Focus: Jermaine O’Neal

Sarà  un'altra estate di dubbi per Jermaine O'Neal

L'ennesimo rientro

Mancano pochi minuti alla fine del primo quarto di Indiana-Miami quando un lungo con una fascetta bianca si alza dalla panchina dei Pacers e si dirige verso metà  campo aspettando un'interruzione per mettere piede sul parquet. Il lungo in questione è Jermaine O'Neal, assente per infortunio dalla gara casalinga contro Golden State del 16 Gennaio.

Le gare in borghese sono per l'esattezza 33, ma è risaputo che le brutte notizie non vengono mai da sole; infatti all'assenza di O'Neal si è aggiunta quella di Jamaal Tinsley, playmaker titolare dei Pacers presente in sole 39 occasioni.

Nel giro di poco tempo Indiana si è ritrovata priva dei suoi migliori giocatori in roster e si è passati da una stagione positiva ad un'ennesima stagione deludente, da un record che oscillava tra il 50% (che garantiva un discreto piazzamento per i playoff) ad un record nettamente negativo che costringe i Pacers a guardare i playoff in poltrona per far posto agli Atlanta Hawks.

L'esonero di Rick Carlisle con il conseguente arrivo in panchina di Jim O'Brien ha illuso la dirigenza, convinta che la sola mossa potesse garantire un nuovo sistema di gioco e quindi un miglioramento rispetto alla stagione 2006/2007 chiusa fuori dai playoff dopo un decennio.

L'immobilismo di Bird in estate è stato pesantemente criticato, anche se non era facile muoversi non volendo correre il rischio di fare stravolgimenti, lui era convinto che il vero colpo i Pacers l'avessero fatto con la trade con i Warriors che aveva portato nella terra del basket Mike Dunleavy e Troy Murphy (oltre a Ike Diogu e Keith McLeod) spedendo in California i cattivi Stephen Jackson e Al Harrington (più Sarunas Jasikevicius e Josh Powell).

I risultati di quella trade sono famosi: Indiana crolla mentre Golden State in rimonta accede ai playoff e sotto il coro "We Believe" diventa la sorpresa degli ultimi anni battendo al primo turno i favoritissimi Dallas Mavericks.

È abbastanza chiaro chi ne ha beneficiato, ma a lungo termine Larry "The Legend" era convinto di averci visto giusto, i nuovi arrivi avevano bisogno di tempo e Dunleavy con la stagione disputata sta provando a fargli avere ragione.

Tuttavia non sono bastate le buone prestazioni di Dunleavy (19.1 punti, 5.20 rimbalzi e 3.5 assist di media) e neanche la conferma di Danny Granger (19.6 punti e 6.10 rimbalzi), pietra angolare nel futuro della franchigia, il problema degli infortuni era di notevole importanza e difficilmente risolvibile.

Entrambi in comune hanno il fatto di non essere nuovi ad un infortunio, diverso è invece l'apporto che i due infortunati di lusso hanno dato sul parquet: Jamaal Tinsley fin quando ha potuto si è messo in mostra per una stagione ottima da vero trascinatore della squadra pur non rinunciando, purtroppo, ad apparire nelle pagine dedicate alla cronaca nera con una sparatoria che lo ha visto protagonista come "bersaglio", d'altra parte O'Neal visto in questa stagione è lontano parente da quello apprezzato negli anni scorsi.

Sulla scia di Garnett

Jermaine O'Neal nasce il 13 Ottobre 1978 a Columbia, nella South Carolina. Sua madre, Angela Ocean, di giorno lavorava in un hotel come cameriera e di notte era impegnata a prendere telefonate come un servizio cliente per una banca, un doppio impegno necessario per far crescere bene i suoi due figli poiché suo marito è stato assente dal momento in cui Jermaine è nato.

Il tempo da dedicare a Jermaine non è tanto, sarà  quindi il fratello maggiore Clifford a prendersene cura tanto da trovarsi un lavoro durante il periodo della High School per comprare un paio di scarpe da ginnastica al fratello.

