Ancora una volta Nowitzki è stato il migliore dei suoi
281 vittorie, 211 sconfitte. Bilancio negativo ai playoffs, 30-32, con l'eccezione di quella splendida stagione 2003 da 61 vittorie in stagione regolare con gli Indiana Pacers, di cui è stato capo-allenatore per 4 stagioni.
Ecco i numeri di Rick Carlisle, da pochi giorni ufficialmente nuovo head coach dei Dallas Mavericks.
Mark Cuban, da 8 anni proprietario della franchigia, gli ha affidato le redini della squadra dopo la fine del rapporto con Avery Johnson. Non ci sarà neanche bisogno di spiegare al giovane tecnico di Ogdensburg (49 anni) il principale obiettivo della franchigia texana per la prossima stagione: tornare a lottare per il titolo Nba dopo le 2 eliminazioni al primo turno degli ultimi 2 anni.
Carlisle avrà a disposizione una squadra rodata e soprattutto l'esperienza dei super-veterani Nowitzki e Kidd. Il nuovo head coach di Dallas ritrova è Mr. Triple Double, che lo aveva eliminato con i suoi Pacers ai Playoffs 2006 (dopo due eliminazione subite contro i Pistons, 2004-2005), ma dovrà lavorare per portare sulla strada giusta, quella del titolo, una squadra che avrà pure bisogno di qualche aggiustamento nel roster.
Basterà ?
Dallas oggi
I Dallas Mavericks ripartono da qui dopo la cocente, e prematura, eliminazione dalla corsa al titolo. Per i texani è arrivata un'altra bocciatura al primo turno di playoffs, seppure con modalità diverse da quella dell'anno passato, certamente più sorprendente.
Non tutti erano convinti che ciò potesse accadere: vuoi per il ritorno di Jason Kidd (tra poco ne parleremo), garanzia di qualità , vuoi per la "fame" di Dallas, da anni all'inseguimento di un titolo sfiorato, quasi acciuffato in quella maledetta finale del 2006, con i Mavs in vantaggio 2-0, ma poi crollati sotto i colpi di un Wade stratosferico.
Si potrebbe quasi dire che Dallas da quella serie Finale non si sia mai veramente ripresa, nonostante la regular season da leader l'anno scorso, culminata con la cocente eliminazione nella bolgia dell'Oracle arena. La stagione di quest'anno è sotto gli occhi di tutti ed oggi, un paio di settimane dopo la conclusione ufficiale dell'attività , la situazione è stabile.
Certo, il boccone da digerire è ancora una volta di quelli amari; ci vorrà tempo per i nuovi arrivati, ma soprattutto per i veterani come "the big German", ancora una volta il migliore dei suoi e l'ultimo ad arrendersi, che da anni lavorano e lottano per raggiungere il titolo.
Come prima conseguenza dell'eliminazione al primo turno, è arrivato l'esonero di Avery Johnson, certo non l'unico responsabile dell'andamento della stagione e della post-season, e all'ingaggio di coach Carlisle, anche se non tutti sembrano convinti che sia la scelta giusta per puntare al titolo Nba.
Inoltre, intorno alla franchigia texana, si è aperto il consueto confronto, come spesso accade in situazioni simili, in merito a responsabilità , rapporti interni, scelte, strategie per il futuro e chi più ne ha"
Soprattutto alla voce scelte ci sarebbe da discutere, e non poco. Quelle dell'anno passato, così come quelle che potrebbero caratterizzare la prossima estate e di conseguenza la prossima stagione. Circola un nome, quello di Artest, e voci di possibili trades al centro delle quali ci sarebbe Josh Howard, l'ala da Wake Forest scelta al n. 29 del draft 2003, il cui rendimento proprio durante la serie contro gli Hornets (12.6 punti e 7 rimbalzi a sera) è stato di gran lunga inferiore rispetto a quello registrato in regular season (quasi 20 punti e 7 rimbalzi) e che molti si aspettavano da lui.
Il che, tradotto in poche parole, significa questo: in attacco non si può contare solo ed esclusivamente su Nowitzki, altrimenti si rischia di fare la fine dei Cavs. Servono anche e soprattutto i punti del supporting cast: Kidd ha i suoi anni, e non si può pensare che ogni sera sia l'uomo decisivo, Terry (legato da un lungo contratto con i Mavs) fa il suo, anche se i numeri ai playoffs sono in calo rispetto alle ultime stagioni, Stackhouse ha fatto registrare la media punti più bassa della sua carriera ai playoffs e la peggiore degli ultimi 10 anni in stagione regolare.
La conseguenza quasi logica di questa situazione è stato l'accesso ai playoffs soltanto con la settima posizione, e a seguire la netta sconfitta nella serie contro New Orleans.
The Kidd-trade
E' stato o non è stato un affare? Ecco, questo è il vero dilemma.
Personalmente, ma solo personalmente, propenderei per il no.
Sgombriamo il campo dagli equivoci: nessuno può dire che Jason Kidd non sia un grande, uno dei big della Nba nonché uno dei playmakers più efficaci e spettacolari, oltre che il terzo di sempre nella speciale classifica di triple doppie.
