Ottawa spara su Emery

Ray Emery, la pietra dello scandalo…

Per avere successo nei Play Off, nessun dettaglio è trascurabile. La squadra deve raggiungere il massimo stato di forma nel momento giusto, la Regular Season non deve aver lasciato scorie decisive sotto forma di infortuni, gli schemi devono essere oliati alla perfezione, lo spogliatoio unitissimo.

Proprio quest'ultimo fattore è spesso sottovalutato. Un gruppo affiatato, in cui tutti remano nella stessa direzione, ha spesso consentito a squadre sulla carta inferiori ad altre di registrare clamorose sorprese. I musi lunghi, i peccati di egoismo, le mele marce, sono quasi sempre sinonimo di sconfitta.

In questo senso potrebbero quindi essere allarmanti le notizie che in più di un'occasione sono trapelate dal quartier generale degli Ottawa Senators. I martellanti articoli della stampa e delle televisioni canadesi sui ritardi e gli atteggiamenti di Ray Emery, accompagnati da numerosi commenti da parte di compagni di squadra (ovviamente rimasti anonimi), hanno dipinto il portiere di Hamilton come un fattore destabilizzante per una compagine che, dopo un inizio a tambur battente, ha proseguito con un rendimento di poco superiore al 50%.

Sebbene dopo il ritorno in panchina di Bryan Murray l'allarme Emery, se di allarme si tratta, sembra rientrato, la questione merita un approfondimento.

Che Ray Emery sia un personaggio fuori dal comune non lo si scopre certo oggi. Draftato dai senatori con la 99a scelta assoluta nel 2001, il 26enne estremo difensore cominciò a preoccupare seriamente il suo entourage nel 2004, quando ancora vestiva la maglia dei Binghampton Senators della AHL. In una partita contro i Wilkes-Barre/Scranton Penguins colpì con una bastonata a due mani Michel Ouellet e, non contento, lo mise definitivamente fuori combattimento con un pugno degno di uno dei pugili raffigurati sul suo casco.

Era l'ennesima esplosione di violenza di un portiere che fin lì aveva dimostrato di possedere un grandissimo talento, ma anche di essere ingestibile a livello disciplinare. La AHL lo mise di fronte a un bivio: dieci giornate di squalifica oppure cinque con l'obbligo di frequentare una terapia per la gestione della rabbia presso uno psicologo, quello che gli americani chiamano "anger management". Il buon Ray scelse la seconda opzione e, conclusa l'ultima seduta di una terapia evidentemente utilissima, si fece tatuare sul petto la scritta "Anger is a gift", la rabbia è un dono.

Fuori dal ghiaccio Emery non è meno stravagante. In una delle sue prime apparizioni nella rosa degli Ottawa Senators durante una trasferta a Raleigh per affrontare i Carolina Hurricanes, accettò una scommessa da 500 dollari lanciata dal capitano della squadra Daniel Alfredsson: il fuoriclasse svedese sosteneva che il portiere non avrebbe avuto il coraggio di ingoiare uno scarafaggio che transitava ignaro sul pavimento dello spogliatoio. Tralasciamo i dettagli, basti dire che allo stipendio di Emery di quell'anno andrebbero aggiunti 500 dollari"

Quando il 5 maggio dell'anno scorso i senatori sconfissero i New Jersey Devils in Gara 5 della semifinale della Eastern Conference e dopo ventiquattr'ore scoprirono che gli avversari nel turno successivo sarebbero stati i Buffalo Sabres freschi vincitori sui New York Rangers, Emery dichiarò candidamente agli organi di stampa che avrebbe preferito sfidare i Rangers, perché la Grande Mela offre più opportunità  per il tempo libero, mentre Buffalo è un mortorio.

Abbiamo inquadrato il personaggio, insomma: Ray Emery è tanto stravagante nella vita di tutti i giorni quanto poco mansueto in pista. Ma è davvero una mela marcia, come in molti hanno voluto far credere, compresi alcuni compagni di squadra?

Certo, i ripetuti ritardi alle sedute di allenamento e gli atteggiamenti talvolta menefreghisti sono ingiustificabili a questi livelli. Evidentemente dopo aver contribuito a portare i senatori alla finalissima, il giovane portiere era convinto di essere arrivato. Ma il dubbio che Ray Emery sia un capro espiatorio un po' troppo comodo per le magagne della squadra fatica a sparire.

Nelle ultime settimane, Martin Gerber ha giocato 15 partite consecutive per Ottawa brillando in poche occasioni. Al contempo, Jeff Glass si è comportato discretamente nella AHL con la maglia dei Binghampton Senators, che si barcamenano nelle retrovie della classifica. Visto che Gerber gioca pur senza fornire prestazioni straordinarie e dato per scontato che Bryan Murray e compagni non sono masochisti, perché non spedire il fattore destabilizzante Emery nella AHL e richiamare Glass, liberando così lo spogliatoio da quella fastidiosa mela marcia?

E se la mela marcia non fosse poi così marcia?
E se i ritardi di Emery facessero comodo per coprire il fatto che in tante, troppe occasioni molti senatori non hanno lasciato sul ghiaccio tutto quello che avevano?
E se i mugugni di Emery servissero a mascherare il fatto che non si è intervenuti per porre rimedio alla dipendenza dalla linea Spezza-Heatley-Alfredsson, lacuna che l'anno scorso era costata la Stanley Cup?

Dopo un inizio di stagione pirotecnico, gli Ottawa Senators sono stati risucchiati nella battaglia senza esclusione di colpi per la qualificazione ai Play Off. Per uscirne vivi bisogna rimboccarsi le maniche e azzuffarsi con New York Rangers, Philadelphia Flyers, Washington Capitals, Boston Bruins e Buffalo Sabres. Di Ray Emery si discuterà  quest'estate.

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