Focus: Chris Paul

Chris Paul potrà  scrivere importanti pagine della storia NBA negli anni a venire…

Analizziamo il fenomeno Chris Paul alla fine di una stagione che lo ha visto protagonista assoluto, secondo giocatore più votato come MVP stagionale, playmaker tra i migliori (se non, forse, il migliore) della Lega ed assoluto dominatore dei parquet, soprattutto in casa Hornets, oltre che, non dimentichiamolo, uno che principale artefice dell'awards stagionale come allenatore dell'anno di Byron Scott.

Chris Paul nasce il 6 Maggio 1985 in una cittadina di nome Lewisville nel North Carolina, lo stato in cui e' cresciuto, si e' affermato ed e' diventato famoso e che ha scelto come sua "casa" fino al suo esordio in NBA.

Nella sua famiglia, a differenza di altri famosi giocatori, non ci sono sportivi professionisti tra i genitori (Charles e Robin), mentre suo fratello maggiore, Charles “CJ” Paul Jr, ha avuto un discreto successo nel football con i Lewisville Titans e anche nel basket. Il "germe" del basket gli viene quindi trapiantato dal fratello e Chris si dimostra un terreno molto fertile in cui farlo germogliare.

Gia' nel 2002, a 17 anni, quando prende parte al torneo AAU con il team del “Kappa Magic” e guida la formazione al titolo, riceve il suo primo trofeo da MVP.
La bella esperienza non sarà  che il preludio del suo roseo futuro, perche' il suo ultimo anno di High School lo rendera' noto in tutti gli States. Il campionato da Senior (stagione 2002/03) alla West Forsyth High School (la scuola superiore da lui frequentata) si apre con un episodio che ha del surreale: il giorno prima della partita d'esordio (a meno di 24 ore da quando Chris aveva firmato la sua lettera d'intenti con Wake Forest) suo nonno, Nathaniel Jones, viene ucciso da cinque balordi, durante una rapina, e CP3, nella giornata d'apertura del campionato, sfogherà  tutta la sua rabbia dimostrandosi incontenibile in attacco, scaricando la bellezza di 61 punti, ovvero un punto per ogni anno di vita di suo nonno.

Da sottolineare anche la sua determinazione in questa impresa: giunto a quota 59 ottiene un gioco 2+1 e sbaglia appositamente il libero per poter concludere a 61 e potersi così ritirare in panchina visibilmente commosso.

L'impresa dei 61 punti non resterà  comunque una caso isolato, perche' Paul, anche senza piu' raggiungere cifre simili, continuerà  per tutto l'anno ad essere il punto focale dell'attacco dei Titans, collezionando cifre notevoli a fine stagione: 30.8 punti, 8 assists, 6 palle rubate e 5 rimbalzi. Forsyth High potrà  quindi esibire un record W-L di 27-3, arrestandosi solo alle Eastern Regional Finals.

La fine prematura della corsa al titolo dei Titans non frena però l'entusiasmo degli osservatori nei suoi confronti, testimoniato da numerose “nominations”: le testate sportive piu' accreditate lo indicano come miglior giocatore di High School di tutto il North Carolina, a cominciare da Associated Press (AP), venendo quindi inserito sia nel quintetto ideale che nell'elenco dei migliori prospetti di High School di tutti gli Sati Uniti; a livello statale gli viene anche assegnato dal quotidiano Charlotte Observer uno dei premi piu' ambiti: il “Mr. Basketball” del North Carolina.

Così dotato di un tale curriculum non sfuggirà  ai radar degli organizzatori del McDonald's All America Game (la manifestazione alla quale vengono invitati a partecipare i giocatori in uscita dalla High School e già  pronti a passare al College) e Chris Paul ripagherà  la fiducia concludendo la gara con 10 assists e "intascando" lo “Sportsmanship award”.

Da subito, si dice deciso a restare in North Carolina, e quindi per il 2005/06 si sistema tra le fila dei Demon Deacons di Wake Forest (più noto come il College di Tim Duncan).
Sotto la guida di coach Skip Prosser trova subito fiducia ed un minutaggio elevato (33.5 minuti di utilizzo a serata), producendo 14.8 punti a gara (con il 46.5% da oltre l'arco dei 3 punti e quasi il 50% dal campo), ma, con i 6 assists a gara, senza dimenticare di far segnare i suoi compagni. Si conferma così uno fra i migliori difensori del team, dimostrandosi anche capace di 3.2 rimbalzi (è alto poco meno di un metro e 80 cm) e 2.7 recuperi ad incontro.

Per quanto riguarda quest'ultima statistica, a fine anno CP3 concluderà  con un complessivo di 84 "steals", riscrivendo il record per numero di palloni rubati da un giocatore nella sua stagione d'esordio nella ACC (Atlantic Coast Conference), che, fino al suo arrivo, apparteneva a “white chocolate” Jason Williams (che si era fermato ad 81 nel 99/00). Al livello di Ateneo Paul si conferma quindi come il numero uno per i recuperi, ma anche per gli assists (183), per la percentuale da tre punti e per quella dei tiri liberi (con l'84.3%).

