Le grandi rivalità  della NBA

Il pragmatismo dei Celtcs contro la fantasia al potere dei Lakers, bianco contro nero, Larry Bird contro Magic Johnson.

Ricordo da bambino che tra i primissimi pensieri c'era la convinzione che il basket NBA fosse un gioco in cui la cosa più importante era lo spettacolo. Intendiamoci, niente di più giusto.

Ero convinto però, nella mia fanciullesca innocenza, che la competizione fosse schiava di questo bene supremo e che quindi ogni partita si giudicasse non dal contenuto agonistico ma dalla qualità  dello spettacolo prodotto.

Per dirla ancora più chiaramente, lottare per il titolo NBA era una mera copertura al vero scopo della Lega e del tifoso sia al palazzo che davanti alla TV : vedere una schiacciata, un bell'assist dietro la schiena o un cross-over.

Nessuno si interessa di chi vince. E' vero ?

Devo dire la verità , ancora oggi, a testimonianza della profonda verità  di un pensiero antico, penso che nella NBA i giocatori giochino per lo spettacolo e i tifosi vadano alla partita o accendano la TV principalmente per esso.

Sempre per essere chiari. Se guardo San Antonio - Denver non mi interessa per nulla di chi vince, o meglio, mi interessa poco, ma bramo sempre per la giocata spettacolare di Allen Iverson.

Se la partita è punto a punto ma non ha prodotto giocate di qualità  mi diverto di meno rispetto ad una gara magari vinta da San Antonio di 30 punti ma piena di belle giocate. Magari solo una di Iverson. Basta quella e sono contento.

In fondo questo non è un discorso che non sta né in cielo né in terra perché se ci pensate un attimo vi invito a rispondere a questa domanda. Qual è il segno di distinzione della NBA rispetto ai campionati di basket del resto del mondo ?

La riposta è facile : il talento. Nessuna lega ha il talento della NBA. Anzi, è meglio dire che tutti i giocatori di basket più forti del mondo giocano nella NBA. Nessuno escluso. La NBA non è più un campionato nazionale (non lo è mai stato d'altronde) ma la vetrina esclusiva e globale del miglior talento di basket del mondo.

Ora, facile no ? Se il talento è il segno di distinzione di questa lega, va bene per le partite combattute, va bene interessarsi di chi vice l'anello ma non siete d'accordo con me se alla luce del discorso sopra accennato ognuno deve pretendere da questo talento supremo che questo si esprima nelle sue forme più alte ? Non è questa la priorità  ?

Il giocatore che scende in campo vuole mostrare se stesso e quello che sa fare, poi lotta per far vincere la squadra. Il tifoso tifa per lo spettacolo, poi anche perché la squadra vinca. Ripeto, è un mio pensiero fanciullesco ma non è poi tanto divergente da quello che penso oggi. E' solo più radicale ma in fondo non ho cambiato idea. Lo spettacolo regna sovrano.

Noi in Italia, per quanto tifosi possiamo essere delle squadre NBA spegneremmo di colpo le TV se da un giorno all'altro vediamo che le azioni spettacolari di quelli d'oltreoceano non sono poi tanto diverse da quelle che vediamo nella nostra Serie A.

La NBA si fonda sullo spettacolo e fa di questo il suo principio. Altrimenti che la guardiamo a fare ?

Se noi dopo aver guardato una partita NBA ci chiniamo ad assistere ad un, tanto per fare un esempio, Montegranaro - Capo d'Orlando, è per testimoniare qualcosa che nella NBA c'è ma non rappresenta priorità  : l'agonismo sfrenato.

E' bello vedere una nostra partita italiana lottata e combattuta, sudata e sofferta, ma il livello più basso ci rimanda al desiderio di NBA dove sempre vogliamo vedere cose che qui non potremmo mai applaudire.

Se poi ci aggiungiamo che in Italia l'agonismo è spinto anche, se non soprattutto, dal calore del pubblico, con i cori e i colori della curva, con gli sfottò agli avversari e tutto quello che mutuato dal calcio si fa larga anche nei palazzetti allora possiamo assistere ad un show che in America è totalmente sconosciuto.

Semplicemente è diversa la mentalità . I tifosi italiani per vincere, per l'onore della città , per la salvezza o lo scudetto che sia, vincere e basta, non conta più niente. In America o da qualsiasi altro angolo del mondo davanti ad una TV cosa conta ? Vincere ? Anche questo certo, ma non è la priorità . Tutto qui.

Non sapete quanto mi "incazzo" a guardare le Top 10, quotidiane o settimanali che siano, e dover assistere spesso a posizione alte (se non moltissime volte le prime) occupate dai tiri vincenti, i cosiddetti buzzer beaters.

Il tiro che ti fa vincere la partita è spettacolare ? E' importante perché con quel tiro hai vinto, ma per una classifica con le giocate più spettacolari quello per me è solo un semplice tiro. E un semplice tiro non può mai stare in una Top 10 con schiacciate, assist no-look, reverse lay-up e quant'altro.

