Kobe ha mal di schiena? Nessun problema, ci pensano Lamar e Pau
Dopo la vittoria di ieri notte allo Staples Center (111-104), i Lakers si sono conquistati il vantaggio di 3-2 nella serie e, di conseguenza, la possibilità di chiudere la serie in gara 4 a Salt Lake City: ieri sera i Jazz hanno probabilmente perso l'occasione migliore per espugnare lo Staples visto che, anche in caso di vittoria nel prossimo match, dovranno comunque tornare ad LA a giocarsi una gara sette che sarebbe decisamente complicata, soprattutto in un anno come questo, nel quale il fattore campo si è rivelato assolutamente decisivo (19-1 il record a favore delle squadre che giocavano in casa).
Era questa un'ottima occasione per i Jazz non solo per il momento della serie, ma anche perché Kobe Bryant era limitato dal dolore alla schiena: avevano quindi una ghiotta occasione di sfruttare le sfortune altrui. I Lakers, però, non si sono lasciati fermare da questa difficoltà e, pur non trovando il solito contributo da Kobe, sono riusciti a trovare risorse nel supporting cast, che ha alzato il suo livello di gioco.
E' particolarmente indicativo come, nell'ultimo periodo di quella che probabilmente è stata la più importante partita dell'anno (almeno fino a questo momento), i Lakers abbiano portato a casa la vittoria anche senza il contributo di Kobe che, cosa più unica che rara, non ha preso nemmeno un tiro negli ultimi dodici minuti, contribuendo alla causa con soli due assist e qualche libero (risultando comunque, a fine partita, il miglior marcatore dei suoi, con 26 punti).
Ed è stato proprio l'ultimo periodo quello nel quale la partita si è decisa, con le due squadre che partivano appaiate a quota ottantuno, in una gara ricca di tensione. Mentre il numero ventiquattro dei Lakers soffriva sempre di più per il dolore alla schiena, i suoi compagni hanno, come detto, dimostrato di poter portare a casa una partita anche senza di lui. Hanno infatti, in questa fase, giocato meglio dei loro avversari, vinto il parziale (30-23) del periodo, non perdendo neanche un pallone.
E quando, nell'ultimo minuto, i Jazz si sono fatti pericolosi, ci hanno pensato Pau Gasol (con due canestri consecutivi prima e dopo la tripla di Okur che aveva riportato Utah sotto di uno a 1.18 dalla fine) e Lamar Odom a chiudere definitivamente i conti e cacciare la paura, con un 8-2 negli ultimi sessanta secondi. Il catalano e il newyorchese sono stati a dir poco fondamentali, segnando rispettivamente 21 (con 6 rimbalzi e 8 assist) e 22 punti (e 11 rimbalzi), trovando un buon contributo anche dal solito Fisher e da Radmanovic.
Precisa l'analisi di Kobe a fine gara: "Dovevo trovare le mien soluzioni, ma sapevo di non essere al 100% e, quindi, volevo fare in modo che iniziassimo bene, per darci forza a livello emotivo. Nel terzo quarto ci sono stati momenti in cui dovevo dare il mio contributo, e sono riuscito a farlo: da quel momento in poi,sono stati Pau e Lamar a prendere la partita in mano"
Per quanto riguarda i Jazz, ora la situazione è complicata, e il sentimento che più di tutti può riassumere lo stato d'animo dei ragazzi di coach Sloan è, come dice Harpring, la frustrazione: "Potevamo vincere, avevamo la vittoria lì vicina, la potevamo sentire: in quei momenti, però, tutto si riduce ad una manciata di episodi, a qualche giocata di energia e a qualche tiro sbagliato". Di sicuro, in caso di eliminazione, si mangeranno le mani, per una partita che, nonostante siano sempre stati sotto nel punteggio, era possibile vincere, ma che invece hanno perso anche per un po' di mancanza di lucidità nei momenti finali.
Di certo, però, i Jazz non sono la squadra che si lascia andare, non molleranno, tantopiù che ora ritornano sul loro campo, dove sicuramente si faranno valere. Nel caso di una vittoria, però, dovranno comunque ritrovarsi davanti ai loro "demoni", e cioè davanti alla necessità di conquistare una vittoria in trasferta. La differenza (non tanto di prestazioni quanto piuttosto di risultati) tra casa e trasferta è infatti notevole per i Jazz: se nello Utah hanno vinto trentasette delle quarantuno partite giocate, lontano dall'EnergySolutions Arena il loro record è invece sceso a 17-24, il peggiore tra le squadre della Western Conference qualificate per i playoffs (a pari merito con Mavs e Nuggets).
La determinazione è chiara nelle parole di Williams, che comunque ieri sera ha giocato alla grande (27 punti e 10 assist): "Abbiamo la schiena contro il muro, dobbiamo cercare di trovare il modo di vincere in trasferta. Ci troviamo a questo livello da ormai un paio d'anni e sentiamo di essere una buona squadra, una squadra da titolo, ora dobbiamo andare in campo e dimostrarlo".
Vediamo quindi se la serie tornerà a LA o se invece i Lakers daranno una soddisfazione al loro Gm Mitch Kupchak, bistrattato per anni ed ora, dopo lo scambio per Gasol, diventato addirittura il secondo miglior executive dell'anno (almeno nelle votazioni per l'assegnazione del premio), secondo solo a Danny Ainge.
Le cose, come si suol dire, possono cambiare rapidamente. A Los Angeles sperano non così rapidamente.