La storia di Wataru Misaka

L'incredibile storia di Wataru Misaka

Il 1947 fu un anno molto importante nella storia degli Stati Uniti, sia per quanto riguarda la politica estera, sia per le vicissitudini interne.

Era appena finita la Seconda Guerra Mondiale, e gli USA si offrivano come "guida" di quella parte del mondo che non voleva seguire la dottrina comunista: il 12 Maggio il Democratico Presidente Harry Truman proclamò la cosiddetta "Dottrina Truman", con la quale si proponeva di fermare l'avanzata comunista in Europa e in Asia.

Questa fu solo la punta dell'iceberg di una serie importante di avvenimenti che succedettero quell'anno, ma ci furono tre situazioni in particolare che rivestirono un'importanza straordinaria all'interno degli stessi Stati Uniti; tre episodi capitali nella lunga lotta contro la discriminazione razziale, una malattia terminale che ancora dilagava in diversi paesi del mondo, tre eventi che aprirono delle metaforiche porte verso l'eguaglianza nella popolazione americana, e tre porte meno metaforiche nella mentalità  di quelle persone che non volevano proprio saperne di vedere il loro posto sull'autobus occupato da una persona di colore.

Il 3 Febbraio 1947 Percival Prattis divenne il primo corrispondente nero della stampa cui fu permesso di entrare nella Camera dei Rappresentanti e nel Senato.

Ancora più importante nella memoria degli americani fu il 1° Aprile di quell'anno, quando i Brooklyn Dodgers firmarono Jackie Robinson, primo giocatore di colore nella storia dell'MLB. Grande eco fu dato a questo fatto, che mise fine a 80 anni di segregazioni e alla "baseball color line", vergogna senza precedenti che confinò i giocatori neri nelle Negro Baseball League. Basta il nome a far capire quanto sia stata bestiale ma purtroppo reale l'idea che bianchi e neri dovessero condurre vite completamente separate, anche nello sport.

Anche l'attuale NBA, che allora si chiamava BAA (Basketball Association of America), ebbe la sua milestone per quanto riguarda l'integrazione tra popoli. Nel Draft del 1947, infatti, i New York Knicks scelsero Wataru Misaka, giocatore nato si in America ma di chiare origini giapponesi, andando a rompere il binomio pallacanestro - giocatore bianco caucasico che sembrava indistruttibile. Questa è la storia di questo piccolo uomo con gli occhi a mandorla che involontariamente diede il via all'esproprio del basket ai giocatori bianchi da parte dei ragazzi di colore, che sono ormai l'80% dei giocatori della lega.

Dallo Utah al Garden, un viaggio speciale. Due volte

Odgen è una tranquilla cittadina capitale della contea di Weber nel nord dello Utah, con una piccola componente asiatica tra la sua popolazione. Qui il 21 Dicembre 1923 nacque Wataru Misaka, in un posto sicuramente tranquillo dove crescere.

Dopo aver giocato per Weber Junior College nella sua Odgen decise di andare a University of Utah, dove si praticava già  allora basket di buon livello agli ordini di coach Vadal Peterson, uno che, per intendersi, rimase sulla panchina degli Utes ben 26 anni: dal 1927 al 1953! Dopo molte stagioni vincenti la squadra fu invitata a partecipare sia al NIT sì al torneo NCAA, ma giova ricordare come a quei tempi fosse considerato più importante vincere il primo torneo citato.

La squadra accettò dunque di partecipare solamente al National Invitational Tournament, ma perse subito contro Kentucky in quel di New York.

Mestamente Misaka e compagni stavano tornando verso le loro montagne, quando seppero che la formazione di University of Arkansas era stata coinvolta in un incidente stradale e non avrebbe potuto partecipare al torneo NCAA. Fermarono il pullman a Kansas City e nella città  del Missouri vinsero a mani basse l'NCAA West Regional, andandosi a guadagnare un viaggio di ritorno verso la Grande Mela per giocarsi le finali del torneo.
Nella Mecca del Madison Square Garden vinsero una dura finale contro Darmouth, un college del New Hampshire, per 42 a 40 nell'overtime. Misaka divenne l'idolo dei 15.000 spettatori di quella partita svoltasi il 28 Marzo 1944, nella quale segno 4 punti con 2 tiri.

