Deron Williams dovrà giocare molto meglio, se vuole vincere a L.A.
Prima partita ai Lakers, in una gara che gli uomini di Phil Jackson hanno meritato di vincere per la mole complessiva di gioco, ma che hanno alla fine rischiato di perdere. Oddio, forse proprio perdere no, visto che il riavvicinamento dei Jazz non è mai sembrato poter portare ad un reale ribaltamento della situazione; certo, però, che aver fatto rientrare Utah fino al -4 ha in un certo messo in evidenza quali sono i limiti dei Lakers, tra cui la discontinuità .
Avevano, nel terzo quarto, guadagnato fino a diciannove punti di vantaggio, che poi si sono assottigliati con il passare dei minuti, in un quarto periodo molto spezzettato dai fischi arbitrali, con i Lakers che sono entrati in bonus molto presto ed i Jazz che, sin dall'inizio della gara, hanno pagato la loro fisicità , commettendo ben 33 falli (undici in più dei ventiquattro di media della regular season, che li rendevano la squadra più fallosa dell'NBA).
Visti i tanti fischi, era fondamentale andare in lunetta e segnare i liberi, come i Lakers hanno puntualmente fatto (38/46), in particolare con Bryant (record di franchigia i 21 liberi segnati), autore anche di una serie di diciotto tiri liberi consecutivi. A fine gara Kobe commenta così la partita dei suoi: "Non avevamo giocato contro una squadra così fisica come Utah e ci è voluto un po' per adattarsi, ma sono contento di come abbiamo affrontato questa partita, ed ora sappiamo cosa ci aspetterà in gara 2". I liberi e le buone iniziative di Gasol ed Odom nel finale di partita hanno permesso ai Lakers di allontanare gli avversari e la paura di una rimonta, per conquistare la vittoria (109-98), la quinta consecutiva dei playoffs per LA.
Il catalano dei Lakers è stato ancora una volta decisivo (doppia doppia con18 punti con 8/13 dal campo e 10 rimbalzi), dimostrandosi il perfetto completamento di Bryant a livello offensivo e, a fine gara, meritandosi i complimenti dell'Mvp: "E' immenso, fortissimo sia in post basso che in post alto. E' semplicemente un grande giocatore di basket". Ma le belle parole non arrivano solo dai compagni, ma anche degli avversari, come Matt Harpring, che ne esalta l'intesa con Kobe: "Pau ha talento, è alto e può tirare: quando Kobe penetra, gli crea sempre dei tiri facili".
Comunque Phil Jackosn si dimostra moderatamente soddisfatto della prova dei suoi, che giocavano una partita non facile, visto che venivano da sei giorni di soli allenamenti e potevano risentire di questa lontananza dal clima di gara: "Avevo detto ai ragazzi che c'era il rischio di rilassarsi, di essere meno fisici e soffrire di più i contatti, essere meno aggressivi. Ci dobbiamo preparare ad una squadra molto aggressiva che arriva da una serie dura".
La differenza tra i Lakers del primo tempo e quelli del secondo è evidente anche se andiamo ad analizzare la prova di Kobe Bryant: nella prima metà di gara sembrava essere il perfetto uomo squadra, che segna tanto anche senza forzare, che coinvolge i compagni senza accentrare esageratamente il gioco. Le cifre mostrano tutto ciò in modo perfetto, con Kobe che, nel primo, s secondo e terzo quarto, ha segnato 30 punti con 7/9 dal campo e 15/15 ai liberi, oltre che cinque rimbalzi. Nell'ultimo periodo, invece, le sue statistiche recitano 8 punti con 1/7 dal campo e 6/8 dalla lunetta; la perfetta fotografia di un quarto in cui Kobe si è trasformato, forzando tiri che non avevano senso. La questione è la solita: è nato prima l'uovo o la gallina o, tradotto in termini cestistici, la squadra gioca peggio perché lui forza i tiri o lui forza i tiri perché vede la squadra giocare peggio?
Per Utah, anche se è uscita sconfitta, si possono trarre delle indicazioni positive: prima fra tutte, il fatto che, nonostante abbiano sbagliato di tutto dal campo (37%), perdendo tantissime occasioni (sotto di sette, non sono andati a punti per ben cinque possessi consecutivi) nella rimonta finale, siano comunque rimasti a contatto ed alla fine si siano giocati la partita, essendo per di più in trasferta. Un'altra indicazione importane è la vittoria netta a rimbalzo (58-41), che comunque potrebbe anche essere dovuta al fatto che, spagliando più tiri, hanno avuto pi carambole a disposizione.
Ma in generale, al termine di una gara dove le percentuali dal campo sono decisamente state basse per tutti (38% dal campo con 4/19 da tre punti), i Jazz non vanno via con la testa fasciata,ma anzi sapendo di aver lottato. Sempre però con la consapevolezza di aver buttato al vento una buona occasione per vincere allo Staples, anche considerando il fatto, a parziale discolpa (non per Sloan, però, che non vuol sentir parlare di scuse di nessun tipo) che Utah arrivava mentalmente più provata dei suoi avversari, avendo chiuso la serie contro i Rockets meno di quarantotto ore prima della palla due.
Per Utah, nonostante un ottimo Okur (21 e 19 rimbalzi) sarà difficile pensare di vincere a Los Angeles con un Williams come quello di ieri sera (14 punti con 5/18 dal campo), lui per primo molto insoddisfatto della sua prestazione: "Credo che la squadra si nutra della mia energia e,anche se al coach non piace che io mi prenda tutte le responsabilità per una sconfitta, mi prenderò comunque parte del demerito, perché posso giocare molto meglio di così".
Ma Sloan non sembrava tanto insoddisfatto della cattiva prova offensiva di Williams o della squadra, o della marea di liberi concessi a Bryant (oggetto di ironia invece a Salt Lake City) che rappresentano solo una scusa per i suoi. Sloan era in realtà molto insoddisfatto della fase difensiva, di come i vari Korver, Brewer e Kirilenko hanno marcato Bryant, concedendogli troppo e, a suo avviso, non meritandosi neanche la sufficienza. Brewer, che teoricamente dovrebbe avere i mezzi fisici per stare al passo di Kobe, ha dimostrato di capirci ben poco, mentre sono andati un po' meglio gli altri due.
Da qui devono ripartire, se vogliono portare a casa gara 2, che si giocherà mercoledì notte. Da una migliore difesa su Bryant, maggiore precisione al tiro e meno palle perse. Detta così sembra facile.