Rox Landing On Planet Earth

Battier non riesce a fermare Pierce. Houston si ferma a quota 22

Hello NBA fans e benvenuti ad una nuova edizione del Clutch City, rubrica dedicata a ciò che circonda gli Houston Rockets e non solo.

E alla fine è arrivata… Parliamo della sconfitta degli Houston Rockets ovviamente, una sconfitta che oggi non fa male neanche un po' perchè niente può far male dopo 22 vittorie consecutive. A maggior ragione se la sconfitta avviene subito dopo la vittoria contro i Lakers, che regala il primo posto all'ovest, e considerando che è arrivata contro i Celtics, non propriamente l'ultima squadra della Lega.

I Rockets quindi scendono nuovamente sul pianeta terra dopo aver viaggiato fra le stelle, imbattuti, per quasi 2 mesi. Ci scendono davanti al proprio pubblico, quello del Toyota Center, che a fine partita regala una meritatissima standing ovation quasi strappalacrime, ignorando â€â€ giustamente â€â€ una prestazione discretamente orrida di T-Mac e compagni.

Le prestazioni infatti oggi non contano, chi c'era contro non conta, il punteggio non conta: nemmeno la sconfitta significa qualcosa. Non nel contesto di una squadra che, come già  detto nel precedente numero del Clutch City, per ovvi motivi nessuno poteva minimamente ipotizzare come #1 all'Ovest. Oggi valgono solo gli applausi e i bei ricordi, ma anche i fatti che sostanzialmente danno ancora i Rockets in testa alla classifica, senza dover guardare avanti per trovare un nome da rincorrere.

E abbiamo anche già  detto che tutto quello che verrà  da qui in avanti sarà  ben accetto, perchè i Rockets hanno comunque lasciato un segno indelebile in questa stagione, ma anche perchè è umanamente difficile pretendere qualcosa che non possono dare. Sperarlo è lecito, pretenderlo no.

Detto questo però, il nostro (mio) compito da oggi in avanti non può limitarsi allo scrivere “grazie comunque” a prescindere. Una partita stanotte è stata giocata, ne rimangono 17, la stagione va avanti e i Rockets a 82 devono comunque arrivarci. Quindi ricapitoliamo quanto è successo contro i Celtics.

Contrariamente a quanto fatto vedere durante la striscia vincente, questa notte i Rockets sono stati dominati a rimbalzo, in particolare quello offensivo, offrendo seconde opportunità  a non finire che hanno fatto la differenza. E' apparsa inoltre ovvia la differenza di statura fra le due squadre, con Chuck Hayes incapace di offrire il solito contributo difensivo e con un Battier apparso più in difficoltà  nella marcatura di Pierce che non di Kobe.

Questi però sono fattori discretamente scontati se il tuo lungo di riferimento contro Boston è Scola e se come seconda opzione hai, per l'appunto, Hayes. Quello che non sono riusciti a fare i Rockets è stato imporre il proprio gioco e, stranamente, non trovando alternative per arrivare a giocarsela.

Dico stranamente perchè, se c'è una caratteristica di questa striscia vincente, è stato proprio il riuscire ad imbrigliare gli avversari con strategici rompicapo, cosa che la scorsa notte non è nemmeno stata tentata. Questo è lo strano.

Mutombo ha giocato 16 minuti, quando invece è apparso subito ovvio che sarebbe servita la sua presenza difensiva sotto canestro. Chiaramente Deke ha giocato poco perchè in attacco i Rockets faticavano come non mai, quindi Adelman ha preferito tenerlo seduto a lungo aumentando la rotazione dalla panchina. E fin qui la logica di gioco non fa una piega, se non fosse che, chi avrebbe dovuto tirare, il campo l'ha visto poco o nulla. Head 16 minuti, Jackson, peraltro autore di un buonissimo Stint nel primo tempo, tenuto in campo solo 13 minuti. Inspiegabile.

