Boston: la serie vs Detroit

Paul Pierce mostra orgoglioso la maglia biancoverde: i Celtics sono in finale NBA!!!

L'andamento della serie

Anche la terza serie è stata passata, i Celtics sono tornati in finale NBA!

Erano 21 anni che Boston mancava a quest'appuntamento, 22 dall'ultimo titolo NBA, e finalmente il momento tanto atteso è arrivato.

È difficile esprimere tanta contentezza in poche ed asciutte parole, sarebbe molto più facile esprimerlo a gesti, ad abbracci, ad urli, ma in questa sede dobbiamo giocoforza limitarci.

È stata una serie dura, sicuramente la più difficile rispetto agli altri due turni giocati, e non fatevi ingannare dal fatto che si è conclusa in 6 partite invece che in 7, l'intensità  espressa durante le gare è stata molto alta, ha raggiunto livelli avvicinati solo in gara-7 contro Cleveland.

Dopo la prima vittoria e la successiva sconfitta in casa, per i Celtics poteva nascere un forte panico scaturito dal fatto che è caduta l'inviolabilità  del Garden, ma i giocatori non si sono demoralizzati e hanno subito restituito la cortesia violando il parquet di Auburn Hills. Dopo che i Pistons hanno rimesso le cose a posto pareggiando la serie 2 a 2 i Celtics hanno continuato a tenere in casa e violando una seconda volta il parquet avversario hanno passato il turno. Onore quindi ai Pistons, ma questi Celtics sono riusciti a batterli meritatamente ed ora possono lottare per quello che i suoi membri hanno sognato per tutta la carriera.

Né Pierce, né Garnett e né tantomeno Allen hanno mai giocato una finale NBA, Pierce prima di questa stagione è arrivato una sola volta in finale di Conference perdendola nel 2002, Allen ci è arrivato nel 2001 con i Bucks perdendola anche in questo caso, mentre Garnett ha ottenuto lo stesso risultato nel 2004 ad ovest con i Timberwolves. L'unico che può vantare d'averla giocata e vinta, oltre a Cassell, è stato James Posey, e difatti lui potrà  dire qualcosa ai più quotati compagni di squadra e non dubitiamo che lo farà  in spogliatoio, se non l'ha già  fatto. Posey non ha giocato una gran serie, ma ha incrementato il suo livello di gioco col passare della partite, culminate con una gara-6 molto bella ed il suo momento-clou è stato quando ha rubato un pallone ad un Prince incredulo che di fatto ha chiuso la partita e la serie.

Ora i Celtics sono in finale, contro tutto e contro tutti, non solo giocatori ed allenatori avversari, ma anche molta stampa, pure quella che dovrebbe essere amica, che non ha lesinato critiche e ridotto le aspettative di questa squadra fin dalla pre-season. I Celtics però non si sono fatti intimorire e hanno risposto colpo su colpo, dominando l'intera regular season dall'inizio alla fine e passando tutti i turni di play-off, uno per uno. Una persona intelligente cambia opinione ammettendo l'errore, ma molti no, testardi, continuano ad inventarsi scuse su scuse per continuare a giustificare parole sempre meno difendibili. Ora che i Celtics sono andati in finale che diranno? Faranno finta di nulla? Sosterranno che l'avevamo sempre detto facendo il classico bandwagon jumping (salto sul carro del vincitore)? Non ci meraviglieremo se molti opteranno per la seconda soluzione, anche perché durante la stagione se ne sono già  visti.

È noto che Paul Pierce è vissuto molti anni ad Inglewood, sobborgo di Los Angeles, ha vissuto la sua adolescenza nei mitici anni Ottanta delle sfide tra Bird e Magic ed oltre a tifare Lakers odiava i Celtics, erano gli avversari da battere ad ogni costo. È curioso che adesso proprio quel ragazzo che detestava il biancoverde ora lo vesta e dovrà  cercare di battere la squadra che tifava da ragazzino. Siamo in un conflitto d'interesse? E voi pensate che Pierce non voglia indossare un anello per far vincere la sua squadra di ragazzo? Ma nemmeno per sogno, lui vuole fortemente quell'anello ed ora per giunta è un vero Celtic fin nel midollo, quindi vedremo sicuramente il miglior Pierce della stagione. "Sono felice d'esser parte di questo, è stato un lungo processo, potrei scrivere un libro su tutte le mie emozioni, sono felice d'essere qui, con i Boston Celtics".