Dopo aver servito per un anno sotto le armi tornò a giocare a basket con gli Utes, e aiutò i compagni a finire con 16 W e 5 L nella stagione 1946-1947. Ancora una volta la squadra fu invitata al NIT e questa volta alzò il trofeo, vendicandosi in finale contro Kentucky dell'eliminazione subita 3 anni prima. La finale terminò 49-45 e Misaka ricorda di quegli anni al college: "Gli highlight della mia carriera furono le vittorie ai tornei NCAA e NIT. A quei tempi vincere con il college era la punta della carriera di un giocatore, il basket professionistico era ancora all'inizio".

Un mondo nuovo, per tutti

Il basket pro era davvero agli albori in quegli anni post-WW 2. Nel 1946 era stata creata la BAA dai proprietari delle arene da hockey nelle maggiori città  dell'est e centro degli Stati Uniti (Washington, Philadelphia, New York, Boston ecc).

Il draft del 1947 non è stato di sicuro sulla falsariga degli attuali, con mega-dirette televisive e lustrini, e anche i giocatori all'epoca erano quello che erano. La prima scelta '47 fu un certo Clifton McNeeley, chiamato dai Pittsburgh Ironmen. Quasi per dimostrare subito quanto il draft sia la più sbagliata delle scienze inesatte McNeeley non giocò mai un solo minuto nella lega. Le 10 squadre presenti scelsero 9 giocatori a testa, e tra quelli dei New York Knicks c'era anche Wataru Misaka, il quale si avviava a rompere la "NBA color barrier" (anche se è inesatto parlare di NBA dato che sarebbe stata due anni dopo ma si capisce il concetto) con clamore infinitamente minore rispetto a Robinson nel baseball, ma era pur sempre un fatto storico: "Ero la prima persona di "colore" (inteso come non appartenente alla razza bianca)nella pallacanestro professionistica. C'erano pochissimi neri e asiatici anche a livello collegiale, era uno sport per uomini bianchi".

La stagione dei Knicks partì con un training camp nelle Bear Mountain in Canada, nel quale Misaka fu molto amico del compagno Carl Braun, il quale non si dimostrò razzista con il piccolo (meno di 1 metro e 80) giapponese. La citazione sul non razzismo del compagno è importante, Misaka fu spesso guardato con sospetto da addetti ai lavori e non.

Iniziò la stagione, e purtroppo la carriera del giocatore da Odgen nella BAA e nel basket pro fu molto breve: durò lo spazio di 3 partite, 3 su 13 al tiro e 7 falli, dopo di che fu tagliato dalla squadra. Questi i suoi ricordi sul momento del taglio: "Ned Irish, presidente dei Knicks, mi chiamò nel suo ufficio e mi disse che sarei stato tagliato. Lui disse che non avrebbe voluto farlo, ma l'allenatore aveva l'ultima parola sui contratti".

L'allenatore (Joe Lapchick) dei K-Boxers in effetti, anche nei ricordi di Wataru, non si comportò molto bene con lui, non degnandolo praticamente mai di qualsiasi minima attenzione, e tagliandolo appena possibile. Potrebbe averlo fatto per razzismo: "Non ho ragione di crederlo, non è accaduto nulla che me l'abbia fatto pensare". Di New York ricorda bene anche che "Ho sentito meno pregiudizi razziali li che in tutto il resto dell'America. Giocare la finale del NIT con Utah al MSG è stato straordinario, come i tifosi del Garden. Quando tornai per giocare nei Knicks c'erano persone che si ricordavano di me e mi salutavano nelle strade".

Ricomposta la valigia Misaka si avviò verso le sue montagne, lasciando tra le scartoffie della futura NBA dei tabellini poveri di grandi cifre, ma una "simbologia" importante: "Non mi sono mai sentito come un pioniere, non ne ho mai fatto una gran cosa. Ero più orgoglioso di giocare in mezzo a tanti giganti nonostante il mio fisico".

Come detto Wataru tornò nello Utah, per completare gli studi e prendere una laurea in ingegneria.
Fa onore a Misaka non aver buttato il discorso del taglio sul razzismo, e fa onore all'NBA aver riconosciuto il 1950 come anno di integrazione tra le razze, in conseguenza alla scelta di diversi afro-americani da parte delle squadre più importanti.

Pensare che al giorno d'oggi fa quasi notizia la scelta al draft di un giocatore bianco.
Cinquant'anni hanno davvero cambiato il mondo, anche grazie a un normalissimo giapponese da 7 punti in 3 partite.

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