Mike D'Antoni se la ride, ma coi suoi nuovi giocatori c'è poco da stare allegri…
"It's Donnie show" aveva sentenziato James Dolan, proprietario dei Knicks, e pare stia mantenendo quanto affermato.
Che nella grande mela fosse necessaria un epurazione era oramai evidente e noto a tutti, che partisse con questo preludio un po meno. I danni perpetrati da Isiah Thomas e prima di lui da Scott Layden hanno inciso, e continueranno a gravare nel breve termine sulle fortune della franchigia più ricca d'America, ma il fondo sembra essere stato toccato.
Fare peggio delle ultime annate è pressoché improbabile se non impossibile; lo stesso Dolan sembra aver imparato la lezione. Il cambiamento in corso non riguarda solo la squadra ma l'ambiente in genere, comprese le interferenze del proprietario.
Il cambio di rotta non poteva prescindere da una rivoluzione ai vertici societari, uno dei principali errori passati. Di qui la decisione, a stagione in corso, di assumere nel ruolo di presidente Donnie Walsh; uno stimato professionista il cui curriculum parla da solo.
E' stato il primo passo verso l'esautorazione del potere concesso ad Isiah, a causa della sua perseveranza nello spreco risorse economiche senza un programma di lavoro serio.
Il lavoro del nuovo presidente era difficile in partenza, ma la sua figura ha ridato un minimo di credibilità ad un ambiente che oramai era divenuto la barzelletta delle leghe sportive americane, non della sola NBA. Di particolare importanza la revisione delle politiche societarie in tema di rapporti con la stampa, uno dei motivi che avevano minato il rapporto con Larry Brown. Walsh ha preteso, ed ottenuto, di poter gestire personalmente e senza interferenze i rapporti con i media, estromettendo ogni condizionamento dall'alto.
Stabilitosi al timone della franchigia Walsh ha dapprima rimosso dal ruolo di coach Thomas, lasciandogli ad ogni modo terminare la stagione.
Successivamente l'ex CEO dei Pacers ha cominciato a sondare il mercato degli allenatori per dare una guida alla squadra, possibilmente prima del Draft. La scelta nasceva dall'esigenza di avere un comune piano di ricostruzione con il nuovo allenatore, a partire dalla selezione del 26 giugno.
I nomi che sono circolati nell'ultimo mese erano inizialmente quelli dei liberi Scott Skiles, Rick Carlisle e Mark Jackson; persi i primi due accasatosi rispettivamente a Milwaukee e Dallas sono rimasti in corsa Avery Johnson, nel frattempo rilasciato dai Mavs e lo stesso Jackson.
Tutto ciò fino alle dichiarazioni di Steve Kerr che la scorsa settimana ha autorizzato il baffo ex Milano e Treviso a trattare con altre squadre. Bulls e Knicks si sono fatti subito sotto, con Chicago che sembrava inizialmente favorita per la struttura del suo roster e per l'ambiente in genere.
E qui ha probabilmente fatto valere il suo peso specifico il carisma di Walsh, il quale ha saputo trasmettere fiducia incondizionata a D'Antoni, dimostrando fortemente di credere in lui e di volerlo sulla panchina di New York.
Sono stati molto d'aiuto anche i 24 milioni di presidenti messi sul piatto dai Knicks, ma non credo siano stati l'unica variante che abbia convinto Mike a firmare per i Knicks.
Le ragioni sono probabilmente due: la considerazione e la fiducia trasmessa da Walsh; la difficile sfida di riportare in alto una franchigia in crisi, avendo carta bianca da parte della dirigenza e della proprietà , il tutto con uno stipendio da superstar.
Ed ora?
Le prospettive e gli interrogativi che si aprono in seguito all'assunzione di D'Antoni sono molteplici. Innanzitutto riguardano il sistema di gioco di Mike, il run and gun di Phoenix poco si adatta all'attuale roster, che presumibilmente sarà plasmato nel corso dell'estate. D'Antoni ha ridato credibilità ad una piazza come Phoenix portandola ai vertici della lega in breve tempo, garantendo vittorie e spettacolo.
La sua avventura in Arizona cominciò con l'addio a Marbury e l'arrivo di Nash in cabina di regia, ora Starsbury e il coach che non lo giudicò adatto al suo gioco si ritrovano. Ma non è questo l'unico grattacapo dello staff tecnico bianco-blu-arancio.
L'altro nodo da sciogliere riguarda il futuro della coppia di lunghi imbastita da Thomas; Curry e Randolph non rappresentano certo l'ideale di big man gradito da D'Antoni, il quale ha da sempre preferito dei lunghi veloci in grado di agire non solo di spalle, ma anche fronte a canestro, possibilmente con un tiro affidabile dalla media-lunga distanza.
Il roster è innegabilmente poco omogeneo, e necessiterà dei tagli, motivo per cui Walsh, D'Antoni ed un futuro General Manager dovranno lavorare molto nel corso dell'estate.
L'input partirà da Mike, il quale dovrà stilare una lista di gradimento, poi molto dipenderà dal mercato e dall'abilità della nuova dirigenza di New York nel far quadrare tutti i pezzi del mosaico in costruzione.
La sensazione è che i tifosi dovranno avere molta pazienza almeno all'inizio, perché obiettivamente con quanto c'è oggi è difficile costruire un team compatto in grado di lottare ai vertici. L'arrivo di D'Antoni e il suo contratto sono un investimento a medio termine, per cercare di ricostruire nel giro di un paio di stagioni ed essere realmente dei contenders tra due\tre anni.
