Le movenze di Durant saranno l'unica cosa SuperSonica di Oklahoma City…
Sono passati gia' 2 mesi dalle ultime righe scritte su queste frequenze, e forse e' ora di ritinteggiare le pareti.
Oddio, i frequentatori piu' abituali di quello che mi piace definire il retrobottega di Play It (ovvero il posto in cui il MegaPresidente Max mi consente di vuotare il secchio delle fesserie) sanno che il sottoscritto e' assiduo e regolare come il camion della nettezza urbana di Acerra, e probabilmente se n'e' fatto pure una ragione.
E dire che, in questi mesi, non e' che la lega che ci sta a cuore sia stata un trattato di noia e scontatezza. Trade eccellenti (per la verita' si sono mossi un catalano ed un po' di vecchietti, ma qualche scenario l'hanno pure variato), una striscia vincente da 22 vittorie con rottura di cinesone nel mezzo (una rappresaglia del Dalai Lama per le note vicende?), una classifica ad Ovest che definire ridicola non rende, dove se vinci 5 gare sei sul podio, e se ne perdi 3 sei nelle palline della lotteria… insomma, non e' che stiamo sbadigliando.
Dimenticavo, c'e' da tenere conto del Trifogliame: mano sul sacco scrotale e via a raccontarvi di un curioso Texas Tour con 3 Ace come neanche Federer sull'erba inglese.
Ci rendiamo simpatici ai Rockets rompendo la striscia di cui sopra, andiamo sotto di 17 a casa di Tim (ma oggi e' meglio dire nella pampa del Manu) salvo poi girare la frittata e presentare al pubblico un giovanotto di 37 anni con una testa a lampadina che sembra un cugino dei ritrovamenti dell'Area 51, ma che fa saltare sulle finte anche l'uomo dei popcorn e deve avere letto il libro di Horry su come si fa smettere di battere il cuore quando si deve tirare per la vittoria.
Il totalizzatore oggi chiama 60-15, un fatturato che io ricordo solo quando andavo a scuola (Azeglio Vicini CT della Nazionale, Totò Schillaci punta nel Messina, e Danilo Gallinari ancora negli spermatozoi di Babbo Vittorio, tanto per darvi qualche ragguaglio temporale).
Recentissima sculacciata anche ai caldi Hornets, con il piu' classico del terzi quarti a base di swarming defence e “palla a Pierce, seguono applausi”, schemi molto in voga in questo abbozzo di primavera.
Ovviamente non commentiamo gli eventi, terminiamo la ravanata dalla delicata zona e riprendiamo a digitare con entrambe le mani.
Terminate le cose “serie”, discutiamo dei principi del cabaret.
New York Knicks: ringrazio ogni giorno il Signore che non mi ha fatto tifoso di questa franchigia, amministrata in un modo tale che fa sembrare Maurizio Zamparini (ringrazio Melo87 per la correzione sul nome…) come il piu' grande presidente sportivo ogni epoca (per chi non lo sa, l'autore del saggio “Due allenatori a libro paga, nei giorni pari allena Francesco, in quelli dispari allena Stefano”, una roba per palati fini).
Adesso mi dicono che zio Walsh, dopo un periodo buono solo anni fa ad Indianapolis, sia il prossimo candidato a finire sul barbecue di Giacomino Dolan, ed ancora non si capisce se Isiah verra' mandato dove merita, ovvero a svuotare il Pacifico con il secchiello.
Miami Heat: qui oramai siamo ai nasi finti e alle parrucche, la Injured List sembra il vagone letto del Torino-Napoli del 23 dicembre, ed un esasperato Riley oramai fermerebbe anche chi accusa il “gomito che fa contatto col piede” di Eliana memoria.