A questo naturalmente va aggiunto un Tracy McGrady assolutamente non in grado di farsi carico della squadra e quasi (quasi?) incline al rifiuto nel tiro, con solo 11 tentativi e 8 punti in totale. Non pervenuto. E' stato comunque un buon assist man, ma ben difficilmente puoi vincere una partita se il beneficiaro dell'assist è soprattutto Hayes. Ecco quindi che, una pessima serata generale unita agli errori del coach, hanno fatto la frittata: a differenza ad esempio della partita contro i Lakers vinta proprio grazie a scelte di rotazione azzeccatissime.

Come dite? E i meriti dei Celtics no? Certamente: Boston ha giocato una partita di intensità  straordinaria, non mollando un attimo nemmeno quando il punteggio permetteva di tirare il fiato e giocando con una grinta superiore rispetto a quella mostrata la notte prima contro gli Spurs.

Questo non fa altro che rendere merito ai Rockets, che se da una parte hanno trovato solo critiche da parte degli opinionisti, dall'altra hanno trovato il rispetto della squadra numero uno arrivata a Houston per dimostrare di poterli battere.
Questo però, sostanzialmente non cambia il fatto che Adelman abbia fatto la frittata e che i Rockets si siano dannatamente complicati la vita da soli.

Chiusa la parentesi relativa alla partita di questa notte, è giusto parlare brevemente anche di quello che sarà  domani, perchè la stagione dei Rockets comincia adesso.

Indipendentemente dal fatto che questi ragazzi meritino comunque applausi da qui a fine stagione, da stasera (contro gli Hornets – ndr) i Rockets sono tenuti a dimostrare, quantomeno alla critica, di non essere frutto del caso quanto piuttosto di un duro lavoro.

E dato che personalmente ritengo gran parte dei successi derivi da un fattore mentale, McGrady & Co. bene faranno a prendere la sconfitta contro i Celtics proprio come un errore, un passo falso.

T-Mac deve reagire subito, questa notte stessa, con una prestazione da 30 e passa contro gli Hornets, mentre Adelman deve immediatamente ritrovare la genialità  nell'imbrigliare l'avversario. La squadra tutta dovrà  dannarsi l'anima difensivamente per uscire vincenti da New Orleans, dimenticando in fretta la sconfitta e continuando la corsa verso il miglior posto possibile nei playoffs.

Perchè questa è la settimana più difficile per i Rockets, una settimana dalla quale chiunque potrebbe uscire con sole sconfitte all'attivo. Ma per i Rockets questo potrebbe significare anche rompere il giocattolo e dimenticare quanto di buono è stato fatto, precipitando nuovamente nel baratro mentale che ha caratterizzato negativamente questa squadra fino a gennaio, appena 2 mesi fa. Questo significherebbe anche continuare a sentire i deliri di Barkley su TNT (ancora devo capire perchè ce l'ha tanto contro i Rockets, stai a vedere che è colpa nostra se ha finito la carriera a Houston senza vincere un tubo) e questo forse sarebbe il male peggiore. Ok, chiaramente è una battuta.

Scherzi a parte, Boston ha riportato i Rockets sul pianeta terra e va bene così. Adesso però è tempo di giocarsela più tosti di prima e non solo sull'onda dell'entusiasmo e del successo. L'aurea di imbattibilità  è svanita e le contendenti ai playoffs saranno ancora più agguerrite, ma Houston ha dimostrato di avere le carte giuste per ogni avversario. L'importante sarà  ricordarsene.

Fondamentale invece sarà  dimostrare â€â€ indipendentemente dai prossimi risultati â€â€ che a mettere la parola fine alla stagione dei Rockets saranno gli avversari. E non loro stessi. Perchè questo è il rischio che si corre se il fattore mentale diventa necessario per sopperire a mancanze di varia natura.

Sabato prossimo avremo le prime risposte.

It's Time!

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