A Jermaine piaceva il football ma non passò molto tempo quando si innamorò del basket. I suoi idoli sportivi erano Bill Russell e Hakeem Olajuwon, trascorreva i pomeriggi leggendo libri sulla dinastia dei grandi Boston Celtics e plasmò il suo stile di gioco e i suoi comportamenti sul parquet seguendo Hakeem "The Dream".

Un fatto curioso e determinate succede quando da ragazzino si rompe il polso sinistro. Sua madre gli insegna a scrivere con la destra e da lì in poi Jermaine userà  entrambe la mani, cosa che lo aiuterà  anche nel basket.

Quando arriva il momento della High School Jermaine entra alla Eau Claire, ma non in punta di piedi bensì con la convinzione di diventare il miglior giocatore nella storia della scuola. Nonostante all'inizio avesse dubitato davanti alla sfrontatezza del ragazzo, coach George Clymph divenne una figura paterna per O'Neal cercandolo di guidare al meglio.

I risultati non tardarono ad arrivare: la frontline composta da O'Neal e Leonard "Bud" Johnson guidò Eau Claire al titolo e le medie di O'Neal erano di 18 punti, 12 rimbalzi e quasi 9 stoppate a partita. La stoppata diventerà  un marchio di fabbrica, suoi sono infatti i record alla Eau Claire per stoppate in una partita (16) e in una stagione (170).

Fuori dal campo arriva però una brutta notizia per Jermaine. Nel 1995 il padre della sua fidanzata scopre i due a letto e denuncia Jermaine per stupro. Fortunatamente per lui la questione si risolverà  a suo favore. Nel frattempo sua madre conobbe Abramo Kennedy, gestore dei bagagli presso la Columbia Metropolitan Airport, con il quale si sposerà  subito dopo.

Nel 1995 intanto un giovane giocatore della Farragut Career Academy High School decise di passare direttamente in NBA; tale giocatore, Kevin Garnett non era sconosciuto a Jermaine O'Neal poiché i due avevano già  avuto modo di affrontarsi ed il confronto tra i due non aveva visto né vinti né vincitori.

Jermaine chiuderà  la sua stagione da senior alla High School con 22 punti, 12 rimbalzi e 5 stoppate di media raccogliendo vari premi individuali, dall'inserimento nel First Team All-State e la convocazione per il McDonald's All-America Game al premio di giocatore dell'anno nel South Carolina. Tutti questi riconoscimenti e la scelta di Garnett lo spingeranno in una sola direzione: saltare il college e raggiungere KG in NBA.

Gli anni di Portland

Così nel 1996 si rese eleggibile per il draft, però a distanza di anni lo stesso O'Neal dichiarò che la decisione di passare subito al mondo dei Pro fu sbagliata, rimpiangendo il fatto di non aver dato ragione al suo vecchio coach George Clymph che provò di tutto per fargli capire che alcuni anni di college gli avrebbero fatto comodo. Ma in quel momento Jermaine era convinto di poter ben figurare nella Lega.

Insieme ad O'Neal un altro ragazzo aveva deciso di fare il grande salto, una guardia di Philadelphia: Kobe Bryant. La prima scelta del draft 1996 andò ai Sixers che selezionarono la nuova superstar Allen Iverson, i due giustamente dovettero aspettare un po' prima di essere chiamati, rispettivamente alla 13 Bryant da Charlotte e alla 17 O'Neal da Portland.

I Blazers dopo le due finali perse agli inizi degli anni 90 non riuscivano più a superare il primo turno dei playoff ma potevano contare su giocatori come Arvydas Sabonis, Rasheed Wallace ed Isaiah Rider. Era chiaro fin da subito che i minuti a disposizione di O'Neal non sarebbero stati molti. La stagione non inizia nel migliore dei modi per via di un infortunio che lo tiene fermo per le prime 17 gare, poi il 12 Dicembre contro i Denver Nuggets arriva il momento del debutto ed è subito record: a 18 anni, un mese e 22 giorni diventa il giocatore più giovane ad aver debuttato nella Lega. Successivamente arriverà  Andrew Bynum che abbasserà  il primato a 17 anni, 8 mesi e 2 giorni.

