Carmelo Anthony, una delle facce della delusione in casa Nuggets
"Spero che i tifosi capiscano il senso di questa nostra mossa di mercato: miriamo a vincere nel breve periodo, un grande campione si è liberato e non ce lo siamo lasciati sfuggire".
Questo fu il pensiero della dirigenza dei Nuggets quando venne acquistato Allen Iverson dai 76ers nella passata stagione.
Avere un giocatore così forte in squadra sembrava poter rappresentare un passo importante per arrivare ad essere definiti come uno dei team migliori della NBA, ma ad oggi possiamo dire che non è bastato.
Su Iverson c'è poco da dire: è un grandissimo giocatore, che non si è mai risparmiato a Philadelphia così come in Colorado quando c'era da dare tutto sè stesso in campo, ma ad oggi la situazione della squadra, dopo il pesante sweep subito dai Lakers e un'altra eliminazione l'anno scorso, ad opera degli Spurs, parla chiaro.
Sicuramente i tifosi delle "pepite" avranno di che rimuginare dopo aver visto la loro squadra perdere così nettamente, sul piano del risultato ma soprattutto del gioco, eppure secondo me è un bene che sia arrivata una sconfitta così marcata piuttosto che un 4-3 illusorio, e il perchè è molto semplice. I Nuggets, in questa post-season, dovranno meditare sugli errori fatti e partire dal presupposto che di talento in squadra ce n'è in abbondanza, ma che questo talento vada gestito più efficacemente.
D'altronde, basta vedere come hanno giocato i giocatori più importanti del roster: Iverson ed Anthony non hanno segnato in media molti punti, considerando la serie nella sua interezza e le loro potenzialità , ma entrambi hanno basato troppo il loro gioco sugli isolamenti e l'uno contro uno, con un Melo che a tratti irritava per la continua ricerca del jumper dai 5 metri, che peraltro gli entrava senza regolarità .
La colpa di tutto questo è del duo di stelle in primis, che non hanno coinvolto fino in fondo i loro compagni, ma anche di chi (e qui entro nello spinoso argomento George Karl) non è stato in grado, ad oggi, di impostare un sistema di gioco corale, come invece abbiamo visto nei gialloviola allenati da Phil Jackson.
Per il resto, la fase offensiva di Denver ha vissuto più che altro sull'atletismo di JR Smith, che per grinta e concentrazione è stato la nota più lieta della squadra, capace di segnare un quantitativo di punti importanti.
Bene anche Linas Kleiza, un giocatore che tra l'altro sembra trovarsi particolarmente bene contro i Lakers, dal momento che già in regular season aveva dimostrato di poter mettere in difficoltà i giocatori di Los Angeles nella loro metà campo. Evidente è stata, infine, la mancanza di un vero playmaker in mezzo al campo, qualcuno che potesse dare ordine alla manovra e che potesse amministrare la partita, scegliendo il momento in cui accelerare il ritmo e il momento in cui rallentare.
L'attacco è sembrato poco organizzato, ma con il talento messo in campo un certo numero di punti i Nuggets riescono sempre a farli…in difesa, invece, col solo talento è difficile cavarsela, figuriamoci la fatica che può fare una squadra prettamente offensiva come le pepite senza una solida difesa di squadra.
In questo senso è stata illustrativa la serie giocata da Marcus Camby: è sicuramente il difensore più bravo della squadra, ma ha sofferto tremendamente contro l'attacco dei Lakers, e come lui hanno sofferto tutti i suoi compagni.
Nella propria metà campo gli uomini di Karl non hanno trovato risposte efficaci all'attacco a triangolo dei propri avversari, ma c'è da dire che questo sistema ha messo in difficoltà tante altre squadre…il fatto è che si sono evidenziati degli evidenti difetti anche nella difesa uno-contro-uno, con Martin che per esempio ha sofferto Bryant in modo incredibile per tutta la serie, anche considerando la grandezza del candidato MVP.
Insomma, malgrado la stagione da 50 vittorie e la entusiasmante rincorsa sui Warriors per un posto ai play-off c'è molto da lavorare: la situazione salariale non è per niente facile, se consideriamo che tra Iverson, Anthony, Camby, Martin e Nenè vanno via praticamente 70 milioni di dollari. Najera ha un contratto di 5 milioni in scadenza, e probabilmente questi soldi saranno investiti per acquistare un playmaker o perchè no un lungo.
Si potrebbe anche cercare di mettere su qualche scambio, ma non è per nulla facile: i contratti più alti, chi per un motivo chi per un altro, sono inscambiabili, perciò il nucleo del roster è destinato a rimanere quello di quest'anno. A Karl l'arduo compito di mettere ordine in una squadra che ha bisogno di un sostanzioso miglioramento in entrambe le metà campo per arrivare a giocarsela con i migliori.
Molto spesso si è parlato della differenza di prestazioni di una squadra tra la regular season e i play-off: ebbene, credo che sia proprio questo il problema della squadra del Colorado. In regular season, dove magari le difese avversarie ti concedono qualcosa di più, i risultati arrivano, mentre ai play-off, dove bisogna dimostrare maggiore organizzazione in fase offensiva ma soprattutto difensiva, arrivano i guai.
Ed è proprio nell'organizzazione della squadra che bisognerà lavorare nei prossimi 5 mesi, per poi arrivare all'estate del 2009 con il contrattone di Iverson in scadenza e le idee più chiare su quello che potrà essere il futuro della franchigia.