Detto questo, ho deciso di scrivere un pezzo di penitenza. Quella che segue è una panoramica delle rivalità  più grandi della storia della NBA, prima tra singoli e poi tra squadre.

5. LEBRON VS. MELO VS. DWYANE

Rivalità  tripla e giovane. In principio doveva essere Lebron James contro Carmelo Anthony, poi emerse Dwyane Wade come terzo incomodo. Nel draft 2003 è nata una bella pagina che ci accompagnerà  per l'era prossima della NBA.

Lebron è la star numero 1, l'incontro tra Michael Jordan e Magic Johnson fatto persona, Melo è un'ala piccola dal talento trasbordante e Wade è una guardia elettrizzante, l'unico dei tre già  con un anello al dito. Chi vincerà  tra i tre sarà  il tema principale della NBA da oggi a un decennio di qui. Ma attenzione alle sorprese, addirittura prevedibili.

4. MICHAEL JORDAN VS. JOE DUMARS

Questa era una rivalità  vera. Quando Michael fronteggiava i Pistons doveva vedersela contro Joe Dumars ed erano dolori anche per il re di questo gioco. Siamo alla fine degli anni '80 e Michael diventa anno dopo anno sempre più nervoso perché nei playoff si vede negata la sua naturale supremazia.

La difesa di Detroit è troppo stringente e con metodi che sfiorano o vanno addirittura oltre il consentito Jordan e i Bulls escono dai playoff nel 1988, 1989 e 1990. Su Jordan c'era Joe Dumars, l'odierno GM che ha costruito il titolo del 2004.

Non esagero. La difesa individuale di Dumars e più in generale la pressione estenuante di tutti i Pistons hanno ritardato l'ascesa al potere di Jordan. Chi lo sa, forse oggi racconteremmo di almeno un paio di anelli in più.

3. WALTER FRAZIER VS. EARL MONROE

L'arte dell'improvvisazione di Earl "The Pearl" Monroe è una delle storie più belle della storia della NBA. Con i Baltimore Bullets divenne da subito una leggenda vivente, lo spettacolo in carne e ossa. Ancora oggi è una delle icone più venerate di un basket d'altri tempi in cui il talento del singolo esaltava su ogni altro aspetto. Era "Black Jesus", come spiega pure Denzel Washington a Ray Allen in "He got game".

Walter Frazier era Clyde, estroverso come nessuno, meno talento offensivo ma una sensibilità  cestistica quasi ineguagliata. Due bei tipi, due superstar che rappresentavano il meglio nel ruolo di guardia tra la fine dei favolosi anni '60 e i '70.

La notizia dell'acquisto di Monroe da parte dei Knicks fece scalpore. Tutti si chiedevano come mai avrebbero potuto giocar insieme due personalità  così diverse. C'era anche chi faceva battute del tipo che fossero necessari due palloni per accontentare entrambi.

Invece Red Holzman fece il miracolo, piegando entrambi al sacro gioco di squadra. Quella che era la rivalità  più vivida divenne una grande amicizia in campo e fuori. I Knicks vinsero il titolo del '73 con una squadra leggendaria. Irripetibili.

2. BILL RUSSELL VS. WALT CHAMBERLAIN

Altra rivalità  vera. Un attaccante semplicemente inarrestabile come Wilt contro colui che inventò la difesa in post-basso. Un duello d'altri tempi, tra giganti, qualcosa che fece del basket NBA un mondo dei sogni. L'attacco contro la difesa, al livello più alto.

Bill Russell, l'eroico vincitore di 11 anelli in 13 anni con i Boston Celtics, era l'unico che poteva sperare di limitare lo strapotere offensivo di Wilt "The Stilt", un uomo che riuscì a segnare 100 punti in una gara.

Nessuno lo poteva fermare, questa è una delle prime leggi della storia della NBA, ma Bill era l'unico contro il quale Wilt si sentiva un essere umano, costretto a lottare per segnare.

1. LARRY BIRD VS. MAGIC JOHNSON

Venite e ammirate. Seconda solo alla storia di Michael Jordan, questa è la pagina più bella di tutta la NBA ma forse di tutti gli sport americani. Bello, è tutto troppo bello. Il ragazzino biondo dell'Indiana contro il nero dal sorriso da divo del cinema, lo scontro epico per eccellenza di tutti gli sport, di tutti i tempi.

E' impossibile dire chi fosse più forte, il bello è proprio qui, fu uno scontro tra pari nel contesto più grande di una sfida tra i Boston e Lakers che fece sognare. Questione di gusti, io preferisco Magic ma veramente di poco.

Grazie d'esistere ragazzi, le botte sul campo e la sincera amicizia fuori, il rispetto per il gioco che non è mai mancato. E' troppo una bella storia per poterla descrivere a parole.