È la prima di 45 presenze che chiuderà  con una media di 4.1 e 2.8 rimbalzi per 10 minuti di impiego. Ai playoff si alzerà  dalla panchina solo per due occasioni ma ancora una volta i Blazers si fermano al primo turno davanti ai Los Angeles Lakers, causando l'esonero di coach PJ Carlesimo. Alla delusione di squadra segue in estate l'arresto per condotta disordinata ad un agente di polizia in un centro commerciale che gli vale una notte in carcere e 15 giorni di sospensione per la stagione 1997/1998.

Il nuovo coach Mike Dunleavy aveva visto in O'Neal buone qualità  ma non lo riteneva ancora maturo per avere maggiore spazio in rotazione. Nelle 60 partite giocate (9 delle quali in quintetto iniziale) tiene una media di 4.5 e 3.3 rimbalzi facendo registrare nel mese di febbraio il career high per punti contro Denver (21) e il career high per rimbalzi contro Seattle (13). Ai playoff continua però per i Blazers la maledizione del primo turno che vede i Lakers ancora vittoriosi. Per O'Neal solo 3 minuti di impiego, tempo necessario per prendere un rimbalzo e regalare due stoppate.

La stagione successiva viene ricordata come la stagione dell'asterisco, il lockout del 1998 costrinse la Lega a sospendere il campionato per le prime 32 partite. Quando il campionato iniziò, gennaio 1999, il calendario era ridotto a 50 partite che i Blazers chiusero con un ottimo 35-15. Lo spazio a disposizione di O'Neal fu poco ed anche le sue statistiche subirono un calo (2.5 punti e 2.7 rimbalzi), tuttavia non si poteva rimproverare nulla a coach Dunleavy che aveva ben guidato la squadra e a fine stagione ottenne il premio di Coach Of The Year. Ai playoff finalmente i Blazers ritornano a fare strada e rimettono piede in finale di Conference dove però sono fermati dai futuri campioni NBA dei San Antonio Spurs al primo titolo nella storia della franchigia.

Al suono della sirena finì anche il contratto di O'Neal con i Blazers, che dimostrarono di credere in lui offrendogli 24 milioni di dollari per 4 anni. O'Neal accettò la proposta ma la stagione 1999/2000 non si distaccò tanto dalla precedente. Per lui 70 presenze di cui solo 8 in quintetto con una media di 3.9 punti e 3.3 rimbalzi, per i Blazers 59 vittorie in regular season e nuova finale di Conference. Ad attenderli stavolta i Los Angeles Lakers di Shaq&Kobe che rimontarono in gara 7 andando a vincere serie e titolo NBA. La sconfitta mise Jermaine O'Neal e la dirigenza dei Blazers di fronte ad un bivio.

Indiana, la nuova sistemazione

Aver trascorso parecchi anni in panchina aveva comunque fatto bene a Jermaine O'Neal che aveva avuto modo di imparare da un roster pieno di qualità , ma ora era arrivato il momento di dimostrare il suo valore sul parquet.

La dirigenza non ritenne opportuno affidargli un ruolo da protagonista e, d'accordo con il giocatore, mise in piedi una trade con gli Indiana Pacers. JO fece le valigie e si trasferì ad Indianapolis, percorso inverso invece per Dale Davis, dotato di maggiore esperienza e quindi più utile ad un team che aveva sempre meno tempo per portare a casa l'anello.

La situazione in casa Pacers non era delle migliori, è vero che erano reduci da una finale NBA persa dignitosamente contro i Lakers ma diversi pezzi di quel mosaico avevano cambiato aria, in più, un cambio in panchina, con Isiah Thomas a prendere il posto lasciato vuoto dopo il ritiro di Larry Bird. In queste condizioni iniziava una nuova avventura per O'Neal.

E la risposta di JO non si fa attendere; desideroso di dimostrare il suo reale valore chiuderà  la sua prima stagione con 12.9 punti, 9.8 rimbalzi e quasi 3 stoppate a partita in 81 presenze (80 delle quali in quintetto base), saltando solo la gara contro Denver. Sarà  il secondo giocatore dei Pacers a far registrare più di 40 doppie-doppie in una singola stagione ed il primo ad aver siglato più di 200 stoppate in stagione (le stoppate saranno 228, come per Shawn Bradley, secondo nella Lega con una media di 2.81 a partita).

