Con la partenza di D'Antoni per New York finisce l'era dei Suns da corsa…
"Prima della palla a due di gara 1 contro gli Spurs ero convinto che avrei finito la mia carriera a Phoenix", queste sono le parole di Mike D'Antoni che ricorda, da neo-coach dei Knicks, quella fatidica partita.
In quella prima gara Tim Duncan mise a segno il suo ormai famoso tiro da tre allo scadere del primo tempo supplementare di una partita dominata dai Phoenix Suns. Quel tiro da tre, anche se nessuno lo sapeva in quel momento, avrebbe segnato l'inizio della fine dell'era dei "seven seconds or less" e del suo ideatore, Mike D'Antoni.
Il resto della serie è storia e, purtroppo, anche stavolta ci sono ragioni per recriminare. Non c'è stata nessuna polemica sospensione quest'anno, ma bensì un infortunio, quello di Hill, che lo ha praticamente cancellato dalla serie e che ha condizionato moltissimo la prestazione della squadra. La sua assenza è stata decisiva sia in attacco (dopo Nash e Stoudemire era la terza opzione il più delle volte) che in difesa (era uno dei giocatori più adatti a difendere Parker).
Oltre a questo, i Suns non possono incolpare nessuno tranne sè stessi. Sono stati vittime dei propri errori: da Stoudemire che non ruota su Finley sul finale di gara 1, ai turnover di Nash in gara 5, quando ormai, comunque, la missione era impossibile.
Per molti questo fallimento è la prova che lo scambio per Shaq è stato un errore, ma sarebbe riduttivo analizzare in questo modo la trade per l'ex Heat. I problemi di rimbalzi sono svaniti dal suo arrivo e, individualmente, ha dato più di quello che molti si aspettavano, difendendo ottimamente Duncan. Alla fine però le sue due debolezze più grandi, la difesa sui pick 'n roll e i tiri liberi, sono state sfruttate nel modo migliore da Popovich e i suoi Spurs che hanno saputo ribaltare l'inerzia delle due vittorie dei Suns in regular season.
La serie contro gli Spurs comunque ha mostrato molte carenze della squadra e di alcuni giocatori in particolare. Barbosa è stato, di nuovo, una delusione; Diaw si è svegliato solo nelle ultime due partite e perfino le prestazioni di Stoudemire sono andate in calando nelle partite finali della serie. Contando che Nash compierà 35 anni a febbraio e che Shaquille O'Neal ne ha 37, la domanda che tutti si pongono è se questa squadra avrà ancora un'altra opportunità di arrivare sul gradino più alto della NBA.
"Mi piace davvero il nostro nucleo di giocatori - dichiarava Steve Kerr, il General Manager, dopo l'eliminazione - ho detto ai ragazzi di quanto sono ottimista sul nostro futuro. Con un training camp tutti insieme, più tempo per integrare Shaq e Hill e il rookie che possiamo prendere con la numero 15 al prossimo draft, c'è del buon potenziale per l'anno prossimo".
Sono giorni di incertezza a Phoenix, non si sa il nome del prossimo allenatore e non si sa chi del roster sia in partenza. Tra i giocatori che sono in scadenza, Grant Hill, come aveva già annunciato settimane fa, eserciterà l'opzione di rinnovare per un altro anno. Piatkowski, rilegato in fondo alla panchina tutto l'anno, difficilmente sarà rinnovato e potrebbe decidersi per il ritiro e anche Marks, il suo compagno agita-asciugamano, ha poche possibilità di ritorno.
Skinner potrebbe trovare spazio come backup di Shaq e Gordan Giricek, viste le buone prestazioni, avrà sicuramente un'offerta dai Suns, bisognerà vedere se si accontenterà del minimo (difficilmente Sarver offrirà di più) o cercherà offerte migliori sul mercato. I rookie Alando Tucker e DJ Strawberry, dal canto loro, ci saranno sicuramente.
A priori uno scambio importante con qualcuno dei giocatori sotto contratto è da escludere, ma Boris Diaw e Leandro Barbosa sarebbero sicuramente i primi due nomi a venir fuori se si cercasse effettivamente di muovere qualcuno. Sono giovani e i loro contratti sono propizi per un eventuale scambio. Vale la pena però dare via altri giovani quando la squadra è già così vecchia?
