Lebron sembra avvertire i Celtics che la sfida non sarà affatto facile da affrontare
Mentre i Celtics stanno ancora facendo la doccia, dopo l'improba fatica sostenuta contro gli Hawks, e stanno ancora aspettando che tornino dalla lavanderia lavate e stirate le proverbiali sette camice grondanti di sudore, è già tempo di semifinale di conference, contro i Cavaliers del tanto temuto Lebron James.
Volessimo guardare solamente alla parte conclusiva della stagione, con i Celtics che tiravano la volata per il primo posto assoluto e si preparavano al meglio a proseguire la loro fantastica cavalcata nei play off, mentre i Cavaliers, praticamente certi del quarto posto nella eastern conference, senza troppe possibilità di ottenere il terzo ma anche con pochi rischi di essere sorpassati, ciondolavano svogliati per i parquet d'America, un eventuale pronostico sarebbe assolutamente chiuso ed univoco, non si vedrebbe come i Cavaliers possano pensare di vincere anche solo una partita.
Esaminando accuratamente sia la stagione regolare che il primo turno dei play off però qualche spunto interessante, che potrebbe far riflettere e far sorgere più interrogativi sul possibile risultato della serie, viene fuori.
Esaminando brevemente la stagione regolare dei Celtics non si può non togliersi il cappello e fare i complimenti ad una squadra che, dopo l'umiliante penultimo posto della scorsa stagione, è stata rivoluzionata da Danny Ainge; dopo il primo scambio concluso, quello per avere Ray "He got the game" Allen, si è avuto un effetto domino, che ha permesso l'arrivo di Kevin Garnett e di un Posey da non sottovalutare affatto.
Dubbi potevano essercene, in quanto il terzetto di stelle ricopriva ruoli atipici, nessuno dei tre, Allen, Pierce e Garnett, è un play o un centro, tutti e tre sono ultratrentenni, nessuno dei tre ha vinto un tubo e nessuno dei tre ha mai disputato una finale assoluta, almeno due di loro non sembravano grandi difensori ed erano tre giocatori abituati ad essere le prime, spesso uniche, stelle delle loro squadre. C'era solo un play e solo un centro, Rondo e Perkins entrambi giovanissimi, entrambi suscitavano dubbi.
Invece le tre stelle si sono messe a difendere come meglio potevano, si sono spartite i tiri in modo quasi matematico, hanno giocato come se avessero sempre giocato insieme, Rondo e Perkins sono andati altre ogni più rosea aspettativa, Posey ed House, ma anche l'insospettabile Powe, dalla panca hanno dato un buon contributo, e poi in inverno sono stati aggiunti due veterani nei ruoli più scoperti, Sam Cassel e PJ Brown.
Lo stesso allenatore, Doc Rivers, finalmente con uno staff di prim'ordine, soprattutto grazie alla presenza di Tom Thibodeau, grande architetto di difese, è salito molto di livello.
Va bene che il calendario all'Est è più agevole, ma i Celtics hanno spazzato via ogni perplessità riuscendo a prevalere negli scontri diretti con tutte le squadre più forti dell'Ovest, faticando solamente con due o tre squadre dell'Est. Una di quelle due o tre squadre, guarda caso, è quella dei Cleveland Cavaliers.
Si, perchè in questa marcia trionfale i Celtics hanno dimostrato di soffrire solamente con squadre che avessero una buona difesa, dei buoni lunghi ed una buona atleticità . Anche le sofferenze contro gli Hawks sono nate si da un atteggiamento spocchioso (basta leggere qualche dichiarazione del dopopartita, tipo la famigerata "loro sono tranquilli, sanno che la loro stagione finisce qui" di James Posey), ma anche dal fatto che Horford ha stupito tutti giocando benissimo sottocanestro, e giocatori come Smith, Williams e Childress (ma anche lo stesso Johnson) sono tutti atleti notevoli.
