 3, come riconoscono compagni e avversari!

Casa dolce casa, aria di casa tua, moglie e buoi dei paesi tuoi.
Se volete possiamo aggiungere gallina vecchia fa buon brodo e le mezze stagioni non ci sono più, tanto ormai stiamo andando avanti a suon di luoghi comuni.

2-3-2, il tanto vituperato format delle finali NBA, con le due partite iniziali e le due finali in casa della squadra con il vantaggio del campo, probabilmente ci donerà  strisce vincenti alternate, ma d'altra parte, come dice il commissioner Stern: "Ma se il formato delle serie di finale l'ha preteso Red Auerbach, per evitare troppi viaggi in aereo!"

Lasciamo Stern alle sue preoccupazioni ed al processo contro baskettopoli (che c'entrerà  poi la parola che i Greci usavano per dire città  con uno scandalo non si capisce, è la scoria di un vecchia storia di corruzione avvenuta in una sperduta cittadina della Basilicata nota solo per l'estrazione del metano!), e tentiamo di evitare troppe banalità .

Lakers e Celtics però non ci aiutano.
In due partite a Boston i Celtics sono sembrati nettamente superiori ed hanno ottenuto la vittoria, seppur con vantaggi risicati rispetto a quanto sembrava potessero fare, ora a Los Angeles i Lakers hanno vinto, di poco, nonostante due partite non eccelse di Odom e Gasol ed una percentuale ai liberi che sembrava quella di uno Shaquille O'Neal la mattina di capodanno dopo essersi scolato l'intera cantina.

In compenso Pierce ha trovato negli spogliatoi angelini la sua Kriptonite ed abbiamo assistito ad un duello poco memorabile fra l'attacco, chiamiamolo così, anche se il sostantivo non sembra adatto a ciò che il 34 faceva nella metacampo avversaria, di Paul Pierce, che generosamente potremmo chiamare inconcludente, e la difesa di Radmanovic, il quale del mastino, se mi è consentito prendere in prestito una battuta dell'amministratore di questo sito, ha solo il fatto di essere un cane in fase difensiva.

Considerando anche una serata non eccelsa di Garnett possiamo dire che le ali in campo sembravano adatte più ad un bollito misto che ad una partita di basket, con l'eccezione di un buon Posey, invece il duello di guardie ha entusiasmato.

Se Fisher e Farmar hanno fatto il loro dovere, spremendosi in difesa su Allen, lo stesso Ray "He got the game" ha giocato bene, Bryant si è potuto dedicare in difesa al meno pericoloso Rondo ed in attacco è stato finalmente "Unstoppable" come vorrebbe sempre Phil Jackson, massacrando la difesa dei Celtics ed evitando finalmente quel maledetto pacchetto, cui ha regalato un fiocco condito di 36 punti, ma la vera sorpresa della serata è stata Sasha Vujacic.

Ben 20 punti segnati con ottime percentuali, un contributo decente in difesa, the party machine è stato quello che Powe e Brown erano stati nelle prime due gare, l'uomo che uscendo dalla panchina decide l'incontro. In effetti la difesa dei Celtics, che vive di raddoppi, difficilmente può limitare un tiratore che si piazza in agguato sul lato debole, in posizione perimetrale, quando viene ben servito ed i tiri entrano con continuità .

Rajon Rondo dopo 22 minuti non disprezzabili ha avuto un infortunio ed è dovuto uscire, poi ha provato a mascherarsi da Lazzaro, anzi, da Paul Pierce, ma di capitano ce n'è uno solo, gli ha risposto Doc Rivers, ed in campo è rimasto un confuso Eddie House, che era a secco di minuti in questa serie.

Difficile dire quanto siano peggiorati i Celtics fuori dal New England e quanto siano migliorati i Lakers, difficile dire quanto merito abbia Gasol nel peggiorato apporto offensivo di Garnett, difficile dire se le guardie angeline abbiano trovato il bandolo della matassa o sia stata la difesa celtica ad andare in confusione, probabilmente in gara 4 avremo la soluzione. Intanto c'è da dire che chi ha di sicuro giocato male per colpa sua, non per meriti dell'altrui difesa è Paul Pierce. Forse i postumi dell'infortunio, seppur patiti con una gara di ritardo, forse l'emozione del ritorno a casa, ma in campo Pierce è sembrato un fantasmino con l'itterizia.

