Paul e Scott , guida in campo ed in panchina degli Hornets
Chi l'aveva pronosticato alzi la mano. Perché sì, è vero che gli Hornets erano la testa di serie più alta (la numero due) di questa serie, ma sinceramente in tanti pensavano che alla fine l'avrebbero spuntata i Mavs, non solo perché sono una squadra teoricamente più forte (bisogna poi vedere quanto) o perché sono più profondi, ma anche per una maggiore esperienza nei playoffs.
Il problema, per Dallas, è che l'esperienza nei playoffs, per questa squadra, è negativa: i ragazzi di coach Johnson avevano non pochi demoni da combattere e, se guardiamo ai risultati ottenuti negli ultimi tre anni nei playoffs (finale persa nel 2006, e sappiamo come, eliminazione al primo turno sia l'anno scorso che quest'anno). Delle ultime quindici gare giocate nei playoffs ne hanno portate a casa solo tre; per intenderci, dal famoso 2-0 nella finale con Miami in poi la squadra di Cuban non ha più risposto alle grandi aspettative, ed a poco sono serviti i cambiamenti fatti in estate e a febbraio.
La delusione è ovvia e palpabile nell'ambiente dei Mavs (e ci mancherebbe), per una stagione finita decisamente troppo presto. Ci si aspetta, infatti, un'estate bollente in Texas, soprattutto conoscendo l'indole del proprietario Mark Cuban. A fine gara, però, è l'amarezza a farla da padrone, come dice anche Jason Terry: "E' difficile, ora, pensare a queste cose. Ciò che fa più male è che la stagione è finita, mentre loro vanno avanti. Fa male, avendo altre aspettative, andare a casa un'altra volta così presto".
Non certo migliore l'umore di Nowitzki, comunque molto equilibrato nella sua analisi: "Ora credo che siamo tutti molto delusi, anche perché credo che siamo una squadra molto migliore di quanto abbiamo mostrato in queste ultime gare. Non voglio dire cose solo perché è un momento particolare, e non voglio togliere nulla a New Orleans, che sono una buona squadra, ma noi non abbiamo fatto abbastanza per vincere questa serie".
Alla fine è evidente che i Mavs sono stati battuti su ogni aspetto del gioco, sull'intensità , in difesa, in attacco, trovando poche risposte contro gli avversari, senza riuscire a limitare né Paul né i tiri da tre degli avversari, mostrando di essere una squadra con degli evidenti problemi di chimica e meritando la sconfitta.
E queste delusioni accumulate negli anni si sono necessariamente fatte sentire a Dallas, dove il terremoto sembra appena iniziato; la prima mossa della proprietà è stata quella di spesare il coach, Avery Johnson. La notizia è stata ufficializzata oggi, con il coach che paga le delusioni nei playoffs degli anni passati, oltre che a quella di quest'anno, senza dimenticare l'impressione generalizzata che la squadra non lo segua più come prima, come dimostra l'imbarazzante situazione di lunedì pomeriggio. Johnson aveva deciso di non fare allenamento prima dipartire per New Orleans ma i giocatori, incuranti, hanno scelto di lavorare comunque, anche senza lo staff tecnico. Probabilmente solo la punta dell'iceberg di una rapporto, quello tra Johnson e l'organizzazione dei Dallas Mavericks, che non funzionava più
Alla fine a vincere la serie è stata la squadra che lo ha meritato di più, vale a dire i New Orleans Hornets che, sin dal principio, hanno giocato molto meglio dei loro avversari, senza timori reverenziali, aumentando la loro intensità nei playoffs e mantenendo inalterate le caratteristiche che li hanno fatti arrivare fin qui.
Ed anche in gara 5 è stata New Orleans ad avere il pallino del gioco (non sono mai stati in svantaggio), conquistando presto un vantaggio in doppia cifra che, poi, hanno rischiato di buttare via nell'ultimo quarto; il calo degli Hornets è da imputarsi, un po' alla tensione per un risultato importantissimo a portata di mano ed un po' all'orgoglio dei Mavs, che non potevano lasciare andare in quel modo un partita così importante.
Ancora una volta l'uomo copertina per New Orleans è Chris Paul che, dopo essere sceso sulla terra nelle due partite di Dallas, è ritornato il mostro dell'inizio della serie, dominando la gara anche più di quanto non lascino intendere le sue cifre impressionanti, che recitano una tripla doppia a quota 24 punti, 15 assist e 12 rimbalzi. L'investitura finale arriva dal coach avversario che, quasi sconsolato, lo descrive così: "Congratulazioni ad un giovane Nate Archibald. E' veramente un giocatore speciale, forte ed intelligente ed ha un grande futuro; lui ed il suo allenatore hanno una grande chimica"
Ed infatti un grande merito, sicuramente, ce l'ha anche Byron Scott (ieri sera in un dubbio completo turchese), eletto allenatore dell'anno, che ha portato una squadra a dir poco corta ad una stagione storica, riuscendo a trovare il sistema di gioco adatto alle caratteristiche dei suoi, tirando fuori il meglio da tutti. Si merita, dunque, tutti i complimenti che i suoi giocatori gli fanno a fine partita, da Chris Paul: "Questo trofeo è meritato: il coach è fondamentale per la fiducia che ci da, ci lascia giocare, e per la mentalità che ci ha inculcato" a David West: "Molte persone possono essere sorprese da come sono andare le cose, ma non noi, ed il coach ha molto merito in tutto questo, per averci insegnato a scendere in campo con la giusta mentalità ".
La squadra c'è e non è, come alcuni hanno pensato, solo Chris Paul: anche ieri sera,in fodno, è la prova corale che sorprende di più, basta leggere il tabellino finale che recita 25 punti di West (con 10/17dal campo), 17 di Pargo ed un Tyson Chandler con 10 punti e 14 rimbalzi.
Questi Hornets hanno mandato in visibilio un palazzo che ormai è costantemente gremito in ogni ordine di posti, ed ora metterà i suoi tifosi davanti aduna scelta complicata: seguire gara 1 della serie con gli Spurs o andare all'annuale Jazz festival, vera e propria istituzione cittadina? Di certo in Louisiana sono contenti di avere questa possibilità , come riassume perfettamente Paul: "Avevo detto che non volevo tornare a Dallas, non stiamo stappando champagne ma siamo contenti. Tutto ciò che abbiamo fatto è per questa città , per ricostruire New Orleans. I tifosi sono venuti qui per noi, e sono il motivo per il quale abbiamo giocato così bene".
La serie è finita, gli Hornets vanno avanti (prima serie di playoffs vinta da quando sono in Louisiana) e danno così una grande soddisfazione alla città di New Orleans, guadagnandosi il diritto di sfidare i campioni in carica dei San Antonio Spurs, per di continuare la loro stagione da sogno. Sperando, ovviamente, di risvegliarsi il più tardi possibile.