Gerald Wallace, il miglior giocatore della squadra…
Nel North Carolina quando si parla di basket di solito si intende il basket universitario, non foss'altro per i trascorsi di Michael Jefferey Jordan con UNC.
Jordan di recente è tornato "sul luogo del delitto" da dirigente, dopo la insoddisfacente parentesi di Washington, nella più giovane delle trenta franchigie dell'NBA, a dare manforte all'unico proprietario di pelle nera, Bob Johnson. In quel di Charlotte un po di ottimismo serviva, c'era bisogno di credere che quel manipolo di ragazzini che in campo finora erano riusciti a perdere dignitosamente un mare di partite potevano diventare un bel gruppo.
In estate ci sono stati segnali importanti, con la cessione della solita scelta piuttosto buona in cambio di una stella quasi affermata, quel Jason Richardson, incredibile atleta, che stava iniziando a diventare un giocatore di basket completo e pericoloso, e l'arrivo di un tecnico che in teoria avrebbe dovuto essere in grado di guidare le giovani linci rampanti, Sam Vincent, ex compagno di squadra di Jordan a Chicago.
Vincent è al primo anno da capo allenatore, è stato assistente di Avery Johnson a Dallas e prima ha fatto esperienza in Africa, allenando sia teams che la nazionale nigeriana, poi si è trasferito in Grecia ed in NBDL.
Esperienze variegate, buona competenza tattica, ma sul parquet questo inizialmente non si è visto, la squadra non sembrava avere un gioco definito, ne in fase offensiva ne in fase difensiva, si alternavano buone prestazioni, come le magnifiche partite contro i Boston Celtics o la buona partenza, a lunghe serie di sconfitte.
A Natale la corsa ai play off sembrava già compromessa e si parlava del licenziamento del coach. Poi nel mese di gennaio si è iniziato a vedere qualcosa di nuovo tatticamente, con la cessione degli inutilizzati Brezec ed Hermann, che negli anni precedenti non erano andati male, per l'esperto centrone Nazr Mohammed, ed i tentativi di small ball, con il ritorno di Gerald Wallace a fare l'ala forte, cosa che il vecchio coach Babckok riteneva una eresia, ed Okafor centro titolare.
L'esperimento sembrava anche poter funzionare, lo spettacolo è migliorato, i risultati sono migliorati quel tanto che bastava per tornare ad annusare l'aria dei play off, ma poi una serie infinita di 12 sconfitte in 13 partite, nel mese di febbraio, ha riallontanato i Bobcats dall'ottavo ed ultimo posto disponibile.
Ora quattro vittorie separano le Linci dai New Jersey Nets, teoricamente un distacco ancora colmabile, ma le partite non sono molte e ci sono in mezzo altre tre squadre, quindi niente di più probabile che in Aprile la preoccupazione principale in North Carolina sia quella di attendere la posizione di scelta ad draft.
Perché sta arrivando ancora una delusione?
In primo luogo nella rosa si sono evidenziati dei difetti.
Fra le guardie Felton fatica molto a diventare un vero play, mentre si sta dimostrando un buon realizzatore, con lui in campo si fatica a sfruttare l'atletismo di Richardson e Wallace e la loro abilità nell'attaccare il ferro; con i due ci vorrebbe un tiratore fenomenale in grado di svuotare il pitturato, ma Carrol è si un buon tiratore, ma non è di sicuro l'uomo che può guidare un attacco. Boykins, il piccolo grande uomo, è il giocatore adatto per cambiare ritmo uscendo dalla panca, ma non è di sicuro l'uomo per dare ordine ad un quintetto.
Fra i lunghi Okafor è sempre una buona presenza in area, ottimo rimbalzista, buon difensore e decoroso attaccante, ma non è riuscito a fare grandi progressi da quando è entrato nella lega e disputava a Dwight Howard il titolo di matricola dell'anno, aggiudicandosi l'ambito riconoscimento, soprattutto i tanti attesi progressi offensivi non si vedono, Mohammed sembra più idoneo ad essere l'alternativa del nigeriano che il suo degno compagno di reparto.
Servirebbero un play maker in grado di dare ordine e di dettare i ritmi, possibilmente elevati, magari esperto ed in grado di insegnare il mestiere al bravo Felton, un buon tiratore ed un lungo dalla mano morbida in grado di giocare bene con Okafor. A dire il vero i Bobcats due giocatori teoricamente in grado, se fossero cresciuti secondo le attese, di riempire due dei vuoti ce li avevano, ma purtroppo Adam Morrison e Sean May stanno saltando tutta la stagione a causa di brutti infortuni, e la loro mancanza si sente davvero molto.
Con loro due in campo ed un play preso fra i free agents in teoria i Bobcats potrebbero sistemare la squadra, ma in estate avranno un'altra grana niente male. Emeka Okafor infatti ha rifiutato la proposta di rinnovo contrattuale, ha chiesto un salario di oltre tredici milioni di dollari l'anno ed è sembrato meditare di prendersi la qualifying offert per poter diventare nell'estate del 2009 unrestricted free agent.
Schermaglie per prendersi un salario importante o reale voglia di cambiare aria?
Non è dato saperlo, ma il problema per le linci esiste, in quanto ci sono dei ragionevoli dubbi sul fatto di coprire d'oro un giocatore importante, che sicuramente è uno dei pochi lunghi giovani in grado di dare un contributo in entrambe le metacampo, ma che condiziona la squadra, non sembra poterla guidare offensivamente ed è molto soggetto ad infortuni.
Nel frattempo l'attacco dei Bobcats sembra vivere troppo di iniziative personali, spesso prese dai loro ottimi esterni, in particolar modo gente come Felton, Richardson e Wallace che risultano difficili da limitare per qualsiasi difesa, ma che sono troppo spesso innescati con isolamenti e pick & roll e troppo poco con una buona circolazione di palla, con il risultato che l'attacco diventa poco costante, le percentuali non sono da sogno ed alcune possibili soluzioni offensive vengono ignorate.
In fase difensiva in teoria i giocatori, in massima parte giovani, atletici e grintosi, dovrebbero riuscire a far vedere qualcosa di buono, ma anche qui nella pratica vediamo una squadra che in realtà fatica molto a limitare gli attacchi avversari.
Fra le tante squadre che stanno tentando di ricostruire (anche se qui chiaramente il verbo adatto è costruire, vista la gioventù della franchigia!) puntando sui giovani, sulle scelte e su qualche free agent, i Bobcats sembravano fra quelle con più possibilità di riuscita, ma un altro anno è passato, ormai il nucleo principale di giocatori si attesta fra i 24 ed i 27 anni, di progressi reali non se ne vedono, è ora di iniziare a vincere qualche partita o di pensare che forse il gruppo non è quello giusto o forse non è guidato dal giusto staff.
"Sono ovunque, spuntano da tutte le parti come calabroni!" disse il generale Cornwallis al tempo della guerra d'indipendenza (anche se il nome di calabroni ora è usato in Louisiana!); le linci sono animali furbi, astuti cacciatori, agili e veloci, ma per ora nella Queen City non si vedono ne calabroni ne linci, si continuano a vedere teneri gattini che fanno tanto simpatia, purtroppo anche ai tifosi delle squadre avversarie.