Ecco la seconda Top 5, questa volta si parla di squadre. Ho come l'impressione che sappiate già  chi sia al numero 1"

6. LOS ANGELES VS. SAN ANTONIO SPURS

Tra San Antonio e Lakers se ne vanno 8 dei 9 titoli della Western Conference nel primo decennio del Terzo Millennio. Gli Spurs vincono nel 2003, i Lakers nel 2001, 2002 e 2004, l'anno della gara 5 vinta da Fisher allo scadere.

Sopita negli ultimi anni, è una rivalità  che può rinascere a breve grazie alla meravigliosa stagione da MVP di Kobe.

5. DETROIT PISTONS VS. CHICAGO BULLS

Chuck Daly, l'allenatore dei Detroit Pistons odiava i Bulls tanto da godere ogi volta che Jordan e compagni cadevano a terra. I Pistons erano i “Bad Boys”, loro contro il mondo intero.

Michael Jordan non aveva ancora una squadra degna del titolo intorno a lui ma fu merito dei Pistons se fu costretto a migliorarsi ulteriolmente. Il resto della NBA del decennio allora imminente ringrazia sentitamente.

4. LOS ANGELES LAKERS VS. SACRAMENTO KINGS

Primi anni del Terzo Millennio, si lotta per la supremazia della Western Conference. Sacramento gioca un basket celestiale ma i Lakers hanno Kobe Bryant, lo Shaq di allora e il Phil Jackson di sempre. Tre serie di playoff consecutive dal 2000 al 2002, il risultato è sempre lo stesso. Vittoria di LA fino in fondo per il titolo.

Memorabile il tiro vincente allo scadere di Robert Horry di gara 4 del 2002 e Shaq trionfante dopo ogni serie vinta. Per lui erano le "Sacramento Queens". Peccato per i Kings ma i Lakers erano semplicemente più forti. Ancora Shaq : "La vera capitale della Calfornia è solo Los Angeles".

3. NEW YORK VS. MIAMI HEAT

Spintoni e pugni, avversione senza retorica. Tra il 1997 e il 2000 c'è un appuntamento fisso nei playoff della Eastern Conference. La sfida è così equilibrata che si arriva sempre alla gara finale della serie, con scarti minimi quasi in ogni partita. Ma è il contesto a fare la differenza. Si gioca infatti in arene che assomigliano più a quelle europee, in un clima di partecipazione emotiva quasi ineguagliato.

New York le vince 3 su 4, Miami solo la prima nel 1997. Pat Riley allena gli Heat alla rivincita piena di rancore contro i suoi ex Knicks, con i quali non aveva costruito una squadra vincente come lui sperava.

Da ricordare due risse nei primi due anni con cazzotti da pesi massimi, il tiro impossibile di Anthony Carter da dietro il tabellone e ancora di più il tiro vincente di Allan Houston.

E' gara 5 del primo turno, quindi per le regole di allora l'ultima sfida decisiva. Allan Houston tira a pochi secondi dallo scadere, la palla si arrampica sul ferro e va dentro. Miami è eliminata, New York risponde al destino andando quasi fino in fondo. Finali NBA sulla spinta di una serie drammatica.

2. BOSTON CELTICS VS. PHILADELPHIA 76ERS

Tra Boston e Philadelphia la storia degli scontri incrociati risale a tempi antichi. Ci sono almeno due stagioni d'oro.

La prima risale agli anni '60, ai tempi dello scontro tra giganti già  ricordato tra Bill Russell e Wilt Chamberlain. Oh, se tra i due grandi centri la sfida era quasi pari, nel senso che comunque Wilt riusciva ad avere di poco la meglio, tra Celtics e 76ers non c'era proprio storia. Vittoria per Phila solo nel 1967, l'anno del titolo. Tutto il resto è noia.

La seconda stagione ci porta agli anni '80. La voglia di emergere della nuova superstar Larry Bird sbatte contro lo scoglio Phila nel 1980 e 1982. Solo nel 1985 potrà  riportare il conto delle sfide di playoff in parità .

Andrew Toney, guardia dei Sixers, fu soprannominato "Lo strangolatore di Boston" perché si esaltava contro i verdi d'Irlanda. In una gara di regular season del 1982 segnò 25 punti nel quarto periodo.

A futura memoria di questa rivalità , e a proposito del tema, sopraggiunge però a noi un'immagine che pure questo sito propone nelle sue foto in alto.

C'è Larry Bird che cerca di strangolare Julius Erving. Due leggende del gioco vinte dall'agonismo. La competizione al livello più alto.

1. LOS ANGELES VS. BOSTON CELTICS

Che bello"

A volte penso"è bello avere un amico, è una delle conquiste più importanti che si fanno nella vita. Vero, giustissimo. Senza una rivalità  sincera e forte però non si cresce, non si sogna di lottare per vincere. Che senso avrebbe un mondo di soli fratelli ?

Io voglio vincere. Contro qualcuno. A volte penso non di volere un amico, ma qualcuno da sconfiggere.

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