I 54 minuti di impiego contro Houston gli valgono il career-high mentre nell'ultima partita stagionale lui e Jalen Rose diventano i primi due giocatori della franchigia ad aver fatto più di 20 punti e preso 20 rimbalzi nella stessa partita. Ai playoff si trova di fronte i Sixers del futuro MVP Allen Iverson che si sbarazzano in 4 partite dei Pacers, ai quali non bastano i 9.8 punti e 12.5 rimbalzi di O'Neal.

La stagione successiva riuscirà  a fare ancora meglio, portando le sue medie a 19 punti e 10.5 rimbalzi, guadagnandosi la convocazione per l'All Star Game (la prima di sei consecutive) e a fine stagione il titolo di Most Improved Player. Il suo nome sarà  presente anche nell'All Nba Team, ma saranno tutte soddisfazioni personali poiché i Pacers ai playoff si fermano nuovamente al primo turno battuti dai New Jersey Nets di Jason Kidd, poi finalisti NBA, nonostante le solite prodezze di Reggie Miller in pieno Miller Time. JO uscirà  sconfitto dalla sfida contro Kenyon Martin ma il suo bottino di 17,2 punti, 7.6 rimbalzi e 1.60 stoppate non è da buttare.

Dopo la pessima figura ai campionati del Mondo di Indianapolis di Team USA per Jermaine inizia la stagione della svolta. Se nelle prime due stagione aveva messo in mostra le sue qualità  individuali ora doveva dimostrare di poter trascinare una squadra che tra un paio di anni doveva fare a meno dell'uomo franchigia Reggie Miller.

La regular season è ancora positiva per il team e per JO che viene nominato due volte giocatore del mese nella Eastern Conference, chiuderà  la stagione con 20.8 punti e 10.3 rimbalzi di media, metterà  a referto 43 doppie-doppie in stagione e farà  registrare i suoi career high per rimbalzi (21 contro Washington il 26/11/02) e stoppate (10 contro Toronto il 22/1/03). Ma ai playoff arriva la beffa, l'eliminazione al primo turno a sorpresa per mano dei Boston Celtics. Per JO e per i Pacers la delusione è cocente.

Il primo a pagare è Isiah Thomas, esonerato dopo l'arrivo di Larry Bird come general manager e sostituito con l'ex coach di Detroit Rick Carlisle. È un periodo difficile per JO, non solo perché era molto legato a Thomas ma anche perché suo patrigno, che aveva trovato lavoro come guardia di sicurezza alla Conseco Fieldhouse Arena, aveva tentato il suicidio. D'un tratto si trovò privo di sicurezze tanto da pensare ad un futuro lontano da Indianapolis ed accettare l'offerta degli Spurs che avevano pensato a lui come sostituto di Robinson.

Alla fine accettò di rimanere ancora ai Pacers, l'unica squadra che gli aveva dato il giusto spazio per esprimersi al meglio, ma forse neanche lui si immaginava i risultati della stagione 2003/2004. Miglior record della Lega con 61 vittorie, 44 doppie-doppie in stagione, il solo giocatore della Eastern Conference con una media superiore ai 20 punti e 10 rimbalzi, l'unico giocatore nella storia dei Pacers ad avere per tre stagione consecutive più di 10 rimbalzi di media, 585 rimbalzi difensivi (il secondo totale più alto nella storia della franchigia) e terzo classificato nella graduatoria dell'MVP. Jermaine O'Neal si era oramai consacrato come una superstar NBA, capace di fare la voce grossa in difesa con stoppate e sfondamenti subiti e di essere determinante anche in attacco coniugando alla perfezione potenza e mani educatissime.

Ma la cosa che più conta sono i playoff, finalmente O'Neal comincia a fare strada e dopo aver eliminato i Celtics in 4 partite e gli Heat in 6 si deve fermare davanti ai futuri campioni NBA dei Detroit Pistons. Per lui 17.3 punti, 10.0 rimbalzi e 2.5 stoppate nella finale di Conference e 19.2 punti, 9.1 rimbalzi e 2,25 stoppate in 16 partite di playoff.