E se non è stato il miglior Pierce visto in gara-7 contro Cleveland, abbiamo visto contro i Pistons uno che si avvicinava molto, anche nella leadership, infatti dopo la sconfitta di gara-2 tutto poteva essere considerarsi perduto, ma Pierce è stato sempre sicuro dei propri mezzi e ha detto ai compagni di squadra "durante la stagione regolare eravamo la migliore squadra della Lega in trasferta, ora andiamo là  e facciamo vedere quello che siamo capaci di fare". E lo hanno fatto.

Come Pierce, anche Kevin Garnett ha trascorso la sua giovinezza guardando le gesta di Bird e Magic. "Ricordo come se fosse ieri, mi prendevo una sedia e stavo davanti alla TV, mia madre mi diceva di non stare così vicino, perché mi avrebbe rovinato gli occhi. Lo ricordo come se fosse ieri". Ora il suo sogno è diventato realtà , è alla finale NBA, traguardo che gli è sempre sfuggito in carriera e che ora ha raggiunto.

Kevin stesso dice che è un giocatore emozionale, quindi si esalta in certe situazioni e si deprime in altre, ma ha come grande pregio di mantenere sempre un rendimento minimo di un certo livello, come nell'ultima gara, in cui per tre quarti non gioca sicuramente il suo miglior basket, ma tiene sempre in modo accettabile il campo, poi quando vede la possibilità  di portare a casa l'incontro fa salire di livello il suo gioco e diventa decisivo.

Sembrava un Ray Allen diverso dal perfetto cecchino che conoscevamo, qualcuno diceva anche che non era e non sarebbe stato più lui, che stava imboccando il viale del tramonto, ed invece aveva solo problemi personali che è finalmente riuscito a lasciarsi alle spalle e nelle ultime partite ha giocato da vero Ray, ovvero una sentenza. Per aiutarlo i suoi compagni di squadra lo hanno cercato anche quando era nella fase "non segna neanche in una vasca da bagno", ma l'ha superata e se i Celtics hanno passato il turno senza ridursi alla settima partita questo è anche merito suo. Non è stato il Ray Allen di febbraio (20 punti di media, 49% dal campo e 40% da tre), ma quello è un ritmo impossibile da tenere nei play-off. I suoi compagni di squadra si fidano di lui, infatti in un'intervista alla rete televisiva ESPN sia Pierce che Garnett hanno detto che preferirebbero che sia Allen a scagliare il tiro decisivo in una gara importante, mentre Allen ha detto che dovrebbe tirarlo il giocatore meglio piazzato in quel momento. Dice Doc di Allen: "Ha continuato a lavorare sul suo gioco, ha continuato a crederci ogni giorno, e questa è la differenza tra un buon ed un grande giocatore". E lui è un grande.

Un aspetto tattico interessante è la ridotta rotazione di gara-5 (e 6?) dei lunghi, limitata a Garnett, Perkins e Brown. La decisione è stata presa per tentare di limitare il più possibile Wallace, e solo questi giocatori potevano farlo. Sempre parlando di tattica, quello che ha messo più in difficoltà  i biancoverdi è la zona-press messa in atto in gara-5 e 6, ma non così tanto da perdere gli incontri, anche se è sicuramente un aspetto su cui lo staff dovrebbe riflettere e studiare eventuali contromisure.

E che dire di Kendrick Perkins? Partito molto in sordina in questi play-off, ha aumentato progressivamente il suo rendimento fino all'apoteosi in gara-5, in cui ha ritoccato considerevolmente i suoi massimi ai play-off sia in punti (18) che in rimbalzi (16). Soprattutto questi ultimi sono una cifra elevatissima se escludiamo la stagione regolare, sembrava quasi che avesse dei magneti nelle mani per attirare il pallone, invece era semplicemente bravo a posizionarsi e, se questo non bastava, faceva valere la usa forza fisica. "Quando sei un giocatore di ruolo, devi essere un giocatore di grande energia, e Perk lo è" dice Doc, e Perkins lo è stato, e sarà  molto importante anche contro i Lakers dove dovrà  vedersela probabilmente contro Gasol.

In questo clima di felicità  chi non lo condivide pienamente saranno sicuramente Eddie House e Sam Cassell. In alcuni casi non sono neanche entrati in campo (Cassell le prime due e House la terza), quando sono entrati spesso lo hanno fatto per neanche un paio di minuti, ma anche quando ne hanno avuto una dozzina hanno deluso su tutta la linea, quindi è anche colpa loro di questo minutaggio molto basso. Dice Doc: "vai con chi dà  più affidamento per vincere la gara, è la chiave dei nostri successi, gli ego stanno fuori di qua, devono capire che stiamo cercando di vincere le gare".