I Cavaliers dal canto loro hanno iniziato sottotono, al punto che nei primi mesi sembrava a rischio la partecipazione ai play off, poi in inverno hanno cambiato marcia, grazie soprattutto ad un Lebron James monumentale, che metteva a referto una tripla doppia dopo l'altra, ma anche grazie ad un'ottima organizzazione difensiva, ed in un battibaleno sono arrivati alla quarta posizione, che hanno tenuto fino alla fine.
Qualcosa però non convinceva, la squadra l'anno scorso è arrivata ad una insperata ma meritata finalissima, c'erano dubbi che il risultato si potesse bissare; in primo luogo c'era la forte possibilità che i Detroit Piston avessero imparato la lezione e stavolta riuscissero a disimpegnarsi meglio, inoltre c'erano da affrontare due squadre forti e rinnovate come Celtics e Magic, poi, se King James ed il suo fido scudiero Boobie Gibson sono giovani ed hanno ulteriori margini di miglioramento, il resto della squadra era in gran parte costituito da giocatori di una certa età ed in calo, la difesa fra i lunghi era appannaggio del solo medusone brasiliano Varejao e, per finire, serviva assolutamente un altro esterno pericoloso al tiro, che supportasse Gibson, in quanto Larry Hugues, il secondo violino designato, sembrava sempre più sperso e fuori posto nell'Ohio, come se le umide rive del lago Erie risultassero per lui malsane.
E così Danny Ferry ha deciso di tentare un megascambio per aumentare le possibilità di avanzare ai play off, uno scambio che ha coinvolto i Bulls ed i Sonics, portando a Cleveland giocatori come Wally Szczerbiak., Delonte West, Joe Smith ed un Ben Wallace che è al momento il giocatore più pagato del team, a fronte della partenza di Hugues, un Drew Gooden che non stava andando male e giocatori ormai sottoutilizzati come Newble, Simmons e Marshall.
Questo scambio ha permesso di avere ancora più potenza e copertura difensiva nel pitturato, dove prima il solo Varejao combatteva come un gladiatore, a fronte di giocatori difensivamente rivedibili come Ilgauskas, Gooden e Marshall, ora col brasiliano ed il lituano ci sono due veterani come Ben Wallace e Joe Smith, anzianotti ma esperti ed attenti.
Fra gli esterni ora King James può tranquillamente scaricare la palla quando viene raddoppiato, praticamente sempre, perchè trova comunque tiratori molto buoni sui piazzati, cioè gli stessi Wally e West, più un Gibson fenomenale negli scorsi play off (e comunque positivo in questa stagione) ed un ritrovato Pavlovic. Il sistema è stato davvero provato nel primo turno, contro i Washington Wizards, ed ha avuto successo, impedendo ai capitolini di sperare realmente nel passaggio del turno.
Chiaramente resta vero, come sempre, che i Cavaliers sono forse la squadra NBA che più dipende dall'estro del suo miglior giocatore, ma è anche vero che attorno a Lebron il sottovalutato coach Brown ha costruito un sistema perfetto per farne risaltare le qualità , con giocatori che si spremono per mascherarne i limiti difensivi e si muovono molto per farsi trovare pronti sugli scarichi; se è vero che quest'anno James era sembrato più egoista e meno disposto al passaggio, è anche vero che negli anni passati è stato forse la stella NBA, chiaramente esclusi i play, più "regista", più attento a guardare i compagni e più pronto a servirli quando avevano a disposizione un buon tiro; con la crescita della squadra nei play off è sembrato tornare alle vecchie abitudini, che contro i Celtics saranno decisive.
Il povero Pierce non può essere lasciato solo contro King James, sarà anche vero che quest'anno è molto migliorato in difesa rispetto ai suoi standard, ma è anche vero che oggi è molto difficile per chiunque limitare il miglior realizzatore della lega; chi potrà andare in aiuto?
Ray Allen? Onestamente pare un'ipotesi di improbabile successo.
