I Jazz in semifinale

Alla fine Boozer ha avuto la meglio su Landry e compagni…

E così anche questa serie bella e combattuta, sorprendentemente viste le premesse, è arrivata alla sua conclusione. La conclusione è la più logica, elementare, Watson, il colpevole è il maggiordomo, ma la trama e lo svolgimento sono state degne di un grande giallista.

Dopo la squillante vittoria in gara 5, i Rockets erano arrivati vicinissimi a riprendersi il vantaggio del campo; in caso di vittoria in gara 6, sarebbero infatti tornati ad Houston per la decisiva gara 7; la pressione era tutta sui Jazz che in effetti avevano si raggiunto una inattesa e bellissima finale lo scorso anno, ma avevano finora sempre potuto giocare senza patemi d'animo, con la consapevolezza di star facendo più di quanto gli veniva richiesto. Ora invece era differente, bisognava vincere a tutti i costi. Come avrebbero reagito i ragazzi di Sloan?

Deron Williams ha impiegato poco per rispondere, e nel primo quarto sotto la sua regia i Jazz hanno subito scavato un discreto solco. 10 punti alla fine del primo quarto, poi saliti a 16, si immaginava una passeggiata, anche perché quei comprimari di una squadra riscopertasi operaia, come quella dei Rockets, quei comprimari che tanto bene avevano fatto nelle prime cinque gare, non riuscivano stavolta a reggere il confronto, e per di più il play Alston, ottimo nelle ultime gare, doveva uscire per non rientrare più.

Stavolta però c'è stato un elemento a sorpresa; o meglio, un elemento che tutti si sarebbero aspettati, ma dopo le prime quattro partite ormai nessuno si aspettava più.

Un tizio con la maglia n.1, vestito in un mediocre completo grigio con gli occhiali quadrati e fuori moda, è entrato in una cabina telefonica e ne è uscito in calzamaglia e mantello, pronto a vendicare i torti subiti. Un McGrady finalmente in versione T-Mac ha ridotto progressivamente le distanze, fino a raggiungere i Jazz ad inizio secondo quarto.

In una squadra perimetrale, dove nessuno è veramente bravo a penetrare, in cui uno solo dei lunghi è un fattore in attacco, Scola, che peraltro ha lottato come un leone secondo il suo solito costume, T-Mac ha sparacchiato da 3, ma finalmente ha attaccato il ferro, prendendosi falli ed obbligando i Jazz a raddoppiarlo per davvero.

Purtroppo per il dormiglione, per una volta in questa serie, sugli scarichi, che pure ci sono stati, i compagni non sono stati all'altezza. Forse la stanchezza di una serie giocata al di sopra delle proprie possibilità , forse la difesa dei Jazz salita di livello, fatto sta che i vari Alston, finchè ha giocato, Battier, Landry, Jackson hanno tenuto percentuali da oratorio.

Nella squadra avversaria, intanto, Deron Williams ha capito che il momento era difficile e decisivo, ed ha reagito da leader. Attentissima regia, con molti palloni ai lunghi, in quanto Boozer e Okur nel complesso stavano vincendo il confronto con i pari ruolo avversari, e molti tiri con una maniacale selezione. Tredici punti quasi filati, con soli due errori al tiro, giocando per la squadra, va rimarcato, senza mettersi mai davvero in proprio, hanno scavato il solco decisivo, e l'ultimo quarto è iniziato con la squadra dello Utah sopra di 20 punti, vantaggio poi rimasto pressoché inalterato nell'ultimo quarto, fino al risultato finale di 113 a 91.

Se è vero che probabilmente sono state decisive le prestazioni di Williams, Boozer ed Okur, è anche vero che questa è stata una vittoria di squadra se ce n'è una; grande circolazione di palla, 7 giocatori in doppia cifra, oltre ai tre citati anche Kirilenko, Brewer, Korver ed Harpring, coloro che si son presi più tiri, ovviamente Williams e Boozer, hanno tirato 17 volte a testa, ma anche Kirilenko ed Okur hanno avuto oltre 10 tiri, Korver, Harpring, Brewer e persino Millsap fra 5 e 10, e tutti hanno avuto la palla nelle situazioni che prediligono, in cui rendono al meglio. Un capolavoro quello di Jerry Sloan, veramente la dimostrazione di come si costruisca un squadra armonica, in cui la palla giri costantemente, in cui l'insieme sia superiore alla somma dei singoli componenti.

Un applauso va fatto anche agli sconfitti, che in attacco sono stati si inferiori ai Jazz, ma hanno dato tutto quello che potevano, e va detto, Adelman ha fatto un lavoro buono quanto quello del collega, dando anche lui un gioco ordinato e grande fiducia a dei rookies come Scola (vabbè, matricola si fa per dire") Landry e Brooks e rilanciando giocatori dati per bolliti come Alston (ottimo in questa serie, peccato abbia giocato poco) e Bobby Jackson. L'assenza di Yao andrà  valutata, perché il cinesone sicuramente avrebbe dato maggior presenza offensiva ed avrebbe probabilmente limitato la superiorità  dei lunghi avversari in gare 1 e 6, ma probabilmente avrebbe anche reso meno efficace la difesa.

Il prossimo anno Adelman dovrà  lavorare su questo, per poter sperare di fare strada, e magari aggiungere qualche altro giocatore buono in penetrazione, per limitare la pressione sugli esterni; Alston, Jackson, Brooks e Battier hanno bisogno di piazzati, se devono costruirsi il tiro con troppe mani addosso faticano. In ogni caso finalmente, dopo anni in cui si pensava alla squadra texana con una punta di rimpianto, si può sperare che con qualche aggiustamento le cose vadano meglio, si sono visti ottimi lampi e punte di rendimento notevoli, anche in questa serie.

Nella sala stampa di una Energy Solutions Arena, davanti alla gente di Salt Lake City in visibilio, un Jerry Sloan chiaramente soddisfatto ha dichiarato: "I nostri ragazzi erano pronti ed hanno svolto al meglio i loro compiti!"

Mentre Deron Williams gli faceva eco: "Il mio ruolo in campo è di essere il braccio del coach e di guidare i miei compagni, stasera mi sembra di esserci riuscito."

Anche le dichiarazioni sono in linea con il gioco, tutto è improntato all'armonia del gruppo.
Intanto Tracy McGrady, assalito dalle domande ormai comuni sulla sua settima sconfitta al primo turno su sette play off disputati, ha risposto: "Le cose sono andate così. Io pensavo che ci fossimo messi nella situazione ideale per provare a vincere la serie."

Ma la diagnosi più giusta l'ha fatta il coach Adelman: "Semplicemente abbiamo finito la benzina."

Il pubblico urlava dando ingenerosamente del sopravvalutato a McGrady, che oggi merita solo l'onore delle armi, ed esclamando un eloquente "Beat LA!".

Lo scoglio dei razzi texani è superato, ora si guarda al turno successivo, alla semifinale di conference, in cui i Lakers attendono freschi e riposati. Sulle rive del lago salato non si vede l'ora di ammirare lo scontro.

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