Nella storia di Wake-Forest solo Frank Johnson, nel 1977, aveva avuto piu' minuti a disposizione nella stagione d'esordio, mentre, come numero di partite disputate, CP3 si accontenta del terzo gradino del podio dietro a Tim Duncan e a Josh Howard.

Finito il campionato, come già  accaduto 12 mesi prima, Paul riceve una serie di menzioni che confermano il suo status di stella nascente: riesce infatti ad accaparrarsi, spuntandola su Loul Deng, il trofeo di Rookie dell'anno della ACC; le riviste College Insider, The Sporting News e Basketball Times lo indicano come il migliore freshman della conference; il suo nome e' inserito nel primo quintetto ideale All-Defensive Team della ACC e nel terzo All-ACC; riceve pure una menzione d'onore per il team All-America. In estate, sempre nel 2004, viene chiamato a far parte della nazionale a Stelle e Strisce Under 20, con la quale conquisterà  l'oro ai campionati di categoria.

Nonostante alcuni scout cerchino di portarlo sulla via del Draft, Paul decide di perseverare nella propria scelta di restare ancora un anno con Wake Forest, per accrescere il suo bagaglio tecnico, già  notevole, e la sua esperienza prima di fare il grande salto nella NBA.

Da sophomore, con un minutaggio praticamente identico alla stagione precedente, riesce così ad elevare le proprie cifre, arrivando a 15.2 punti (col 45.1% dal campo, il 47.4% da oltre l'arco e l'83.4% dalla lunetta), 6 assists, 4.5 rimbalzi e 2.4 palle rubate. L'incremento dei passaggi smarcanti lo consacra secondo miglior assists-man di tutta l'ACC e il numero tredici nella graduatoria di tutto il Paese. Per quanto riguarda Wake Forest, il totale dei suoi assists nell'annata (212) rappresenta la terza miglior prestazione di sempre.

Nonostante l'ormai "consueta" serie di citazioni, CP3 terminerà  la stagione 2004/05 segnalandosi per un episodio spiacevole: nell'ultimo match di stagione regolare decide di sbarazzarsi di Julius Hodge (giocatore di North Carolina) utilizzando un colpo basso, che, scoperto dall'arbitro, gli costerà  una partita di squalifica.

I suoi compagni senza di lui non riuscirono a spuntarla nei quarti di finali della ACC (dove verranno battuti proprio da North Carolina), fermandosi cosi' ad un brutto piazzamento nella griglia di partenza del torneo NCAA che ne determinerà  probabilmente l'eliminazione immediata per mano della piu' forte West Virginia.

La decisione di sfruttare una tecnica degna del suo connazionale (anche lui proveniente dal North Carolina), atleta della WWE Rick Flair (non a caso soprannominato "il giocatore piu' sporco della lega"…) non arriverà  comunque a precludergli di essere inserito nel primo quintetto ideale della conference, ma, cosa ancora piu' importante, nemmeno da quello di componente del team composto dai migliori giocatori di college degli Stati Uniti.

Questo episodio verrà  poi riesumato dai giornalisti per contestargli, nei playoff di quest'anno, la capacità  di controllare i suoi nervi nelle situazioni di stress, ma Paul ha risposto da campione a queste illazioni, dimostrando di saper controllare, anzi di dominare, sè ed i suoi, sia sul campo, che al livello di leadership nello spogliatoio.

A questo punto, Chris si sente pronto per rendersi eleggibile per il prossimo draft. Il colpo basso ai danni di Hodge non lo ha danneggiato più di tanto neanche la sera del Draft, in cui, dopo Milwaukee (che sceglie Bogut), Atlanta (che prende Marvin Williams) e Utah (che si assicura l'altro playmaker del futuro, Deron Williams), arriva il turno degli Hornets, che decideranno di scommettere su Paul come pietra miliare su cui ricostruire la squadra.

New Orleans infatti proveniva dalla stagione che aveva visto partire anche il Barone, ovvero l'ultimo giocatore del ciclo Hornets versione 2000 (che raggiunse il punto piu' alto nei playoffs 2001, quando la franchigia, allora di stanza a Charlotte, con Davis, Wesley, Mashburn e Campbell arrivo' ad un passo dalle finali di conference).

Trattandosi quindi di una squadra in piena ricostruzione, le aspettative nei confronti del ragazzo non sono esagerate, e la pressione è gestibile. Non per questo, però, Paul può accettare un primo anno "mediocre": mese dopo mese, vince il trofeo di miglior rookie della Western Conference e, a fine anno, dopo aver accarezzato anche il sogno di portare i Calabroni alla post-season, per la prima volta da quando si sono spostati nel più forte Ovest, riceve il trofeo di Rookie of The Year 2006. Le sue cifre di fine stagione dicono 16.1 punti (con il 43% dal campo e l'84.7% dalla lunetta), 7.8 assists, 5.1 rimbalzi e 2.2 palle rubate.

