Nelle mani di Manu…
Sta per terminare questo intenso, pieno e soprattutto lunatico mese di marzo per i San Antonio Spurs. 18 partite in 30 giorni collocate tra l'altro nel mese storicamente più importante di stagione regolare che hanno per qualche giorno fatto azionare i pur sempre silenziosi allarmi di Popovich e di tutta San Antonio.
Dopo le 11 preventivabili vittorie consecutive post-All Star Game, gli Spurs hanno dovuto fare i conti con la stanchezza, la mancanza di lucidità e oggettivamente anche di avversari che si sono dimostrati più forti e psicologicamente più pronti.
Una su tutte, la sorpresa principale di questa stagione, i New Orleans Hornets che dopo la lezione d'introduzione al At&t Center di fine gennaio (-24) ne hanno concesso una supplementare anche a casa loro infliggendo un pesante, anzi pesantissimo -25.
Dalla debacle in Lousiana sono arrivate altre 3 sconfitte consecutive figlie di un bruttissimo terzo periodo difensivo a Detroit, di un appanato Duncan a Philadelphia e della rimonta d'orgoglio da -22 da parte dei rampanti Boston Celtics.
Tutte sconfitte che hanno avuto come minimo comun denominatore, la scarsa intensità e soprattutto la poco efficienza della sperimentazione di quintetti inediti e di inserimenti che non hanno avuto il risultato sperato.
Siamo a Marzo, e inserire Thomas e Stoudemire è stato oggettivamente un passo difficile (e non ancora completato) da attuare e dal punto di vista di Popovich, sempre pronto a mettersi i panni del pompiere e spegnere le prime fiamme a forma di critiche e negativi giudizi, le 5 sconfitte in 6 partite sono servite da pretesto per far ritornare tutto come era all'inizio, per confermare quell'ipotetico pensiero di ripartire da quella sera di Cleveland. Tradotto, Finley e Oberto in quintetto, Thomas che perde minuti (ma che sarà estremamente fondamentale nei playoff) e Stoudemire messo per il momento nella stanza degli oggetti smarriti per far posto al più affidabile ed esperto (del sistema) Jacque Vaughn.
Ed i risultati si sono subito messi in rima con il pensiero e con l'agire di Pop, visto che al momento in cui scriviamo, San Antonio galoppa una serie di 5 vittorie consecutive. Successi agevoli come quelli di Chicago e Sacramento, significativi e con qualche pizzico di fortuna (visti gli infortuni degli avversari) come a Dallas e Orlando e abbastanza comodi come l'ultimo contro i Clippers.
Pian piano sta tornando una certa fluidità ed efficacia in attacco, viste le due ultime uscite dove si è scollinato sopra il 50% dal campo, evento assai raro dato che dall'inizio del 2008, San Antonio è riuscita in questa "impresa" solamente ad Indianapolis e in casa contro Minnesota. Sul perimetro oltre alla percentuale (34% contro il 37% in stagione) è scesa anche la qualità dei tiri, molto spesso incisiva ai fine del risultato e soprattutto del gioco (si veda il 2/18 dall'arco nella partita di New Orleans).
C'è da limare qualche piccolo dubbio riguardo la rotazione che Pop utilizzerà nella post season. Ed è lo stesso capo-allenatore degli Spurs che puntualizza dicendo: "Ogni giocatore che esce dalla panchina è un competitore e tutti sanno cosa fare e quello che possa dare alla squadra quando sono in campo."
Ma è fuor di dubbio che la situazione di uno Stoudemire e o di Bonner è di difficile interpretazione, sia per se stessi che per i compagni. Si perde confidenza, con il passare di DNP o di piccoli spezzoni di garbage time.
Al momento, cercando di fare un viaggio nella testa del Popovich, gli uomini che sembrano destinati ad avere minuti nei playoff sono: Parker, Duncan, Finley, Bowen, Ginobili, Udoka con Vaughn e Thomas in vantaggio su Stoudemire e Oberto. Senza contare l'atteso ritorno di Barry e l'altrettanto (se non di più) di Horry.
Mancano 10 partite alla fine di questa regular season e c'è da raggiungere a suon di vittorie la miglior possibile posizione nella griglia di questa pazza ed incomprensibile Western Conference.