Alla consegna del trofeo per la vittoria della finale della Eastern Conference subito dopo il termine della gara ha presenziato John Havliceck, grande Celtic del passato con in bacheca 8 anelli di vincitore del titolo NBA. Durante la cerimonia ha detto: "con la vostra maglia portate molta e grande tradizione, forza Celtics, sconfiggete i Lakers" e subito dopo i giocatori intonano il famoso grido "beat L.A., beat L.A.". Un momento veramente emozionante.

Ora per i Celtics, dopo aver giocato le 7 gare contro Atlanta, le 7 contrto Cleveland e le 6 contro Detroit un giorno si ed un giorno no, ci sono ben 5 giorni di riposo, periodo in cui è importante e necessario riposarsi e ricaricare le batterie prima di rientrare in campo e dare tutto per portare a casa il titolo NBA.

Infortuni

Per Tony Allen le disavventure non sembrano finite, infatti durante un allenamento ha avuto un problema al tendine d'Achille ed i suoi play-off dovrebbero essere finiti. In attesa si saperne di più è stato riattivato al suo posto Scalabrine. Purtroppo Tony sta passando un brutto momento, ha giocato pochissimo in questi play-off e non è neanche sicuro che il suo contratto venga rinnovato l'anno prossimo.

Aggiorniamo la situazione di Scot Pollard, operatosi ad Indianapolis alla caviglia destra lo scorso 9 maggio. "Sta rispondendo abbastanza bene, non mi sentivo bene, ora invece va molto meglio". Ha partecipato alla trasferta a Detroit dopo essere stato costretto a rimanere a casa per la convalescenza dopo l'operazione, e per lui è stato positivo tornare a viaggiare, anche se solo come spettatore.

Dalla parte dei Pistons, la presenza di Hamilton in gara-6 è stata incerta fino all'ultimo per un problema al gomito sinistro, eppure l'infortunio è stato causato da una trattenuta, ben oltre il limite del fallo, su Ray Allen. La sua presenza è stata ininfluente, ma anche se fosse mancato forse un po' se lo sarebbe meritato. Problemi anche per Billups al tendine del ginocchio, ma questo non gli ha impedito di giocare dei play-off complessivamente di alto livello.

Curiosità 

Andiamo con un'altra serie di statistiche. Prima di questa serie, quando i Celtics sono arrivati in vantaggio 3 a 2, complessivamente 29 volte, hanno sempre vinto la serie, con questa vittoria la statistica passa a 30, un bel risultato, una sentenza di vittoria che fa ben sperare per il futuro per altri casi analoghi. È noto che mai è successo che nei primi due turni di play-off nessuna squadra che abbia vinto un titolo NBA non sia riuscita a vincere una gara esterna, anche se c'è sempre una prima volta per tutto; ora è necessario rilevare come nessuna squadra abbia mai vinto un titolo con meno di 3 vittorie esterne, è successo nel 1984 ai Celtics e nel 1988 ai Lakers (però solo dal 2003 il primo turno è stato esteso a 4 vittorie), per il momento i Celtics di quest'anno ne hanno vinte due a Detroit, è ancora possibile che riscrivino anche questa parte della storia NBA, ma personalmente speriamo che possano concludere vittoriosamente la finale NBA prima della settima partita. Tornando infine a gara-7 contro Cleveland, l'audience alla TV è stato di 5.7, raggiungendo quasi 6,5 milioni di case, dato significativo perché rappresenta la quarta più alta audience da quando vengono trasmessi i play-off dalla ABC escludendo le finali NBA.

Al contrario di Garnett, il quale non è interessato, è noto che Paul Pierce abbia sempre voluto continuare a giocare per la nazionale americana di basket, ma durante la serie contro Detroit i vertici dell'organizzazione che gestisce la nazionale hanno detto che non è prevista alcuna modifica al roster già  stabilito.

Tra gli ospiti illustri che hanno visto i Celtics al Garden possiamo sicuramente citare Bill Belichick, allenatore della squadra di football americano di Boston, i New England Patriots. Si è trovato così bene che ha scherzato anche con il Lepreuchan vivente, infatti poi ha dichiarato "mi sento come la mascot della squadra". Alcuni giocatori dei Patriots erano quasi sempre presenti alle partite, come Thomas, Seymour e Wilfork.