Indiana aveva comunque una squadra giovane destinata ai piani alti della Eastern Conference, quindi non era azzardato avere come obiettivo stagionale il titolo NBA. Dopo la rivalità  contro New York degli anni 90 ora era quella con Detroit a caratterizzare l'Est, ma nessuno si sarebbe mai aspettato quello che successe il 19 Novembre al Palace Of Auburn Hills nella sfida Detroit-Indiana; a meno di un minuto dal suono della sirena, con i Pacers nettamente in vantaggio, Ben Wallace reagì ad un fallo di Ron Artest.

Sembrava tutto sotto controllo fin quando un tifoso dei Pistons ebbe la geniale idea di lanciare un bicchiere di birra su Artest, che si trovava sdraiato sul tavolo dei commentatori, causando la violenta reazione dei Pacers.

Il pugno duro utilizzato da Stern privò Indiana per tutta la stagione di Ron Artest, in quel momento il miglior difensore della Lega, e per una serie di partite di Stephen Jackson e Jermaine O'Neal, che quella sera stese un tifoso con un violento destro.

Come se non bastasse, iniziarono per JO i problemi fisici che gli consentirono di giocare solo 44 partite, chiuse con una media punti di 24.3 con la chicca dei 55 punti realizzati contro i Bucks (career high attuale). In questa stagione ebbe anche modo di distinguersi per comportamenti positivi, infatti nella sfida del 6 gennaio contro gli Spurs decise di donare alle vittime dello tsunami 1.000 $ per ogni punto segnato: anche se il tabellino alla fine era di 32 punti decise di donarne 55, il suo career high.

I Pacers contro tutti i pronostici riuscirono lo stesso ad accedere ai playoff anche se a distanza di anni è chiaro che da quella sera non si sono più ripresi imboccando troppo presto il viale del tramonto. Si ritrovarono di fronte i Pistons al secondo turno che li eliminarono in 6 partite.

Seguirono due stagioni deludenti per O'Neal e i Pacers, decisi a cambiare pagina facendo a meno delle teste calde (ma anche del loro talento). La prima stagione fu disponibile in 51 partite non riuscendo però ad aiutare la squadra a superare il primo turno di playoff contro i Nets, andò ancora peggio la stagione seguente con 69 presenze ma per la prima volta guardò i playoff a casa.

Quale futuro per JO?

Della stagione appena conclusa abbiamo già  parlato (13.6 punti e 6.70 rimbalzi le sue statistiche), ora a tenere banco è il futuro del giocatore e di conseguenza della franchigia fortemente alla ricerca di un leader, dopo il ritiro di Reggie Miller, che sulla carta dovrebbe essere JO ma secondo Larry Bird in realtà  non lo è.

Il team vive un futuro incerto, con la partenza di Donnie Walsh sembra sia arrivato ora più che mai il momento di stravolgere la situazione. Ma il dubbio rimane lo stesso: ripartire senza Jermaine O'Neal? Sono anni che si parla di divorzio, prima lo scambio con Chris Bosh, poi la trade con i Lakers per Lamar Odom e Andrew Bynum, a febbraio si parlava anche di scambi con Pau Gasol, Vince Carter o Zach Randolph, ma sono rimaste solo voci.

C'è da giurarci che ce ne saranno anche questa estate, ma a 30 anni deve fare la scelta della vita, se vuole provare a vincere l'anello dovrà  cambiare aria e questo non è facile come 3-4 anni fa poiché il valore di mercato è sceso ed è tormentato da problemi fisici da parecchie stagioni. Ma lui è abituato alle risalite ed ha dichiarato che lavorerà  duro in estate per essere pronto già  dalla prima palla a due della stagione con l'obiettivo di ritornare ad essere un All Star.

Con quale maglia? Rischioso scommettere su questo punto, più facile scommettere che O'Neal e i Pacers insieme difficilmente potranno arrivare in fondo ai playoff.

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