Around the player
TONY PARKER
A tratti il migliore e soprattutto il trascinatore degli Spurs. Nelle 4 sconfitte consecutive si è letteralmente portato sulle spalle l'intera squadra e trascinandola a giocarsi come contro Boston e Detroit, la partita nel finale. Le sue cifre (anche se poco influenti per il risultato) parlano chiaro, 23.5 ppg con il 61% dal campo nella serie negativa più lunga della stagione. Due le partite steccate dal playmaker francese, quella persa a Denver, con più palle perse (5) che punti (4) e quella vinta a Dallas dove ha sbagliato 17 dei suoi 21 tiri.
MICHEAL FINLEY
Si è svegliato Micheal? Sembrerebbe di si, dopo una serie di partite abbastanza oscene per i suoi standard e soprattutto per le sue percentuali. Prima dei 40 punti tra Orlando e Clippers con 15/24 dal campo, il buon vecchio Micheal aveva fallito l'appuntamento con il canestro in 55 delle 77 occasioni da lui avute. Forse anche per colpa di una mancata e certa collocazione tattica che è venuta meno causa gli esperimenti di Popovich. Ora che il posto in quintetto sembra ormai cosa certa e certificata, Finley sembra aver ritrovato il suo posto, da dove scoccare quel tiro da 3 che potrebbe si, fra un mesetto cambiare i destini dei texani.
TIM DUNCAN
Molti tifosi degli Spurs si sono spaventati, un po' più del solito dopo aver visto il 4°quarto di Philadelphia dove Tim è stato letteralmente surclassato da Samuel Dalembert. Spaventati non per averlo visto in quelle condizioni ma solamente dopo essersi girati a vedere il calendario e la data. 15 marzo. E' un momento dove Tim si sta risparmiando (un po' più del solito) o gli Spurs devono cominciare a preoccuparsi sul serio? Le cifre, comunque parlano sempre a favore del caraibico. 19 punti a partita con 11.5 rimbalzi. 48% dal campo e un sensibile miglioramento dalla lunetta (nelle ultime 12, 80%)
MANU GINOBILI
La sua miglior stagione. Da MVP più che da sesto uomo dell'anno. Un'autentica e sicura certezza nei momenti topici delle partite con qualche fisiologico e naturale appannamento (3 gare sotto i 10 punti). Ma il momento di Ginobili è confortamente per la sua tranquillità e scaltrezza (chiedere a Stackhouse") e per una condizione fisica integra e soprattutto fresca riconquistata dopo le 4 sconfitte consecutive. La qualità del suo tiro da 3 sta scendendo (36% contro il 41% stagionale) ma assist, penetrazioni e conseguenti tiri liberi (59/62 mettendone 42 di fila) mantengono ad un livello ottimale e incredibile le prestazione del più finto sesto uomo della storia di questo gioco. E non perché gioca 31' a sera"
FABRICIO OBERTO & KURT THOMAS
Che bel dilemma per il Pop che ha rimesso Fabricio nello starting five più per ripristinare un certo equilibrio che per le prestazioni che l'argentino stava sminestrando in quei pochi minuti che Pop gli concedeva. Ma tutto fa pensare che fra qualche giorno, quando la palla comincerà realmente a scottare, Kurt Thomas avrà il posto da centro dei San Antonio Spurs. In società con Horry.
BRUCE BOWEN & IME UDOKA
Il tiro di Bruce dall'angolo con metri di spazio sarà un altro termometro dal quale capire le vere intenzioni di questi San Antonio Spurs. Offensivamente è un buon periodo condito dal 43% da 3 mentre politicamente un po' meno. La squalifica per il colpo dato a Paul è più di una semplice sanzione. Forse monito è la parola giusta. Ma alle sue spalle c'è Udoka che sembra aver spazzato via gli ultimi dubbi di Popovich che potrà contare nei PO sulla sua pallacanestro essenziale (su tutti e due i lati del campo).
JACQUE VAUGHN & DAMON STOUDEMIRE
Jacque in netto vantaggio per la posizione da vice-Parker. Per merito della dedizione in difesa e di un maggior coinvolgimento in attacco. Nelle ultime 6, 14.5 minuti a partita con 6 punti di media e 14/23 dal campo. L'esperimento, più volte compiuto da parte di Popovich, di far giocare Damon da guardia non ha raccolto i frutti sperati. 29% dal campo e 25% da 3 non sono numeri che possono appartenere ad una guardia, ma la sua esperienza potrà tornare utile.