Fondamentale nell'ottica di rinnovamento sarà il draft di giugno, ricco di incognite ma anche di notevole talento. Nel caso in cui la lottery fosse benevola ai Knicks, uno tra Rose o Beasley sarebbe ideale per il gioco di D'Antoni; con la possibilità di pescare comunque bene anche nelle retrovie (ndr: Gallinari ha dichiarato alla Gazzetta che il suo sogno sarebbe quello di segnare una tripla decisiva con la maglia dei Knicks..).
Una volta scoperte le carte a giugno comincerebbe l'inevitabile epurazione dell'attuale roster.
Who's the next Steve Nash?
Se l'idea sarà quella di mantenere l'attuale filosofia di gioco del coach del West Virginia, ed il suo dogma dei "seven seconds" allora due saranno le priorità dei newyorkesi.
La prima è la ricerca di un direttore d'orchestra all'altezza del compito; la seconda è il taglio dei giocatori non adatti a tale tipo di gioco.
A Phoenix la mente del gioco era il due volte MVP Steve Nash, un giocatore che per caratteristiche (sia positive che negative) non ha eguali nell'attuale panorama NBA.
I Knicks dovranno necessariamente rinforzarsi nel ruolo, poiché Marbury pare essere più un asset in vista della sua scadenza contrattuale, o un pedina di scambio, piuttosto che un serio candidato per il ruolo.
La dea bendata potrebbe favorire l'arrivo di Derrick Rose o Jerryed Bayless, ma sarebbero comunque due rookie non in grado di dare fin da subito le necessarie garanzie. Un alternativa sarebbe quella di cercare sul mercato una point guard con caratteristiche affini alle idee del baffo.
Coi top players intoccabili (CP3 e Deron Willams), le ipotesi maggiormente percorribili potrebbero essere l'arrivo di uno tra TJ Ford o Calderon da Toronto (con il secondo favorito, anche per ragioni di salary cap), o di Ridnour da Seattle mentre pare improbabile una ricongiunzione del duo Nash - D'Antoni nella grande mela.
Toronto cederà probabilmente uno dei sue due play quest'estate, rimane da vedere se sarà propensa a cederlo ad una rivale di conference e soprattutto a quale prezzo.
Sistemata la falla nel ruolo di play, il secondo intervento riguarderà il ruolo di centro.
Curry e Randolph sono palesemente troppo lenti e macchinosi per il gioco di D'Antoni, ma parallelamente pare difficile, se non impossibile, cederli entrambi sul mercato, e soprattutto senza cattive contropartite. Dilemma non da poco che Walsh e D'Antoni dovranno necessariamente scegliere il prima possibile.
Il resto del roster sarà oggetto di analisi da parte del nuovo tecnico per valutare quali giocatori potranno far parte del progetto futuro.
Dell'attuale rosa i giocatori che paiono essere di gradimento sono David Lee, il quale potrebbe avere molti minuti da centro vista la sua versatilità ed abilità di andare in contropiede; Crawford sarà il titolare nello spot di guardia, sempre che non venga inserito in qualche trade, offensivamente è il tipo di giocatore adatto al gioco D'Antoniano in difesa non è certo Raja Bell; Quentin Richardson dopo le delusioni degli aultimi anni ci potrebbe essere una rinascita, in quanto ritroverebbe il suo vecchio coach, e soprattutto un tipo di gioco che valorizzi le sue caratteristiche, anche se ha un contratto pesante; la sorpresa potrebbe essere Wilson Chandler, che porterebbe atletismo, rimbalzi e difesa, pur con la necessità di costruirsi un tiro affidabile.
Meno appetibili ma comunque non disprezzabili a Mike potrebbereo essere Balkmann, atletico ed energico ma non dotato di un jumper quanto meno decente; Fred Jones, guardia tiratice adatta ad un tipo di gioco offensivo; Nate Robinson i cui punti nelle mani e la velocità potrebbero giocare a suo favore anche se dovrebbe giocare da back up nel ruolo di guardia (potrebbe essere il "Barbosa" di New York).
Oltre ai già citati Curry, Randolph e probabilmente Marbury paiono essere esclusi i vari Jerome James, Malik Rose (il cui contratto in scadenza potrebbe essere un asset già questa estate o a Febbraio) e Jared Jeffries.
Che si dice in città ?
Gli esponenti della carta stampata made in New York hanno ben preso la notizia dell'arrivo di D'Antoni, eccezion fatta per il solito Peter Vecsey e Mitch Lawrence i quali averebbe preferito l'approdo di Jackson sulla panchina.
Vecsey sostiene che Mike nonostante la preparazione e le capacità non è in grado di allenare questo roster di giocatori indisciplinati, lenti ed incompatibili. Il resto dei giornalisti è entusiasta della scelta di Walsh.
Conclusioni
L'aria è cambiata e già questo è un segnale forte per New York. Vedremo se Walsh e D'Antoni saranno in grado di far risorgere la franchigia, di certo le premesse ci sono, anche se siamo nella grande mela e come è ben noto qui si è facilmente predisposti agli entusiasmi come ai fallimenti. Vecsey e Lawrence hanno probabilmente ragione se si limita ad un analisi di breve termine, considerando solo i giocatori attuali; in un progetto di medio-lungo termine mi sento di dissentire dal loro parere, in quanto l'opera di rifondazione parte dal presupposto che ci vorrà tempo per vincere, e che inevitabilmente qualche sacrificio sarà necessario.
Ci sarà molto da lavorare, perché così com'è la squadra non ha un nesso, tuttavia con un po più di pazienza da parte di tutti il futuro pare meno buio per i Knicks. Di certo ci sarà di che divertirsi al Garden la prossima stagione!!