Nonostante siano ancora in corso i play-off, Ainge ed il suo staff stanno organizzando la trasferta ad Orlando per il draft di fine giugno e per questa ragione non riusciranno ad essere presenti dal vivo a qualche partita perché devono esaminare i prospetti che si affacciano al draft. Ainge ha detto che prevede di visionare almeno 50 giocatori.

Jaelen è il figlio di 7 anni di Eddie House ed in questi play-off ha lavorato per i Boston Celtics. Si, avete capito bene, ha avuto un impiego, esattamente come ball-boy, quei ragazzini che raccolgono i palloni che escono dal campo, aiutano ad asciugare il parquet dalle gocce di sudore ed altre cose. Per Eddie è motivo di orgoglio, per Jaelen è soltanto un modo per fare qualcosa di diverso, infatti il padre dice che "non penso che capisca l'importanza di quello che sta facendo".

Il migliore della serie play-off

Continuiamo con il premio settimanale non-PGA Tour della stagione premiando il migliore della serie contro Detroit. Le nomination delle ultime 6 partite sono Rondo, Posey e Perkins.

Diventato ormai quasi una certezza, non si può non citare Rajon Rondo come potenziale vincitore di questo riconoscimento anche in questa occasione. Sostanzialmente Rondo ha fallito solo gara-4, per il resto ha un'affidabilità  ed una gestione della squadra invidiabile, ma se pensiamo che ha solo 22 anni non vediamo come non possa diventare un grande in questo ruolo. Alla vigilia della serie ci si sarebbe aspettato che Billups abusasse di lui, ma lo dicevano anche di Bibby al primo turno, ed è stato quasi il contrario, e neanche contro il play di Detroit c'è stato tutto questo divario. Poca visione di gioco? Poca leadership? Poco playmaking? Il suo gioco dimostra che non sono questi i suoi problemi, probabilmente pecca in qualche errore di troppo e di una non ancora perfetta continuità  al tiro, ma per essere i suoi primi play-off e per la sua giovane età  sta facendo molto di più di quello che ci si sarebbe aspettato.
Con James Posey è sempre la stessa storia: se ci si limita a guardare le nude cifre chiunque potrebbe essere deluso dalla sua prestazione in questa serie: solo due volte è andato in doppia cifra e tra rimbalzi ed assist non ha mai superato il numero 4 in singola partita. Il fatto è che per dare un giudizio su di lui è fondamentale guardarlo per averne un'opinione obiettiva, e quando lo si fa si può notare come difenda benissimo contro chiunque giochi almeno i 3 ruoli di mezzo (guardia, ala piccola ed ala grande), sporca palloni in quantità  o perlomeno costringe gli attaccanti a complicarsi la vita ed inoltre se si va a vedere il suo tabellino di gara-6 alla voce ST (steals, palle rubate) si vede un semplice 2, ma una di queste è stata decisiva per la vittoria dei Celtics, ovvero quella rubata a Prince nel finale di gara, infatti dopo di quella i Pistons non hanno avuto altre occasioni per vincere la partita. Tantissimi intangibles per lui, tutte quelle cose che non vengono riportate nel tabellino, ma che permettono alla sua squadra di vincere.
Non ha avuto due turni contro Atlanta e Cleveland da ricordare, ma Kendrick Perkins ha iniziato questa serie con un altro atteggiamento, più attento e deciso, evitando di essere segnalato come anello debole del quintetto base e soltanto in gara-4 ha lasciato che McDyess avesse una buona serata, ma nella successiva gara il buon Perk se l'è legata al dito e ha avuto una prestazione superlativa, la sua migliore in carriera, con 18 punti e 16 rimbalzi, annichilendo la difesa avversaria e dominando come mai aveva fatto prima. In certi momenti era incontenibile, tutti i palloni erano suoi e si è anche visto compiere movimenti che mai si pensava che potesse avere.

Se la prestazione in gara-5 è stata l'apoteosi per lui, anche nel complesso della serie contro Detroit Kendrick Perkins dovrebbe essere considerato come il migliore non-PGA Tour, e per questo è corretto che si guadagni il giusto riconoscimento.

Classifica aggiornata:
9 Rajon Rondo
5 Kendrick Perkins
3 James Posey
2 Eddie House
1 Tony Allen
1 Glen Davis
1 Leon Powe
1 Sam Cassell

Il nuovo numero del report uscirà  dopo le finale NBA: BEAT L.A.!!! BEAT L.A.!!!

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