A Boston vorrebbero sempre vedere un KG così aggressivo
La bella vittoria di Boston in gara 3 a Detroit potrebbe essere una svolta importante non solo per questa serie ma anche per gli interi playoffs dei Celtics: hanno, infatti, ottenuto la prima vittoria dei loro playoffs in trasferta, e proprio nel momento più importante, vale a dire dopo la (prima) sconfitta casalinga che aveva fatto alzare molti dubbi sulla consistenza (soprattutto mentale) della squadra.
Ma gli uomini di coach Rivers hanno di sicuro trovato il modo per dissiparli, espugnando il Palace di Auburn Hills, impresa sicuramente non da poco, visto e considerato il livello degli avversari. Stasera si gioca gara 4 e Boston sicuramente ha ancora tanta voglia di portare a casa una doppiavù in Michigan, per poi tornare con meno pensieri a Boston. Di sicuro il messaggio che hanno lanciato agli avversari è importante, dimostrando loro di non essersi fatti scoraggiare dalla sconfitta subita al TD Banknorth Garden, e reagendo alla grande dopo solo quarantotto ore.
Tutti nel Massachusets sembrano, a ragione, molto soddisfatti della prova di Kevin Garnett, che finalmente si è preso quelle responsabilità che tutti volevano si prendesse, soprattutto in attacco. Sabato notte ha segnato 22 punti con 13 rimbalzi e 6 assist, dimostrando una maggiore aggressività , anche se lui tende a semplificare tutto: "Semplicemente sono stato aggressivo, niente di più e niente di meno. Tutte le volte che mi ritrovo in uno contro uno, cerco di segnare: se non ci riesco, cerco di creare opportunità per i miei compagni".
Anche Doc Rivers si gode le prestazioni del suo giocatore e sottolinea come non sia stato facile convincere Garnett a prendersi i suoi spazi, visto il suo naturale altruismo: "Credo che più che qualcosa che gli abbiamo detto noi, sia stato lui. Gli dicevamo sempre che se gli davamo la palla c'era una ragione e che ci sono situazioni nelle quali deve essere egoista e tirare. Anche se il tuo istinto ti dice di passare, non lo devi fare fino a quando non vedi il passaggio; dovresti pensare prima a segnare".
Interessanti, ma per ragioni opposte, sono anche i numeri di Allen, che di sicuro non sta vivendo una post season semplice, come dimostrano anche le cifre, che dicono che i Celtics perdono, nelle sue migliori giornate statistiche (16.1 punti con il 44% dal campo nelle sette sconfitte dei suoi), mentre invece vincono quando segna meno (11.3 punti) e con peggiori percentuali (33.9% da campo).
Pur in una situazione non semplice a livello psicologico, per un giocatore che di solito nei playoffs ha tutt'altri numeri, Allen cerca comunque di trovare un modo di dare il proprio contributo: "Soprattutto in difesa: in questa squadra formiamo una catena, e io non voglio essere l'anello debole. Se segno non vuole necessariamente dire qualcosa, ma se faccio una bella giocata difensiva, quando ritorno in panchina tutti mi danno delle pacche sulla schiena. Questo dimostra ciò che conta davvero".
In ogni caso, tanto quanto i Celtics sono soddisfatti della vittoria di ieri sera, tanto sono delusi i Pistons che però, come al solito, non lo vogliono far vedere. Anche davanti a taccuini e telecamere fanno i duri, sostenendo che la sconfitta di sabato è passata praticamente inosservata, ma sicuramente non saranno stati contenti di aver appena perso il fattore campo nella serie due giorni dopo averlo conquistato.
Il primo obiettivo è quello di riavere per gara 4 lo stesso Billups visto nella seconda partita che, invece, praticamente non si è visto nel match di Detroit. Il primo a non essere soddisfatto del suo rendimento è lo stesso Chauncey, che sa bene che i suoi hanno bisogno di lui (non solo a livello di gioco ma anche di personalità e carisma) per portare a casa partite così importanti. Il capitano, che comunque è ancora lontano dalla forma migliore, ma non vuole usare i suoi problemi fisici come alibi per i Pistons, fa quindi mea culpa: "La partita ci è scappata via in fretta, ed io non mi sono fatto sentire abbastanza a livello vocale. Poi, quando le cose sono peggiorate, non sono riuscito ad farmi valere e guidarli: quando non faccio le cose che sono abituato a fare a livello offensivo, devo trovare altri modi per far sentire la mia presenza".
Ma di certo il compito che aspetta lui e i suoi compagni non è facile: si ritrovano, infatti, con le spalle al muro, situazione alla quale sono di certo abituati, visto la loro ormai caratteristica abilità a complicarsi la vita. Ora devono assolutamente vincere gara 4, per non dover tornare a Boston con i Celtics ad un passo dalla finale in un gara che sarebbe decisamente difficile da portare a casa.
Per farlo non avranno solo bisogno del solito Billups, ma anche del solito Prince che, cosa più unica che rara, è scomparso in gara 3, sbagliando nove degli undici tiri tentati e chiudendo con quattro punti a referto. Le spiegazioni possono essere tante, dallo sforzo fatto difensivamente per limitare Pierce (come sostiene Saunders), o dai problemi offensivi della squadra, come invece afferma il diretto interessato: "Non ci muovevamo, né noi né la palla. Quando la palla circola, tutti hanno più spazio, ma quando ci ritroviamo sotto in una partita tendiamo ad avere troppa fretta di recuperare invece di giocare semplicemente a basket".
Di sicuro gli imprevedibili Pistons non sono finiti.
E, altrettanto sicuramente, i Celtics cercheranno in tutti i modi di dare un colpo forse deicisvo ai loro avversari ed alla serie, per ritornare alla Finale NBA. Non ci resta che aspettare qualche ora.