Kevin Garnett? Forse potrebbe anche dare una mano sostanziale al suo compagno The Truth, ma lascerebbe Perkins (o Brown) solo fra i due che saranno in campo fra Ilgauskas, Wallace, Smith e Varejao, pronti a raccogliere i famosi assist di Lebron.
La situazione più probabile vede il massiccio impiego di James Posey, ottimo difensore, abituato al clima dei play off, abituato a spremersi sui migliori giocatori avversari. I Cavaliers cercheranno di puntare molto, come loro solito, sugli isolamenti di Lebron, dato che in stagione i Celtics, le poche volte che hanno sofferto degli esterni, hanno sofferto giocatori molto atletici che avessero attorno dei buoni tiratori da tre; se la difesa usciva per evitare tiri comodi, il penetratore aveva troppo spazio, se invece veniva raddoppiato era il tiratore ad essere troppo libero.
Senza esagerare le difficoltà avute dai verdi contro gli Hawks, che a Boston hanno sempre rimediato lezioni non trascurabili, è stato anche il piano degli avversari al primo turno. Qui però ci sarà un James al posto di un pur positivo Josh Smith, ed i lunghi dei Cavs nel complesso sono superiori a quelli degli Hawks, squadra in cui il solo Horford teneva davvero botta nel pitturato.
Nel converso, i Cavaliers, squadra anch'essa ostica in difesa come i Celtics, avranno altri enigmi; in teoria avrebbero gli elementi per limitare Kevin Garnett, chiaramente considerando che Garnett è un giocatore molto difficile su cui difendere, ruotando dei buoni difensori come Wallace, Smith e Varejao, potrebbero invece aver problemi a trovare soluzioni con le altre due stelle, Pierce ed Allen, in quanto Lebron James già in difesa non è un mastino, inoltre non potrà spremersi eccessivamente, visto che il peso dell'attacco sarà quasi interamente sulle sue spalle; se qualcuno andrà in aiuto, come probabile, non potrà essere ovviamente il marcatore di Allen, dovrà essere Gibson, che comunque ha qualche limite difensivo pure lui, o Ilgauskas, che però ormai è lento.
Se Allen si terrà molto largo, cosa di cui è capacissimo, il suo marcatore dovrà seguirlo, se sarà Szczerbiak, il giocatore a lui più simile, i tifosi bostoniani conoscono bene la differenza fra i due giocatori ed il sempre preciso Ray potrebbe avere buon gioco a costruirsi tiri agevoli, più probabile che venga seguito da uno fra West e Pavlovic, con conseguente diminuzione della pericolosità dei Cavs dal perimetro.
Alla fine potrebbero risultare fondamentali le prestazioni delle due sorprendenti e giovanissime point guard, Rondo e Gibson, che rischiano di avere un'importanza inattesa. Entrambi dovranno spremersi molto in difesa, e qui Rajon sembra tranquillo mentre qualche perplessità la suscita Boobie, ma entrambi dovranno essere precisi ed attenti nel tiro dal perimetro, e qui la situazione si ribalta. In fase di costruzione sono meno coinvolti dei pari ruolo di altre squadre, ma col gioco dei raddoppi sulle stelle potrebbero essere chiamati in causa più spesso del previsto.
Le sfide fra le due squadre nella stagione regolare hanno rivelato un insospettabile equilibrio, e neanche ci si può appellare troppo al fatto che i Celtics siano stati convinti ed intensi anche in periodi in cui i Cavs sembravano in vacanza, perchè le sfide dirette sono state chiaramente molto sentite da entrambe le squadre.
I pronostici li sbaglia solo chi li fa, qui il pronostico sembra ad un primo sguardo netto a favore dei Celtics vincitori della stagione regolare, ma le riflessioni fatte qualche dubbio lo fanno sorgere, ed aumentano senza meno la voglia di godersi lo spettacolo di questa sfida che rischia di diventare un classico nei prossimi due o tre anni, la sfida fra chi è la squadra più titolata della lega e chi non ha vinto un tubo ma ha fra le proprie fila il giocatore più celebre, nonostante la giovane età .