Un grande Gasol da 31 punti nella vittoria contro i Kings
Pau Gasol e i Lakers. Fino a qualche tempo fa sembrava un'ipotesi impossibile, considerando la scarsa contropartita che il management losangelino poteva dispensare in giro per la Lega. Ma come Stern e compagnia vanno dicendo in tutto il mondo da tempo, la NBA è il posto "where the amazing happens".
E così, ecco che con un colpo di genio, o forse una vera e propria rapina, il GM Mitch Kupchack ha portato sul Pacifico uno dei centri più futuribili e di maggiore impatto odierno nella Lega; dando Lamar Odom? Cedendo Andrew Bynum?
Nient'affatto, semplicemente mandando in Tennessee Javaris Crittenton, la figurina di Aaron McKie, i diritti su Marc Gasol, le prime scelte del 2008 e del 2010 e soprattutto ben nove milioni di dollari con stampata sopra la facciona di Kwame Brown.
Un'autentica magia. Ma questa è storia vecchia, di un mese fa. E in un mese si è detto tutto e il contrario di tutto, in una Western Conference che pur di vincere ha pensato bene di acquisire grandi giocatori sulla via del tramonto.
Quel che però, dopo 18 partite, può iniziare a dirsi di questo nuovo innesto in quel di L.A., è il reale contributo apportato dall'iberico. Perché, diciamocelo francamente, prima del passaggio in California, di questo centro da Sant Boi de Llobregat, comune di quasi 80.000 anime a soli 15 chilometri da Barcellona, conoscevamo le belle cifre (18,9 punti, 8,6 rimbalzi, 1,8 stoppate con il 51,1% dal campo in carriera, Matricola dell'Anno nel 2002) e le grandi vittorie con la Spagna (fu MVP ai Mondiali 2006), ma non anche i risultati con la sua squadra, quei Grizzlies troppo spesso avari di vittorie e di traguardi.
In questo senso, infatti, Gasol ha disputato in sei anni nella Lega solo tre edizioni dei playoffs, dal 2004 al 2006, e tutte con il minimo sindacale di partite giocate, quattro all'anno. Ovvio che i rapporti tra la dirigenza e la sua stella andassero a farsi benedire e così, archiviata come fallimentare l'ennesima stagione (12-31 il record di Memphis al momento della trade) ecco lo scambio, che nella sua sconsideratezza porterà comunque ai Grizzlies un ampio margine salariale così da poter costruire qualcosa in futuro.
Ma veniamo ai numeri, di tutto rispetto. I nuovi Lakers della combo Kobe-Gasol sono senza dubbio incredibili, forse anche al di sopra delle più rosee aspettative: 15 vittorie e tre sole sconfitte (ed un record che chiama 45W e 19L), con un attacco che gira senza alcun dubbio meglio (111,1 punti segnati a sera, +3,0 rispetto alla media stagionale) e una difesa certamente più attenta (98,1 punti concessi, un miglioramento di 2,7 punti rispetto alla media stagionale). Con l'iberico in campo, Los Angeles tira indubbiamente meglio (54,3% contro il 51,9% di quando è in panchina) e concede meno agli avversari (46,3% contro 48,3%).
Di suo Gasol porta ogni sera alla causa 20,1 punti, 8,5 rimbalzi e 3,1 assists con il 59% dal campo, tutte cifre migliorate rispetto alle gare disputate in Tennessee. In due occasioni ha raggiunto quota 30 punti (cosa che sino al primo febbraio aveva fatto solo in un altro paio di occasioni): contro Orlando, l'8 febbraio, ha chiuso con 30 punti e 9 rimbalzi con un ottimo 12/15 al tiro, frutto di conclusioni ravvicinate sugli scarichi di Bryant; contro Sacramento, il 4 marzo, ne ha messi 31 (oltre ai 34 del n. 24 gialloviola) con 10 rimbalzi, 10-15 al tiro e 11-13 ai liberi.
Insomma, una presenza sotto canestro come non si vedeva da tempo, dalla fine dell'era Shaq. Finalmente un finalizzatore con doti sicuramente singolari in un'epoca in cui i centri o sono veri e propri colossi (Howard e Ming ad esempio) o sono ali sovradimensionate (Stoudamire e Wallace per tutti).
Caratteristica propria di Pau Gasol è innanzitutto la velocità : pur avendo un fisico che chiama 213 cm e 118 kg, infatti, il catalano è uno dei big men con maggiore mobilità nella Lega, capace di trovare la via del canestro con una facilità sorprendente. E' capace di porsi fronte all'avversario, per poi batterlo con tiri dai 3-4 metri o con qualche movimento dalla tecnica sopraffina, o di porsi spalle a canestro, per sfruttare la propria velocità di piedi sì da sfilare dietro l'avversario e chiudere con un'affondata.
Altro punto di forza è il tiro dalla media: quel che ai tempi di Shaq mancava era l'intimidazione dai 4-5 metri e dalla linea della carità . Gasol in carriera tira i liberi con un più che accettabile 73,2% e in queste prime 16 gare in maglia gialloviola sfiora il 79%. In azione, più volte si è visto un pick&roll con Odom e Bryant concluso con un passaggio al bloccante e relativa conclusione dalla media, gioco ben voluto dal n. 16.