Per quanto riguarda i giocatori al primo anno concluderà  come il migliore per punti, palle rubate e minuti, e dunque non per caso entrerà  all'unanimita' dei voti nel primo quintetto ideale dei rookie classe 2005. Da sottolineare la sua capacita' di scaricare la prima tripla doppia in carriera gia' nel 2005/06, contro i Raptors (nella gara del 2 Aprile 2006), quando chiuderà  l'incontro con 24 punti, 12 rimbalzi e 12 assists.

A questo punto, Paul è già  un fenomeno ed il suo gioco si può dire già  quello di un maturo regista di un team NBA. La sua tecnica è il penetra e scarica, che lo rende più prolifico nel gioco in transizione, ma anche il giocatore ideale per scardinare difese a zona immobilizzate nel pitturato. Il tiro da lontano va e viene, ma quello in prossimità  dell'area è già  affidabile, soprattutto da destra, mentre sotto canestro è davvero inarrestabile, dimostrandosi molto forte fisicamente, malgrado una mole non certo ciclopica.

Ama molto gli alley – hoop per i lunghi, che sa confezionare con estrema facilità , e ruba anche molti palloni, grazie a mani velocissime, rendendosi assai temibile anche in difesa. Il palleggio è di primordine, con straordinarie esitation e brucianti cross-over, non meno pericolosi di quelli di un Iverson, specialmente per la capacità  che dimostra di “nascondere” la palla all'avversario. Il gioco offensivo dei suoi dipende per oltre il 50% da lui, dai suoi assist, dalle semplici aperture e, ovviamente, dai suoi punti.

Tutte le statistiche dei suoi compagni sono migliorate da quando giocano con lui, che siano tiratori da fuori o lunghi da area. L'interessamento generale nei confronti di Paul e' testimoniato dalla sua convocazione all'All-Star Friday di Houston 2006 (partita Rookie Vs Sophomore), ma ancora di piu' dall'inserimento del suo nome fra quelli destinati a partecipare al PlayStation Skill Challenge, ovvero alla sfida fra i migliori portatori di palla della NBA che si disputa nell'All-Star Saturday. In estate viene convocato a far parte della nazionale degli USA, che chiuderà  la sua poco fortunata avventura solo terza al mondiale del Giappone 2006, ma in cui CP3 si confermerà  il miglior assists-man degli uomini a Stelle e Strisce con un totale di 44 palloni "regalati" ai compagni.

Nello scorso campionato Paul chiude con 17.3 punti a partita, 4.4 rimbalzi e 8.9 assist. Considerato che tutti i suoi numeri sono aumentati, nonostante un minutaggio praticamente invariato (da 36 a 36.8 minuti) cio' significa che il suo percorso di maturazione ed affermazione è proseguito senza battute di arresto e lascia sperare (vista l'eta' del giocatore) su ampi margini di miglioramento. Gli aspetti del suo gioco ancora da rivedere sono le palle perse (2.52) e la percentuale da tre punti. Quest'ultima, tuttavia, è cresciuta, passando dal 28.2% del 05/06 al 35% del 06/07, anche se ancora distante dai numeri che Paul riusciva a raggiungere al college.

In questo campionato ciò che riuscirà  a fermare lui e gli Hornets saranno solo gli infortuni che colpiranno quasi tutti i componenti del team. Lui stesso è costretto a saltare quasi 20 partite per via di un infortunio alla caviglia, come anche i suoi compagni (Stojakovic e West). Nella stagione presente, si può parlare di un vero e proprio exploit, ma si parlerebbe addirittura di un trionfo se gli Hornets non avessero perso in gara 7 la possibilità  di accedere alla finale della Western Conference contro i Lakers dell'MVP Kobe ed il duo Odom – Gasol.

In una conference fortissima, con Lakers, Nuggets, Rockets, Spurs, Suns, Mavericks, Jazz e gli stessi Hornets tutti oltre le 50 W, gli Hornets hanno raggiunto le semifinali di Conference contro i campioni in carica 2007, gli Spurs del magnifico trio Duncan, Ginobili, Parker, contro i quali si sono arresi solo in gara 7, non demeritando nelle gare che li hanno visti prevalere con notevole distacco sugli avversari. Paul chiude la stagione con 80 gare disputate ed una doppia doppia di media (21.1 punti e 11.6 assist), 37.6 minuti di impiego, ben 4 rimbalzi e quasi 3 palle rubate, una percentuale al tiro del 48.8, ma soprattutto la sensazione di un dominio assoluto del campo, dei suoi e degli avversari, contro i quali non si è mai arreso, neppure quando la sua squadra pareva alzare la bandiera bianca.

Paul ha inoltre meritato molti elogi per il suo impegno a favore degli sfollati di Charlotte, causa uragano, per i quali si è prodigato con generosità  e verp impegno, dimostrando vero amore per la “sua” gente.

Nella serie contro i Mavericks è parso di leggere un passaggio di consegne: Chris Paul ha dominato Jason Kidd, a cui è succeduto, forse solo accanto a Deron Williams, nell'empireo dei migliori playmaker della Lega e, dunque, del mondo intero.

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