NBA Finals: Gara2 alla lavagna

In gara2, Powe aveva un'idea meravigliosa in testa…

Non è semplice estrapolare spunti tattici utili per il futuro da una Gara 2 che è stata una partita di basket sostanzialmente per meno di due quarti di gioco: a partire dagli ultimi minuti del secondo periodo, infatti, non si è vista la pallacanestro che ci si attende dalle Finals, ma un terzo quarto di allenamento dei Celtics contro degli sparring partner vagamente rassomiglianti ai Lakers, ed un quarto periodo suddiviso in un lungo garbage time (dominato nientemeno che da Leon Powe) ed alcuni minuti di follia collettiva durante un tentativo matto e disperatissimo di rimonta da parte degli ospiti.

Tra le indicazioni interessanti comunque fornite da questa gara, la prima e la principale è che, sfoggiando questa difesa, i Lakers non hanno speranze di rivedere il Garden.

L'attacco biancoverde è sembrato letteralmente onnipotente, in una sinfonia di penetra e scarica, rapidi tiri da tre in situazioni di early offense, extra pass per punire gli aiuti troppo timidi: 31 canestri assistiti sui 36 segnati in totale da Boston, percentuali di tiro irreali (52,9% e 64,3%), 122.7 punti per 100 possessi; cifre semplicemente paradisiache, che testimoniano della qualità  altissima delle soluzioni offensive che i padroni di casa hanno creato per tutta la partita.

La difesa dei gialloviola è stata, senza mezzi termini, un disastro in tutte gli aspetti che caratterizzano un sistema difensivo nel basket; pessimi negli 1vs1 (Rondo e Pierce battevano l'uomo praticamente al primo palleggio, con una facilità  tale da rendere addirittura impossibili gli aggiustamenti), pessimi negli aiuti e nelle rotazioni (questo post analizza una giocata esemplare degli orrori difensivi degli ospiti) pessimi nella tecnica individuale (anziché muovere le gambe muovevano le mani, sbracciando continuamente alla ricerca di impossibili stoppate e recuperi, e generando una valanga di tiri liberi assolutamente gratuiti).

La soluzione ad un disastro di tale portata sembra più emotiva che tattica: i Lakers, se vogliono coltivare ancora qualche speranza di titolo, devono rimboccarsi le maniche e giocare con l'aggressività  e la cattiveria viste contro gli Spurs; scavando nel folle quarto periodo di Gara 2, però, si può comunque trovare una indicazione valida in generale, consistente in una diversa distribuzione degli assegnamenti difensivi, in relazione alla marcatura di Pierce (Radmanovic è totalmente imbelle al suo confronto) e soprattutto alla gestione delle marcature di Odom e Gasol.

Il catalano, come è noto, è assolutamente deficitario in quasi tutti gli aspetti del gioco che riguardano la difesa (1vs1, aiuti, rotazioni, tagliafuori): c'è però una cosa che sa fare, ed è fare il "portiere" a centroarea, aprendo le ali da pterodattilo ed alterando i tiri altrui; la marcatura su Garnett (che staziona quasi sempre ai confini del pitturato), a differenza di quella su Duncan, lo allontana dal canestro, esponendone le carenze nei movimenti laterali e nel "backpedaling", e allo stesso tempo rende impari la lotta a rimbalzo tra un fenomenale rimbalzista dinamico come KG ed un pessimo esecutore di tagliafuori come il catalano.

Contemporaneamente, la volontà  di Phil Jackson di tenere Odom su un attaccante meno pericoloso per poterlo sfruttare da "libero" a tutto campo (stile che ha esaltato, nelle sue passate squadre, Pippen e Horry) non si è rivelata premiante, sia perché Lamarvelous sta rendendo al di sotto delle aspettative, sia perché, come detto, in un contesto in cui l'uomo sul perimetro viene battuto con troppa facilità , il raddoppio diventa pressoché inutile anche se portato con i tempi giusti e la dovuta attenzione.

Finora abbiamo parlato soltanto di cosa hanno fatto i Celtics in attacco e i Lakers in difesa, anche se questa finale era attesa da tutti come la sfida tra la difesa stellare dei primi e l'attacco stellare dei secondi: ecco, in quest'altra metà  campo le indicazioni tattiche di gara 2 sono state più interessanti.

I Lakers, come previsto, hanno cercato con insistenza (quantomeno finché c'è stata partita) Kobe in post medio, e i risultati li hanno premiati, visto che il Mamba si è trovato a giocare molto più vicino a canestro (come dimostra un confronto tra le shot chart della prima e della FletcherLyndPubblicato il Categorie NBATag

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