Le mani. E' senz'altro indubbio che Pau abbia delle ottime qualità come passatore; emblematica è stata la gara contro Dallas, dello scorso 2 marzo: dopo un primo quarto assoluto, chiuso con 12 punti e 5/7 dal campo, il catalano non ha più trovato la via del canestro in azione, sbagliando le successive 7 conclusioni. Evidentemente conscio delle proprie difficoltà , ha comunque data sfoggio della sua capacità di stare in campo, chiudendo la serata con 5 assists che solo in parte spiegano il ruolo rivesto nell'attacco dei Lakers.
Guardando ai centri passatori della Lega, Gasol è secondo dietro solo a Brad Miller (3,7 assists a sera) e davanti a gente come Camby, Yao, 'Sheed e Okur. Delle sue doti di passatore si ha traccia anche e soprattutto dal rendimento dei compagni di squadra in queste ultime sedici gare: clamorosa la crescita di Lamar Odom che, forte del fatto di non dover più essere la seconda punta dei gialloviola e potendo rivestire di nuovo (anche se con l'infortunio di Radmanovic, rientrato però contro i Clippers, il cambiamento è stato breve) lo spot di ala piccola, ha messo insieme cifre da vero All Star, registrando 16,2 punti, 13,1 rimbalzi e 4,8 assists a sera con un più che eloquente 61,4% (102/166) dal campo; accanto a lui Kobe Bryant il quale, dall'arrivo del catalano, è stato investito da un nuovo entusiasmo che, tradotto in cifre, parla di 32,9 punti, 6,6 rimbalzi e 6,3 assists con il 50,2% delle quasi 22 conclusioni tentate ogni sera.
Insomma, un apporto, quello dello spagnolo, che sta avendo effetti benefici forse anche maggiori delle iniziali aspettative e che, di diritto, lanciano i Lakers nel gruppo delle contender, soprattutto considerando vittorie come quelle su Phoenix e Dallas. Sinceramente parlando, però, non penso che questo potrà essere l'anno dei Lakers. L'innesto di Gasol prima o poi dovrà fisiologicamente mostrare qualche punto debole ed allora forse sarà tardi per porvi rimedio in tempo utile per la caccia al titolo. Quel che è certo, però, è che dal prossimo anno, infortuni permettendo, i Lakers torneranno a lottare sin dall'inizio della regular season per l'Anello, con un gruppo giovane e futuribile.
Già , il gruppo. Kobe Bryant, 30 anni non ancora compiuti; Pau Gasol, tra poco 28enne; Lamarvelous, fresco 28enne; e poi Jordan Farmar, 21 anni da poco compiuti, Travor Ariza che tra quattro mesi compirà 23 anni e soprattutto Andrew Bynum, poco più che 20 anni. Un nucleo giovanissimo, di grandissimo talento, con un star designata nel pieno della propria maturità e ottime prospettive per l'avvenire. Come potrà inserirsi in questo contesto il rientro del n. 17 infortunatosi lo scorso gennaio?
Secondo alcuni, al rientro Bynum sarà l'ideale sesto uomo di lusso per coach Phil Jackson, che potrà permettersi di farlo partire dal pino: secondo questa tesi il quintetto iniziale potrà schierare una front line con Gasol centro e Radmanovic ala grande; a mio avviso, forse non da questa stagione, ma probabilmente dalla prossima, sarà possibile invece sperimentare una versione nuova e senza dubbio affascinante delle Twin Towers, con Gasol nello spot di ala grande e Bynum in mezzo all'area. Si pesteranno i piedi?
Non credo, proprio in forza di quanto scritto poco fa: Gasol, seppur dotato di tecnica e movimenti sopraffini, ha nella propria faretra anche un temibile tiro dalla media e la possibilità di vagare nel raggio dei quattro metri senza perdere di efficacia. Per contro, Andrew potrà continuare là dove ha lasciato, vale a dire facendo il vuoto sotto le plance.
Per gli scettici, dico solo che questa soluzione appare senza dubbio più credibile di quella adottata, ad esempio, dai Raptors con l'accoppiata Bosh-Bargnani (che qualche problema ha si suscitato finora). Senza contare, poi, che una simile scelta non frenerebbe la crescita mostrata dal centrone seguito da Kareem, evitando di frustrarlo in panchina. Farmar, Bryant, Odom, Gasol e Bynum il quintetto del futuro, di certo da Titolo, con in panchina gente come Ariza, Turiaf, Radmanovic, Walton e Vujacic capaci di punire le difese avversarie sui raddoppi portati a Bryant o al catalano.
Da qualunque lato lo si veda, in definitiva, l'approdo di Pau Gasol in maglia Lakers è l'unico movimento di mercato di questa stagione che potrà dare un serio e sicuro vantaggio al team nell'immediato futuro. Quella versatilità , velocità , abilità nel passaggio e nell'aiuto difensivo che ai tempi di Kwame Brown aveva decisamente cambiato indirizzo.
Welcome Pau.