Nell'attuale roster della franchigia, che fino all'altro ieri vantava calibri come uno dei primi tre centri della storia del gioco, oltre a Wade, e scusate se mi fermo qui, oggi figurano personaggi buoni per il Bartezzaghi di pagina 38 della Settimana Enigmistica: Kasib Powell ed Earl Barron sono partiti in quintetto stanotte assieme ai celeberrimi Davis, Blount e Quinn, mentre dalla panca si e' alzato tale Blake Ahearn, che nel deserto dei Tartari ha fatto pure il top scorer (15 punti, gli 81 di Kobe sono lontanucci) nella sconfitta, à§a va sans dire, contro dei sonnolenti Pistons: posso gia' immaginare l'espressione di Rasheed, allo scambio dei saluti prima della palla a due, che si chiedeva chi erano questi simpatici ragazzi con la maglia che fino a l'altro ieri apparteneva a Shaq.
Seattle Supersonics: qui i problemi non stanno tanto nella classifica (che comunque resta di tipo “lassativo”) quanto nella scritta “chiusura per trasferimento” appesa oramai da mesi sulla vetrina del negozio.
Non ho le conoscenze, le capacita' e soprattutto la voglia per dare giudizi sui parametri che spingono le varie franchigie a muoversi come il Circo Orfei in cerca di piazze migliori. Quello che mi fa ridere e' che, nel trasferimento, questi si portano dietro dei nickname che andavano benone in origine, ma sono perlomeno comici a destinazione.
La storia insegna: i Lacustri di Minneapolis sono planati in un posto dove il lago piu' grande dev'essere la borraccia rotta di Bynum (fate I bravi e non ditemi “Salton Sea”, solo perche' avete aperto l'atlante), o i suonatori di Jazz che, ben prima di Katrina, hanno portato il banjo nella religiosissima Salt Lake City, dove immagino si canti e si suoni solo se qualche successore di Bringham Young ti da il permesso.
Strepitoso poi e' il caso recente dei Grizzlies, che dopo lo svezzamento nella gelida Vancouver, sono oramai da anni in cattivita' allo Zoo di Memphis, e tra l'altro non muoverebbero i loro tifosi neanche se facessero una rissa a sera (ma ora si godono le prodezze di Liquame Brown, beati loro…).
Adesso c'e' caso che i Supersonics voleranno ad Oklahoma City, dove francamente non ho idea se vi siano produttori di aerei o similari. Ma di fronte al biglietto verde non credo sia il caso di sottilizzare.
Pero' ammetterete quanto sarebbe curioso importare l'usanza in Italia:
Immaginatevi I Pisa Torrependents, I Venezia Gondoliers, o I Napoli Pulcinellas (e' aperta la sagra del luogo comune). Arene piu' o meno piene, risultati altalenanti.
Poi, un giorno, a Venezia fan due conti e scoprono che e' molto piu' grande il mercato di Aosta.
Detto fatto, si chiama la ditta di traslochi ed in un'estate si “varano” gli Aosta Gondoliers, visto che l'ufficio brevetti ha negato il cambio di nome (un sondaggio voleva gli Aosta Fontinas ma il consorzio del Formaggio DOP si e' opposto duramente), la SIAE gia' meditava di lucrare sui jingles.
Un bambino di 10 anni, beata ingenuita', dice che l'unica gondola vista ad Aosta e' il tristissimo modellino Made in Hong Kong che da anni prende polvere sulla mensola della casa della zia Tina, in ricordo della luna di miele del '58 (solite cose: vaporetto, San Marco, Sospiri, Rialto, souvenir da Murano, mangime per I piccioni).
Ma gli esperti del marketing dicono che con le Gondole si vendono le magliette, ed ecco che sul tavolo dei grafici arriva la commessa per ricreare un logo con le Gondole ad Aosta…..
auguri!
PS: faccio i complimenti ai signori del Comitatone per il Tabellone della Pazzia di Marzo, visto che le loro numero 1 sono anche le quattro invitate al gran ballo. Ma, fino all'ultimo, mi sono concesso un tifo smodato per Davidson ed il suo manipolo di pirati al seguito del bucaniere Steph Curry.
Sarebbe stato bello vederli in maglia rossa a fare la riedizione di Hoosiers. Ma la favola e' stata splendida anche senza lietissimo fine. Adesso vado a spendere il mio virtualissimo dollaro su Tyler Hansbrough ed i suoi, sperando di avere ragione e sognando per il 50 in Carolina Blue un futuro NBA migliore di quello di tanti lunghi undersized, ma con tanta testa per questo giochino.