Fin qui, tutto ok. Ma il dubbio che il suo ritorno ai Mavs sia stato (o sarà ) realmente efficace per raggiungere l'anello, bè quello resta.
Nessuno si aspettava un'immediata trasformazione di Dallas, né tantomeno 48 minuti a sera di basket-spettacolo. Quel che tutti speravano, compresa la dirigenza texana, era però quel tocco in più di esperienza, solidità , maturità che Kidd poteva portare alla causa della squadra di Cuban, soprattutto in vista della post-season.
Tutto ciò non è accaduto, ma ancor peggio, c'è chi ha iniziato presto a storcere il naso per la decisione (qualcuno dice affrettata) di affidarsi a Kidd e lasciar andare il giovane e promettente play Devin Harris.
E poi ci sono dei numeri inequivocabili, che non sempre possono spiegare tutto ma che in questo caso rendono bene l'idea: 9.9 punti a partita in regular season (la media più bassa di sempre, la stessa della stagione 1996-1997), percentuali ottime dal campo (.426 e .461) ma con tanti tiri in meno presi rispetto alle ultime stagioni.
Numeri crollati poi in post-season, con 8.6 punti ed appena 6.8 assists a gara, entrambi record negativi di carriera per Kidd, e neanche di poco.
Ma più in generale, da febbraio a questa parte non ho praticamente mai avuto l'impressione che i Mavs avessero finalmente trovato il loro regista ideale, colui che prende in mano la squadra con autorevolezza, come del resto Jason aveva fatto per anni ai Nets.
Insomma l'esperimento, almeno per quest'anno, è fallito. Mille possono essere i perché, a livello tecnico e tattico, ma un fatto è certo: un giocatore come lui non può prendere 51 tiri complessivi (38 fg + 13 3pt fg) in 5 partite di playoffs. Questo significa una sola cosa: che lui deve ancora entrare nei meccanismo dei Dallas, e che la squadra deve imparare a seguirlo.
Il problema è il tempo: i Mavs hanno puntato decisi su di lui, per vincere subito. E in questo senso la prossima stagione, per forza di cose, dovrà essere quella buona. Anche perché poi Kidd andrà in scadenza.
Rumors"
Voci ne circolano, ma come sempre a maggio è assai prematuro fare previsioni o dare per scontate trades da fanta-basket. Nei giorni scorsi è venuto fuori il nome di Ron Artest, che in Texas ritroverebbe coach Rick Carlisle. Ipotesi anche affascinante, ma che difficilmente sembra possa andare in porto.
Al centro di voci e discussioni ci sarebbe anche Josh Howard, altro giocatore che ha deluso le aspettative nel momento chiave della stagione.
Si parla di un possibile coinvolgimento del ragazzo di Winston-Salem, al quarto anno nella Lega, in una complessa maxi trade che porterebbe Melo Anthony ai Nets (forse insieme a Camby) in cambio di Jefferson e Williams (e presumibilmente anche qualche scelta al draft), in una sorta di rifondazione dei Nuggets dove approderebbe anche Howard.
Anche qui solo ipotesi, peraltro davvero fantasiose. Nulla più.
Capitolo draft: da qui non arriverà granchè, dal momento che, proprio sulla direttrice Dallas-New Jersey, imboccata nell'ambito della trade-Kidd, i Mavs si sono giocati anche la prima scelta di quest'anno, per la cronaca la numero 21.
Sceglieranno alla 51, ma ovviamente senza alcuna pretesa. Bisognerà giocare sugli scambi, se si vorrà cambiare qualcosa, o altrimenti valutare il mercato dei free agents, anche se lo spazio salariale non permette troppa libertà di movimento.
L'estate di Dallas
Sarà un'estate calda, senza dubbio, e non solo dal punto di vista meteorologico.
Carlisle valuterà con lo staff tecnico e dirigenziale della franchigia come muoversi, oppure se tentare la carta della continuità e proseguire con questo gruppo, senza snaturare rosa (composta attualmente da 8 giocatori) e caratteristiche tecnico-tattiche.
L'obiettivo, ma questo è abbastanza chiaro, sarà il titolo. A questo punta il proprietario Mark Cuban, che di recente ha definito Carlisle il tecnico "ideale" per i Mavs, e a questo aspirano i tifosi di quella porzione di Texas annoiati nel veder vincere sempre i "cugini" di San Antonio. Rick Carlisle dovrà fare un buon lavoro per trovare le giuste soluzioni per i suoi giocatori migliori; trovassero un paio di giovani di buon livello, a cifre contenute, i Mavericks potrebbero anche partire così.
Tra il dire e il fare, tuttavia, c'è di mezzo un'estate che potrebbe portare stravolgimenti e novità nei roster di molte franchigie.
Riusciranno Cuban e la dirigenza texana a consegnare al nuovo coach una squadra in grado di competere con le corazzate dell'Ovest, e soprattutto puntare al titolo?