I commenti del dopogara sono stati come sempre salaci dopo un Lakers vs Celtics.
"Ora voglio vedere se quello verrà  a frignare contro gli arbitri!" ha esclamato Doc Rivers, alludendo alle polemiche innescate da sul Jackson rapporto fra i liberi tirati dalle due squadre, parzialmente invertito per un 34-22 Lakers.

Ma Doc, dico io, prima di tutto così dicendo dai ragione al tuo collega ed avversario, se gli arbitri condizionano con le loro scelte la serie allora aveva ragione Phil in gara 2, e poi ormai dovresti saperlo che gli arbitri tendono a premiare chi gioca con grinta e decisione, se dodici leoni si sono trasformati in dodici mozzarelle avariate non puoi contestare gli arbitri!

E poi, se in gara due i Lakers non attaccavano mai il ferro, mentre Pierce e Garnett stazionavano nel pitturato avversario facendo il bello ed il cattivo tempo, stavolta Pierce è stato nullo, Garnett non ha reso come di consueto, ai lunghi di scorta sono arrivati meno palloni ed Allen ed House sono sempre stati soprattutto tiratori.

Dall'altra parte, Kobe ha costantemente attaccato il canestro dei Celtics, subendo caterve di falli, ed a Gasol arrivavano quegli assist che nelle prime due gare finivano a Powe e Brown. Se il risultato è rimasto in bilico è solo perchè il bistecca e la crema catalana hanno messo solamente 14 liberi su 26 tentativi dalla linea della carità .

La disparità  di liberi si giustifica quindi in parte con il diverso atteggiamento dei giocatori, vicini o lontani dalle mura domestiche, dalla diversa resa di Bryant e Pierce ed, ovviamente, con l'attitudine casalinga della maggior parte degli arbitri NBA.

"Kobe è stato fantastico, ma Vujacic è stato il giocatore decisivo!" ha quindi concluso l'allenatore dei Celtics.

"Questi sono i tiri per cui vivo!" ha confermato The Machine.

Phil Jackson ha glissato sugli arbitri, ha piuttosto puntato l'accento sui trasferimenti: "Dopo un viaggio così lungo era difficile giocar bene, ma ora abbiamo un giorno di riposo per recuperare e giocare tutti meglio!".

Poi, però, da maestro indiscusso del trash talking, con un accenno quasi distratto non ha mancato di rimarcare che l'orario pomeridiano è migliore per una partita di basket, criticando le notturne giocate a Boston. Poi ha chiuso con un ringraziamento alla sua star: "Kobe è indubitabilmente in grande leader, ha giocato con aggressività  dalla palla a due, spingendo in attacco e difendendo duro".

"Volevamo solo giocare, nessuno di noi è disperato, la serie è all'inizio!" così dicendo Bryant ha provato a confermare le parole del suo allenatore.

Fra i Celtics sia Allen che Garnett promettevano battaglia in gara 4, Ray in modo più diplomatico, Kevin in modo più deciso.

Gara 4, crocevia della serie per i Lakers. Vincendo andrebbero sul 2 a 2, incrinando le sicurezze dei Celtics, facendo già  diventare gara 5 una gara decisiva, di quelle che Jackson e Bryant sono abituati a vivere, che lo stesso Gasol in Europa ha spesso portato a casa, con la maglia del Barcellona o della nazionale Spagnola, ma di quelle che fra i Celtics ha vissuto e vinto solamente Sam Cassel, ormai quasi tre lustri fa, quando invece di Kevin Garnett provava a servire Hakeem Olajuwon.

Francamente i Celtics sembrano ancora favoriti, come dice Ray Allen, hanno giocato male, Pierce ha fatto ridere i polli (vabbè, veramente Ray non ha proprio detto così, ma una licenza all'autore consentitela!), Vujacic sembrava baciato dalla dea della fortuna eppure i Verdi di Boston sono rimasti li fino alla fine ed hanno avuto diverse occasioni per vincere, ma con il cambio di Oceano e fuso orario, dalla piovosa Boston alla assolata Los Angeles, dai quartieri vittoriani e neogotici alle distese di villette con giardino, dai tanti college con allegato campus e biblioteche pronte ad essere travolte dalla moto di Indiana Jones agli studi di Hollywood i cuori dei Lakers sono tornati a nutrire speranze.

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