Tuttavia, la vera questione ora è: chi sarà l'allenatore?
La domanda potrebbe risultare impossibile da rispondere anche per Steve Kerr, che ha detto chiaramente che non ha "alcuna fretta", che vuole essere "metodico" nella ricerca del tredicesimo coach nella storia dei Suns e che ci potrebbero volere anche "alcune settimane o un mese".
Qualcosa però l'ha già deciso: "Non faremo un giro di 180 gradi e non cercherò un allenatore che ci faccia diventare qualcosa che non siamo. Voglio mantenere la nostra identità di squadra d'attacco. Vorrei espandere il nostro stile, enfatizzando di più la difesa ma non a costo di rinnegare ciò che siamo".
Ovviamente sulla stampa nazionale e dell'Arizona girano liste lunghe quanto il fiume Colorado che passa in fondo al Grand Canyon. Grandi nomi non ci sono, anche perchè non ci sono molti coach rinomati sul mercato, quindi per ora i candidati che sembrano più probabili sono degli assistenti: Terry Porter (Detroit Pistons), Tyrone Corbin (Utah Jazz), Elston Turner (Houston Rockets) e Jeff Hornacek (Utah Jazz).
E' spuntato anche il nome di Paul Silas, ex allenatore dei Cavs, che si è offerto come assistente, affermando che potrebbe far diventare Stoudemire "un ottimo difensore". Altri che si sono offerti per un posto da assistenti sono i "braodcasters" ed ex-Suns Dan Majerle, Eddie Johnson e Tom Chambers.
Vedendo la lista di candidati verrebbe da chiedersi se forse non era meglio tenere D'Antoni che se ne è andato perchè non aveva più la fiducia di Kerr.
Il loro rapporto, raccontano alcune fonti interne della società , non era mai stato idilliaco ed è trapelata anche una discussione, avvenuta mesi fa, in cui Kerr chiedeva più palloni in post per Amarè e D'Antoni, seccato gli rispondeva: "Non ti permettere di dirmi come allenare la squadra".
Altre voci parlano di uno spogliatoio non più sotto controllo.
Una ipotesi corroborata dalla strana risposta di Stoudemire, il giorno dopo l'eliminazione dai Playoff, alla domanda "Cosa pensi di D'Antoni?": "Era un buon coach per quanto riguarda allenamenti e strategie offensive". Notare il tempo verbale.
Bisogna dire che però, il resto della squadra, Nash e Shaq per primi, si erano espressi pubblicamente favorevoli alla sua permanenza. Comunque siano andate le cose, Mike ora è a New York e i Suns sono senza un allenatore.
Per trovare il nuovo coach Steve Kerr ha intenzione di fare un primo giro di interviste (ha già parlato con Porter, Turner e Mark Jackson, ma deve ancora parlare con altri candidati) per poi cominciare a scartare qualcuno e passare ad un secondo turno.
Non c'è davvero fretta, nemmeno riguardo al Draft, che sarà il 26 Giugno. "Possono affrontarlo senza un nuovo coach. Gli osservatori sono a lavoro da mesi", affermava Kerr, sempre presumendo che Sarver non svenda come al solito la scelta.
Viene comunque da chiedersi se affidarsi a qualche ex-assistente, per quanto valido, non sia una mossa azzardata visto lo spogliatoio pieno di veterani dei Suns.
Non sembra sia ancora tempo di "rebuilding" quindi i prossimi due anni, gli ultimi del contratto di Steve Nash, sono ancora anni in cui bisogna puntare a tutto. Anche se forse è ormai troppo tardi. Un'idea che, però, non sfiora la mente di Kerr e Sarver.
"Non credo che la finestra si sia chiusa - dichiarava il proprietario Robert Sarver - la serie contro San Antonio ha dimostrato che ancora non ci siamo, ma siamo vicini".
Poi, rivelando poca fiducia nelle sue stesse parole, e sentendo l'aria di delusione e amarezza che pervade la Valle del Sole, Sarver si rivolgeva direttamente ai tifosi: "Restate con noi l'anno prossimo".
I tifosi resteranno, ma per loro sarà dura non pensare che ormai è arrivato il tramonto sulla Valle del Sole.